Il problema posto dal documento di Archibugi, Pennacchi e Reviglio è importante e condivisibile. Si tratta di “non sprecare la crisi”. La tendenza ad utilizzare gli interventi pubblici a pioggia, dando soldi più o meno a fondo perduto alle imprese che ne facciano richiesta, riducendo le imposte, deregolamentando l’economia, comprimendo ulteriormente i salari (ridimensionamento del contratto nazionale), è evidente e, data l’inefficienza del settore pubblico, può avere successo.

La questione principale da affrontare è come utilizzare la massa di risorse che il Recovery Fund renderà (probabilmente) disponibili. È evidente che sarebbe necessaria una logica di programmazione. Del resto è quella che implicitamente indica la Commissione con le sue condizioni e indirizzi generali. Personalmente non credo che la strada dell’Agenzia sia praticabile: servirebbe troppo tempo. Quello che si può fare sarebbe costituire una gestione accentrata presso la presidenza del Consiglio, con la partecipazione dei ministri interessati, con il compito di individuare i progetti, seguirli, verificarne i tempi di attuazione e finanziamento, senza perdersi nel ginepraio di concertazione con le Regioni, tra i vari ministeri ed enti, eccetera.

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Ogni ministero o ente dovrebbe mettere a disposizione della task force un numero limitato di funzionari con il compito di canalizzare le decisioni adottate presso la propria struttura. Andrebbero poi assunti specialisti (ingegneri, progettisti, esperti di gestione aziendale) che potrebbero aiutare laddove le carenze della attuale amministrazione risultano più gravi. Il processo decisionale dovrebbe essere rapido, sostituendo e accentrando tutte le procedure necessarie.

Il rischio di non riuscire a spendere i fondi o di sprecarli inseguendo le miriadi di proposte più o meno inutili che gli enti locali e le Regioni oggi presentano, pur di non perdere i fondi europei (senza neanche riuscirci), è molto alto. La task forse potrebbe porre anche le premesse per la riorganizzazione futura della pubblica amministrazione che dovrebbe riappropriarsi delle capacità progettuali perdute e di una autonomia operativa oggi assente. In altri termini le strutture e i compiti attribuiti alla struttura centrale dovrebbero ritornare alle amministrazioni. Nel frattempo potrebbero essere immaginate e varate le riforme necessarie.

Vincenzo Visco è stato ministro del Tesoro e del Bilancio