“Totale disattenzione in Sicilia sulle politiche di genere, nonostante sia ampiamente confermata la stretta relazione tra occupazione femminile e crescita economica”. A dirlo sono Elvira Morana (Cgil), Rosanna Laplaca (Cisl) e Vilma Maria Costa (Uil), in una lettera inviata alle 13 deputate dell'Assemblea regionale siciliana.

Le tre esponenti sindacali dell’isola chiedono alle deputate di “tracciare insieme un processo di rivendicazione e affermazione al femminile con l'individuazione di precisi iter legislativi, che vanno, ad esempio, dal bilancio di genere alla legge regionale sulla cittadinanza di genere, alla doppia preferenza di genere”.

Cgil, Cisl e Uil regionali ricordano che il tasso di occupazione femminile è in Sicilia del 29,3% (dato nazionale: 49%), inferiore di 12 punti rispetto al dato regionale dell'occupazione maschile (40%). Le donne che non lavorano e non studiano in alcune province arrivano al 62,1%.

La situazione si fa ancora più difficile per le donne con figli. Le dimissioni volontarie dal lavoro, con la nascita del primo figlio, nel 2021 sono state 1.725 a causa soprattutto dell'insufficienza dei servizi per l'infanzia (9,3%). E il Pnrr - rilevano Morana, La Placa e Costa - rimane una sfida non colta in assenza di una specifica strategia regionale”.

Da qui la richiesta un cambio di rotta, dando alle donne “risposte che rappresentano al tempo stesso un investimento sul sistema del welfare, sul socio-sanitario (ad esempio i consultori), la sanità (punti nascita, medicina di genere), sul sistema educativo e formativo”.