"Ennesimo schiaffo alle donne - inizia così un lungo post firmato da Fulvia Veirana, segretaria generale della Cgil Liguria, che scrive riguardo alla proposta di legge contro la libertà di scelta sulla maternità. "Venga ritirata subito", scrive la leader del sindacato regionale. 

La proposta di legge regionale è stata depositata in questi giorni ed è la numero 71 a firma Stefano Balleari, Sauro Manucci e Veronica Russo, esponenti di Fratelli d’Italia. Titolo: “Norme per la tutela della salute della donna e del concepito, in attuazione delle leggi n. 405 del 29 luglio 1975 e n. 194 del 22 maggio 1978”.

"Una proposta di legge semplicemente vergognosa - scrive Fulvia Veirana - che offende le donne e stravolge i principi contenuti nella legge 194, che pure cita nel titolo. La relazione di presentazione liquida rapidamente le ragioni per le quali una donna ricorrerebbe all’interruzione di gravidanza: ignoranza e problemi psicologici in testa.

Una proposta di legge ideologica avanzata dalla stessa destra che ha smantellato completamente il sistema dei consultori, la rete della prevenzione e il welfare a sostegno della maternità consapevole.

Se l’unica soluzione che si individua per contrastare la denatalità è quella di istituzionalizzare la presenza delle associazioni antiabortiste negli ospedali vuol dire non avere proprio nessuna idea su ciò che determina la scelta delle donne, nessun rispetto per la loro libertà e, nel complesso, nessuna conoscenza dei reali bisogni delle donne.

Se si vuole incrementare la natalità si devono creare occasioni di lavoro nella nostra regione e, soprattutto, le condizioni che tutelino le donne nell’accesso ad opportunità di lavoro di qualità.

Il lavoro di cura - scrive la segretaria generale della Cgil Liguria - deve essere assunto come valore sociale e i servizi rivolti all’infanzia ed adolescenza, la scuola e tutti i servizi di cura e di vita indipendente per le persone non autosufficienti devono essere pubblici ed accessibili a tutti.

Deve essere potenziata e ricostruita la rete dei servizi sociali, di prevenzione e consultoriali sul territorio perché le donne devono poter decidere se e quando diventare madri.

Chiediamo che la proposta venga ritirata e che il Consiglio Regionale respinga questo nuovo attacco alle donne.

Non serve tornare al Medio Evo - conclude la leader sindacale -, bisogna guardare al futuro che bussa prepotentemente alle nostre porte di fronte all’inerzia della nostra Regione".