Non sono soltanto le proposte di un assessore: dopo la presentazione delle linee guida di Maurizio Morrone che siede nella giunta piemontese in quota Fratelli d’Italia, la Regione guidata da Alberto Cirio torna all’attacco della pillola abortiva Ru486 con una circolare che è stata già inviata a ospedali e aziende sanitarie e che disattende le indicazioni arrivate lo scorso agosto dal Ministero.

La pillola non potrà essere somministrata nei consultori, ma solo in ospedale. Il ricovero sarà deciso dal medico e dalla direzione sanitaria. In altre parole, l’aborto farmacologico sarà reso più complicato del dovuto, si scrive a tutela “della piena libertà di scelta della donna”, ma si legge proprio all’opposto. Un blitz antiabortista secondo molti. E una sfida diretta al governo. L’assessore da cui tutto è partito rivendica infatti la competenza regionale sulla materia.

A smontare pezzo dopo pezzo la propaganda della giunta piemontese anche la Cgil che tuona: si dice di voler applicare integralmente la legge 194/78, in realtà si ripropone “la centralità dell’ospedale, non si investe sui consultori, e si rafforza la presenza di associazioni pro-vita all’interno degli ospedali”. Dalla Camera del lavoro di Torino fanno sapere che il sindacato non accetterà “nessun arretramento o alcuna forzatura che limitino i diritti e le libertà delle donne e la tutela della loro salute”.

 “È evidente – dichiara Monica Iviglia, responsabile politiche di genere della segreteria della Cgil regionale – che se in Piemonte si limita tale disposizione, escludendo i consultori, si rischia di spazzare anni di lavoro e di esperienze a favore delle donne. La Regione dimentica che il ruolo primario dei consultori è quello informativo e di prevenzione nel percorso dell'interruzione di gravidanza, con personale sanitario formato per garantire la salute delle donne, sostegno psicologico e soprattutto luogo di accoglienza”. La Cgil del Piemonte si batterà contro questa circolare che apre un conflitto con il Governo e con le linee guida emanate. “Valuteremo – sottolinea Iviglia – le modalità per aggregare le forze civili progressiste della nostra regione per mobilitarci contro questo ennesimo attacco alla libertà delle donne.”

Il caso Piemonte riesplode a meno di una settimana dalla giornata internazionale per l’aborto sicuro e proprio mentre a Roma alcune donne che avevano abortito hanno trovato i propri nomi esposti nel cosiddetto cimitero dei feti. Al Flaminio le croci per i bambini mai nati con l’indicazione della madre e la data dell’aborto, senza che la donna ne fosse minimamente avvertita. Una ferita atroce proprio per quella libertà che tutti si fregiano di difendere ma che pochi salvaguardano davvero.