Nel 2019 la Regione Lazio ha approvato una legge sul caporalato: “Disposizioni per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura”. Il testo è una sintesi delle proposte presentate dalla giunta regionale e frutto di un protocollo firmato con sindacati e parti datoriali. L’obiettivo è molto ambizioso: elaborare un modello virtuoso del lavoro in agricoltura. Alcune delle azioni previste nel testo, però, sono già state attuate in forma sperimentale per un anno nella provincia di Latina, un territorio in cui lo sfruttamento e il caporalato in agricoltura sono molto diffusi. La sperimentazione terminerà a fine 2020, ma l’intento della Regione è ora allargarne l’azione ad altri territori e altri settori.

“È una legge che cerca di puntare sulla prevenzione, la sperimentazione ha già dato i suoi primi frutti - ci racconta Claudio Di Berardino, assessore regionale al lavoro ed ex segretario generale della Cgil Roma e Lazio -. Abbiamo individuato alcuni punti di contrasto al caporalato, puntando soprattutto sui trasporti, sull’incrocio della domanda e dell’offerta nel mercato del lavoro e sull’accoglienza tramite mediatori culturali”.

Per quanto riguarda i trasporti, la Regione è intervenuta coinvolgendo Cotral e trasporto pubblico locale dei comuni coinvolti, e ha creato un servizio sostitutivo per aiutare i lavoratori, soprattutto migranti, a raggiungere i campi: “Ne poteva usufruire chi aveva un contratto regolare e si era già registrato sull’app Fair Labor, attraverso la quale siamo anche riusciti a far incontrare molte aziende sane con lavoratori in cerca di impiego. Fair Labor è stata presa come esempio pure dal Ministero del lavoro per le altre regioni e ha rivitalizzato il ruolo dei centri per l’impiego della provincia di Latina”.

Le altre azioni della legge riguardano gli incentivi all'assunzione a beneficio dei datori di lavoro, la formazione per i lavoratori iscritti nelle liste di prenotazione, la mediazione culturale in cinque lingue e un’attenzione particolare alla questione abitativa. “Lo sfruttamento avviene nei campi, ma anche dopo e prima del lavoro. Per questo abbiamo firmato un importante accordo tra inquilini e proprietari per stimolare coloro che hanno alloggi sfitti in zona e metterli sul mercato con contratti regolari, offrendo così protezione sia a chi affitta sia all’inquilino-bracciante”. Nei prossimi giorni la Regione pubblicherà il bando per dare il via a questa campagna.

Alcuni punti della legge, quindi, sono stati già sperimentati con successo nell’Agro pontino, altri stanno per essere messi in campo. Come la creazione degli indici di congruità in agricoltura: “Vogliamo definire per ogni tipo di azienda e di produzione il giusto rapporto tra persone impiegate, produzione e conseguente retribuzione. È un modo per chiarire preventivamente come debba essere regolato il lavoro dal punto di vista dei diritti e della qualità”. Per Di Berardino, questo, è “un passaggio fondamentale, che vogliamo fare in rapporto con le parti datoriali e con i rappresentanti dei lavoratori. Anche l’indice di congruità è uno strumento preventivo e ci permette di definire prima quello che succederà nei campi”.

“La prevenzione è infatti fondamentale in territori come quello di Latina - continua Di Berardino -. La legge nazionale del 2016 resta un punto di riferimento importante e prevede anche molte azioni di repressione, ma con il nostro testo ne applichiamo soprattutto la parte preventiva. Cerchiamo di arrivare prima per evitare il fenomeno alla radice. La nostra legge, dunque, si integra perfettamente con la 199, che rimane essenziale”.

La norma, tra l’altro, sta per varcare i confini del lavoro nei campi e quelli dell’Agro pontino. “Stiamo lavorando in questi giorni per estendere questi provvedimenti attraverso un regolamento attuativo - conclude l’assessore -. Si va avanti fino a fine anno, poi chiudiamo la sperimentazione a Latina, e facciamo in modo che possa essere applicata sull’intero territorio regionale. Parallelamente vogliamo scrivere una legge quadro di contrasto al caporalato, che vada oltre l’agricoltura, e coinvolga altri settori in cui lo sfruttamento è molto diffuso, come l’edilizia e i servizi. Anche questo è un impegno che la Regione vuole portare avanti in accordo con le parti sociali”.