"L’attuale pensione di inabilità è inadeguata. Non permette la sopravvivenza degli stessi disabili che la percepiscono". Così è stato stabilito dalla Corte Costituzionale nella sentenza pubblicata ieri. Una buona notizia per la Cgil, anche se per Nina Daita, responsabile dell'ufficio Politiche per le disabilità, è necessario fare di più: "Abbiamo sempre sottolineato l'insufficienza dell'assegno, che risulta essere quasi offensivo per la dignità stessa delle persone”.

“La Corte - spiega la dirigente sindacale - ha stabilito che agli invalidi civili totali, con gravissima disabilità e privi delle residue capacità lavorative, deve essere garantito l'incremento di cui alla legge 448 del 2011, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età”. “La disabilità, come dice la Consulta, deriva - sottolinea Daita - da una condizione patologica e non dall'invecchiamento. I bisogni delle persone con disabilità devono essere tutelati a prescindere dall'età. Quindi, dopo questa sentenza, auspichiamo che l'incremento venga adeguato ed erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni”.

Per la dirigente di Corso d'Italia “tale assegno non è certamente sufficiente, poiché migliaia di persone che non hanno una invalidità al 100%, ma ugualmente senza lavoro, in difficoltà e con gravi patologie, dovranno continuare a sopravvivere con poco più di 280 euro mensili. Chiediamo al Governo – conclude Daita – , soprattutto in questo momento di profonda crisi, che si faccia carico di una seria e chiara riforma delle provvidenze economiche a favore delle persone con disabilità, troppo spesso oppresse da solitudine, discriminazione, e in condizioni di  indigenza”.