Il Manifesto del Partito Comunista fu scritto da Karl Marx e Friedrich Engels fra il 1847 e il 1848 e pubblicato a Londra nel mese di febbraio di quell’anno. La data esatta è sempre difficile da calcolare visto che le case editrici erano diverse e il libro fu stampato da un gruppo politico, ma tradizionalmente si indica il 21 febbraio come giorno della pubblicazione.

Nella prefazione all’edizione tedesca del 1872, Marx e Engels raccontano: “La Lega dei Comunisti, associazione internazionale degli operai (…) dette ai sottoscritti l’incarico di stendere un dettagliato programma teorico e pratico, destinato ad essere reso pubblico. Nacque così il presente Manifesto”. Un Manifesto che dà voce all’intero movimento operaio, fornendo ad esso il documento rivoluzionario di riferimento.

La prima edizione è in tedesco, ma i due autori ne annunciano le traduzioni in inglese, francese, polacco, russo e danese. In Italia, dopo alcune edizioni incomplete o disapprovate da Engels uscite tra il 1889 e il 1892, esce nel 1893 la traduzione italiana di Pompeo Bettini sul periodico Critica Sociale, con prefazione di Engels stesso. “Uno spettro s’aggira per l’Europa - vi si legge nella prefazione - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi. Quale partito d’opposizione non è stato tacciato di comunismo dai suoi avversari di governo; qual partito d’opposizione non ha rilanciato l’infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini più progrediti dell’opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari? Da questo fatto scaturiscono due specie di conclusioni. Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso. A questo scopo si sono riuniti a Londra comunisti delle nazionalità più diverse e hanno redatto il seguente manifesto che viene pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, fiammingo e danese”.

La storia di ogni società sinora esistita - si legge nel testo - è storia di lotta di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta.
Nelle prime epoche della storia troviamo quasi dappertutto una completa divisione della società in varie caste, una multiforme gradazione delle posizioni sociali. Nell'antica Roma abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, maestri d’arte, garzoni, servi della gleba, e per di più in quasi ciascuna di queste classi altre speciali gradazioni. La moderna società borghese, sorta dalla rovina della società feudale, non ha eliminato i contrasti fra le classi. Essa ha soltanto posto nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta in luogo delle antiche.
La nostra epoca, l’epoca della borghesia, si distingue tuttavia perché ha semplificato i contrasti fra le classi. La società intera si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato. (…) Che relazione passa tra i comunisti e i proletari in generale? I comunisti non costituiscono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai. Essi non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme. Non erigono princìpi particolari, sui quali vogliano modellare il movimento proletario. I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari solamente per il fatto che da un lato, nelle varie lotte nazionali dei proletari, essi mettono in rilievo e fanno valere quegli interessi comuni dell’intero proletariato che sono indipendenti dalla nazionalità; d’altro lato per il fatto che, nei vari stadi di sviluppo che la lotta tra proletariato e borghesia va attraversando, rappresentano sempre l’interesse del movimento complessivo. (…) I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. (…) Tremino pure le classi dominanti davanti a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i Paesi, unitevi!

In occasione del 200° anniversario della nascita di Karl Marx l’Archivio storico Cgil nazionale e la Fondazione Gramsci, con il contributo delle Fondazioni Feltrinelli e Basso hanno realizzato la mostra virtuale BiblioMarx. Edizioni italiane. Da La sacra famiglia alle Teorie sul plusvalore, dal Manifesto al Capitale, da Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte a Il signor Vogt, cento immagini raccontano la fortuna editoriale della produzione marxiana in Italia dalla fine dell’Ottocento al terzo millennio.

L’impianto generale dell’esposizione è arricchito da diciassette citazioni tratte dai volumi oggetto della mostra: La sacra famiglia ovvero Critica della critica critica, contro Bruno Bauer e soci; L’ideologia tedesca; Miseria della filosofia. Risposta a Filosofia della miseria di M. Proudhon; Manifesto del Partito comunista; Lavoro salariato e capitale; Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850; Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte; Per la critica dell’economia politica; Il signor Vogt; Salario, prezzo e profitto; Il Capitale. Critica dell’economia politica. Libro I; La guerra civile in Francia; Il Capitale. Critica dell’economia politica. Libro II; Il Capitale. Critica dell’economia politica. Libro III; Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca; Teorie sul plusvalore.

La selezione dei volumi è a cura di Dario Massimi per la Fondazione Gramsci, Vittore Armanni per la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Maurizio Locusta per la Fondazione Lelio e Lisli Basso. I testi sono di Giordano Nardecchia, l’elaborazione grafica delle immagini di Anna Bodini, il coordinamento scientifico di Francesco Giasi e Ilaria Romeo. 

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