La decisione di partecipare alla Cop27 in un Paese con un record abissale in materia di libertà sindacali e diritti umani è stata combattuta. Tuttavia, la Csi e molti sindacalisti che hanno deciso di far parte della delegazione sindacale hanno ritenuto importante dare voce alla prospettiva dei lavoratori in questi negoziati sul clima. Dall'adozione delle linee guida dell'Ilo nel 2015, che includono la nozione di dialogo sociale come parte centrale di una transizione giusta, si è verificata un'appropriazione indebita del termine. Molte aziende e Paesi usano il termine in modo approssimativo e non rispettano la sua caratteristica fondamentale: la transizione non è giusta se i sindacati non siedono al tavolo dei negoziati sui piani di transizione per aziende e settori.

In quest'ottica, era importante essere a Sharm-el-Sheik per garantire che le parti negoziali e tutte le lobby attorno a questo evento non continuassero a escludere i sindacati da queste importantissime decisioni sul futuro della nostra economia e del pianeta. Ogni Paese, ogni azienda, ogni luogo di lavoro, ogni settore ha bisogno di un piano climatico per ridurre le emissioni con un piano per l'occupazione che supporti il ​​lavoro dignitoso e rispetti i diritti dei lavoratori. Vediamo ancora Paesi senza politiche per una transizione giusta. Il riconoscimento del ruolo dei sindacati va oltre la mera partecipazione alla Cop27: il dialogo sociale deve essere integrato in tutti i processi di transizione a tutti i livelli. Questa è la prima priorità della Csi alla Cop27.

La seconda priorità è la protezione dei diritti umani necessaria per garantire sostegno e fiducia nella società per attuare le ambiziose politiche climatiche di cui il mondo ha urgente bisogno. I diritti del lavoro sono diritti umani e la violazione grave e sistematica dei diritti in Egitto è inaccettabile. I governi dovrebbero includere un linguaggio esplicito sulla protezione dei diritti umani e del lavoro nelle decisioni della Cop27.

In terzo luogo, i sindacati continuano a chiedere politiche climatiche ambiziose con misure di transizione giusta incentrate sulla creazione di posti di lavoro e sulla giustizia sociale. E affinché qualsiasi adattamento sia equo, ha bisogno di finanziamenti per la sicurezza sociale. Chiediamo ai governi di includere un riferimento esplicito alla necessità di piani nazionali per sistemi di protezione sociale globali e universali.

In quarto luogo, i Paesi poveri e vulnerabili, che non hanno contribuito alla crisi climatica, ma stanno già sopportando l'enorme impatto di siccità, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi, devono essere compensati dall'impatto della crisi climatica. La Cop27 deve raggiungere un accordo che includa un meccanismo di finanziamento per perdite e danni.

Infine, i governi devono fornire i finanziamenti urgenti per il clima per investire in una transizione giusta, con una chiara indicazione di come sarà raggiunto l'obiettivo di 100 miliardi di dollari all'anno, nonché il recupero del denaro impegnato negli anni precedenti che rimane ancora inpagato.

Elena Crasta, special Advisor Just Transition Centre