"Quando un giornalista, uno scrittore non possono esprimere il loro pensiero, la loro opinione, allora la democrazia e la libertà sono messe in discussione”. Lo ha detto Federico Libertino, segretario generale della Camera del lavoro di Napoli, introducendo il dibattito su “Diritti, democrazia, libertà di stampa” promosso dalla Cgil. “La libertà di stampa – ha continuato – è uno dei diritti fondanti della democrazia nel nostro paese. Il quotidiano 'L’Unità', fondato da Antonio Gramsci, fa parte della nostra storia e, come tutti i giornali liberi, difende il lavoro e i diritti. Ed è proprio questo che bisogna ricordare al Governo: prima di salvare l’immagine dell’Italia bisogna salvare gli italiani e il loro lavoro”.

Alla discussione ha partecipato anche Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, il quale ha sottolineato che questa giornata arriva in un momento delicato per il nostro paese e anche per la nostra città. “Due sono i temi - ha aggiunto - che interessano in particolare Napoli, Caserta e loro province: le minacce che sempre più giornalisti ricevono da parte della camorra, e il precariato che investe sia le redazioni della carta stampata che quelle televisive, le quali stanno riducendo l’organico e mettendo i lavoratori in cassa integrazione, facendo vivere loro momenti di grande difficoltà”.

Per l’occasione la Slc Cgil ha comunicato che è stato inoltrato al Governo un appello del mondo della cultura per una politica della crescita, dello sviluppo, dell’occupazione, contro la precarietà ed i licenziamenti facili, al quale hanno aderito numerosi artisti campani. Il vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano, ha espresso tutta la sua solidarietà e il suo sostegno alla Cgil e al quotidiano “L’Unità” per le loro battaglie.

Le conclusioni sono state affidate a Claudio Sardo, direttore de “L’Unita”, che ha affermato che “c’è bisogno di politiche attive e concrete per garantire la libertà di stampa. Oggi è l’ultimo giorno di uscita de 'Il Riformista', 'Liberazione' ha già chiuso e 'Il Manifesto' è in grave difficoltà e questo non bisogna più permetterlo". "Non bisogna accettare che il mercato - ha concluso accennano anche alla riforma del governo -  sia il regolatore della giustizia, perché esso è solo corrosivo per la dignità umana; non si può separare il diritto al lavoro dal lavoro stesso e non si può pensare di rendere più competitivo il mercato del lavoro italiano riducendo i diritti dei lavoratori.”