“Il governo sta assumendo provvedimenti nei confronti degli immigrati che colpiscono gravemente le loro condizioni di vita e di lavoro. Dietro la foglia di fico della lotta alla clandestinità, in realtà colpisce indiscriminatamente tutti i lavoratori e cittadini immigrati regolari che lavorano, pagano le tasse, vivono e operano nel rispetto delle nostre leggi. È il caso delle norme sugli alloggi, sui ricongiungimenti familiari, sull’assegno sociale, sulla tassa per i rinnovi dei permessi e sulla cittadinanza. La Cgil è contraria a questa politica, che giudica di razzismo istituzionale, e ha lanciato una campagna contro il razzismo per un’altra idea di convivenza e di uguaglianza di diritti e doveri fra le persone”. A dirlo è la segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini, in una lettera inviata al Secolo d’Italia, intervenendo sui temi dell’immigrazione.

La Cgil lancia anche una serie di proposte: “regolarizzare tutti i lavoratori immigrati che lavorano in nero e alimentano l’economia sommersa”, un provvedimento che porterebbe risorse nelle casse dello Stato “che tornerebbero utili per rifinanziare ed estendere cassa integrazione e ammortizzatori insufficienti”; consentire ai lavoratori immigrati regolari che rischiano dì perdere il lavoro, in virtù di questa grave crisi economica, di accedere agli ammortizzatori sociali “e sospendere la norma della Bossi-Fini che li condanna all’espulsione o alla clandestinità dopo sei mesi dal licenziamento e avere 24 mesi di permesso di soggiorno per accedere agli ammortizzatori e ai servizi all’impiego come tutti gli altri”; riformare il meccanismo dei flussi “rendendolo più aderente alle necessità del mercato del lavoro in modo da governare l’immigrazione regolare e ridurre quella irregolare”.

Piccinini commenta anche la proposta di blocco dei flussi per due anni avanzata dalla Lega: “È sbagliata. Il meccanismo dei flussi, così come previsto dalla Bossi-Fini, è inceppato e produce solo immigrazione irregolare. Bisogna riconoscere che finora i decreti flussi sono serviti essenzialmente per regolarizzare, peraltro solo in parte, lavoratori già presenti e attivi nel nostro paese. Lo dicono i dati: nel 2007 sono state presentate 740 mila domande e, a distanza di un anno, sono stati consegnati soltanto 110 mila nulla osta”.