“Il Governo, rifiutandosi di accogliere l’emendamento sul Cnel proposto dalla Commissione affari costituzionali, ha compiuto un atto gravissimo: paralizza il funzionamento di un organo di rilevanza costituzionale prima dell’approvazione della riforma e, contemporaneamente, mantiene intatta la struttura amministrativa, a questo punto del tutto inutile, per almeno altri due anni, con una spesa di circa 10 milioni di euro all’anno”. Lo si legge in una nota della Cgil.

“L’emendamento della Commissione affari costituzionali avrebbe, invece, - prosegue la nota - ridotto all’essenziale le funzioni del Cnel, ovvero quelle di sostegno al dialogo sociale previste dai trattati europei, che sarebbero state svolte senza alcuna indennità di carica dai consiglieri e disposto l’immediato trasferimento di tutte le altre funzioni e del relativo personale. Una parte dei dipendenti sarebbe stata collocata presso altre pubbliche amministrazioni che hanno carenza di personale e la sede sarebbe stata messa a disposizione del governo. Ne sarebbe derivato un risparmio di alcuni milioni di euro, ma il governo non ha voluto farlo”.

Secondo la Cgil “la motivazione dell’interferenza con la riforma costituzionale non ha fondamento: si è voluta solo difendere l’assurda norma approvata al Senato che prevede, in Costituzione, il passaggio di circa ottanta dipendenti pubblici del Cnel alla Corte dei Conti, organo che non ha niente in comune con villa Lubin e che non può svolgere le funzioni amministrative che, comunque, dovranno continuare ad essere svolte da altre pubbliche amministrazioni, con ulteriori spese per il contribuente. L’accanimento dell’attuale governo contro il dialogo sociale, in violazione dei trattati europei, non spiega tutto: quest’atto dimostra che Renzi, dopo aver dichiarato a parole una lotta senza quartiere contro i mandarini di stato, sia diventato loro prigioniero. Va infine rilevato che mentre il governo si accanisce a rifiutare e a negare il dialogo sociale e la ricerca di soluzioni con tutte le forze sociali, c’è una progressiva acquiescenza nei confronti dell’alta ‘burocrazia’ contabile, fino a dotarla di prestigiose e costose strutture”, conclude la nota.