Basta con le continue “provocazioni”, basta “scaricare responsabilità sui lavoratori”, basta con un approccio da “anni venti” nelle relazioni sindacali. Sono stanchi ed esasperati i lavoratori dei siti Sangemini e Amerino, di proprietà del gruppo Acque minerali d’Italia (Ami), che insieme ai loro sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria lanciano l'ennesimo appello alle istituzioni rispetto alla grave situazione in cui versa il gruppo.

“Questa proprietà dal 2014, anno in cui è entrata in possesso degli stabilimenti, ha disatteso ogni impegno, a fronte anche di piani industriali pesanti e penalizzanti per i lavoratori, che ci hanno rimesso di tasca propria pur di continuare a credere nella loro fabbrica”, scrivono sindacati e Rsu. E ora, vista la situazione delicata a causa del concordato in essere, anziché “provare a costruire un percorso condiviso e ove possibile sereno”, continua a scaricare “responsabilità sui lavoratori, dovute alle negligenze e alle inefficienze della proprietà”.

Rsu e sindacati, in particolare, stigmatizzano le “dichiarazioni reiterate dell’ennesimo amministratore, Antonio Paganini”, al quale ricordano “che l’attività sindacale che tanto lo disturba, è autonoma e regolamentata dallo Statuto dei lavoratori da almeno cinquant’anni”. Il mondo del lavoro, sottolineano ironicamente, ha “fatto passi in avanti rispetto a quello degli anni venti”. Queste “continue provocazioni” non porteranno ovviamente a un confronto pratico e costruttivo, né a una situazione sociale tranquilla, mentre si è in attesa di conoscere il piano industriale concordatario, piano che dovrà essere “condiviso al tavolo del ministero alla presenza delle organizzazioni sindacali, e che dovrà prevedere la centralità e il rilancio degli stabilimenti umbri”.