Intervento appassionato e accorato di don Luigi Ciotti al XIX Congresso della Cgil, non privo dei toni disperati di chi conosce le peggiori realtà di questo nostro Paese. Il fondatore di Libera mette sotto accusa le mafie e tutto ciò che le sostiene, così come le ingiustizie, la povertà e le discriminazioni. 

Le mafie si rigenerano

Intervistato sul palco di Rimini, don Ciotti ricorda che "l’ultima mafia è sempre la penultima, anche perché il codice genetico delle mafie affida alla sua creatura un imperativo: rigenerarsi". Loda la generosità delle forze dell'ordine, della magistratura, di parte delle istituzioni, non tutte, e nel contempo attacca il clima di indifferenza che regna nel nostro Paese. "Da crimine organizzato si è passati a crimine normalizzato, mafia e corruzione sono parassiti che mangiano la società da dentro".

Le responsabilità sull'immigrazione

Don Ciotti passa poi al tema delle immigrazioni e non manca un riferimento all'ultimo provvedimento governativo, quando sostiene che "troppo facile sarebbe pensare che gli scafisti, anche ragazzi di 17 anni, siano elementi centrali nel traffico di esseri umani, ma è una semplificazione vergognosa e strumentale" E poi l'affondo alle relazioni internazionali che intrattiene l'Italia: "Ci sono altri poteri criminali mafiosi e credo anche molti dei nostri incontri riguardino anche personaggi di poteri forti protagonisti" di un sistema che vede elargire soldi e mezzi, "come nel caso della Libia o dell'Egitto".  "L’Occidente e l’Europa vivono oggi un’emorragia di umanità", afferma.

Temi dimenticati

"Chi parla della droga nel nostro Paese? Chi di ecomafie, agromafie, usura, gioco d’azzardo?".  Don Ciotti cita argomenti annosi quanto derubricati e aggiunge: "Le mafie si arricchiscono di tutto questo. Proprio per riciclaggio esiste una cabina di regia mette insieme tutte le organizzazioni criminali che, sulla pelle della gente, investono in fondi, nei paradisi fiscali e globalizzano la loro presenza. È al Nord che  la presenza più forte".

Forte, fortissimo, il richiamo finale alla politica: "Se non agisce su ingiustizia, povertà e discriminazioni, diventa criminogena".  E per don Ciotti, si deve iniziare "creando lavoro dignitoso per tutti, creando cultura, agendo sulla scuola, sui bisogni fondamentali delle persone e sui diritti", perché diversamente si genera un crimine.