Reportage
Automotive
Lamborghini: Industria 4.0, traguardo raggiungibile

L'informatizzazione dei processi produttivi può costituire un vettore espansivo dei livelli occupazionali, soprattutto se connessa al lancio di un prodotto del tutto nuovo sul mercato
L’industria 4.0 rappresenta un obiettivo tanto ambizioso, quanto apparentemente lontano, per le aziende italiane, in particolare del settore automotive, perlopiù scarsamente propense all’innovazione dei processi produttivi e agli investimenti in ricerca.
In tale panorama, Automobili Lamborghini costituisce un caso a sé. Qui la factory 4.0 è concepita come un traguardo raggiungibile, che deve però fare i conti con l’esigenza di garantire un prodotto che sia in linea con la nota ‘manifattura Lamborghini’, nella quale la mano degli operatori non è – anche simbolicamente – sostituibile da alcuna fredda e impersonale tecnologia.
Si può affermare, infatti, che le principali sfide in chiave 4.0 che Automobili Lamborghini si è trovata ad affrontare viaggiano su due binari principali; binari, con tutta evidenza, lastricati di questioni di rilevanza sindacale, che implicano un impegno quotidiano di supervisione, approfondimento, progettualità e trattativa da parte di Rsu e Rls.
Il primo, è quello relativo alla qualità del prodotto e al suo rapporto con l’apporto umano, che impone un approccio alla robotica non concepito come investimento a lungo termine, in ottica sostitutiva della forza lavoro, ma che sia incentrato sullo studio della cooperazione uomo-macchina. Sarebbe a dire che l’efficientamento del processo produttivo, dovuto all’informatizzazione non può e non deve vivere a discapito dell’occupazione. Al contrario, si tratta di un processo in grado d’incidere profondamente sul contenuto della prestazione richiesta al lavoratore, comportando una diversificazione delle competenze richieste: l’orizzonte tecnologico costituisce un fronte in cui la formazione e l’aggiornamento divengono indiscutibilmente indispensabili.
La realtà vissuta da chi scrive dimostra, infatti, come l’informatizzazione dei processi possa costituire anche un vettore espansivo dei livelli occupazionali, soprattutto se connessa al lancio di un prodotto del tutto nuovo sul mercato. Il caso Urus è emblematico: nel 2018, Automobili Lamborghini ha conosciuto un momento di svolta epocale, dando il via alla produzione di una vettura con le caratteristiche di un Suv e i livelli prestazionali di una Super sport car. Soprattutto, però, il lancio della Urus ha rappresentato un momento di grande crescita occupazionale, con il contemporaneo avvio di una linea di assemblaggio basata su un processo integrato di tecnologie robotiche e lavoro umano. Un profilo, oggetto di attenzione, è però quello legato alla qualità dell’occupazione: su questo tema, deve darsi atto di un costante impegno da parte della Rsu, anche mediante accordi ‘ad hoc’, per limitare il ricorso a tipologie di lavoro precarie e meno garantite, come contratti di somministrazione.
Il secondo binario è rappresentato dalle potenzialità della robotica, in relazione al miglioramento delle condizioni di lavoro del personale. In particolare, le nuove tecnologie permettono di apportare miglioramenti ergonomici in grado di garantire l’impiego in sicurezza di lavoratori con limitazioni mediche e di prevenire, sul medio-lungo termine, l’insorgenza di malattie professionali. Già, allo stato attuale, nel reparto Urus sono operativi il robot Tyrebot, in grado di posizionare autonomamente le ruote, e il robot Kuka, che realizza i serraggi più gravosi del sottoscocca.
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Questo fronte rimane oggetto di particolare interesse per la Rsu, che sta realizzando insieme all’azienda un’attività di mappatura delle postazioni per verificare la possibilità d’intervento, mediante mezzi tecnologici, su quelle che risultino più gravose; tale attività di approfondimento e costante confronto con il lato aziendale avviene all’interno della Commissione tecnica bilaterale ‘Salute e sicurezza’, a composizione paritetica, introdotta con l’accordo integrativo aziendale del 2012, ed espressione del modello partecipativo di relazioni industriali implementato in questi anni.
In conclusione, il modello tecnologico proposto in Automobili Lamborghini dimostra che, laddove la tecnologia viene discussa, condivisa e contrattata, non diventa nemica del lavoratore, bensì uno strumento a supporto di esso. Nei prossimi anni, la nostra capacità sindacale di entrare in modo puntuale nella discussione sull’implementazione delle varie tecnologie che compongono l’universo del 4.0 sarà decisiva sul giudizio che la storia darà di quest’epoca, e per fare ciò dovremo, come sempre, ricorrere all’unica grande competenza di cui possiamo disporre. La capacità di tutti i lavoratori che, quando organizzati, decidono di esser protagonisti attivi del cambiamento, possono trasformare e plasmare i posti di lavoro, influenzando in maniera decisiva tutti gli aspetti delle future organizzazioni industriali.
Irene Ricciuti, assistente e Rsu Fiom Cgil Automobili Lamborghini