I processi legati alle trasformazioni in atto connessi alla digitalizzazione sono tra le priorità più urgenti nell’agenda politica dell’Unione europea. Come vedremo nel corso di questa pubblicazione, sono moltissimi gli strumenti normativi, ovvero regolamenti, linee guida, direttive, che concorrono a conferire una cornice dello sviluppo di una digitalizzazione giusta, al servizio dei cittadini e delle imprese, con una chiara connotazione europea, equa ma competitiva nel quadro mondiale, socialmente sostenibile, partecipata e democratica. Già dal 2010, con la prima agenda digitale europea, è stata avviata un’intensa attività normativa tesa a facilitare un’economia basata sulla circolazione dei dati, con l’obiettivo di migliorare l’accesso a beni e servizi digitali attraverso un sistema avanzato in materia di diritti degli utenti e protezione dei cittadini e delle imprese in Europa.

Nel 2015 l’agenda digitale è stata ulteriormente potenziata con la strategia per il mercato unico digitale, per migliorare l’accesso dei consumatori e delle imprese a beni e servizi digitali in tutta Europa, creare un contesto favorevole per lo sviluppo di reti e servizi digitali e massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale. Questi primi posizionamenti, ampiamente incentrati sul mero aspetto economico della digitalizzazione, intendevano agevolare l’accesso ai servizi e agli strumenti digitali da parte dei consumatori e delle imprese, tutelandone i diritti in quanto utenti. Il ritmo incalzante dello sviluppo tecnologico, unito all’accelerazione repentina dell’utilizzo delle tecnologie digitali impresso dalla pandemia da Covid-19, con le ripercussioni sociali ed economiche conseguenti e in larga parte inattese, ha avuto un ruolo determinante nell’elaborazione degli orientamenti politici dell’attuale presidenza della Commissione europea.

Oltre a ribadire la necessità di una transizione regolata per la nuova era digitale e per un pianeta sostenibile, l’attuale Commissione europea ha infatti promosso a un vivace dibattito sull’Intelligenza artificiale e sull’utilizzo dei dati per la creazione di ricchezza e benessere per la società e per il mondo del lavoro, spostando il focus dagli utenti ai cittadini: le persone devono avere l’opportunità di sviluppare la propria autonomia, di poter scegliere in modo libero e sicuro se e come utilizzare la tecnologia digitale, di impegnarsi nella società, indipendentemente dall’età, dal genere e dalla professione. Parimenti, il sistema imprenditoriale necessita di un sistema che consenta di promuovere, avviare e progredire nelle attività, utilizzare e condividere dati, innovare, competere o cooperare a condizioni eque. Una visione raccolta anche nella comunicazione «Plasmare il futuro digitale dell’Europa», che apre ampi spazi all’esercizio dei diritti di democrazia e partecipazione nei luoghi di lavoro.

Oltre ai programmi di sostegno all’innovazione già piuttosto noti, come Orizzonte Europa, il meccanismo per collegare l’Europa e il dispositivo per la ripresa e la resilienza varato nel quadro dell’imponente investimento dell’iniziativa Next generation Eu per reagire all’impatto sociale ed economico causato dalla pandemia, l’Unione europea ha lanciato un programma di finanziamento per la tecnologia digitale per il periodo 2021-2027 denominato Programma Europa digitale.

Questa strategia, istituita con il Regolamento UE 2021/94, ha l’obiettivo di investire nella digitalizzazione per far fronte al divario delle competenze, incrementare competitività e innovazione, qualità della vita, crescita e occupazione, tenendo in considerazione anche le tendenze emergenti, come blockchain e Intelligenza artificiale, nel rispetto dei diritti fondamentali, dei diritti digitali e delle norme etiche. Sono stanziati 7,5 miliardi di euro distribuiti strategicamente su cinque assi distinti ma interdipendenti: il calcolo ad alte prestazioni, l’Intelligenza artificiale, la cybersicurezza, le competenze tecnologiche avanzate e l’ampliamento dell’uso delle tecnologie digitali da parte della società e del settore economico.

Per poter sinergicamente sviluppare le azioni previste da questo programma, un ruolo centrale viene assegnato alla costituzione di poli europei dell’innovazione digitale, che dovrebbero «servire come punti di accesso alle capacità digitali più recenti, compresi il calcolo ad alte prestazioni, l’Intelligenza artificiale, la cibersicurezza e le altre tecnologie innovative esistenti, … per accedere a tecnologie provate e convalidate e promuovere l’innovazione aperta …, fornire sostegno nel settore delle competenze digitali avanzate, ad esempio coordinandosi con i responsabili dell’istruzione per offrire attività di formazione a breve termine per i lavoratori e tirocini per gli studenti. La rete dei poli europei dell’innovazione digitale dovrebbe assicurare un’ampia copertura geografica in tutta Europa e dovrebbe favorire la partecipazione delle regioni ultraperiferiche al mercato unico digitale».

Ancora più recente la proposta della Commissione Ue, accolta con favore da Parlamento e Consiglio Ue, per una strategia per il decennio digitale europeo, ovvero la bussola digitale con obiettivi da raggiungere entro il 2030 contenuti nei 4 punti cardinali: competenze, infrastrutture, governo, imprese. La strategia per il decennio digitale è strettamente collegata alla proposta di dichiarazione sui diritti e principi digitali europei che intende riaffermare i valori propri dell’Unione e a porre la persona al centro dei processi legati all’innovazione digitale, in un’ottica di solidarietà e inclusione, libertà di scelta e partecipazione, sostenibilità e sicurezza.

Finalmente un’idea di Europa protagonista della trasformazione digitale, che sappia mantenere e consolidare la gestione umana dei processi nel rispetto dei suoi princìpi fondanti, dei valori e delle libertà.