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editoriale

Connessi ai diritti

Un mondo digitale? Ha senso se è al servizio di tutti
Foto: Foto di © Di Stefano/Ag.Sintesi
Tania Scacchetti
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La rete pone una grande questione democratica, su come rendere davvero efficace il diritto di connessione e superare quegli ostacoli, strutturali, economici, formativi che oggi limitano a milioni di cittadini di averlo effettivamente esigibile

Questo il titolo della iniziativa svolta il 20 gennaio in Cgil e dedicata a un tema tutt’altro che banale e scontato, il diritto di acceso alla rete Internet.

Con questo inserto di Idea Diffusa diamo spazio ai contributi scritti di giuristi, esperti, costituzionalisti, politici che hanno proposto interventi legislativi in materia, Federconsumatori e ufficio 4.0 della Cgil su un tema che è ormai questione giuridica ampiamente dibattuta.

La tesi sulla quale riteniamo opportuno riflettere riguarda la necessità che sia attualizzato il quadro regolatorio in coerenza con l’impianto esistente di diritti soggettivi costituzionali.

Le tecnologie digitali sono ormai strumenti tramite cui si esercitano diritti di cittadinanza e costituzionali. Devono quindi essere considerate come oggetto di un diritto soggettivo.

Oggi il diritto ad internet è una mera regola giuridica. Già 20 anni fa, con estrema lungimiranza, il Professor Rodota’ aveva proposto una modifica costituzionale per ampliare la sfera dei diritti fondamentali, contemplando l’idea di inserire un articolo 21 bis nel dettato costituzionale per garantire l’accesso a internet a tutti i residenti nel territorio italiano partendo dall’ assunto che l’accesso alle reti è diventato componente essenziale della cittadinanza .

L’accesso a internet, la connettività, lo abbiamo a volte drammaticamente toccato con mano anche in questi mesi di pandemia, sono elementi necessari perché sia resa possibile la partecipazione sociale, economica e politica a tutti i cittadini .

L’accesso a internet è elemento di sviluppo e di inclusione economica e sociale.

Internet è un grande spazio pubblico, il più grande che l’umanità abbia conosciuto, ricordava sempre Rodota’.

Per questa sua natura si è sviluppata, con diverse proposte di iniziative legislative, la valutazione che serva un'iniziativa di rango costituzionale e non solo ordinaria , per accompagnare lo sviluppo di internet con istituzioni adeguate e perché sia universale ed aperto, fondato sulla libertà di espressione , sulla tolleranza e sul rispetto della privacy.

La riflessione che affrontiamo, quindi, vuole dare conto di quanto si è sviluppato in questi anni nel quadro regolatorio e nel dibattito nelle sedi accademiche e istituzionali.

Dalla Dichiarazione dei diritti in Internet approvata nella Camera dei Deputati nel 2015, alla adozione del regolamento del Parlamento Europeo che, nell’imporre il riconoscimento negli Stati membri del principio di neutralità della rete, presuppone e riconosce l’importanza strategica di internet.

Oggi in Parlamento sono depositate 2 proposte legislative per inserire nella Costituzione il diritto a internet, come diritto soggettivo costituzionale.

E come si potrà vedere anche la riflessione su quale articolo tenere come riferimento per l’introduzione di questo diritto è tema appassionante e appassionato.

Meglio l’articolo 21 che fa riferimento alla libertà di espressione o l’art. 34 relativo al diritto di istruzione? Un riconoscimento dell’accesso a internet come libertà o come diritto sociale? Anche qui non una questione di lana caprina perché, nel caso di riconoscimento dello stesso come diritto sociale lo Stato sarebbe tenuto non solo a vietare attività lesive del diritto stesso, ma avrebbe anche l’obbligo di garantire quegli investimenti e di realizzare quelle condizioni per renderlo effettivo.

Noi riteniamo che il rango costituzionale sia adeguato, se riteniamo che esso sia fondante per l’esercizio di ulteriori diritti.

Ma il tema naturalmente non è solo quello della codificazione fattuale, ma anche quello delle esigibilità fattuale di tale diritto.

Per questa la riflessione è certamente una questione giuridica ma anche una grande questione democratica, sul come rendere davvero efficace il diritto e quindi superare quegli ostacoli, strutturali, economici, formativi che oggi limitano a milioni di cittadini di averlo effettivamente esigibile.

Tante le domande che occorre farsi.

La rete è un bene comune? Quale rapporto fra gli utenti e la rete, anche sui temi della sicurezza e del rispetto della privacy? Quale trasparenza nel trattamento dei dati e quali ruoli di garanzia nel loro utilizzo? Quale relazione fra la discussione giuridica e la grande accelerazione su importanti iniziative in atto sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione e la realizzazione delle infrastrutture necessarie?

Domande che non possono che interrogare anche il sindacato confederale.