Lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil e le piazze piene di Roma, Milano, Bari, Palermo e Cagliari hanno ottenuto di forza una buona copertura sui giornali di oggi, dopo un certo silenzio registrato nei giorni scorsi. I richiami in prima pagina sono diversi, ma grande visibilità è ottenuta soprattutto sul Manifesto, con una grande foto di Piazza del Popolo, e e un po' meno sulla Repubblica, con una immagine meno evidente.

La Repubblica
Sulla Repubblica, a pagina 10, appare poi la cronaca di Rosaria Amato: “Cgil e Uil contestano proprio l'iniquità della riforma fiscale in legge di Bilancio: «Chi prende poco avrà ben poco - denuncia Landini - Prendete le buste paga dei lavoratori e si vede che se hai 15 mila euro di reddito il vantaggio è poco meno di 6-7 euro lordi al mese. Chi prende 5-6 volte, ha dei vantaggi di 7-800 euro l'anno. Questa è una ingiustizia». Bombardieri parla di Robin Hood e di «foresta di Sherwood al contrario», rivendicando la proposta di taglio del cuneo fiscale che avrebbe salvaguardato i redditi di lavoratori e pensionati, mentre «il primo atto del governo che è stato il condono, uno schiaffo a La riforma fiscale 15.000 La fascia di reddito Secondo il leader Cgil Landini i redditi fino a 15 mila euro lordi guadagneranno con la riforma 6-7 euro al mese, il guadagno andrà tutto alle fasce più alte chi paga le tasse». In contemporanea si svolgono anche le manifestazioni di Bari, Milano, Cagliari e Palermo. Le adesioni allo sciopero secondo Cgil e Uil in alcuni settori arrivano all'85%, oltre il 60% nei trasporti, l'80%tra i metalmeccanici. Mentre fonti di Confindustria, in attesa dei dati definitivi, parlano invece di un'adesione tra le associate «ben al di sotto del 5%».”

A pagina 11, invece, Roberto Mania si concentra sul comizio di Landini: “«Dovrebbero ringraziarci per lo sciopero generale perché quello che si sta determinando è il rischio di una rottura democratica di rappresentanza tra i cittadini e il Palazzo della politica. Se il 60-70 per cento dei cittadini non va più a votare suona un campanello d'allarme pericolosissimo. Non so se lo capiscono...». Annuncia che lo sciopero è solo l'inizio, che i sindacati andranno «nelle scuole e nelle piazze perché dal Paese viene una domanda di partecipazione inascoltata». Conferma che «lo sciopero è politico, non per difendere interessi particolari ma per cambiare questo Paese». «Certo - aggiunge - stiamo facendo politica ma nel senso più nobile di questo termine come dovrebbero fare quelli che sono stati votati per fare politica». Quelli, appunto. Si finisce con 'La Storia' di Francesco De Gregori, che pub diventare anche 'la politica siamo noi'.”

Corriere della Sera
Sul Corriere della Sera, in prima pagina, appare un commento di Dario Di Vico, che scrive: “Landini capisce che con la sterzata dei Conte e dei Di Maio si è creato un vuoto e posiziona la sua Cgil come un centauro, metà politico metà sindacale, che punta a conquistare il consenso dei diseguali e degli astensionisti. Nell'anno pre-elettorale non sarà facile ma il leader della Cgil ha fatto della caparbietà quasi un brand e tutto lo scetticismo esibito sul green pass, dunque, altro non era che una prova generale di un posizionamento postpopulista. Del resto non è nato dal nulla il ritornello intonato nel giorni scorsi dal fiancheggiatori dello sciopero: «Meglio che sia Landini a interpretare il Grande Disagio piuttosto che i terrapiattisti». Tutto lecito sia chiaro, in politica siamo abituati a ben altre e maldestre piroette, ci resta però il dubbio sul ruolo che il casting della Cgll riserverà a Bombardieri. E se, poi, l'analisi dal campo della politica si sposta a quello strettamente sindacale non si intravedono che macerie. Che fine faranno le relazioni industriali al tempo del Pnrr e della transizione ecologica? E, ancor di più, che ne sarà dell'unità sindacale?.”

Enrico Marro, a pagina 16, parla invece di partecipazione: “Cgil e Uil hanno riempito ieri senza difficoltà piazza del Popolo nel giorno dello sciopero generale contro la manovra del governo Draghi. Partecipate anche le manifestazioni di Milano, Bari, Palermo e Cagliari, collegate in diretta con la piazza romana per i comizi dei segretari generali Maurizio Landini (Cgil) e Pierpaolo Bombardieri (Uil). Difficile valutare invece il successo dello sciopero nei luoghi di lavoro, a causa della solita guerra di cifre. I sindacati parlano di adesioni altissime, con punte «dell'85% in molte realtà e settori». Bene in particolare, per Cgil e Uil, metalmeccanici (80%) trasporti (60%), commercio e servizi (6o-8o%). Sul territorio, massime adesioni in Emilia Romagna col 7o% in Emilia Romagna. Per la Confindustria, invece, ha partecipato meno del 5% dei lavoratori delle aziende associate”.

La Stampa
Sulla Stampa, a pagina 12, appare poi la cronaca di Paolo Baroni: “«La politica è lontana dalle esigenze reali del Paese», hanno denunciato in sostanza ieri Cgil e Uil citando in particolare l'esempio degli 8 miliardi destinati dal governo alla riforma del fisco che a loro giudizio sfiorerà appena i redditi più bassi. «Chiediamo alla politica e al governo di fare scelte diverse. Forse una prima battaglia l'abbiamo già vinta: abbiamo costretto questo paese ad interrogarsi su una narrazione di un paese che andava bene; il Pil cresce del 6% ma ha dimenticato evidentemente tutte queste persone che sono oggi in piazza, chi è rimasto indietro, chi sta male e ha bisogno di risposte concrete: lavoratori, disoccupati, precari e pensionati», ha avvertito il segretario generale della Uil Bombardieri. E Landini a ruota: «In alcuni momenti la maggioranza che è così vasta ha preferito trovare una soluzione al suo interno piuttosto che discutere con le parti sociali e questo sta determinando una lontananza tra i bisogni del Paese reale». Per questo, «dovrebbero ringraziarci di aver riempito le piazze», ha aggiunto il segretario della Cgil, rivendicando al sindacato la capacità di intercettare tutto il disagio sociale che sta vivendo il Paese, cosa che la politica oggi non fa”.

Paolo Griseri a pagina 12, registra invece le voci dei manifestanti: “Ma nelle cinque piazze italiane delle manifestazioni di ieri c'è anche altro. Il passo in più lo fa Gianluca, 54 anni, che si trasforma per l'occasione in uomo sandwich. Porta al collo un cartello con questo slogan: «Destra e sinistra unite contro lavoratrici e lavoratori: come i ladri di Pisa, di giorno litigano e di notte rubano insieme». Scusi signor Gianluca, questo è puro qualunquismo. Tutti uguali, tutti rubano. «Per me i partiti che non accettano le richieste dei lavoratori sono tutti uguali. Stanno lì in Parlamento e non risolvono i nostri problemi». Ma se sono in Parlamento, se governano, è perché qualcuno li ha votati... «Io non li ho votati, ho votato a sinistra ma il partito non ha avuto rappresentanti in Parlamento». Quindi si sente libero di dire che sono tutti uguali? Salvini come Letta? «Sulle cose che riguardano i lavoratori sì. Hanno annunciato l'assegno unico per i figli e poi hanno tolto le detrazioni: così 1.350.000 famiglie avranno meno soldi di prima. Hanno aumentato le pensioni minime di 9 euro lordi, cresce il precariato con le assunzioni a tempo determinato, finiremo in pensione a 71 anni. Basta tutto questo per dire che sono tutti uguali?». Gianluca è un fiume in piena. Eppure non è un impulsivo. È un pragmatico romagnolo, responsabile territoriale della sicurezza a Cervia. E di sinistra, ma, dice orgoglioso, «sono iscritto alla Cgil e all'Anpi, non a un partito»”.

Il Fatto Quotidiano
Per il Fatto, a pagina 4 ne scrive Salvatore Cannavò; “In questo clima, insistere sulle "piazze piene contrapposte alle urne vuote" è un gioco comunicativo che riesce bene a Bombardieri e Landini. Rivendicano entrambi la politicità dello sciopero, visto che si batte per cose concrete e per interessi generali. E, anche per la totale assenza del MSS, la piazza di Roma viene presentata come un moderno "noi contro lorsignori" con toni molto arresi. Bombardieri definisce "squadrista" il tentativo dei giorni scorsi di criminalizzare lo sciopero, Landini ricorda che scioperare è un diritto nato proprio dalla lotta al fascismo. Si sottolinea il ruolo negativo di Confindustria con entrambi i segretari generali che prendono di petto Carlo Bonomi, leader degli industriali, che si era definito "triste" per lo svolgersi di questa giornata: "C'è gente che è triste tutto l'anno" Ma l'obiettivo sono i partiti della maggioranza. Landini racconta alla piazza come si è svolta la trattativa sulla partita fiscale, il dettaglio delle telefonate con Draghi, frenato dalla "maggioranza della sua maggioranza". Si riferisce all'ipotesi di rinviare il taglio delle tasse sui redditi sopra i 75 mila euro per redistribuire risorse verso il basso. Non sarebbe bastato a soddisfare i sindacati, ma sarebbe stato il segnale 'di qualcosa di nuovo'”.

A pagina 4, Roberto Rotunno punta invece il dito contro il silenzio stampa sullo sciopero: “Chi si informa sulla grande stampa, passando ieri mattina da Piazza del Popolo a Roma, sarà rimasto incredulo nel vederla invasa da bandiere rosse e blu di Cgil e Uil. Nessuno dei principali quotidiani ha dedicato più di un timido trafiletto - senza richiami in prima pagina - allo sciopero generale. Sulla protesta di Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, per giorni delegittimata e definita "irresponsabile", è definitivamente caduto il silenzio. Repubblica, per dire, ha ritenuto più accattivante raccontare nella cronaca di Roma l'apertura della pizzeria di Flavio Briatore”.

Manifesto
Ampio spaio allo sciopero sul Manifesto. A pagina 2, Massimo Franchi racconta la piazza di Roma: “Davanti al palco posto sul lato verso il Tevere la parte sinistra è rossa e chiassosa, la divisione davanti all'obelisco centrale per ragioni di distanziamento e telecamere la separa dalla parte destra che è blu Uil e più composta. Il colpo d'occhio è notevole fin dalle 10 e riscalda umori e animi nel sole romano a nove giorni da natale. Lo sciopero generale porta a Roma centinaia di pullman parcheggiati nella vicina villa Borghese dal centro Italia compresa la Romagna, divisa all'uopo dall'Emilia che invece è stata mandata alla manifestazione di Milano. sorto IL PALCO SPICCANO le lavoratrici di Air Italy nella parte Uil e !'Insorgiamo di Glm e gli operai della Caterpillar di Jesi con lo striscione «Senza tregua» in quella Cgil. Le presenze politiche si limitano a Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, a Stefano Fassina e alle bandiere di Rifondazione e dei vari partiti comunisti in piazza”.

A pagina 3 Roberto Ciccarelli scrive di partecipazione: “Metalmeccanici: risposta fortissima, 1'80%. I170% alle Acciaierie Italia di Genova; alla Electrolux di Pordenone il 70%; il 90% tra gli operai e il 60% tra gli impiegati alla Lamborghini di Bologna. 90% anche alla Ast di Terni e all'Almaviva di Roma, alla Marelli di Napoli adesione al 95%. Agroindustria: 85% alla Parmareggio di Modena e alla Levoni di Manto- va, 100% a La Doria di Salerno e nello stabilimento Conserve Italia di Ravenna; 91% alla Pastificio Granoro di Bari, 87% alla Sammontana di Firenze, 85% alla Heinz di Latina. Edili: punte del 100% alla IBL di Alessandria (settore legno), l'Edilcoop di Bologna, la Baraclit di Arezzo e la Ferretto di Rimini. Commercio e servizi: tra il 60 e 1'80%, con punte del 90. Alla Coop adesione media del 60%, con punte dell'80; dal 50 al 70 % alla Carrefour; del 40% Zara e del 45% nei fast food Mc Do- nald. Lavoratori somministrati: il 75% alla Fincantieri di Marghera, il 90% alla Etter di Taranto, 100% al Porto di Genova”.

A pagina 15, Loris Caruso analizza il valore politico dello sciopero: “ Ci si definisce democratici, ma solo finché la democrazia non entra nei luoghi di lavoro e nei rapporti tra lavoro e capitale. In questo contesto, la prova di forza offerta ieri dai sindacati in termini di presenza nelle piazze e adesioni allo sciopero è un fatto rilevantissimo. Cgil e Uil hanno rischiato molto. Niente indebolisce un'organizzazione sindacale più del fallimento di una mobilitazione importante. Era impaziente, la voce unanime di media e politici di governo, di parlare di flop dello sciopero, declino dei sindacati, tramonto definitivo dei conflitti di lavoro. Non potranno farlo. E stato uno sciopero politico: i sindacati hanno fatto propria questa definizione, che per i loro censori voleva essere uno stigma delegittimante. I segretari di Cgil e Uil hanno definito la politicità dello sciopero come esigenza di rendere visibile e potenzialmente attiva una vasta area sociale, mediaticamente invisibile, politicamente non rappresentata, economicamente maltrattata. Anche l'accusa di voler svolgere una funzione di supplenza rispetto ai partiti, pensata e diffusa per delegittimare il movimento sindacale, può essere assunta come un merito e come una necessità: se la rappresentazione e mobilitazione degli interessi del lavoro non le realizza nessun partito, deve farlo il sindacato”.

Altre testate
Sul Secolo XIX, a pagina 10, Paolo Baroni scrive: “Se non si fanno le cose che stiamo chiedendo, noi scioperiamo e torniamo in piazza perché non dobbiamo rispondere ad alcun governo—urla dal palco di Roma, Maurizio Landini —. Per noi questa non è la fine di un ciclo di manifestazioni, per noi è l'inizio perché non rinunciamo all'idea di una riforma delle pensioni, del fisco e della lotta alla precarietà. Ora ancora con più forza». Ieri Cgil e Uil hanno portato decine di migliaia di lavoratori a manifestare a Roma, Milano, Bari, Palermo e Cagliari in occasione dello sciopero generale di 8 ore indetto per contestare le misure economiche del governo. Piazze piene di bandiere rosse e di bandiere blu.” Su Domani, a pagina 3, appare un pezzo di Lisa Di Giuseppe: “I sostenitori più convinti dell'idea che Mario Draghi debba diventare presidente della Repubblica si trovano ai margini di una piazza del Popolo gremita per lo sciopero generale dei sindacati cgil e uil e rappresentano il comparto igiene ambientale di Salerno. Sono pochi, la piazza guarda più verso la rassicurante presenza di Sergio Mattarella. Quasi nessuno se la sente di esporsi per gli altri "quirinabili" in corsa, da Paolo Gentiloni a Pier Ferdinando Casini. Raccoglie invece un po' più di entusiasmo la ministra della Giustizia, Marta Cartabia”. Infine, a pagina 8 di Avvenire c'è un articolo di Nicola Pini: “I1 primo sciopero generale dopo sette anni porta in piazza i lavoratori in cinque città italiane, da Roma a Milano, da Palermo a Bari e Cagliari. Nel mirino di Cgil e Uil la manovra del governo, ingiusta sul fisco e reticente sulle pensioni, dicono i promotori. Ma l'obiettivo è più ambizioso, fin dal titolo"Insieme per la giustizia' che campeggia sui palchi delle manifestazioni. «E l'inizio di una battaglia, vogliamo cambiare il Paese», scandisce il numero uno della Cgil Maurizio Landini. «Non ci fermeremo, qui c'è gente in carne e ossa, il Paese reale che soffre e chiede di cambiare», rimarca Pierpaolo Bombardieri, da poco più di un anno alla guida della Uil”.

Collettiva oggi apre con vari servizi dalle piazze dello sciopero: la video-sintesi della giornata romana, le voci dei lavoratori raccolte in Piazza del Popolo, l'integrale della manifestazione, e la sintesi dell'intervento di Maurizio Landini.  Poi cronache, video e foto dalle altre manifestazioni.

L’ultimo Mattinale
Oggi, 17 dicembre 2021, il giorno dopo lo sciopero generale, avete l’occasione di leggere l’ultimo Mattinale, un pezzo da collezione, a coronamento di otto anni di onorato servizio. Abbiamo deciso di interrompere le pubblicazioni di questa particolare introduzione alla rassegna stampa quotidiana perché ci siamo resi conto della fine di una lunga fase dell’informazione sindacale. Nato nel 2013 come newsletter dedicata al gruppo dirigente nazionale della Cgil e ad una cerchia ristretta di dirigenti di categoria, regionali e delle Camere del lavoro e delegati il Mattinale Cgil, si è progressivamente trasformato negli anni e ha conquistato via via utenti e appassionati. Oggi però tutto è cambiato: ci si informa in modo completamente diverso e gli strumenti a nostra disposizione sono sempre più sofisticati e veloci. Siamo sempre connessi con le notizie dell’ultim’ora. Chi lo riceveva via mail la mattina presto ora potrà leggere la newsletter di Collettiva.it, con la selezione delle notizie e degli approfondimenti più importanti del giorno. Per quanto ci riguarda noi continueremo a fare il nostro lavoro di giornalisti partigiani, con altri mezzi. Sicuramente più multimediali, ma comunque sempre dalla parte del lavoro. Grazie a tutti voi per la preziosa attenzione che ci avete riservato e che ci ha accompagnato e dato l’energia necessaria per affrontare le levatacce dell’alba.

Tanti auguri,
Paolo Andruccioli, Roberta Lisi, Marco Togna e Carlo Ruggiero.