La scarcerazione in Egitto dello studente Zaki, la circolazione in Italia della variante Omicron del Covid, lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per giovedì 16 dicembre: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (giovedì 9 dicembre).

“L'intervista, ritorno alla libertà. Zaki, il sorriso: Avete tenuto la luce accesa su di me” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Scarcerato lo studente egiziano. La gioia di Zaky, libero a metà: Ora voglio l'Italia”. Il Messaggero titola “Omicron circola in sei regioni. Individuati già 17 casi, tre sono nel Lazio. Il ministero: presto sarà la variante predominante. Pfizer: protezione totale col booster. Papa a piazza di Spagna all'alba per evitare assembramenti”, sulla Stampa si legge: “A casa con Zaki. Dopo ventidue mesi di carcere lo studente dell’Alma Mater è tornato in famiglia a Mansoura”.

Il Giornale lancia “Pizzino dei mercati, Draghi inchiodato. Il Financial Times: se trasloca al Quirinale getta il Paese nell'ingovernabilità. Il mondo economico lo vuole premier. Conte: Berlusconi ha creato una destra moderna”. E così Libero: “Ce n'è una al giorno, l'Europa filo islamica fa guerra a vino e birra. Oggi Bruxelles vara un testo anti-alcolici con la scusa della lotta al cancro. Previste etichette sanitarie sulle bottiglie, balzelli e giro di vite sugli spot”.

“Delitto di sciopero”, questo il titolo del Manifesto su una grande foto di una manifestazione dei lavoratori Gkn: “Scioperare è da ‘irresponsabili’. L’arrivo di Omicron, il Natale alle porte, la ripresa incipiente: tutti o quasi trovano un motivo per criticare Cgil e Uil. Ma anche nel governo c’è chi riconosce le ragioni dei sindacati. Il Pd è stordito e la Cisl scende in piazza da sola”. Questa l’apertura del Fatto Quotidiano: “Quirinale, caccia ai 24 parlamentari del partitino totiano. Shopping di Natale, B. ne prende altri 2. Nel mirino i Toti-boy: Benigni e Pedrazzini rientrano in Fi. L’ex 5s Carelli è il prossimo obiettivo. Torna pure l’ex ministro della casa a sua insaputa”.

Infine, il Sole 24 Ore: “Villette, salta il limite per il 110%. Superbonus, l'ipotesi sul tavolo del Mef: l'azzeramento della soglia o nuovo tetto a 40 mila euro. Oggi la riunione di maggioranza per varare I correttivi ai bonus edilizi. Proposta per alzare al 5% il tetto alle partecipazioni nella Banca d'Italia”.

Verso lo sciopero generale
“Sono i partiti ad aver bloccato Draghi”: questo il titolo dell’intervista al segretario generale della Cgil Maurizio Landini pubblicata mercoledì 8 dicembre su Repubblica. “Scioperiamo perché quella del governo è una manovra socialmente ingiusta e vogliamo cambiarla: ignora la condizione in cui vive la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e il punto di vista di chi li rappresenta”, spiega il leader sindacale, all’indomani della dichiarazione dello sciopero generale, assieme alla Uil, che si terrà giovedì 16 dicembre.

“Il governo da mesi ha ricevuto le nostre richieste unitarie su fisco, pensioni, politiche industriali e lotta alla precarietà, ma le risposte non sono adeguate”, argomenta Landini, evidenziando che “la legge di bilancio in discussione in Parlamento non produce quella giustizia sociale di cui il Paese ha bisogno”. Per Landini “non c'è giustizia quando il lavoro è sempre più precario (…) quando i lavoratori che guadagnano meno producono ricchezza che viene redistribuita agli altri che stanno meglio (…) quando i giovani e le donne continuano a non trovare un lavoro dignitoso (…) quando la lotta all'evasione fiscale rimane una chimera (…) quando le rendite finanziarie continuano ad avere un trattamento fiscale privilegiato”.

Il segretario generale Cgil fa un esempio: “Una commessa di un supermercato che durante questo periodo ha continuato a lavorare, garantendo il servizio anche quando il Paese era in lockdown, non arriva a prendere 20 mila euro lordi l'anno, la metà se ha un contratto part time. E avrà un riconoscimento fiscale di poco superiore ai 100 euro annui, mentre chi prende tre volte il suo reddito ne riceverà oltre 600”. E ricorda che la proposta sindacale era “un intervento sulle detrazioni e non sulle aliquote, per far crescere i redditi a partire da quelli più bassi”.

Per Landini “il presidente Draghi ha tentato un punto di mediazione con la sua maggioranza avanzando l'idea di escludere per un anno dal beneficio fiscale i redditi oltre i 75 mila euro. Su questo è stato brutalmente messo in minoranza dai partiti della sua maggioranza. Questo è un problema molto serio: la maggioranza che sostiene il governo non sa cosa vuole dire vivere con 20, massimo 30 mila euro all'anno. La riforma fiscale del governo è profondamente sbagliata perché, anziché ridurre le aliquote, andava allargata la base imponibile dell'Irpef e accentuata la progressività del sistema”.

Da qui la decisione dello sciopero generale: “Abbiamo preso atto che la maggioranza non intendeva cambiare l'accordo fatto sul fisco e che aveva respinto anche la proposta del presidente del Consiglio. Dunque, ricorriamo allo sciopero perché si sono chiusi gli spazi di confronto e il sindacato deve fare tutto il possibile per portare a casa risultati a favore di chi rappresenta. Scioperiamo per la riforma delle pensioni, per superare la precarietà del lavoro, per nuove politiche industriali e per una migliore scuola pubblica”.

L’ultima battuta è sulla divisione con la Cisl. “Noi scioperiamo sostenendo le ragioni della piattaforma unitaria scritta anche con la Cisl”, conclude il segretario generale Cgil: “Siamo coerenti con quello che avevamo deciso insieme, così del resto ha scelto anche la Uil. In ogni caso, per quello che ci riguarda l'azione sindacale non finisce con la legge di bilancio”.

“Nella legge di bilancio non c'è traccia di politica industriale e lotta alle delocalizzazioni”. Così la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David, nell’intervista apparsa oggi sul Manifesto: “I metalmeccanici sono una categoria particolarmente esposta alla mancanza di risposte nella legge di bilancio. Il settore industriale è davanti a un’epocale transizione di sistema ambientale, energetico e digitale, in cui si sono aperti disastri: da giugno abbiamo multinazionali che delocalizzano (…) e due settori fondamentali, come siderurgia e automotive, nei quali non sappiamo se e come il governo utilizzerà i soldi del Pnnr. Infine, abbiamo moltissimi lavoratori usuranti e precoci che chiedono giustamente di poter andare in pensione”.

L’esponente sindacale evidenzia che “finora la transizione si è tradotta solamente nel lasciare i lavoratori in cassa integrazione o in Naspi. Siamo stati convocati dal governo esclusivamente per gestire queste crisi che raramente trovano risposte nelle sedi istituzionali o dopo i nostri scioperi e mobilitazioni”. Per questi motivi la Fiom è “particolarmente critica rispetto a una finanziaria che non affronta la precarietà del lavoro, le politiche industriali, e non prevede ammortizzatori sociali adeguati a fronteggiare questa fase, nonostante risorse senza precedenti”.

Per Francesca Re David “la politica è sempre più scollata dalle persone, noi non ce lo possiamo permettere perché siamo rappresentanza sociale”. E aggiunge: “Definire il diritto costituzionale allo sciopero come ‘eversivo’ è un arretramento di civiltà e democrazia nel nostro Paese. Noi abbiamo guardato al merito delle questioni, a una legge di bilancio che va contro i giovani, le donne e il Sud, non ponendo alcuna condizionalità alle ingenti risorse date alle imprese e penalizzando nel fisco i redditi bassi e medio-bassi”.

La leader sindacale sottolinea che “i problemi strutturali della finanziaria vanno oltre quanto successo nell'ultimo passaggio in cui Draghi è stato messo in minoranza. In questi anni sono stati dati quasi 180 miliardi alle imprese. Non c'è stata redistribuzione nonostante i soldi del Pnrr, e le disuguaglianze crescono”. La prima preoccupazione della Fiom, dunque, è che “un Paese come l'Italia senza politica industriale non ha futuro. Per questo la nostra preoccupazione si tramuta nella necessità di un rapporto ancora più stretto con i lavoratori e lo sciopero generale va nella direzione di contrastare un rischio di involuzione democratica che un futuro politico instabile si porta dietro”. 

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata allo sciopero generale del 16 dicembre, con un’intervista al segretario confederale Cgil Emilio Miceli sui temi delle politiche industriali e delle delocalizzazioni. Sempre sullo sciopero generale, ricordiamo le ragioni della mobilitazione e la diretta della conferenza stampa dei segretari generali di Cgil (Maurizio Landini) e Uil (Pierpaolo Bombardieri).

Da non perdere è il pacchetto informativo all’emergenza casa: la videointervista al segretario del sindacato inquilini Sunia Stefano Chiappelli, la riflessione della responsabile Ufficio Politiche abitative Cgil nazionale Laura Mariani e il dossier dell’Udu sui posti letto pubblici degli universitari in Lombardia.

Da segnalare, infine, la vicenda dell’azienda metalmeccanica Speedline di Venezia, la manifestazione regionale della Puglia di Cgil e Uil di sabato 11 dicembre, l’accordo firmato da Nidil Cgil Palermo per l’assunzione di 19 apprendisti nel call center Comdata.

Per la rubrica Buona Memoria, la rievocazione delle misure messe in atto dal regime fascista, a partire dal 1926, per limitare il lavoro femminile e il ruolo delle donne nella società.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.