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Il Sole24Ore apre col fisco: “Autonomi, ecco tutti gli sconti Irpef”; il Corriere della sera sceglie: “Green pass, no a deroghe”; il Messaggero opta invece per: “Falsi pass in regalo a Natale”. La Repubblica apre con la proclamazione dello sciopero generale: “Il sindacato sfida Draghi'”, così come la Stampa: “'Il sindacato sfida Draghi: sciopero'”. Il Fatto quotidiano sceglie: “Omicron, 10 miliardi ai soci di Big Pharma”. Il Manifesto infine punta sulla situazione di Patrik Zaki: “Liberatelo”.

Sciopero generale
Grande spazio nei giornali di oggi, con interviste, retroscena e approfondimenti, alla notizia della proclamazione dello sciopero generale per il 16 dicembre da parte di Cgil e Uil. Sul Sole24Ore a pagina 11 Giorgio Pogliotti scrive: “Sulla manovra i sindacati si spaccano: Cgil e Uil hanno indetto uno sciopero di 8 ore per il prossimo 16 dicembre con manifestazione nazionale a Roma dove parleranno i due leader, rispettivamente Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, in contemporanea, con lo svolgimento di analoghe iniziative interregionali in altre quattro città. Ci sono soprattutto le misure sui capitoli fisco e pensioni della legge di Bilancio dietro la protesta dei due sindacati, che contestano la decisione del governo di assegnare 7 degli 8 miliardi al taglio dell'Irpef per pensionati e lavoratori dipendenti (i sindacati avrebbero voluto tutti gli 8 miliardi). Le due sigle criticano anche la scelta di intervenire sulle aliquote invece che solamente attraverso le detrazioni e la decontribuzione per concentrare i vantaggi ai redditi bassi e medio-bassi. Palazzo Chigi si limita ad osservare che la manovra è fortemente espansiva”.

Sul Corriere della sera, a pagina 9, Marco Galluzzo approfondisce inbece la reazione del governo: “E' anche una sorta di sbigottimento, lo sciopero viene definito «incomprensibile, immotivato e ingiustificato»: per il presidente del Consiglio l'elenco delle rivendicazioni possibili, per quanto destinato in manovra al capitolo della solidarietà sociale per i più deboli, per le famiglie, per la fiscalità di lavoratori dipendenti e pensionati, è molto lungo. Ma al di là del merito, delle singole misure, a Palazzo Chigi non nascondono una reazione che coinvolge il metodo dei confronti avuti nelle ultime settimane sia con la Cgil e la Uil. Una reazione che è molto netta ed anche molto esplicita. In sintesi: «Landini voleva dettare l'agenda, voleva avere voce in capitolo su tutto». Oltre alle rivendicazioni c'è dunque anche un'accusa. Che rispedisce al mittente le ragioni che accompagnano la decisione dello sciopero generale, un lungo elenco che in sostanza boccia il governo e la manovra sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, e su tanti altri fronti, puntando l'indice contro l'assenza di una reale redistribuzione della ricchezza pur in presenza di tante risorse disponibili”.

Valentina Conte della Repubblica, a pagina 2, scrive poi dell'assenza della Cisl: “La spaccatura dei sindacati si è materializzata giovedì dopo l'incontro sul fisco con il premier Draghi e i ministri dell'Economia Franco e del Lavoro Orlando. All'insoddisfazione di Landini e Bombardieri per le tabelle di Franco - «Non è accettabile che i redditi alti abbiano lo stesso vantaggio dei redditi bassi» - facevo eco stonata la reazione di Sbarra, soddisfatto invece per la soluzione trovata. Che contemplava - e qui la rivelazione di Sbarra - «un taglio da 1,5 miliardi per un anno del cuneo contributivo per i redditi bassi e l'innalzamento della no tax area dei pensionati a 8.500 euro». Mediazione che rivendicava. Venerdì mattina l'ulteriore apertura del premier con la telefonata ai tre leader e l'annuncio del congelamento, per un anno, del taglio dell'Irpef sopra i 75 mila euro: il famoso "contributo di solidarietà". Opzione poi bocciata con forza dalla destra e da Italia Viva, sia in cabina di regia che nel successivo Consiglio dei ministri. A questo punto gli screzi tattici si sono trasformati in visioni contrapposte”.

Sul Messaggero, a pagina 7, ci si occupa invece di cosa ne pensa Confinudustria: “Certo, su un punto Bonomi e i sindacati la pensano allo stesso modo: considerano inadeguata la manovra del governo Draghi. In particolare sul Fisco. Per Cgil e Uil la riforma dell'Irpef dà troppo poco ai redditi più bassi, sia quelli dei lavoratori dipendenti che dei pensionati. Bonomi pensa che gli 8 miliardi, ora cresciuti a 10, per la riduzione delle tasse stiano per essere sprecati in una «spartizione» tra i partiti. Meglio sarebbe stato, secondo il leader degli industriali, mettere quei soldi sul taglio dei contributi in busta paga e sul costo per le aziende. Una posizione particolarmente dura. Ma nonostante questo Confindustria non ha intenzione di mettere in difficoltà l'esecutivo guidato da Mario Draghi. Il governo è impegnato con il Pnrr e la pandemia ancora non si arresta. Sgambettare questo governo equivarrebbe a un salto nel buio che gli industriali non hanno intenzione di fare. Insomma, per Bonomi questo non è il tempo delle rotture, ma del dialogo. Magari per fare un fronte comune con gli stessi sindacati per provare a correggere le misure”.

Sulla Stampa, a pagina 6, Paolo Baroni invece scrive: “E così, dopo aver ricevuto un «mandato pieno» dai rispettivi organismi per dare continuità alla mobilitazione, le segreterie confederali nazionali di Cgil e Uil hanno deciso di proclamare lo sciopero generale di 8 ore per i116 dicembre, con manifestazione nazionale a Roma in contemporanea con altre quattro iniziative interregionali a Milano, Bari, Palermo e Cagliari, scelte per facilitare gli spostamenti e consentire la massima partecipazione a tutti i lavoratori. Nel rispetto delle fasce di garanzia è previsto che anche tutto il settore dei trasporti si fermi, con l'eccezione dei porti che invece confermano la data già fissata del 17 dicembre. «La Cisl considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese, ancora impegnato ad affrontare una pandemia che non molla la presa e teso a consolidare i segnali positivi di una ripresa economica e produttiva che necessita di uno sforzo comune per essere resa strutturale. Tanto più considerati i rilevanti passi avanti fatti nell'ultimo mese sui contenuti della legge di bilancio», ha dichiarato a stretto giro Sbarra, che oggi riunirà la sua segreteria per una valutazione sullo stato dell'arte”.

Massimo Franchi del Manifesto, a pagina 5, continua sullo sciopero: “Gli scioperi metalmeccanici già programmati - per esempio in Emilia Romagna venerdì 10 - confluiranno nella protesta del 16. La recrudescenza della pandemia ha poi portato Landini e Bombardieri a decidere di «esonerare il settore della sanità pubblica e provata comprese le Rsa a fini di salvaguardare il diritto prioritario alla salute». Proprio il precedente del 2014, che non scalfi l'unità confederale ricostruita faticosamente dopo gli accordi separati del 2008 e l'era Marchionne, porta Cgil e Uil a non definire quella con la Cisl una «spaccatura» ma una semplice «divisioni ma di sensibilità e valutazioni diverse», stessa espressione scelta da Luigi Sbarra due giorni fa nel spiegare il giudizio diverso sugli ultimi sviluppi sulla legge di bilancio. Oggi si riunirà la segreteria Cisl, ieri bocche cucite dalla confederazione di via Po che rinvia la risposta al termine della riunione del parlamentino Cisl”.

Eugenio Fatigante di Avvenire, a pagina 9, prova invece ad aprire uno spiraglio: “Il governo è intenzionato comunque ad avviare una trattativa per una soluzione che scongiuri lo sciopero. Tant'è che sono già previsti nuovi incontri nei prossimi giorni con le forze sindacali. «Non è vero che questa manovra dà meno a chi ha meno. I numeri dicono altro - si ragiona in ambienti dell'esecutivo -, questa legge fronteggia le molte situazioni di disagio e di potenziale impoverimento». Ma peri segretari generali Maurizio Landini e Pier Paolo Bombardieri le scelte sono «insoddisfacenti», in particolare quelle su come vengono distribuiti gli 8 miliardi per il taglio delle tasse, oltre che su pensioni, scuola, politiche industriali che, viste le risorse disponibili, avrebbero dovuto essere più incisive, anche per «una più efficace redistribuzione della ricchezza». L'iniziativa, dirompente, arriva sette anni dopo l'ultimo sciopero generale proclamato dalle stesse due sigle il 12 dicembre del 2012 contro il Jobs act di Matteo Renzi”.

In un'intervista sulla Repubblica, rilasciata a Claudio Tito a pagina 4, il ministro Andrea Orlando insiste proprio sul dialogo: “Io spero e credo che ci sia ancora lo spazio per un dialogo. Questo governo non ha mai rinunciato al confronto con i sindacati. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è appena uscito dal consiglio europeo con i "colleghi" dei 27. L'incontro, che si è svolto come al solito nel Palazzo Justus Lipsius di Bruxelles, per il titolare italiano è stato un «successo». Lo dice lui stesso. Perché la Commissione ha ufficializzato la presentazione della direttiva sulla regolarizzazione contrattuale dei rider. Un terreno sui cui Orlando si era speso insieme ad altri rappresentanti di esecutivi comunitari con una lettera a Ursula von der Leyen. Ma la notizia dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil arriva fino alla capitale belga. «Bisogna capire bene i motivi di questa protesta — dice mentre si dirige verso l'aeroporto di Zaventem per fare rientro in Italia — ma se riguarda la manovra, allora ci sono ancora degli aspetti su cui possiamo lavorare». Orlando, dunque, vuole evitare di acuire la tensione. Di aumentare le divergenze con Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. Il ministro del Lavoro, del resto, si è sempre mosso — per funzione e per formazione politica — come l'interlocutore privilegiato dei sindacati”.

Sulla Stampa, a pagina 6 Paolo Griseri analizza la situazione tra i sindacati: “Cgill, Cisl e Uil hanno storie e culture originarie diverse. Rappresentano anche gruppo di lavoratori diversi. Ma è proprio per questo che hanno il dovere di trovare un accordo tra loro. La storia sindacale propone in genere momenti di divisione su questioni specifiche e soprattutto in aziende specifiche. Lo scontro tra sindacati in Fca all'inizio degli anni '10 è stato durissimo e ha portato addirittura all'uscita dell'azienda dal sistema contrattuale di Confindustria. Ma per quanto rilevante fosse quella battaglia, riguardava un tema definito (il diritto di sciopero) e un'azienda definita. Quello di giovedì 16 invece dovrebbe essere lo sciopero generale di tutti i lavoratori italiani per chiedere al governo di spostare il peso della manovra economica sgravando i redditi bassi e pesando di più su quelli più alti. Un obiettivo ambizioso, soprattutto perché è nota l'intransigenza del premier di fronte a richieste che non ritiene condivisibili. È per questo ci si sarebbe attesi uno sforzo unitario ancora maggiore tra i tre sindacati principali. Che hanno affrontato uniti il momento più difficile, quello della pandemia e della crisi che avrebbe potuto mettere in ginocchio molti luoghi di lavoro. Che sono riusciti a tenere unito il mondo del lavoro quando la crisi economica ha cominciato a mordere. E che ora arrivano divisi al braccio di ferro con Palazzo Chigi. Ci sono momenti in cui la rottura sindacale va evitata più di ogni cosa perché indebolisce tutti al di là del merito dello scontro”.

Altri temi
Sul Sole24Ore, a pagina 6 Giorgio Pogliotti scrive di contratti pirata: “Nonostante il numero di contratti nazionali sia in crescita ormai da diversi anni, la maggior parte dei lavoratori sono concentrati su pochi Ccnl: i primi 54 coprono il 75% dei lavoratori, i restanti 879 meno applicati solo il 25% dei lavoratori. In tutti i settori i primi 5 Ccnl maggiormente applicati coprono almeno 1'80% dei lavoratori, e in 6 settori su 12 ne coprono più del 90%. Per contrastare il dilagare di contratti "pirata" sottoscritti da parti sociali scarsamente rappresentative - si segnalano in alcune piccole aziende casi in cui rappresentanza datoriale e sindacato hanno sede nello stesso pianerottolo - c'è in campo uno strumento: diventa operativo il codice alfanumerico unico dei contratti collettivi nazionali di lavoro, istituito dalla legge 120/2020 (i1 decreto Semplificazioni su proposta del Cnel), che ne assegna l'attribuzione al Cnel”.

Sulla Repubblica, a pagina 26, Marco Patucchi si occupa invece della sorte degli operai della Jabil: “Nonostante la drammaticità di un'emergenza del genere per un territorio in declino economico come quello casertano. Ora, pert), si accende una luce che, oltretutto, potrebbe trasformarsi in un faro anche per la navigazione della stessa Whirlpool. Il ministero dello Sviluppo Economico, con la regia della viceministra Alessandra Todde, ha messo a terra un progetto che attraverso un tandem pubblico-privato, salverà il lavoro degli esuberi Jabil. L'intesa è stata raggiunta venerdì scorso e prevede l'ingresso di Invitalia nel capitale della newco Tme Assembly Engineering, costituita dall'imprenditore campano Aniello Stellato che ne deterrà il 55% mentre il 45% sarà, appunto, del Fondo di salvaguardia di Invitalia. Degli attuali 480 lavoratori di Jabil, almeno 200 passeranno alla newco (che progetterà e produrrà schede elettroniche, core business della Jabil di Marcianise), mentre altri 250 resteranno nell'azienda americana impegnati nella diversificazione verso il settore Energy”.

Sulla Stampa, a pagina 8, Emanuele Bonini scrive poi di salario minimo europeo: “ La Commissione europea vuole solo criteri e regole comuni laddove è previsto. Attualmente solo Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia non hanno retribuzioni di base per legge. Un totale di 21 regimi tutti diversi, troppo nazionali e troppo poco europei. Basta con le regole variabili, in sintesi. Per questo si vuole un quadro procedurale per stabilire e aggiornare questi salari minimi secondo una serie di regole stabili, che includano anche meccanismi di indicizzazione automatica. Nel negoziati che si aprono a Bruxelles e a Strasburgo (un voto d'Aula alla fine sarà necessario) il Parlamento pretende il diritto al risarcimento in caso di violazione dei diritti, il Consiglio preme per «controlli e ispezioni appropriati». Dove non c'è piena sintonia sono le soglie di concertazione”.

Su Avvenire, a pagina 19, Paolo Pittaluga si occcupa invece dei lavoratori Air Italy senza cig: “Nei giorni scorsi si sono svolti a Bruxelles diversi incontri tra i rappresentanti dei lavoratori di Air Italy e alcuni europarlamentari perché dopodomani, giovedi 9 dicembre, potrebbe scattare il licenziamento. Siamo davanti ad una situazione d'urgenza e la richiesta di aiuto a Bruxelles si è resa necessaria per convincere la proprietà della compagnia a consentire la concessione di 12 mesi di cassa integrazione. Questo perché la Cigs eviterebbe i licenziamenti e creerebbe le condizioni indispensabili alle maestranze di Air Italy «per consentire di cogliere le prospettive di ricollocamento costituite da potenziali futuri progetti industriali, non ultimo esser ricompresi nel progetto della neo-costituita compagnia di bandiera, specie alla luce delle positive notizie giunte in merito agli sviluppi industriali annunciati» come hanno scritto in un comunicato i lavoratori del vettore aereo. Lavoratori che, peraltro, prima di rientrare da Bruxelles hanno fatto una "puntata" a Parigi per consegnare al principe Karim Aga Khan, socio maggioritario, un messaggio affinchè interceda con l'altro socio Qatar Airways affinché sia dato mandato ai liquidatori di presentare l'istanza per la cassa integrazione”.

Oggi Collettiva apre con la notizia dello sciopero generale del 16 dicembre. Largo poi ai dati Istat sull'occupazione femminile, e a quelli del Rapporto Censis sulla situazione del mercato del lavoro italiano.