Prime pagine
Il Sole24Ore apre con: “Così Irpef più leggera per i pensionati”; il Corriere della sera sceglie: “Green pass, tutte le misure”. Il Messaggero opta invece per: “Trasporti il nodo delle multe”. La Repubblica apre con: “La svolta europea su i Rider. 'Devono essere assunti'”, la Stampa con: “'Covid più severo con i bambini'”. Il Fatto quotidiano sceglie: “Super Pass, il buco degli hotel. Regioni in ritirata sui controlli”.

Interviste
Sulla Repubblica, a pagina 2, appare un'intervista al giuslavorista Valerio De Stefano. Si parla di rider: “In Spagna la nuova legge presume la subordinazione: sono le aziende a dover dimostrare l'autonomia – si legge -. Da noi il legislatore è intervenuto, nel 2019 modificando il Jobs Act del 2015, ma non per dire: sono subordinati. Molti tribunali cominciano ad applicare la etero-organizzazione: un contratto autonomo, ma con le tutele della subordinazione, se la contrattazione collettiva non dispone altro. Spesso però si ritiene che c'è vera autonomia, se ti puoi disconnettere quando vuoi. E non è così? «o. E lo dimostra il fatto che l'algoritmo ti punisce quando il rating degli utenti è negativo oppure rifiuti di lavorare in una certa fascia oraria o se sei lento. Ti butta via dalla piattaforma, ti 'slogga' e non ti fa più lavorare. Questa non è autonomia. Anche perché il lavoratore non decide quanto farsi pagare e come lavorare. Le corti italiane hanno un'interpretazione molta restrittiva della subordinazione. Ecco perché aspettiamo l'esito della direttiva Ue: se passa, anche l'Italia dovrà recepirla”.

Sul Messaggero, a pagina 7, Umberto Mancini intervista il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini, che sulle grandi opere dice: “Direi che il primo tempo della partita, cioè quella dell'assegnazione dei fondi del Pnrr di competenza del ministero (circa 62 miliardi) ai soggetti attuatori, compresa la ripartizione territoriale a progetti già individuati, e l'attuazione delle riforme previste per il 2021 si sta concludendo con successo. In tempi record. Adesso lavoriamo insieme agli enti locali e alle stazioni appaltanti per realizzare le opere nei tempi previsti, senza ritardi. Come pensate di fare? Abbiamo anticipato due riforme che erano previste per il 2022. Lo abbiamo fatto anche grazie alla collaborazione efficace con le Regioni e gli Enti territoriali. In parallelo sono state avviate le progettazioni delle opere più complesse, che porteranno alle gare nei primi mesi del prossimo anno, anche grazie alle procedure semplificate che sono state previste con i decreti degli ultimi mesi. Ma l'accelerazione dei processi non ha riguardato solo il Pnrr: infatti, negli ultimi nove mesi il ministero ha emanato 145 decreti attuativi delle diverse norme, un risultato straordinario rispetto ai ritmi del passato. Quanti soldi avete assegnato tra fondi europei, vecchie dotazioni e risorse già disponibili? Possiamo fare un bilancio definitivo? Con i 3,2 miliardi previsti dai decreti che hanno ricevuto l'intesa della conferenza unificata giovedì scorso, il totale dei fondi di competenza del Mims relativi al Pnrr e al Piano Complementare assegnati ai soggetti attuatori è arrivato a 56,8 miliardi, pari al 93% delle risorse. A metà dicembre, con la prossima Conferenza, contiamo di assegnare la quasi totalità delle risorse”.

Luca Monticelli della Stampa, invece, a pagina 11, intervista Gian Carlo Blangiardo, presidente dell'Istat: “Oggi stiamo facendo i conti con livelli di risparmio ancora anomali, la cautela e il timore di un futuro incerto pesano e lo fanno assai più di prima della pandemia – si legge -. Blangiardo, guardando oltre la congiuntura, rilancia il paragone tra crisi pandemica ed evento bellico, «un trauma che lascerà effetti permanenti difficili da valutare. Per esempio: quante donne passate all'inattività anche per gestire i carichi familiari rientreranno nel mercato del lavoro?. Presidente, proprio le donne, insieme agli autonomi, continuano a non beneficiare del miglioramento dell'occupazione. Perché? In questi ultimi mesi sono diversi i segnali favorevoli sulle prospettive di occupazione. Da un lato, nel primo e nel secondo trimestre è salita significativamente la quota di coloro che hanno iniziato una attività lavorativa (rispettivamente 3,6% e 4,1% sul totale degli occupati) attestandosi, per la prima volta, su livelli vicini al valore medio dell'area euro (4,2% nel secondo trimestre). Dall'altro, nel terzo trimestre 2021, il tasso di postivacanti ha raggiunto i suoi valori massimi sia con riferimento al totale delle imprese con dipendenti dell'industria e dei servizi (1,8%) sia per le imprese con almeno 10 dipendenti (1,4%). Il proseguimento della fase di ripresa dovrebbe portare a un progressivo recupero dell'occupazione femminile mentre è da valutare con maggiore dettaglio la relazione tra caduta dell'occupazione degli autonomi per tipologia di attività economica. Tuttavia le unità di lavoro indipendente hanno segnato un primo significativo recupero congiunturale nel secondo trimestre dell'anno cui è seguito un ulteriore, ma più contenuto, aumento nel terzo trimestre”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore, a pagina 2, Salvatore Padula scrive di fisco: “La rimodulazione di aliquote, scaglioni e detrazioni Irpef comincia anche a dare forma alle suggestioni tracciate nel Disegno di legge delega della riforma fiscale. In effetti, quello in arrivo con la legge di Bilancio 2022, è solo il primo assaggio di un menu più ambizioso per ridefinire l'architrave di tassazione dei redditi personali. Obiettivo tutt'altro che semplice, anche per le incognite che da qui ai prossimi due-tre mesi via via si presenteranno. Una su tutte, ancorché non unica: quanto durerà la legislatura?. Questo obiettivo - senza cedere a inutili illusioni - dovrà anche fare i conti con la volontà e disponibilità dei partiti di maggioranza a trovare compromessi accettabili per un progetto comune. Per ora, ci si può limitare a osservare se l'Irpef a quattro aliquote disegnata dalla legge di Bilancio soddisfi o meno alcuni principi indicati nella delega: rispetto della progressività e riduzione del carico fiscale insieme a una diminuzione graduale delle aliquote medie effettive. Tutti i contribuenti avranno nel 2022 un risparmio di imposta. La scelta, però, è stata quella di premiare in modo più significativo le fasce di reddito medio-alte, tra 30 e 50mila euro. Ovviamente, tutto è relativo: nel mondo reale, un reddito da 50mila euro non è un 'reddito alto' ma lo è per le nostre statistiche fiscali, considerato che solo un contribuente su 18 dichiara redditi più elevati”.

Sulla Repubblica, a pagina 4, Roberto Perotti e Tito Boeri scrivono di reddito di cittadinanza e controlli: “Sul Reddito di cittadinanza i nuovi controlli non basteranno aiutare le persone meno abbienti bisogna prima di tutto riformare il reddito di cittadinanza – si legge -. Hanno fatto molto scalpore recentemente notizie di abusi eclatanti. Ma da un lato bisogna stare attenti a non buttare il bambino con l'acqua sporca; dall'altro è necessario riconoscere e correggere le mancanze del sistema attuale. Sul reddito di cittadinanza la legge di bilancio si limita a rafforzare il sistema dei controlli, ma senza porsi due domande chiave. La prima: cosa non ha funzionato sin qui nei controlli: è vero che abbiamo dato il reddito di cittadinanza a troppe persone che non ne avevano bisogno e non lo abbiamo dato (o non lo abbiamo dato a sufficienza) a chi ne aveva assoluta necessità? La seconda: come facciamo a capire se i nuovi controlli saranno più efficaci? Le misure di contrasto alla povertà basate sul reddito o il patrimonio sono sempre e in ogni paese soggette ad errori, certamente più delle altre prestazioni sociali. Si troverà sempre qualcuno che ha percepito l'assegno senza averne bisogno”.

Sempre sulla Repubblica, ma a pagina 31, Linda Laura Sabbadini scrive di disoccupazione: “Combattiamo la superficialità della lettura degli indicatori. Chiediamoci quale è l'indicatore più importante per comprendere la situazione del mercato del lavoro di un Paese odi un suo gruppo sociale. Non è, come molti pensano, la disoccupazione, né la popolazione cosiddetta attiva (somma di occupati e disoccupati). È invece il tasso di occupazione, cioè la percentuale di persone che lavora, o meglio che ha lavorato una o più ore nella settimana di riferimento, o che ha un lavoro, ma non ha lavorato nella settimana, perché malato, in ferie, o altro. Molto sommariamente è questa la definizione dell'Organizzazione Internazionale del lavoro. E allora è a questo dato che bisogna guardare come prima cosa per capire se le donne stanno andando avanti nel mercato del lavoro oppure no. E lo stesso nel caso dei giovani, del Sud. L'indicatore è semplice, considero tutte le donne in età lavorativa fino a 64 anni e calcolo quante di loro lavorano e faccio la percentuale. Vedo i risultati, se il tasso si attesta al 70%, 80%, come nel Regno Unito o nei Paesi nordici è una cosa, se è al 49,5%, come in Italia, ben altra. E lo stesso calcolo posso farlo per il Sud, per i giovani o per l'intera Italia”.

Sulla Stampa, a pagina 7, Alan Friedman si occuopa invece di ripresa economica: “abbiamo già visto gli effetti di una variante del Coronavirus negli Stati Uniti, nel terzo trimestre di quest'anno, quando l'aumento delle infezioni trasmesse dalla variante Delta si è tradotto in un significativo rallentamento dell'economia sulla scia della maggiore pressione sulle catene globali degli approvvigionamenti, cosa che diminuì la disponibilità di beni come le auto e l'elettronica di consumo, e finì per frenare tutta la spesa al dettaglio. L'economia di questo quarto trimestre, in parte degli Stati Uniti e in Europa, quasi certamente risentirà di Omicron. Le possibili cause sono da rintracciare in un rallentamento del settore dei viaggi e del comparto alberghiero e ricreativo nel momento in cui l'industria manifatturiera, come nel caso del settore automobilistico, sta già facendo i conti con il deterioramento della crisi delle catene di fornitura globale. Nel sud-est asiatico, la regione meno vaccinata al mondo, alcune aziende di semi.-conduttori sono state letteralmente devastate dal Covid. La vera soluzione, qui, potrebbe essere quella di riuscire a vaccinare l'intera filiera (cioè i lavoratori che ne fanno parte) e quindi cominciare ad affrontare il problema alle radici. La variante Omicron minaccia contemporaneamente di alimentare l'impennata inflazionistica in Europa e in particolare negli Stati Uniti, dove i prezzi sono già alle stelle, e questo preme ulteriormente sia sulle catene di approvvigionamento che sulla carenza di manodopera. Senza contare che il numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, ha già messo avanti le mani ammettendo che l'inflazione non è più un problema "transitorio" ma è invece destinata a restare con noi”.

Su Domani, a pagina 11, Domitilla Ferrari si interessa di lavoro agile: “Linkedin permette di segnalare in fase di pubblicazione di un annuncio di lavoro che si tratta di un lavoro al 100 per cento da remota oggi è una delle domande chele HRsi sentono fare ancor prima di quelle sull'aspetto economico. Nel frattempo i dati di Unioncamere—l'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura — parlano di un aumento della difficoltà di reperimento di risorse da assumere arrivato a maggio 2021 al 30,9 per cento. Significa che ogni 100 offerte di lavoro per 30 di queste non si trovano persone da assumere. un problema di mancanza di competenze adatte al ruolo ricercato? Secondo il Rapporto Censis pubblicato venerdì 3 dicembre l'Italia è l'unico paese Ocse dove in 30 anni le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite. E intanto i1 36,4 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici in Italia teme una maggiore precarietà”.

Economia, welfare, sindacato
Sulla Repubblica, a pagina 2, Valentina Conte scrive di gig economy. “Erano il simbolo del lockdown. Gli eroi della consegna del cibo nelle strade deserte delle città chiuse per virus. A emergenza finita, i rider sono tornati ad essere fantasmi. Invisibili per le banche dati Inps e per i diritti. E con loro un esercito silenzioso di lavoratori delle piattaforme digitali. Non esiste neanche una statistica aggiornata. Ma l'Inps nel suo ultimo report ritiene che il Covid li abbia raddoppiati: da 700 mila a un milione e mezzo, il 3,2% della popolazione attiva in Italia. Partita come gig economy - l'economia del lavoretto via app, il secondo reddito per arrotondare - e poi come sharing economy - condivido quello che ho, la casa e l'auto è diventata qualcosa di più tra crowdworker e digital creator, come gli youtuber e gli influencer. Di fatto, una parte rilevante del nostro mercato del lavoro che non si può più ignorare e che chiede allo stesso tempo giusta autonomia e diritti. Lo dice l'affanno della giurisprudenza a interpretare leggi fatte per uffici, orari, cartellini: un altro mondo. Lo dice la cronaca che racconta scene di ordinario caporalato digitale. Lo dice il rischio che questi lavoratori possano far lievitare la nutrita schiera di working poor, lavoratori poveri. In Europa alcuni Paesi hanno agito per governare "l'algocrazia", il potere in mano all'algoritmo. Partendo dai rider e dagli autisti che dipendono dalle app per turni, prestazioni, introiti. Germania, Francia e soprattutto Spagna hanno detto che quando il tuo capo è l'algoritmo e questo decide tutto della tua giornata lavorativa allora non puoi essere un lavoratore autonomo, ma subordinato. Spetta all'azienda dimostrare il contrario. In Italia no. Qui lo ha detto una sola sentenza, quella del tribunale di Palermo favorevole a un ciclofattorino di Glovo: dipendente e da riassumere. In tutti gli altri casi si procede applicando di fatto la sentenza 26 della Corte di Cassazione del gennaio 2019, poi ripresa dalla legge 128 del novembre successivo. I giudici cioè riconoscono sempre più spesso l'etero-organizzazione del lavoro: flessibile, ma organizzato da altri. E dunque applicano ai rider e ai lavoratori digitali il Jobs Act che dal 2015 tutela questa zona grigia tra subordinazione e autonomia, tutela irrobustita dalla legge 128”.

Sullo stesso tema, sempre su Repubblica a pagina 3, Claudio Tito scrive: “Una vera e propria rivoluzione per i rider. Ma non solo per loro. Per tutti i lavoratori delle piattaforme digitali. Dopodomani infatti la Commissione europea approverà il pacchetto lavoro messo a punto dal Commissario lussemburghese Nicolas Schmit. E tra le misure portanti c'è un riconoscimento: quello per le piattaforme va considerato lavoro subordinato a tutti gli effetti. Quindi le persone dovranno essere assunte. Sostanzialmente viene cancellato il dogma dell'attività autonoma e indipendente. Avete quindi presente i ragazzi - ormai non sempre ragazzi - che nelle nostre città vi consegnano a domicilio la pizza o l'hamburger ordinati sulle varie Deliveroo o Glovo? Oppure gli autisti di Uber? Ecco, tutti loro erano sottoposti ad un regime contrattuale a dir poco etereo. I giganti dell'economia digitale li hanno sempre considerati dei prestatori d'opera indipendenti. Spesso con retribuzioni infamanti e senza alcun tipo di tutela. L'Ue intende mettere fine a questa "indisciplina" e varerà mercoledì una direttiva - che quindi una volta approvata dal Parlamento e dal Consiglio sarà una vera e propria legge cui gli Stati membri dovranno uniformarsi - che inquadra quell'attività dentro i contorni del classico lavoro dipendente”.

Oggi Collettiva apre con l'editoria, e i dati del 2021, resi noti dall’Aie: Si sono venduti più libri rispetto agli anni passati. Di spalla un'intervista ai fondatori delle Edizioni e/o.