Sulle prime pagine 
Tra le aperture dei quotidiani di oggi si distinguono la Repubblica e il manifesto, mentre quasi tutti gli altri mettono in primo piano la discussione politica sulle nuove misure anti Covid che il governo si appresta a varare. Alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne Repubblica apre con l’anticipazione delle misure contro i femminicidi presentate dalla ministra Gelmini: “Così difenderemo le donne, fermo immediato e più tutele”. Sullo stesso argomento da segnalare sul Messaggero una intervista alla ministra Mara Carfagna che propone di devolvere i beni sequestrati alle mafie alle donne che hanno subito violenza per “uscire dall’incubo” (Cristiana Mangani a pagina 7). Il manifesto titola invece: “Fine pena”. Il Comitato etico delle Marche verifica le condizioni di Mario (nome di fantasia) malato tetraplegico e ne autorizza il suicidio assistito. E’ il primo caso in Italia. Ma l’assessore leghista alla sanità tenta di bloccarlo. L’associazione Coscioni: Intervenga il governo. In parlamento la legge al palo. A parte queste due eccezioni, le aperture degli altri quotidiani sono dedicate alla lotta al vaccino. La Stampa: “Vaccino obbligatorio per insegnanti e polizia”. Corriere della Sera: “No vax fuori da stadi e hotel”. Messaggero: “Super Pass, piano per i controlli”. Anche Il Giornale mette in evidenza le misure anti Covid: “Passa la linea dura, ultimatum ai No Vax”. Il ministro del'Economia, Daniele Franco presenta la manovra finanziaria per il prossimo anno: sarà espansiva, mentre la crescita sarà superiore rispetto a quella indicata nel documento di programmazione. Anticipata anche la configurazione della riforma fiscale. Intanto su Tim continuano gli scontri tra le potenze finanziarie. In particolare la tensione cresce tra gli americani di Kkr che hanno avanzato le proposte di acquisto delle azioni e i francesi di Vivendi. In campo i sindacati per difendere l'occupazione e il futuro di un asset strategico per il Paese. (Su Collettiva.it parlano il segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli e il segretario generale della Slc, Fabrizio Solari. 

Sul Super Green Pass si decide oggi
Dal Corriere della Sera, Tommaso Ciriaco a pagina 6. “Alcune certezze, accompagnate da pesanti nodi ancora da sciogliere: il Super Green Pass sarà varato stasera, dopo una giornata fitta di appuntamenti. Prima la cabina di regia politica, poi una riunione con le Regioni, quindi la seduta del Cts, infine il consiglio dei ministri. Tra le misure, l'obbligo del passaporto vaccinale ai turisti che soggiornano negli alberghi e la possibile estensione della carta verde per chi sale a bordo di un mezzo di trasporto pubblico a media percorrenza: treni e bus regionali, quindi, assai sfruttati dai pendolari. Da lunedì - data di entrata in vigore del nuovo decreto - chi ha tra i 18 e i 39 anni potrà accedere alla terza dose. I numeri intanto peggiorano. Non arrivano buone notizie sul fronte dei dati del contagio… E Mario Draghi ne avverte tutto il peso. In Europa la situazione peggiora: i trentamila contagi in Francia, finora poco colpita, rappresentano un duro colpo a chi spera di cavarsela senza una stretta radicale sui No Vax. Per non parlare dell'Olanda, che ha iniziato a spostare i malati gravi in Germania. La pressione sul premier è fortissima. I ministri di Pd e Forza Italia - assieme a Roberto Speranza - chiedono di escludere i No Vax da ogni luogo ricreativo già in zona bianca. Più cauto, sul punto, Matteo Salvini. Ma anche Regioni importanti come Lazio, Campania, Toscana, Puglia, Lombardia e Veneto spingono per la linea dura. Il presidente del Consiglio porterà in cabina di regia due testi e aprirà la discussione.

Economia e lavoro

Pronta la riforma fiscale del ministro Franco
Ne parla Enrico Marro sul Corriere della Sera (p.13 ). Bisogna far quadrare i conti, ma l'avvio della riforma fiscale è impostato, spiegano gli sherpa dei partiti che ieri hanno incontrato nuovamente il ministro dell'Economia, Daniele Franco, e lo rivedranno domani per stringere sull'emendamento che verrà presentato alla legge di Bilancio. La manovra prevede infatti uno stanziamento di 8 miliardi per un primo taglio delle tasse nel 2022, ma non indica come usarlo. Questo sarà deciso appunto con l'emendamento che tradurrà in Senato l'intesa che Franco sta cercando nella maggioranza. La nuova Irpef Sullo schema di massima sono tutti d'accordo: la gran parte delle risorse verrà destinata alla riduzione del prelievo Irpef, attraverso una rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni, che passerebbero da 5 a 4, un aumento delle detrazioni (nelle quali verrebbe completamente assorbito il bonus Renzi, poi potenziato dal governo Conte) e un incremento di qualche centinaio di euro della no tax area per i pensionati (oggi poco più di 8mila euro) e per gli autonomi (oggi 4.800 euro), mentre non salirebbe per i lavoratori dipendenti (oggi 8.145 euro). Le nuove 4 aliquote sulle quali si sta ragionando sarebbero: 23% per i redditi tino a 15mila euro, 25% tra 15 e 35mila, 34% fra 35 e 55mila, 43% oltre. Ci sarebbe quindi un taglio di due punti dell'attuale aliquota del 27% (si applica sui redditi tra 15 e 28mila euro) e di quattro punti dell'aliquota del 38% (2855mila euro). E proprio nel nuovo scaglione con aliquota del 34% (35-55mila euro) si raggiungerebbero risparmi particolarmente forti, in alcuni casi superiori a 80o euro l'anno. L'obiettivo del governo è comunque di far pagare meno a tutti i contribuenti, anche se il taglio maggiore sarebbe a vantaggio dei redditi bassi e poi, percentualmente a scalare, sui redditi medi (fino a 45-5omila euro) fino ad affievolirsi sui redditi più alti. ll nodo Irap Il problema è che questa prima revisione dell'Irpef, per far pagare meno a tutti, costerebbe più di 6 miliardi, lasciando quindi risorse insufficienti per il taglio dell'Irap alle imprese, per il quale servirebbero appunto due miliardi, e che è un punto irrinunciabile per gran parte della maggioranza (esclusa Leu). Due le ipotesi in campo: la cancellazione dell'Irap per tutte le imprese tranne le società di capitale oppure una maxi deduzione dell’Irap dall'Irpef per le piccole aziende. Infine, l'emendamento dovrebbe rappresentare il primo modulo di una riforma da completare con l'attuazione della legge delega e che a regime ridurrebbe le aliquote Irpef a tre e sopprimerebbe del tutto l'Irap, che diventerebbe un'addizionale Ires. ..

Ecco le nuove regole per lo smart working
Il punto sulle nuove regole che il governo propone alle parti sociali lo ricaviamo dal Sole 24 ore (Giorgio Pogliotti, p. 6). “L'adesione al lavoro agile avviene su base volontaria ed è subordinata alla sottoscrizione di un accordo scritto individuale, fermo restando il diritto di recesso. Lo prevede la bozza di protocollo consegnata ieri dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, alle parti sociali, al tavolo convocato per raggiungere un'intesa (entro novembre) sulle linee di indirizzo dello smart working post emergenziale nel privato anche per la contrattazione collettiva (nazionale, aziendale o territoriale) nel rispetto della disciplina della legge 81/2017. L'eventuale rifiuto del lavoratore di aderire o svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile, secondo la bozza, non rientra tra gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, né rileva sul piano disciplinare. Nell'accordo individuale va indicata la durata del lavoro agile (può essere a termine o a tempo indeterminato); l'alternanza tra i periodi di lavoro all'interno e all'esterno dei locali aziendali; i luoghi eventualmente esclusi; i tempi di riposo del lavoratore e le misure tecniche e organizzative per assicurare la disconnessione; le forme e le modalità di controllo della prestazione lavorativa all'esterno dei locali aziendali; l'attività formativa eventualmente necessaria; le modalità di esercizio dei diritti sindacali. Ferme restando le previsioni di legge e di contratto collettivo, la giornata lavorativa svolta in modalità agile secondo la bozza si caratterizza per l'assenza di un preciso orario di lavoro e per l'autonomia nello svolgimento della prestazione nel rispetto degli obiettivi prefissati, e dell'organizzazione delle attività assegnate dal responsabile. Salvo esplicita previsione dei contratti collettivi, nelle giornate di lavoro agile non possono essere di norma previste prestazioni di lavoro straordinario”.

Sullo smart working troviamo vari servizi oggi anche su altri quotidiani. Su La Stampa e il Secolo XIX scrive Paolo Baroni (“Smart working: ecco le nuove regole”, p.8 con richiamo in prima). Su Repubblica Rosaria Amato: “Lo smart working sarà solo volontario e senza tagli di stipendio”, p. 27. Sul Corriere della Sera la notizia è a pagina 36: “Smart working nel privato: verso un intesa sul protocollo”. Sul Messaggero scrive Giusy Franzese: “Smart working nel privato: sì alla disconnessione e niente tagli di stipendio”, a pagina 8. 

Sulla scuola intanto è rottura: si prepara lo sciopero
Sul Manifesto scrive Roberto Ciccarelli (a pagina 5). “Se guardiamo a quello che sarà l'impatto delle risorse stanziate nella manovra - sostengono i sindacati della scuola Flc Cgil, Uil, Gilda e Snals - il quadro è desolante: 87 euro di aumento previsto a cui si potranno aggiungere 12 euro, e non per tutti”. E parliamo di stipendi tra i più bassi, in proporzione, tra i paesi Ocse, con un contratto scaduto da tempo. Nella manovra di quest'anno il governo ha inventato un nuovo criterio per dividere le briciole: la ‘dedizione’.. I sindacati hanno fatto notare che nel testo la mancanza di aumenti dovuti sarà compensata con il classico criterio morale al quale si ricorre per stigmatizzare il carattere oblativo di chi insegna, soprattutto il lavo- ro delle donne. Questo dettaglio è significativo dell'idea propagandistica ed economica della scuola. Si finanziano le imprese, gli immobili, non la forza lavoro. E i fondi per l'istruzione sono limitati a quella tecno-professionale solo funzionale a un certo tipo di imprese. Il Pnrr stanzia 1,5 miliardi di euro solo per gli istituti tecnici superiori: «scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma. Dopo giorni di stato di agitazione, ieri ci sono stati presidi in diverse città, ieri Flc Cgil, Uil, Gilda e Snals hanno rotto le trattative con il ministro dell'Istruzione Bianchi. Chiedono il rinnovo contrattuale, risorse per l'«organico Covid» tra il personale Ata, interventi che non ci sono stati per diminuire gli alunni per classe, non solo nei grandi centri urbani ma su tutto il territorio nazionale. E, ancora: il precariato sul quale continua a reggersi la scuola in Italia. Oggi i sindacati annunceranno, in una conferenza stampa, altre proteste, probabilmente uno sciopero generale a dicembre. 

Un milione di posti di lavoro con il Recovery Fund?
Ne è convinto il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta. Ne parla Andrea Bassi sul Messaggero (p. 9). “Un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Duecentomila assunzioni l'anno grazie all'effetto volano del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. A questi ingressi, sempre nel prossimo quinquennio, si aggiungeranno altri 700-800 mila dipendenti che saranno assunti nelle amministrazioni pubbliche. Una parte, 100-120 mila l'anno, a tempo indeterminato grazie allo sblocco del turn over, la sostituzione con nuove assunzioni dei dipendenti che andranno in pensione. Il resto con i contratti a termine di tre anni prorogabili di altri due, legati proprio ai progetti del Pnrr. Un mare di posti di lavoro, insomma. Tanto che Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, parla per il prossimo futuro di un periodo di «vacche grasse» per il lavoro. Anzi. Il problema semmai, ha spiegato il ministro, sarà vedere se nel mercato ci saranno tutte le professionalità richieste, e anche se i prezzi dati, ossia i salari, saranno adeguati ad attirare le persone. Ed è per questo che il dipartimento della Funzione pubblica ha provato a portarsi avanti e ad anticipare i tempi lanciando il portale per il reclutamento InPa, una sorta di Linkedin della pubblica amministrazione. Tutte le future assunzioni passeranno da qui. Sia quelle legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia quelle ordinarie legate ai concorsi. E la prima selezione legata al Recovery è già pronta a partire. Si tratta del reclutamento di mille esperti e professionisti che dovranno affiancare Comuni, Regioni e Città metropolitane, nei progetti legati al Pnrr. Un banco di prova importante. Anche perché la Pubblica amministrazione negli ultimi mesi ha avuto difficoltà ad attirare professionisti nei suoi ranghi. Per questo, ha spiegato il ministro, a questi esperti saranno garantiti compensi professionali fino a 100 mila euro l'anno…

E Bonomi mette le mani avanti
Sul Sole 24 ore Nicoletta Picchio racconta l’intervento di ieri a Pesaro e ad Ancona del presidente di Confindustria che si dice preoccupato per possibili richieste di aumento di stipendi e per le minacce di sciopero da parte dei sindacati. La sua proposta è quella di concentrare l’intervento sulle tasse sul taglio del cuneo fiscale. “L'inflazione preoccupa molto, sta raggiungendo livelli pericolosi e la ripresa che è un rimbalzo e non una crescita, è già a rischio. Aumento delle materie prime, caro energia: Carlo Bonomi aggiunge anche il timore di un'inflazione salariale alle ombre sul futuro. Una ragione in più per agire sul costo del lavoro, l'unica componente di competitività delle imprese su cui si può intervenire. Il governo sta discutendo la riforma fiscale, ci sono sul tavolo 8 miliardi. Bisognerebbe destinarli tutti a un taglio deciso e consistente del cuneo fiscale contributivo. Anzi, 8 miliardi sono pochi, ne servirebbero almeno 13 per avere un effetto forte. Bisogna avere il coraggio delle scelte, ha incalzato il presidente di Confindustria, che ieri ha parlato all'assemblea degli industriali di Pesaro-Urbino e di Ancona. Si avrebbe il risultato di mettere più soldi in tasca agli italiani e spingere la domanda interna. Se l'export è a livelli record, oltre 500 miliardi, la domanda interna è ferma da anni e dovremo stimolarla. La strada per una crescita stabile e consistente è ancora lunga: anche se riusciremo a ritornare ai livelli pre Covid nei primi mesi del 2022, saremo ancora 4 punti di Pil in meno rispetto al 2008. E dal 2023 occorrerà crescere oltre il 4% per riuscire a restituire il debito emergenziale. Dobbiamo stare insieme, in una partnership pubblico privato. Il presidente Mattarella ci ha invitato più volte a lavorare tutti insieme, il presidente Draghi ha fatto molti richiami al fatto che nessuno può chiamarsi fuori. Bisogna sedersi al tavolo, governo, imprese, sindacati, concentrare gli sforzi per un avanzamento materiale ma soprattutto morale dell'Italia. C'è l'occasione storica di rispondere alle quattro disuguaglianze del Paese: di territorio, di genere, generazionale, di competenza. Non è il momento di scioperare: «gli italiani ci chiedono di stare uniti, 9 su io, come ha detto il presidente Mattarella, hanno dimostrato in questi mesi grande senso civico..”(a pagina 2).

La ricetta di Banca d’Italia
E’ ancora il Sole 24 ore (p.2) a fare il punto sulle proposte della Banca centrale durante l’audizione in Parlamento. “Oltre ad alcuni provvedimenti volti a gestire la graduale uscita dalla fase dell'emergenza, la manovra include interventi con un impatto più strutturale: misure per la riduzione della pressione fiscale, la revisione del sistema degli ammortizzatori sociali, limitate modifiche al Reddito di cittadinanza e alla normativa sulle pensioni. Il filo rosso che attraversa queste misure è la difficile ricerca di un equilibrio tra le loro capacità, da un lato, di sostenere i redditi e la domanda e, dall'altro, di assicurare adeguati incentivi all'attività economica e favorire il necessario processo di riallocazione delle risorse. Questa la "fotografia" della manovra fatta dalla Banca d'Italia. Nell'audizione in Parlamento il capo del servizio Struttura economica, Fabrizio Balassone, ha toccato alcuni punti sensibili. Le scelte sulle pensioni sono giustamente prudenti; in un contesto demografico avverso va tenuto sotto controllo l'onere che ricade su coorti di lavoratori che si vanno assottigliando. Per quanto riguardagli interventi di riqualificazione edilizia «possono risultare utili nella transizione ecologica e sono in grado di esercitare un significativo impulso sulla domanda nel breve periodo. Tuttavia hanno un costo rilevante per i conti pubblici che va valutato anche alla luce del minore impatto di questa tipologia di investimenti sulla produttività e sulla crescita economica nel lungo periodo. Detrazioni con aliquote molto elevate possono determinare un incentivo ad accrescere i costi degli interventi, dato che il contribuente non ha interesse a contenerli; infine, andrebbero valutati gli aspetti redistributivi di queste misure, rivolte ai proprietari di immobili. Balassone ha aggiunto che i bonus presentano elevati rischi di comportamenti fraudolenti connessi con la possibilità di cedere il credito maturato od ottenere uno sconto in fattura. Secondo Agenzia delle Entrate e Uif tali frodi sinora avrebbero gravato sui conti pubblici per circa un miliardo. Poi il tema fiscale: Poiché i redditi da lavoro dipendente rappresentano poco più della metà del reddito complessivo dichiarato, l'obiettivo di ridurre il cuneo fiscale che grava su di essi sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni e trattamento integrativo». Infine le imprese: Il rafforzamento dei sistemi di garanzia pubblica, assieme alla moratoria sui prestiti, è stato cruciale per assicurare liquidità alle imprese nella fase più acuta della crisi pandemica. II proseguimento del percorso di uscita graduale dalle agevolazioni delineato è coerente con la ripresa dell'attività economica.

Sciopero dei taxi, corteo di auto a Roma
Dal Corriere della Sera, p. 37. Oggi 40 mila lavoratrici e lavoratori del comparto dei Taxi sciopereranno dalle 8 alle 22. Tutte le sigle sindacali hanno aderito allo sciopero che culminerà con un corteo a Roma. I tassisti scendono in piazza contro il Ddl concorrenza che a loro giudizio andrà a deregolamentare ulteriormente il settore a favore delle multinazionali.

Su Collettiva.it 
L'apertura di oggi è dedicata alla strage dei morti sul lavoro e all'aumento degli incidenti e delle malattie professionali. L'occasione è data dalla presentazione del sondaggio realizzato dall'Osservatorio Futura per conto della Cgil sulla percezione della sicurezza sul lavoro con interviste ad un campione rappresentativo della popolazione italiana. Il commento dei risultati del sondaggio è affidato alla segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori. Nella rubrica Buona Memoria Ilaria Romeo parla di Argentina Altobelli: "Esattamente 120 anni fa nasceva Federterra, il primo sindacato che si organizzò per rappresentare uomini e donne che lavoravano nelle campagne. Fu anche il primo che ebbe il coraggio di eleggere come segretaria una donna. Lo fece quattro anni più tardi con Argentina Bonetti Altobelli. "lei era lì, presente in questo primo spazio istituzionale dove nacque la concertazione, le prime leggi sociali e le garanzie sul lavoro". Dell'anniversario di Federterra parla anche il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni in un video curato da Giorgio Sbordoni e Davide Colella .

Tutti gli appuntamenti
Per il quadro completo delle iniziative Cgil vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale