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Il Sole24Ore apre col fisco: “Fattura elettronica obbligatoria in arrivo per 1,5 milioni di partite Iva con flat tax”; il Corriere della sera sceglie invece: “Nomine Rai, l'ira di Conte”. Il Messaggero opta per: “Restrizioni e zone rosse, le Regioni avanti da sole”. Stesso tema per la Repubblica, che apre con: “L'aumento dei contagi pesa sui piani del governo”, e la Stampa: “No al modello austriaco. Draghi ferma i governatori”. Il Fatto quotidiano opta poi per la politica interna: “Draghi si mangia la Rai, coi Renzi-Gentiloni boy”. Il Manifesto continua infine a puntare sui migranti: “Male nostrum”.

Interviste
Sul Sole24Ore , a pagina 32, compare un'intervista sull'automotive al finanziere tedesco Matthias Wissmann a firma di Morya Longo: “Sono scettico sull'approccio adottato dall'Unione europea, che spinge l'intera industria automobilistica verso l'elettrico - si legge -. È giusto favorire questa tecnologia in un'ottica di neutralità carbonica, certo, ma non è saggio scartare a priori altre tecnologie. Per esempio la benzina sintetica, anche detta efuel, può essere una valida alternativa pulita. Trovo sbagliato che la politica oltre a porre obiettivi dica anche con quali tecnologie vadano raggiunti: la ricerca va lasciata libera, per arrivare alla fine a un mix di soluzioni. Matthias Wissmann non lascia spazio ad ambiguità: la neutralità carbonica è un obiettivo fondamentale, dice, ma va raggiunta mantenendo anche la neutralità tecnologica. Non con soluzioni imposte dall'alto. Questa opinione Wissmann l'ha maturata dall'alto di una lunga esperienza: se oggi è Senior Advisor dell'International Advisory Board della banca d'investimento Houlihan Lokey, in passato è stato ministro della Ricerca scientifica e dei Trasporti in Germania (1993-1998), presidente dell'Associazione tedesca dell'industria automobilistica VDA (2007-2018) e presidente dell'Associazione internazionale dei costruttori automobilistici OICA (2016-2019). Le sue sono insomma parole che pesano”.

Sulla Stampa, a pagina 11, Annalisa Cuzzocrea intervista invece la vicepresidente dell'Emilia Romagna Elly Schlein sulla vertenza Saga Coffee: “C'è stato un annuncio improvviso da parte del gruppo Evoca che da un giorno all'altro ha deciso di chiudere la Saga Coffee, un'azienda che ha 222 lavoratori, di cui 1'80% donne. Persone che avevano un lavoro sicuro e per le quali, in quel territorio, è molto complicato trovarne un altro. È come se nell'Appennino bolognese ogni posto di lavoro valesse doppio. Per questo, la frattura dovuta a questa chiusura rischia di ripercuotersi in tutta la vallata. Non ce la possiamo permettere. Cosa le hanno detto queste persone? Una delle donne del presidio ha detto: Vedo buio, i miei figli non avranno un futuro. Questa storia è paradigmatica, abbraccia ogni sorta di disuguaglianza: territoriale, sociale, di genere. Il nostro è un Paese rugoso e le aree interne montane vanno salvaguardate. Non si può prima spremere un territorio e poi, in nome del profitto, delocalizzare la produzione altrove. I sindacati denunciano che non c'è un problema di calo della produzione. Hanno ragione, non è un problema di mercato. Il Paese deve ridarsi una politica industriale, mandare un segnale alle multinazionali. Dire loro che non sono, non possono essere, le padrone del mondo. Questa logica predatoria non è sostenibile per la società né in Italia né in Europa. Dobbiamo decidere se consegnarci agli umori delle multinazionali o se governare le grandi transizioni che stiamo attraversando, quella ecologica, quella digitale, con politiche che siano redistributive”.

Alessandro Zaccuri di Avvenire, a pagina 19, pone poi delle domande sul cambiamento climatico all'economista spagnolo Joan Martínez Alier. Si legge: “Le popolazioni indigene costituiscono il 5% degli abitanti del pianeta, ma sono coinvolte nel 40% dei conflitti ecologici. Non si battono per tutelare un diritto o per ottenere una qualche forma di riconoscimento. La loro è una lotta per la sopravvivenza, né più meno. Per quali motivi? Dall'Artico all'Amazzonia, le popolazioni indigene vivono nelle zone più interessate all'estrazione di risorse. Quando manifestano, sono spinte da un'emergenza di tipo locale, ma in realtà i fenomeni che denunciano sono sempre destinati ad avere conseguenze globali, specie per quanto concerne i cambiamenti climatici. Qualcuno, però, non è ancora persuaso di questa correlazione. Qui non siamo nell'ambito delle opinioni, ma dei fatti: concreti e misurabili. Il dato decisivo è quello relativo alla concentrazione dell'anidride carbonica, per il quale disponiamo di una serie storica risalente alla metà del secolo scorso. La cosiddetta curva di Keeling dimostra in modo inoppugnabile che in questo arco di tempo la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera terrestre è aumentato di trecento parti per milione. Sono numeri conosciuti e verificati. Non c'è alcun dubbio che questo incremento influisca in modo determinante sull'innalzamento delle temperature. Allo stesso modo, è risaputo che c'è un solo modo per evitare il peggio. E quale sarebbe? Abbassare drasticamente la curva di Keeling. Il che è purtroppo impossibile, almeno alle condizioni attuali”.

Editoriali e commenti
Il fondo del Corriere della sera è affidato a Federico Fubini, che si occupa di inflazione: “E' possibile che, dopo il decennio deflattivo, anche l'Italia e l'Europa stiano seguendo gli Stati Uniti in una nuova fase di crescite sostenute dei prezzi? Le famiglie italiane continuano a comportarsi come se pensassero di no, convinte di essere sempre nel mondo di ieri, deflattivo, lento, povero di iniziative. Si comportano come se l'Italia restasse la solita bella addormentata, un Paese senile dove non c'è fretta di impiegare i soldi in consumi o investimenti, perché tutto domani costerà uguale o anche meno. Così ogni mese i risparmiatori continuano a depositare sempre più denaro liquido sui loro conti: a settembre 1.143 miliardi, tredici più che a giugno. Uno fa qualcosa del genere solo se in cuor suo pensa che il denaro non si deprezzi mai, ma questa è un'illusione. L'inflazione registrata in Italia a ottobre comporterebbe una tassa di 34 miliardi all'anno che le famiglie italiane si autoinfliggono - sotto forma di perdita di potere d'acquisto - solo perché tengono il loro denaro liquido e fermo. Eppure nessuno protesta e questo in sé è straordinario. Fosse il governo a proporre in legge di Bilancio un prelievo di un decimo di quella somma, i partiti entrerebbero in agitazione, le categorie scenderebbero in piazza, nei talk show non si parlerebbe d'altro. Invece accettiamo in silenzio una tassa dieci volte superiore — autoinflitta, evitabile e inutile — solo perché la deflazione è così marchiata a fuoco nelle nostre menti che non pensiamo esista un mondo diverso in cui è urgente muoversi, prendere iniziative, investire, pensare a come far fruttare le risorse”.

Sulla prima del Messaggero, invece, Alberto Brambilla scrive di mercato del lavoro in termini assolutamente liberisti: “Quanto alla Cassa integrazione guadagni, che il ministro Orlando vorrebbe addirittura estendere alle aziende decotte e a quelle con più di 5 dipendenti, vale la domanda: chi controllerà questi nuovi beneficiari all'interno di piccole realtà che comprendono la quasi totalità delle attività commerciali, artigianali e di servizi oltre a quelle turistiche? Con quale esercito di ispettori? Con grande probabilità avremo abusi forse peggiori di quelli perpetrati attorno al Reddito di cittadinanza. Figurarsi poi se dovesse passare l'ipotesi sugli ammortizzatori sociali e sui lavori gravosi proposta sempre dal ministro Orlando: sarebbe ancor più difficile trovare gente disposta a lavorare. Sicché continueremo ad avere tante difficoltà non solo per le posizioni qualificate ma anche per buona parte delle mansioni con bassa qualificazione: un tema sul quale si dovrebbe riflettere a lungo. Il fatto poi che la maggior parte dei contratti siano a termine, non significa che si sta precarizzando il lavoro e che quindi devono essere ripristinate le limitazioni normative per le assunzioni a termine sospese nel corso della pandemia: semplicemente, stiamo entrando in un nuovo modello di sviluppo, peraltro buoni u

Il fondo di Avvenire è dedicato all'Africa. Lo firma Francesco Gesualdi: “Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati per il 2030, ai Paesi del Sud mancano tutti gli anni 2.500 miliardi di dollari. Anche a causa dei mancati introiti fiscali provocati dalle indebite fughe dei profitti minerari. Certi 'paradisi' sono in realtà l''infemo' dei più poveri. Se ad occuparsene è anche il Fondo Monetario Internazionale, vuol dire che tutti si stanno rendendo conto che il problema esiste ed è serio. Si tratta dell'aggiramento fiscale messo in atto dalle multinazionali minerarie che operano nei Paesi africani a sud del Sahel, Grosso modo una quindicina, se si escludono i produttori di petrolio. Secondo i dati del 2018, dieci dei maggiori Paesi minerari del mondo si trovano in Africa subsahariana per un fatturato complessivo annuale stimato in 350 miliardi di dollari: cobalto e tantalio nella Repubblica democratica del Congo, diamanti in Botswana, oro in Liberia, Burkina Faso e Tanzania, bauxite in Guinea, rame in Zambia, platino in Sudafrica, uranio in Namibia. L'Africa contribuisce all'incirca al 30% della produzione mondiale di questi minerali, ma con l'avvento dell'auto elettrica e delle altre tecnologie utili a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, l'Africa diventerà importante anche per grafite e manganese di cui sono particolarmente ricchi Gabon, Ghana, Mozambico, Madagascar e Zimbabwe”.

Economia, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore, a pagina 2, Marco Rogari torna sulle pensioni: “La road map è stata abbozzata da Mario Draghi e dai leader di Cgil, Cisl e Uil nell'incontro di martedì a palazzo Chigi che ha segnato il disgelo tra governo e sindacati dopo l'ultimo teso faccia a faccia prima del varo della manovra, con tutto il suo carico di misure ora all'esame del Senato. A cominciare da quella Quota 102 che non piace affatto a Cgil, Cisl e Uil. La possibilità di uscita nel solo 2022 con almeno 64 anni d'età e 38 di contribuzione rimane "blindata". Mentre nell'anno successivo potranno essere adottate altre soluzioni, tutte in ottica "contributivo", partendo dalle opzioni già sul tavolo per consentire il pensionamento con 64, 63 e anche 62 anni d'età, come per altro chiedono i sindacati. L'ipotesi "64+20" Tra le opzioni sotto la lente dei tecnici dell'esecutivo c'è quella, indicata anche nel dossier della Commissione tecnica sulla riforma previdenziale istituita tre anni fa dall'allora ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che permette il pensionamento anticipato, con ricalcolo contributivo del trattamento, con un minimo di 64 anni d'età e 20 di versamenti al raggiungimento di un ammontare mensile pari a 1,5-2,5 l'importo dell'assegno sociale”.

Sullo stesso quotidiano, ma a pagina 6, Giorgio Pogliotti scrive di lavoratori mancanti in edilizia e industria. “Continua ad attestarsi su livelli molto alti il mismtach tra domanda e offerta di lavoro. II tasso dei posti vacanti, ovvero l'indicatore relativo ai posti retribuiti per cui i datori di lavoro sono alla ricerca di candidature non avendo trovato i profili appropriati, nel terzo trimestre ha raggiunto il picco dal 2016 (inizio delle serie storiche Istat): il disallineamento si fa sentire soprattutto per industria e costruzioni. Secondo 1'Istat tra luglio e settembre 2021, il tasso di posti vacanti destagionalizzato è stato pari all'1,8%, su questo valore troviamo le imprese dei servizi, mentre per quelle dell'industria ha raggiunto 1'1,9%. Il confronto con il trimestre precedente segnala un incremento nell'industria (+0,3 punti percentuali) e un decremento nei servizi (-0,2 punti percentuali). Quanto alle imprese con almeno dieci dipendenti, nel terzo trimestre il tasso di posti vacanti è pari all'1,4%, per effetto di un incremento simile nei comparti dell'industria e dei servizi (+0,1 punti percentuali). Dall'Istat, dunque, arriva un'ennesima conferma di un fenomeno rilevato dalla stessa Commissione europea, oltreché dai principali istituti di ricerca e dalle banche dati, a partire dal sistema Excelsior: il mercato del lavoro ha ripreso a girare, in parallelo all'andamento del Pii, ma le imprese faticano a trovare 1 profili giusti, soprattutto nei Settori iu cui la domanda è maggiore (si pensi al settore delle costruzioni spinto dai bonus edilizi)”.

Il Messaggero a pagina 16, si occupa invece del salvataggio di Gkn. “Ieri dalla multinazionale che produce componentistisca per l'automotive - si legge - è partita una lettera alla volta del Mise, della Regione Toscana e dei sindacati, per sollecitare la convocazione di un tavolo sindacale, così da poter avviare l'iter della reindustrializzazione. Le tre manifestazioni di interesse sarebbero state raccolte dall'advisor nominato dalla stessa azienda. Non si conosce l'identità dei tre imprenditori, ma nella lettera Gkn assicura: si tratta di imprese 'di comprovata fama'. Con la nuova convocazione, sempre secondo le richieste dell'azienda, l'iter della reindustrializzazione dovrebbe essere avviato 'a partire dalla verifica sullo strumento della cassa integrazione per cessazione attività, che consentirebbe un instradamento immediato del percorso'”.

Sulla Stampa, a pagina 11, Luca Monticelli analizza i dati dell'Inapp sul mercato del lavoro: “Part time e a termine. Sono tra le forme di contratto più usate per far lavorare le donne, soprattutto giovani e al Sud. Anche molti uomini sono colpiti dal boom del part time "involontario", cioè non scelto dal dipendente ma imposto dall'azienda. Su 3,3 milioni di contratti attivati nei primi sei mesi di quest'anno, il 35,7% (1 milione e 187 mila) - uno su tre - è stato, appunto, part time. Il dato arriva dal rapporto dell'Inapp che lancia l'allarme sull'aumento delle differenze di genere. Quasi la metà (il 49,6%) delle nuove assunzioni femminili è a tempo parziale contro il 26,6% degli uomini. I142% di questi contratti rivolti alle donne associa al regime orario ridotto pure una forma contrattuale a termine o discontinua, penalizzazione che invece riguarda solo il 22% della nuova occupazione maschile. L'essere under 30 e vivere al Sud, rileva l'Inapp - l'Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche, un tempo chiamato Isfol - continua a rappresentare una condizione di svantaggio ulteriore”.

Sulla Stampa, infine, a pagina 25, Gabriele De Stefani scrive della crisi del settore dei supermercati: “Incide soprattutto l'evoluzione dei comportamenti di consumo, che impone alla grande distribuzione di ripensare un modello che non regge più. C'è l'esplosione del digitale, ovviamente: le catene faticano ad essere competitive nell'e-commerce e soprattutto a evolvere verso l'omnicanalità, cioè la capacità di integrare i canali di vendita digitale e fisica, dando al consumatore esperienze oltre che acquisti, servizi oltre che prodotti. Acquisto online dopo aver provato e toccato con mano nel negozio o viceversa. «L'affinamento della capacità di appagare gli aspetti emozionali o esperienziali dell'acquisto è una via inevitabile in un'ottica di differenziazione» scrive l'area studi di Mediobanca nell'Osservatorio sulla grande distribuzione. L'evoluzione del comportamento dei consumatori è ora accelerata dagli strascichi della pandemia: da un lato la maggior propensione al risparmio in tempi di incertezza (scesa al 12,9% a settembre, ma ancora ben più alta del pre-Covid), dall'altra la riduzione del potere di acquisto per la fiammata dell'inflazione che terrà i prezzi alti ancora per diversi mesi (Confesercenti stima un calo degli acquisti di 9,5 miliardi in due anni) e l'abitudine a frequentare meno i luoghi affollati come i centri commerciali in favore del ritorno al negozio di vicinato, più rassicurante dal punto di vista sanitario”.

Oggi Collettiva apre con un'intervista al segretario della camera del lavoro di Trieste, Michele Piga, sulla mobilitazione dei novax che rischia di oscurare le iniziative sindacali per il rilancio del porto. Largo poi alle parole del segretario generale della Cgil Landini sulle pensioni: " E' il momento di cambiare la riforma Fornero".

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda.