L’incontro tra governo e sindacati ha sancito la distanza. Non solo sulle pensioni. A chi verranno tagliate le tasse con gli 8 miliardi stanziati in Legge di Bilancio? E come saranno riformati davvero gli ammortizzatori sociali e quante le risorse a disposizione? Insomma il lavoro non sembra essere al centro delle politiche dell’esecuto. Cgil Cisl e Uil valutano la risposta da mettere in campo con le mobilitazioni.
Mentre in Sicilia e Calabria si consuma l’ennesima tragedia: colpa del clima, colpa dell’uomo e del dissesto idrogeologico compiuto.
Una buona notizia c’è: ieri il Parlamento ha definitivamente approvato la legge sulla parità salariale. Sue considerazioni, se serve una legge nonostante la nostra Costituzione siamo messe male. E da sola una legge non basta.

Prime pagine

La notizia del giorno, per quasi tutti i giornali è l’incontro tra Cgil Cisl e Uil e premier finito senza accordo, eppure Il Sole 24 Ore vi dedica, in prima, un trafiletto. I titoli di prima riguardano tutt’altro: “Venture capital, 2 miliardi in arrivo”, e in taglio centrale “Brevetti e software, il governo pronto a correggere la rotta sulla fase transitoria”.
Il Corriere della Sera, invece: “Alta tensione sulle pensioni” e tra sommario e occhiello scrive: “Domani il Consiglio dei ministri. La Lega propone Quota 41. Landini (Cgil) pronti alla mobilitazione. Rottura tra governo e sindacati. Draghi va avanti: la manovra non si cambia”.
Stesso taglio, anche più netto: quello de La Repubblica: “Pensioni, Draghi respinge le richieste dei sindacati” e il sommario spiega: “Palazzo Chigi contrario a modificare la manovra. Landini (Cgil): “è andata male, pronti allo sciopero. Possibile il ritorno di Opzione donne e l’ampliamento sull’Ape sociale. Sul fisco deciderà il Parlamento”.
Il Messaggero: “Pensioni, strappo più vicino. Aumenti di merito agli statali”.
Per La Stampa: “Draghi-sindacati, è rottura”, nel sommario: “Cgil, Cisl e Uil accusano: proposte inaccettabili, il governo ci lavora contro. E il premier lascia il tavolo”.
scelta completamente differente quella compiuta da Il Fatto Quotidiano: “4 capi di sartoria gratis per Figliuolo”.
Grande foto notizie, de Il Manifesto, ritrae il tavolo dell’incontro tra governo e sindacati. Il titolo è tranciante: “Indietro tutta”. La spiegazione: “È rottura fra governo e sindacati, con Draghi che lascia il tavolo. Il governo dice no a una riforma strutturale delle pensioni: solo proroga di un anno per opzione Donna e piccolo allargamento dell’Ape social. Dal 2022 torna tutta la Fornero. E sul fisco partiti e ministri restano divisi”.

Altra questione, e non poteva essere diversamente, che trova spazio nelle prime pagine di oggi è il nubifragio in Sicilia e Calabria.

Le interviste

L’incontro tra governo e organizzazioni sindacali si è concluso dopo le 20 quindi i giornali non hanno fatto in tempo a intervistare su questo, l’unico che fa eccezione è Avvenire che interpella Elsa Fornero: “Alt ai demagoghi, non c’è una priorità diversa. La priorità resta dare un futuro ai giovani”.

E di giovani parla il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che commenta le risorse destinate a scuola e università dal Pnrr (pag. 2 de La Repubblica): “Durante la pandemia ci siamo accorti di quanto ci è mancata; siamo tornati ad apprezzare l'idea che la scuola è il pilastro delle nostre comunità, il posto dove non solo si apprendono le varie discipline, ma si impara a vivere insieme. Credo che la pandemia ci abbia messo davanti agli occhi i problemi dei nostri figli che non sono nati con la didattica a distanza. C'era bisogno di rimettere gli studenti al centro di una scuola in grado di essere anche affettuosa”. E dopo la riflessione generale il ministro prosegue: “Non ci sono mai stati tanti soldi per la scuola. Con due obiettivi principali: il primo investire sugli ambienti scolastici, metterli in sicurezza ma anche modificarli per una didattica più partecipata, con più laboratori, con aule in grado di adattarsi a diverse esigenze. Il secondo, permettere ai ragazzi di tutto il Paese di avere le stesse opportunità per combattere la dispersione che colpisce soprattutto il Sud. Questo vuol dire ad esempio aumentare i nidi”. Riccardo Luna chiede: “Andiamo al concreto, nel Pnrr avete 17,59 miliardi da spendere in cinque anni: come”?
Bianche risponde: "Partiamo dagli spazi, nuove scuole e riqualificazione di quelle esistenti. Le faranno i Comuni e le Province con il supporto di Cassa depositi e prestiti e Agenzia per la coesione. Abbiamo l'occasione di superare il concetto di aule, corridoi lunghissimi e porte chiuse per puntare su laboratori, palestre e mense. A novembre partono i bandi per i primi 5 miliardi".

Tra cinque anni che scuola sarà?
"Ci saranno più asili nido, per permettere a tutti i bimbi di avere le stesse opportunità già prima della scuola primaria".

Farete una riforma della scuola media?
"Va rafforzato il ruolo di orientamento verso le superiori dove la scelta degli Istituti tecnici e professionali andrà resa più qualificante anche con la riforma che stiamo approvando. Queste scuole saranno sempre più legate al territorio per inserirti subito nel mondo del lavoro".

“Osservando il Pnrr” Il Sole 24 Ore ascolta la ministra delle pari opportunità e famiglia Elena Bonetti, la conversazione prende il via dal finanziamento per l’Assegno Unico che parte da gennaio: “Sì, si tratta di uno stanziamento imponente, di 20 miliardi di euro l’anno. Finalmente un grande investimento per tutti i figli in tutte le famiglie. Ci sarà poi un importante incentivo per le lavoratrici madri: a parità di reddito l’importo per l’assegno sarà aumentato nel caso in cui entrambi i genitori lavorino. Una misura che mira ad evitare l’abbandono del lavoro da parte delle madri”. E poi la ministra elenca gli altri provvedimenti in dirittura già previsti: il congedo di paternità obbligatorio, il piano anti violenza, la nascita di un Osservatorio nazionale sulla parità. E poi, ricorda, ieri è stata approvata in via definitiva dal Parlamento la legge sulla parità salariale.

Politica e a tutto campo la conversazione tra Romano Prodi e Federico Fubini, pubblicata a pag. 6 del Corriere della Sera, afferma il professore: “…In economia vi sono nuovi elementi che favoriscono il cambiamento: gli errori fatti 10 anni fa, la Brexit e soprattutto la nuova consapevolezza tedesca che non vi può essere sviluppo della Germania senza che il paese resti inserito in Europa. Queste realtà hanno cambiato l’atmosfera. Quindi noi oggi abbiamo più spazio per la ripresa”. L’intervistatore domanda se in Italia abbiamo messo a fuoco le priorità giusta, ex premier risponde: “Il ritardo non è nuovo. Ciò che lo rende più visibile è che siamo assenti in alcune delle catene del valore vitali. Chiamiamolo effetto- mascherine. Improvvisamente, ci troviamo spiazzati e questo mette a nudo la crisi industriale europea. Ma sarebbe un errore darci per sconfitti. Anche nell’aereonautica l’Europa era perdente e poi abbiamo fatto Airbus. Dobbiamo realizzare qualcosa di simile nei semiconduttori e fra qualche anno ce la faremo. Le grandi decisioni sono in mano alle imprese oligopolistiche mondiali. Noi – noi italiani – non abbiamo nessuno che sieda con forza a quei tavoli e gli europei non si mettono d’accordo……Grande è l’attenzione alla macroeconomia, scarsa l’attenzione alla microeconomia. Ci vuole un punto di riferimento che prema sui grandi gruppi globali e abbia una squadra di tecnici che presenti loro i punti di forza italiani. Ma il ministero dello Sviluppo economico non ha ancora costruito una struttura ad hoc: è tutto rivolto alla gestione delle crisi industriali. Cosa importante ma diversa”. La conversazione è assai lunga ma merita di esser letta tutta.

Editoriali e commenti

Lo ricordavamo, ieri il Parlamento ha definitivamente approvato la legge sulla parità salariale. Su La Repubblica ne scrive la sociologa Chiara Saraceno: “
La legge sulla parità salariale approvata in via definitiva è un passo importante. Preso atto che, nonostante esistano da tempo norme anti-discriminatorie, le differenze salariali tra uomini e donne persistono a causa di forme di discriminazione nell'attribuzione di mansioni, nei passaggi di carriera, oltre che in modelli organizzativi che rendono difficile a molte donne partecipare alla vita dell'azienda, la legge allarga la nozione di discriminazione diretta e indiretta già contenuta nell'articolo 25 del decreto legislativo n. 198/2006 per includere, appunto, anche atti di natura organizzativa, o che incidono sull'orario di lavoro, che possono mettere in una posizione di svantaggio e impedire di partecipare pienamente alla vita aziendale e di essere considerate per una promozione.

Occorre quindi evitare, per non essere sanzionati, di mettere in atto quei trattamenti - orari di lavoro impossibili, riunioni fuori orario di lavoro, in generale condizioni lavorative che, "in ragione del sesso, dell'età anagrafica, delle esigenze di cura personale o familiare, dello stato di gravidanza nonché di maternità o paternità, anche adottive", pongono o possono porre la lavoratrice in "posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri" addetti, che generano "limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita o alle scelte aziendali" e creano ostacoli riguardo ad avanzamento e progressione nella carriera. ……… Stante la diffusione di piccole imprese in Italia, e la forte concentrazione di donne in esse, questa norma lascia ancora fuori una bella fetta di imprese e di lavoratrici. Ma è già un miglioramento, come lo è l'introduzione non solo di incentivi alle aziende più "virtuose", che potranno fregiarsi della certificazione di pari opportunità, ma di sanzioni per le aziende che non consegnano per tempo il rapporto biennale o che ne consegnano uno che non rispecchia la realtà effettiva. Anche se non è chiaro, in quest'ultimo caso, a chi spettano i controlli e come verranno fatti.

Il tragico stillicidio quotidiano di morti sul lavoro indica come la questione dei controlli, prima che delle sanzioni, sia il punto dolente delle condizioni di lavoro. Anche se non riguarda l'integrità fisica, quando non la sopravvivenza, controllare l'effettivo perseguimento della parità non è una operazione banale, visto che gran parte delle discriminazioni avviene per via indiretta. Non a caso una proposta di Direttiva dell'Unione Europea intesa a rafforzare l'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza delle retribuzioni e meccanismi esecutivi si sofferma molto sulla questione degli indicatori e di come e quali dati vadano raccolti.
Perché la legge venga applicata davvero occorrerà lavorare in questa direzione. Averla approvata è un buon inizio. Ma perché non rimanga puramente simbolica c'è ancora molto da fare”.

Sullo stesso argomento scrive anche Michela Marzano su La Stampa. E dal quotidiano torinese la Professoressa Elsa Fornero invia una missiva al segretario della Cgil: “Caro Landini pensi ai giovani”. Una lettera densa di dati sulla condizione dei ragazzi e delle ragazze, dall’abbandono scolastico ai tassi di laure, fino all’emigrazione dei giovani verso altri paesi. E poi l’invecchiamento della popolazione e la necessità che il sistema previdenziale sia in equilibrio per garantire proprio a loro una copertura finanziaria. Insomma una lunga analisi che comunque fornisce spunti interessanti (pag.3 de La Stampa).

Interrante l’editoriale di Roberto Romano su Il Manifesto: “…. Il documento programmatico di bilancio 2022, cornice della Legge di Bilancio, delinea gli interventi che dobbiamo attenderci? Usando una metafora calcistica, i ricchi e le imprese vincono 10 a 2 contro i lavoratori e pensionati. Josè Mourinho, in condizioni di parità, avrebbe già messo in tribuna i giocatori che avessero permesso questa disfatta; nella realtà Mourinho se l’è presa con l’arbitro e non con i propri giocatori che si sono seriamente impegnati. Noi non possiamo fare come Mourinho: la classe dirigente (arbitrale) è troppo parziale e accondiscendente con i più forti.

Le misure finanziarie su “salute e sicurezza” sono inguardabili. Speriamo che almeno ci siano interventi legislativi più pertinenti delle risorse stanziate (40 milioni). La tanto declamata riforma degli ammortizzatori sociali (1,5 miliardi) potrebbe essere riassunta in questo modo: è come svuotare una barca piena d’acqua con un mestolo, sebbene non bucato. Per una riforma appena decente servirebbero almeno 5 miliardi, il minimo sindacale per fare qualcosa di sensato.

Se si prendessero le risorse per contrastare il caro bollette (2+2 miliardi) e fossero utilizzate per una migliore riforma degli ammortizzatori sociali l’impatto complessivo sarebbe verosimilmente più efficace. Ma l’arbitro sembra non essere interessato. La riforma previdenziale non è una riforma bensì un accompagnamento alla Fornero, che prevede 600 milioni. Sarebbero coinvolte 26 mila persone. La Fornero produce poveri pensionati e giovani disorientati, ma è un problema che altri dovranno affrontare, non noi; questo almeno sembra essere il non troppo velato pensiero dell’attuale arbitro. Sul punto la Cgil ha 3 miliardi di ragioni.

Le imprese? Caspita, nemmeno nei tempi più belli il comparto era riuscito a raggiungere così tanti obbiettivi contemporaneamente. Il sostegno alle imprese è maggiore delle risorse destinate agli ammortizzatori e alle pensioni: 6 miliardi nel biennio. Denaro “gratis” e per investimenti che sarebbero costrette a fare comunque. Se le imprese capitalistiche non investono, perché chiamiamo ancora i nostri imprenditori “capitalisti”? Caro Draghi e Franco, perché non facciamo un bello scambio nel mercato riparatore del calcio mercato: i lavoratori e i pensionati cedono le proprie risorse alle imprese e si prendono quelle delle imprese. Possiamo almeno pensare a uno scambio alla pari?

Sui giornali si discute molto dell’anticipo di una parte della riforma fiscale. Il saldo finanziario è di 6 miliardi per il 2022 e 800 milioni per il 2023. È tanto o poco? Ogni volta si stanzia più o meno quella cifra (chi si ricorda Tremonti e Berlusconi?), ma alla fine l’effetto è nullo. È meglio che la riforma venga fatta passo dopo passo e senza nessun anticipo. Così non ha senso. Da quello che poi si legge, i ricchi, con tutte le cautele del caso, hanno sempre qualcosa in più da guadagnarci. Evitiamo anticipi e facciamo le cose seriamente.

Il quadro è desolante. Ovviamente non mancano anche alcuni aspetti interessanti. La sanità sarà interessata da un parziale aumento di risorse, quasi 6 miliardi sul triennio, ma il punto è questo: le risorse sono fondamentali, ma il governo della sanità lo è ancora di più. La regione Lombardia insegna. Abbiamo anche nuovi investimenti pubblici, ulteriori 2 miliardi, ma sono aggiuntivi o legati al PNRR?
Servono correttivi e abbastanza importanti. Il Paese deve almeno realizzare un importante principio liberale: tutti devono partire dallo stesso punto di partenza. Almeno questo deve essere concesso alla squadra di pensionati e lavoro”.

Economia lavoro e sindacato

Tavolo teso tra Draghi e i sindacati. Landini: “Il governo deve investire sul mondo del lavoro o sarà mobilitazione. Non è più accettabile che la crescita continui a produrre precarietà” questo l’incipit dell’articolo d’apertura di Collettiva.it che da conto dell’incontro di ieri tra governo e organizzazioni sindacali Manovra e pensioni, l’accordo non c’è

Scrive Roberto Mania a pag.2 de La Repubblica: “La strategia di Cgil Cisl e Uil non ha funzionato. O almeno per ora appare così. Hanno provato ad alzare il prezzo, ma Draghi non ha ceduto su nulla. Muro contro muro. Landini, Sbarra e Bombardieri hanno chiesto di riformare il sistema pensionistico, di rivederlo strutturalmente, di non tornare quindi alla Fornero, e di abbandonare anche la logica delle Quote per andare in pensione prima dei 67 anni. Draghi rimane sorpreso per i toni, la quantità di richieste, lo scarso spirito dialogante, l’atteggiamento rivendicativo…Spiega che ci sono tante risorse per le politiche sociali oltreché per la riforma del fisco. Alza la voce per respingere l’idea di una nuova riforma pensionistica. C’è già, è la sua tesi. È la riforma Fornero, quella imposta dalla banca centrale europea con la famosa lettera del 2011 firmata da Jean-Claude Trichet e dallo stesso Draghi che da li a poco assumerà la presidenza della Eurotower di Francoforte…..”.

Significativo il titolo del pezzo di Valentina Conte a pag. 4 de La Repubblica “Mini assegni e anticipi impossibili. La previdenza nemica delle donne”. E nel sommario la spiegazione del perché le due “concessioni” che Draghi sarebbe intenzionato a fare, un parziale ampliamento dell’Ape sociale e il mantenimento per un anno di Opzione donne, in realtà continuino a non tener conto della specificità femminile nel mercato del lavoro italiano e quindi a penalizzare di fatto le donne. Sì, anche la tanto enfatizzata Opzione in realtà, pur concedendo in anticipo per la quiescenza in realtà le condanna ad una condizione di difficoltà economica ricalcolando con il contributivo l’intera pensione. Dice il sommario dell’articolo: “Molte lavoratrici hanno carriere discontinue e meno anni di versamento: solo il 31% dei beneficiari di Quota 100 è di sesso femminile, solo il 38% dell’Ape sociale. Chi sceglie Opzione donna prende appena 1.056 euro al mese”.

Massimo Franchi su il Manifesto scrive: “Sulle pensioni vince Salvini e perde il sindacato che rompe per la prima volta con il governo Draghi e deciderà sabato – dopo l’approvazione formale della legge di Bilancio – quale forma di mobilitazione attuare, senza attendere una nuova convocazione per oggi come erroneamente dichiarato dall’ufficio stampa di palazzo Chigi”. E prosegue il cronista: “La richiesta di una modifica strutturale della riforma Fornero fatta da Landini non ha sortito alcun effetto. Draghi praticamente non ha parlato, lasciando al ministro Daniele Franco il compito di spiegare come non ci fossero le condizioni di bilancio per una modifica di quello che il governo ha chiamato «regime ordinario». La posta di bilancio rimane immutata: 611 milioni per il 2022 che calano nel 2023 e 2024 per un totale triennale di 1,5 miliardi: una cifra incompatibile con qualsiasi riforma. Dal primo gennaio dunque per la quasi totalità dei pensionandi e dei lavoratori si torna alla riforma Fornero: età pensionabile a 67 anni per uomini e donne, nessuna flessibilità in uscita, nessuna copertura dei buchi contributivi dei precari, niente «pensione di garanzia”. La conclusione dell’articolo è netta. “Il primo a uscire da palazzo Chigi e commentare è leader Uil Pierpaolo Bombardieri: «L’incontro non è andato bene, sulle pensioni ci sono solo 600 milioni, non ci sono risposte sulla riforma complessiva necessaria. Il sindacato valuterà nei prossimi giorni forme e strumenti di mobilitazione per fare scelte adeguate».

«Si apre una fase di mobilitazione a sostegno delle nostre proposte», gli fa eco Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl.

A chiudere, il segretario Cgil Maurizio Landini: «È stato un confronto molto franco – esordisce – . Se giovedì il governo confermerà questa impostazione nei prossimi giorni valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione», senza escludere lo sciopero generale. «È chiaro quello che ci siamo detti stasera, nessuno può dire che non ha capito», ha detto. «Se poi vorranno confrontarsi con noi siamo pronti a farlo giorno e notte, ma se non dovesse avvenire valuteremo quello che il governo fa e decideremo le iniziative di mobilitazione più adatte»”.

Su tutti i quotidiani la cronaca e i retroscena dell’incontro di ieri sera.

Esiste un’altra questione di disaccordo tra sindacati e governo, la Nadef fissa in 8 i miliardi destinati alla riduzione delle tasse ma come esercitare i tagli, soprattutto a favore di chi? Il governo ha deciso di non decidere e di demandare alle camere la scelta. Ne parlano Carmine Fotina e Gianni Trovati a pag. 2 de Il Sole 24 Ore in un articolo che annuncia anche di essere arrivati al “rush finale per la legge sulla concorrenza”. Scrivono gli autori: “Si giocherà al Senato la partita tra Irpef, Irap e cuneo fiscale sulla destinazione delle risorse per i tagli alle tasse. La versione iniziale della Legge di Bilancio, attesa per giovedì in consiglio dei ministri, si dovrebbe infatti limitare alla costituzione del fondo: 8 miliardi, 6 dei quali aggiunti proprio alla manovra, a cui si affiancano le risorse per eliminare l’agio sulle cartelle……..Il capitolo fiscale della manovra deve poi far quadrare i conti sulle proroghe dei bonus edilizi. Sul punto ieri il Pd ha presentato una mozione che chiede al governo di prorogare fino al 2023 tutti i bonus edilizi per tutte le tipologie di abitazione”. Sulla legge sulla concorrenza, secondo Fotina e Trovati: “nonostante le divergenze con alcuni ministeri, è atteso in Cdm di domani anche il Ddl concorrenza. Il premier aveva rassicurato pochi giorni fa sul varo ‘entro ottobre’ e intende mantenere l’impegno”.

Andrea Bassi su Il Messaggero illustra l’ipotesi di contratto e di aumenti salariali per gli statali annunciato ieri dall’Aran. “Tra i 1247 euro e i 1518 per i funzionari. Una forbice che va dai 616 fino ai 840 per gli assistenti. E, infine, aumenti tra i 218 e 460 euro per gli operatori. Sul tavolo del rinnovo del contratto l’Aran, ha finalmente messo le prime cifre. Si tratta delle cosiddette professioni economiche orizzontale, una sorta di scatti che saranno legati alla valutazione dei dipendenti e alla loro esperienza professionale”

Tra le vertenze in primo piano quella che riguarda Stellantis, scrive Stefano Parola su La Repubblica (pag. 22): “Il rilancio di Mirafiori riaccende la battaglia sindacale dentro Stellantis. La Fiom-Cgil ha deciso di non firmare l’accordo con l’azienda sul futuro del polo torinese: ‘Non accettiamo di sancire la chiusura di Grugliasco’.

Mentre per ciò che riguarda Whirlpool Tiziana Cozzi, a pag. 7 de La Repubblica Napoli, racconta l’Assemblea di fabbrica con la vice ministra Alessandra Todde che ha affermato. “L’azienda non tornerà indietro, ha deciso di chiudere ma noi vogliamo trovare investitori seri per proseguire con un’attività che vi dia un futuro”.

L’apertura di Collettiva.it è dedicata all’appuntamento del Labur20 sul lavoro, prende il via questa mattina a Roma

Labur 20, ripartire dal lavoro di Davide Orecchio
La sfida della giusta occupazione di Susanna Camusso

L’Agenda degli appuntamenti

Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’Agenda di Collettiva.