Sulle prime pagine
In primo piano il dibattito politico sull’estensione del Green Pass e la necessità di arrivare alla definizione di una legge sull’obbligo vaccinale. Ieri molti gli interventi in questa direzione a Cernobbio e per oggi è confermato l’incontro tra i sindacati e gli industriali. Molto forte la voce del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha parlato a Pavia e a Milano all’inaugurazione del Salone del mobile. Dal fronte dei sindacati, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, venerdì ha lanciato un nuovo appello dalla Festa della Cgil di Forlì e ha parlato di tutti i temi caldi ieri in una intervista di Gad Lerner alla Festa del Fatto Quotidiano (vedi più avanti). Intanto prosegue il G20 della salute a Roma. Il ministro Roberto Speranza conferma la volontà di arrivare ad un patto internazionale contro la pandemia. 

Vaccini: la strigliata di Mattarella
Vaccinarsi è un dovere civico e morale. Sergio Mattarella torna a strigliare i no-vax e a condannare gli atti di violenza e le minacce fatte a giornalisti e virologi. Lo fa con i suoi toni usuali, mai fuori decibel, ma con nettezza assoluta. Scrive Giusy Franzese sul Messaggero (p. 6). “Non si invochi la libertà per sottrarsi dalla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”, dice il Capo dello Stato in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Pavia. Mattarella ricorda che il tema della salute come bene pubblico «richiama alla responsabilità sociale e in questo periodo al dovere, morale e civico della vaccinazione. È lo strumento che in grande velocità la comunità scientifica ci ha consegnato per sconfiggere il virus e sta consentendo di superarne le conseguenze non solo di salute ma anche economiche e sociali”. Non manca, il presidente della Repubblica, di condannare le minacce delle ultime settimane nei confronti di chi si spende per una vaccinazione sempre più capillare. Repubblica apre con il titolo: “Mattarella, sferzata ai No Vax”.

Vaccini, oggi l’incontro sindacati e Confindustria
Alle 18 i leader di Cgil, Cisl e Uil incontreranno i vertici di Confindustria e alle 20 quelli di Confapi. Dai due incontri di stasera tra i sindacati e le associazioni imprenditoriali potrebbe venire indirettamente una spinta al governo a procedere verso l'obbligo del green pass per i lavoratori, scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera (p. 9). Le posizioni in campo fanno ritenere improbabile un accordo tra le parti sul green pass per entrare in azienda, come pure auspicato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Per questo, la palla dovrebbe tornare al governo. Che, del resto, col premier Mario Draghi, ha già annunciato di voler estendere il green pass e poi eventualmente l'obbligo del vaccino. In una lettera inviata allo stesso Draghi, i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, confermano il loro “assenso” a un provvedimento di legge per «rendere la vaccinazione obbligatoria per tutti i cittadini», quindi non solo per i lavoratori. Ma questo punto verrà semmai affrontato in un secondo momento. Ora si tratta invece di decidere sul green pass. Confindustria preme per introdurlo e accusa i sindacati di fuga dalle responsabilità. Cgil, Cisl e Uil temono che le imprese, introdotto il green pass, abbassino la guardia sui protocolli anti-Covid e chiamano in causa il governo. Giovedì Draghi presiederà una cabina di regia per risolvere i contrasti nella maggioranza. Ma la strada sembra tracciata: il governo estenderà l'obbligo del green pass ad altre categorie del pubblico impiego, oltre la scuola, se non proprio a tutti i dipendenti pubblici. L'obbligo di certificazione dovrebbe essere esteso anche alle categorie di lavoratori dove esso e già previsto per i clienti: ristoranti, palestre, cinema, trasporti. Per un'estensione a tutti i lavoratori del privato il governo preferirebbe un accordo tra le parti. Sbarra, per la Cisl, ha lanciato segnali di apertura ma Landini (Cgil), dalla festa del Fatto quotidiano, ha ribadito che "la soluzione migliore è l'obbligo vaccinale per legge mentre il green pass è un modo per aggirare la questione". E ha alzato il tiro sul governo e sulla sinistra: "Ha fatto leggi peggiori sul lavoro rispetto alla destra e non ha corretto quelle di destra". Confapi propone un avviso comune per chiedere al governo l'obbligo vaccinale. 

I vaccini su Collettiva
A proposito di vaccini, green pass e regole specifiche per la scuola, su Collettiva parla la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi. 
Sempre su Collettiva la lettera dei tre segretari generali di Cgil, Cisl, Uil al governo.
Dal segretario generale Maurizio Landini, alla Festa della Cgil di Forlì, un nuovo appello agli industriali: "Le contraddizioni della politica non devono ricadere sui lavoratori". E ieri il segretario generale, partecipando alla Festa del Fatto Quotidiano, ha parlato di tutti i temi sul tappeto durante l’intervista condotta da Gad Lerner. Collettiva ha trasmesso l’evento in diretta. 
Sempre su Collettiva è la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori a rimettere i puntini sulle i di un dibattito distorto in funzione antisindacale: “I vaccini salvano la vita e occorre fare in modo che tutti li ricevano ma spetta al governo decidere se renderli obbligatori. Inaccettabile scaricare sul sindacato le contraddizioni e le debolezze della politica, come è inaccettabile eludere protocolli e accordi nati per tutelare la salute di chi lavora o scaricare sulle sue spalle i costi della quarantena.  Da sempre la Cgil si è battuta e lavora per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Spesso non in ampia compagnia. Quando la pandemia si è affacciata nel nostro Paese abbiamo conquistato - sì, conquistato - i protocolli anti-Covid che hanno consentito alle aziende di continuare a produrre o riaprire, senza diventare luoghi di contagio. Ricordo che fummo noi a chiedere di rivedere i Documenti di valutazione dei rischi aziendali, per inserirvi il rischio biologico e il rischio batteriologico e virale. Confindustria, insieme alle altre organizzazioni datoriali, tranne alcuni, si rifiutarono nella maniera più categorica di permettere agli Rls nei luoghi di lavoro di modificare quei documenti. Se quelle modifiche allora fossero state fatte, oggi lavoratori e lavoratrici sarebbe ancor di più al sicuro.

Domenica tragica a Pomigliano d’Arco
Doveva essere un giorno festivo, ma oramai siamo alla barbarie, si muore anche di domenica. Certo è che gli omicidi nei luoghi di lavoro, perché di questo si tratta, non trovano adeguate risposte da parte degli organi preposti al controllo. Basta chiacchiere: bisogna introdurre il reato di omicidio colposo. Bisogna punire in modo esemplare chi nell'organizzazione del lavoro è imprudente e poco attento alla vita e alla salute dei lavoratori". E' quanto afferma il segretario generale della Fillea-Cgil di Napoli, Giovanni Passaro, in merito alla morte dell'operaio schiacciato da una balestra a Pomigliano d'Arco.

Le interviste
Obbligo vaccinale per legge? Parla Ricciardi
“La pandemia potrebbe durare anni o finire nei 2023. I Paesi del G20 sanno che per superarla devono collaborare e pensano a un piano per sospendere i brevetti dei vaccini e costruire gli impianti di produzione delle dosi nei Paesi svantaggiati”. Lo afferma Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all'Università Cattolica e consulente del ministro della Salute Speranza, in una intervista su La Stampa (p.7) dove parla anche della legge sull’obbligo vaccinale. Come sta andando il G20 sulla salute? “Direi bene, lo scorso di Riad era fallito a causa di tante divergenze che ora vengono superate. Tutti hanno capito che lo status quo è inaccettabile. I Paesi non possono andare ognuno per conto proprio, ma devono collaborare per arrivare a risultati in tempi brevi. Ora la Cina ha 27 contagi al giorno e gli Stati Uniti 100 mila, però non conta. Tutti sono d'accordo nel pensare a un piano comune”. Cosa fare dunque? “Il punto da cui si parte è che il vaccino deve essere un bene pubblico globale e non un beneficio dei Paesi ricchi. La strada dunque è quella molto controversa della sospensione dei brevetti e del trasferimento tecnologico a livello internazionale”. Per quanto riguarda il nodo controverso dell’obbligo vaccinale e della legge, Ricciardi è chiaro: “Per tutelare la salute, e l'economia, bisogna incrementare la vaccinazione. Se non bastasse il Green Pass andrebbe preso in considerazione l'obbligo”. Ma il Green Pass va esteso a tutti i lavoratori? Chiede Francesco Rigatelli: “Sì, agli statali, alle forze dell'ordine e gradualmente a tutte le attività che prevedono assembramenti al chiuso”. E nel caso di obbligo sarebbe totale o relativo come domandano gli economisti Boeri e Perotti? “La domanda sulla reale fattibilità dell'obbligo è sensata, ma per ora non c'è ancora un piano operativo su come trasformare l'idea in legge". Secondo lei alla fine ci si arriverà? "Un Green Pass esteso e ben controllato potrebbe bastare “... .

Locatelli: l’obbligo per legge è possibile
“L’introduzione dell'obbligo di vaccinazione anti Covid è una decisione che spetta alla politica. II premier Draghi e il ministro Speranza sono stati chiari. E una delle opzioni da considerare, attuabile anche in base all'articolo 32 della Costituzione”. Lo dice Franco Locatelli, coordinatore del Cts, in una intervista sul Corriere della Sera a cura di Margherita De Bac (p.5). Appena uscito da una seduta del Geo in Campidoglio, Franco Locatelli preferirebbe concentrarsi sui problemi dei Paesi a reddito medio-basso. Ma il dibattito sull'estensione del green pass e dell'obbligo vaccinale e sul tavolo del governo, lo stesso capo dello to Sergio Mattarella è intervenuto in maniera esplicita sull'argomento. II coordinatore del Comitato tecnico scientifico lo ha ascoltato mentre era impegnato nel vertice internazionale:

Riccardo Illy: molto meglio la legge
Diritto per se stessi. Dovere nei confronti degli altri e di chi non può, per patologie o altro, proteggersi con tamponi gratuiti l'immunizzazione”. Lo dice Lo dice l’imprenditore del caffè Riccardo Illy in una intervista su La Stampa (p.9) a cura di Francesco Spini. Dalla Fiom dicono che l'obbligo di Green Pass sia un modo ma per me il vaccino per scaricare sulle parti socia è anche un dovere un tema che in realtà riguarda il governo. Concorda? “Un po' di ragione in questo c'è, il ragionamento fila. Io infatti sono favorevole al vaccino obbligatorio. Se il vaccino è un dovere, allora è anche un obbligo”. Nel sindacato a lungo si è parlato di possibili discriminazioni... “Sono contento che abbiano cambiato posizioni. L'incontro di oggi è opportuno: una richiesta congiunta di Confindustria e sindacati per la vaccinazione obbligatoria potrebbe dare la spinta decisiva”. Lei ha mai pensato di adottare in autonomia il Green Pass nel suo gruppo? “Di casi ne abbiamo avuti pochissimi e risalgono a mesi fa. Oggi non vedo necessità di iniziative individuali. Serve una legge, o un accordo”…

I temi economici
Il ministro Franco conferma il taglio al cuneo fiscale
Taglio del cuneo fiscale sul lavoro al centro della riforma fiscale a cui sta lavorando il governo. L'indicazione espressa ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio da Daniele Franco conferma l'impostazione che lo stesso ministro dell'Economia aveva dato a luglio, parlando davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato. Ma non scioglie del tutto il nodo dei tempi. Lo spiega Luca Cifoni sul Messaggero (p.5). “La riforma fiscale deve disegnare un carico fiscale quanto più possibile favorevole ai fattori della produzione, in particolare all'utilizzo del fattore lavoro - ha detto Franco - quindi l'intervento sull'Irpef e sul cuneo fiscale saranno gli elementi centrali della riforma del sistema fiscale". Proprio dal lavoro di ricognizione delle commissioni era uscita l'indicazione di un intervento sul terzo scaglione dell'Irpef, quello che sulla quota di reddito compresa tra 28 mila e 55 mila euro l'anno. L'ipotesi di inserire in manovra un mini-taglio dell'Irpef sui redditi tra 28 mila e 55 mila euro l’anno applica un’aliquota nominale del 38 per cento. E veniva suggerito anche di livellare le attuali aliquote marginali effettive, ovvero il prelievo diretto o indiretto sugli incrementi di reddito: un fattore che tipicamente disincentiva le persone a lavorare di più.

Sul reddito di cittadinanza è scontro elettorale
Se ne parla molto oggi sui quotidiani. Su La Stampa è Francesco Spini a fare il punto (p.10). L'ennesima battaglia sulla povertà scatta dove di poveri non c'è nemmeno l'ombra: al Forum Ambrosetti, scrive Spini. Nella elegante sala a sfondo blu di Villa d'Este, Giorgia Meloni blandisce manager, finanzieri e imprenditori. “Non sono d'accordo con Giuseppe Conte sul fatto che il reddito di cittadinanza sia una buona misura — dice la leader di Fratelli d'Italia —. Il reddito di cittadinanza è metadone di Stato”. Sì, avete capito bene, dice alla platea di Cernobbio: “È esattamente lo stesso principio del mantenimento a metadone di un tossicodipendente: ti mantengo nella tua condizione, non voglio migliorarla. E io non penso che questo sia un provvedimento di sviluppo...". Abordo lago, ci sono 8 ministri e, tra essi, il titolare del Lavoro, Andrea Orlando, s'arrabbia. “Chi usa queste metafore — ribatte il ministro — probabilmente non si rende conto di che cosa sia la povertà”. Certo, concede Orlando, “credo che ci siano delle modifiche da fare, ma sarebbe un passo indietro tornare a essere l'unico paese senza uno strumento di lotta all'indigenza”. Il reddito “non poteva funzionare sulle politiche attive del lavoro», argomenta. Ma ha avuto successo come contrasto alla povertà e l'ha diminuita”. Occorre convincere però il numero uno della Lega Matteo Salvini, che sostiene l'esecutivo Draghi ma che qui, a bordo lago, rinsalda platealmente la futura alleanza con Meloni, che sta all'opposizione. Lui è uno che, ai tempi del primo governo Conte (quando Di Maio dichiarò: “Abbiamo abolito la povertà) il reddito di cittadinanza lo ha pure votato: «Lo abbiamo votato ma riconoscere un errore è segno di saggezza — dice ora —. Proporrò un emendamento alla manovra per destinare alle imprese questi soldi», assicura. Insomma, la linea è quella di Meloni, la quale suggerisce di risolvere il problema della povertà esattamente come si può risolvere il problema della tossicodipendenza”...

Stiglitz: far crescere il Pil, non frenare il debito
“Basta regole per frenare il debito, ora il problema è far salire il Pil”. Lo dice Joseph Stiglitz, tra i massimi economisti Usa e premio Nobel, che in una intervista su Repubblica (p.9), dà ragione a chi, come il commissario Paolo Gentiloni e il ministro francese Bruno Le Maire, ritiene che il patto di stabilità europeo vada cambiato, perché privo di basi tecniche e troppo angusto rispetto alla fase che il mondo attraversa. “Quei parametri, intendo i rapporti del 3% di deficit sul Pil e del 60% di debito sul Pil, credo siano stati un grave errore per Europa. Molti economisti l'avevano capito 10 anni fa, quando individuarono la 'golden rule', che esclude dal deficit gli investimenti. Dal punto di vista economico, il Patto di Maastricht è sempre stato senza fondamento: sono numeri sbucati dal nulla; non è che se un Paese supera quelle soglie accade qualcosa. Per gli economisti la questione è più come spendi il denaro, e come gestisci il tuo livello di debito. Se, come l'Europa sembra voler fare, lo spendi investendo nella transizione verde, la tua produttività aumenterà, e potresti evitare il disastro che accadrebbe se non li spendessi. Per questo penso che dire addio ai vincoli di Maastricht sarebbe opportuno”.

Le altre segnalazioni su Collettiva

Nella rubrica Buona Memoria oggi si parla di Gaetano Salvemini

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