L'accordo sulla riforma della giustizia è la notizia di apertura di tutti i quotidiani di oggi. Il Corriere della sera apre con: “Giustizia, trovato l'accordo”; la Repubblica sceglie: “Giustizia, accordo sul filo della crisi”; la Stampa opta per: “Giustizia, Draghi convince di 5 Selle”. Il Messaggero invece apre con: “Giustizia decolla la riforma”, mentre il Fatto quotidiano sceglie: “Conte limita i danni, Cartrabria&C. cedono”. Il Manifesto scrive: “Il mistero della giustizia”, mentre il Sole24Ore vira su altri temi con: “Mps, Unicredit apre alla trattativa”.

Interviste
Sul Sole24Ore, a pagina 2, Carmine Fotina intervista il ministro dello sviluppo Giancarlo Giorgetti. Sui tavoli di crisi si legge: “Serve un'entità unica per attrarre multinazionali. «Reshoring» su misura per il rientro delle produzioni dall'estero grandi competitor industriali come Germania e Francia. L'automotive e soprattutto la filiera della componentistica italiana, dove si sono già palesati primi temuti licenziamenti, sono un fronte particolarmente esposto e la sensazione è che il dialogo con Stellantis, dopo aver ottenuto l'investimento per una gigafactory di batterie per le auto elettriche in Italia, sia destinato a proseguire in modo costante. Se poi si cercasse un'immagine plastica per raffigurare il riposizionamento ecologico forse niente sarebbe più appropriato degli altiforni tarantini dell'ex Ilva. Vista da fuori l'impressione è che quella con ArcelorMittal sia una tregua più che una pace duratura. Per fine agosto, dice il ministro, il governo chiarirà il piano per spendere le risorse del Recovery plan (Purr) e del Just transition fund, una dote che sommando varie linee di Intervento può superare i 3 miliardi. Il punto è che il partner privato, ArcelorMittal, deve a sua volta chiarire quanto punti davvero sulla produzione di acciaio in Italia nel lungo periodo, anche oltre questa fase congiunturale baciata dai prezzi alti. Martedì è in programma una 'call' dice Giorgetti lasciando aperta la porta anche a un'anticipazione della fase 2, oggi fissata a giugno 2022, quando lo Stato salirà”.

Sul Messaggero, a pagina 3, Francesco Bisozzi intervista poi il ministro del turismo Massimo Garavaglia. “Tutti, dico tutti, lamentano la stortura creata sul mercato del lavoro dal reddito di cittadinanza - si legge -. Una stortura particolarmente dannosa, oggi e in futuro. Nella sostanza, il reddito di cittadinanza, ma ci metto anche la Naspi, fanno una vera e propria concorrenza al reddito da lavoro, come del resto sottolinea pure Federturismo. Da sostegno anti-povertà il sussidio dei Cinquestelle si è trasformato dunque in un disincentivo a lavorare? Beh, per capirlo basta sfogliare qualche libro di storia dell'economia o letto una delle tante encicliche della Chiesa sulla dottrina sociale e sul principio di sussidiarietà. Non è un caso se tale principio, abbozzato nella Rerum Novarum di Leone XIII, viene approfondito 40 anni dopo da Pio XI, ossia nel 1929, cioè l'anno della grande crisi americana. L'impatto di quella crisi sull'economia globale non fu molto diverso da quello prodotto dalla pandemia. Nelle due encicliche, e nelle successive che arriveranno negli anni seguenti, viene perfezionato gradualmente il principio di sussidiarietà. E questo stabilisce che la presenza dello Stato deve essere limitata nel tempo, altrimenti distorce l'economia. Esattamente quel che avviene. I percettori attivabili, secondo i dati diffusi dall'Anpal, sono 1,1 milioni. Ma il 75% non cerca lavoro. Come se ne esce? Quando si rompe un ferro da stiro, prima si prova a ripararlo. E se non ci si riesce, lo si cambia. Ecco, credo sia arrivato il mo mento di cambiare il meccanismo dei sussidi”.

Francesco Rigatelli della Stampa a pagina 9, pone invece delle domande al virologo Fabrizio Pregliasco. “Applicherebbe il Green Pass a insegnanti e studenti? - si legge - È il minimo, in particolare i docenti sono a rischio e vanno tutelati per tenere aperta la scuola: se si ammala un professore di Religione cinque classi finiscono in Dad. E gli studenti? Comprendo la situazione dei genitori e la complessità di vaccinare i ragazzi fino a 12 anni entro settembre, ma non ci sono rischi e bisogna provarci. Il Green Pass anche qui deve dare una spinta. Come procede l'obbligo per medici e infermieri? Stanno arrivando le prime lettere di trasferimento. Le agenzie della salute territoriale verificano a partire dagli ordini professionali se uno si è vaccinato e, in caso negativo, lo chiamano per convincerlo. Se la persona non si decide viene informato il datore di lavoro, che deve trasferirla o sospenderla fino al 31 dicembre, data in cui al momento scade l'obbligo di vaccinazione".

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore, a pagina 14, Marco Fortis si occupa di politica economia. “La brillante dinamica dell'export del made in Italy – si legge tra 'altro -, sia prima della pandemia sia adesso, subito sin dai primi mesi del 2021, è la cartina di tornasole di questa svolta competitiva del nostro Paese. Sono sempre i tabulati dell'«Economist» a dirci che negli ultimi 12 mesi terminanti a maggio l'Italia ha presentato un surplus commerciale con l'estero di 82,7 miliardi di dollari, che ci posiziona al secondo posto nel G7 e tra le 33 economie dell'Ocse dopo la Germania, nonché al quarto posto nel Geo dopo Cina, Germania e Russia. Mentre per bilancia di conto corrente, con un attivo di 80,3 miliardi di dollari, l'Italia è terza nel G7 dopo Germania e Giappone, quarta tra i 33 Paesi Ocse dopo Germania, Giappone e Corea del Sud e quinta nel Geo dopo Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. Mai siamo stati così forti per bilancia commerciale e dei pagamenti”.

Il fondo del Messaggero è poi affidato a Luca Bianchi: “Il Nord, grazie ad una struttura produttiva più reattiva nelle riprese, recupererà già nel 2022 i 9,1 punti di Pil persi nel 2020. Al Sud ne mancheranno ancora 1,7 degli 8,2 persi nell'anno terribile del Covid, che si aggiungeranno ai circa 10 ancora non recuperati dalla lunga crisi del 2008-2013. Un Sud ancora alle prese, quindi, con una resistenza da completare, in ritardo sull'avvio della fase di resilienza per cause strutturavi (le perdite non recuperate di capacità produttiva causate dalla crisi precedente; la minore apertura ai mercati internazionali) e congiunturali (la ripresa più debole degli investimenti produttivi). E nel biennio 2021-22 si acuirà la nuova 'questione del Centro' sollevata dalla Svimez: un'area dalla quale Marche e Umbria sembrano staccarsi scivolando verso Sud. L'editoriale I progetti da attuare per ridurre i divari Un Paese che riparte "a pezzi" non è una buona notizia neanche per le regioni del Nord che meglio riescono ad agganciarsi al rimbalzo congiunturale. Perché rischia di replicarsi quanto già avvenuto nel decennio pre-Covid, quando lo sviluppo diseguale del Paese ne ha condizionato la crescita complessiva, indebolendo anche le cosiddette 'locomotive' del Nord che non hanno tenuto il passo delle altre aree forti dell'Europa”.

Il commento in prima pagina del Manifesto è invece a firma di Luigi Pandolfi. Sul Pnrr sii legge: “Chi pensa che il governo abbia deciso di fare investimenti pubblici al sud per un valore di oltre 80 miliardi è fuori strada. E c'è un paradosso. Per ogni miliardo speso al sud, poco meno della metà, comunque, rimbalzerà al nord, per l'acquisto di semilavorati, attrezzature, dispositivi vari. Ma non è finita qui. Il Piano non finanzierà solo nuovi progetti. Per ogni missione, è previsto che con queste nuove risorse si andranno a finanziare anche «progetti già in essere», per i quali già esiste la copertura finanziaria. Parliamo di 53,1 miliardi su 191,5. Quanti sono i «progetti già in essere» nelle regioni del sud? Quali di questi erano già finanziati con risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione già spettanti al Mezzogiorno, in quanto «area sottoutilizzata»? Per non parlare del fatto che alcuni di questi elaborati, giacenti da anni in cassetti polverosi di regioni e ministeri, ormai non hanno nessuna aderenza con la realtà socio-eco- nomica dei territori cui afferiscono e rischiano di rivelarsi irrealizzabili. La verità è che alla base del Pnrr c'è una filosofia ben precisa riguardo alla ripartenza del Paese dopo la pandemia, per quanto sbagliata: il differenziale di crescita con le economie più forti dell'Unione europea potrà essere colmato soltanto dando ossigeno e scio- gliendo le briglie all'economia del nord”.

Economia, welfare, sindacato
Cristina Casadei del Sole24Ore, a pagina 16, dà notizia del rinnovo del contratto della carta: “L'industria cartaria e cartotecnica ha raggiunto con le organizzazioni sindacali (Sic Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl) un accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale che avrà una durata di 5 anni. Prevede, a regime, un aumento di loo euro lorde sui minimi e un aumento complessivo di 106 euro. Le parti hanno infatti definito un incremento dello 0,3% della quota carico azienda sul Fondo di previdenza complementare Byblos per ogni lavoratore, con scadenza a131 dicembre 2024”.

Sulla stessa testata, ma a pagina 9, Gianni Trovati si occupa di stabilizzazioni nella Pa: “Dalla legge di conversione del decreto 80/2021 sul reclutamento nella Pa arriva anche una nuova proroga, al 31 dicembre 2022, dei termini per la stabilizzazione dei precari che abbiano almeno tre annidi anzianità. Con la fiducia al Senato il decreto di fatto conclude l'esame parlamentare, perché la Camera dovrà limitarsi a ratificare le scelte di Palazzo Madama. Il provvedimento, nato per regolare le assunzioni e le collaborazioni per il Pnrr, nel passaggio alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato ha aperto le porte delle consulenze per il Recovery anche ai professionisti giovani, senza cinque anni di iscrizione all'albo, e a quelli dei settori non ordini della legge 4/2013, e ha imposto un colpo di freno alla mobilità libera negli enti locali”.

Sul Fatto quotidiano, a pagina 5, ci si occupa invece del caso degli addetti al G20: Tra un summit e l'altro, tra un aperitivo e una conferenza stampa, in presenza di un Tiziano appositamente spostato da Napoli, ministri e addetti ai lavori troveranno a popolare le sale, vestiti di tutto punto, preparati e concentrati sul rendere più gradevole la permanenza all'interno dell'istituto anche 15 addetti e addette all'accoglienza diversi dagli altri. Anche se nessuno dei presenti forse lo noterà, anche se saranno dotati dello stesso pass di ogni altro addetto, non sono dipendenti del museo: sono lavoratori esternalizzati. E per il compito che svolgeranno oggi, essenziale perla riuscita dell'evento e per la sicurezza dello stesso, saranno pagati 4,8 euro l'ora”.

Sul Manifesto, a pagina 6, si dà poi notizia del licenziamento di una delegata Fiom. “Cristina Branchetti, delegata Fiom-Cgil - si legge -, è stata licenziata dalla Maf veicoli di Pistoia per avere chiesto il rispetto delle norme sulla sicurezza. L'altro ieri c'è stata un'alta adesione dei lavoratori allo sciopero di quattro ore indetto da Cgil, Cisl e Uil contro una decisione «grave, del tutto arbitrario ed illegittimo, che rappresenta un ritorno ad un evo post moderno. Siamo di fronte ad un atto padronale, é stata messa in discussione l'attività sindacale, che é uno dei fondamenti di uno stato di diritto. Un attacco a testa bassa a chi tutela i diritti e la sicurezza nei luoghi di lavoro» ha detto Massimo Braccini, segretario della Fiom Toscana”. Sulla stessa pagina, si dà infine notizia dei tagli al Cnr: “Il decreto di riparto emanato dal ministro dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa e approvato lo scorso 22luglio ha dimezzato le risorse vincolate alle stabilizzazioni. Dei 12,5 milioni complessivi al Cnr sono stati destinati solo 3 milioni di euro, sufficienti alla stabilizzazione di 51 precari, ossia appena il 13% delle 400 unità di personale - ricercatori e tecnologi - che hanno maturato il diritto all'assunzione secondo il Decreto Madia. Questa è la denuncia dei precari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) che ieri hanno manifestato in piazzale Aldo Moro a Roma davanti alla sede centrale dell'Istituto e al Ministero dell'Università e della Ricerca. «Precari usa e getta. Trecentocinquanta licenziati al Cnr» si è letto su uno striscione. Circa 350 persone sono idonee a concorsi riservati già avvenuti nel dicembre 2018. Le graduatorie scadranno il prossimo 31 dicembre, termine ultimo per l'assunzione di chi attende da quasi tre anni. La ripresa ci sarà, ma la ricerca continua a restare precaria. E non solo lei”

Collettiva oggi apre con un reportage sulla Scuola del popolo, un progetto della Cgil Sardegna che, nonostante la pandemia, si sta velocemente espandendo in tutta Italia.