L'ipotesi di vaccino obbligatorio per i professori è la notizia che domina le prima pagine dei quotidiani di oggi. Il Corriere della sera apre con: “Scuola, la spinta di Draghi”; la Repubblica sceglie: “Obbligo di vaccino per i prof”; mentre anche la Stampa punta su: “Vaccini obbligatori per tutti i prof”. Il Messaggero sceglie invece: “Cortei no Vax, sale il contagio”, il Fatto quotidiano opta per: “Il Green pastrocchio degli incompetenti”; il Manifesto sceglie gli incendi in Sardegna: “Estate inferno”. Il Sole24Ore, infine, apre con tutt'altro: “Fisco, criptovalute e digitale sotto tiro”.

Interviste
Sul Corriere della sera, a pagina 27, Federico Fubini intervista Giuseppe Busia, presidente dell'Anac sugli appalti: “Molti imprenditori lamentano che i controlli preventivi dell'Anac su eventuali casi di corruzione rallentano gli Investimenti – si legge -. Quel che registro io dagli imprenditori è il timore che gli affidamenti diretti da parte delle amministrazioni diventino un ostacolo alla concorrenza. E in effetti l'aver alzato a 139 mila euro la soglia per gli affidamenti diretti, in particolare per servizi e forniture, come si fa con il decreto Semplificazioni, rischia di penalizzare troppo la concorrenza. Si pensa ora di obbligare le amministrazioni a spiegare all'Antitrust i motivi per cui affidano certi lavori a società che esse stesse controllano. Buona idea? Quella norma esiste già, le amministrazioni devono motivare presso di noi le loro scelte di fare affidamenti in house. Noi abbiamo già il personale qualificato per svolgere questa funzione. Allora perché lei ha lamentato spesso che vi mancano persone qualificate? Questo è un problema in via di soluzione. Un emendamento al testo di riforma della pubblica amministrazione, firmatario Marcucci ex capogruppo del Pd e approvato dalla Commissione Bilancio, prevede stanziamenti per una trentina di nuove assunzioni all'Anac. Grazie ad esse potremo fare di più, e aiutare le amministrazioni a svolgere correttamente le gare.

Sul Messaggero, a pagina 5, Diodato Pirone intervista invece l'ex giudice della consulta Sabino Cassese sul Green pass al lavoro. “La possibilità di imporre trattamenti sanitari, purché a farlo sia la legge o un atto con forza di legge, come il decreto-legge o il decreto legislativo, è espressamente contemplata dalla Costituzione – dice -. Nell'applicazione concreta, la Corte costituzionale ha fissato altri limiti. L'obbligo non pub essere prescritto all'infinito. Deve essere proporzionato. Va attuato in maniera progressiva. Il professor Ichino ha indicato l'articolo 2087 del Codice Civile come la chiave per risolvere il problema poiché prescrive al datore di lavoro l'obbligo di adottare nell'esercizio di impresa le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro. Condivide? Come si può dubitare della conclusione tratta dal professore Ichino dalla lettura di un articolo del codice civile così chiaro? Il codice civile stabilisce un obbligo per l'imprenditore di prendere cura della salute dei lavoratori. Questo obbligo comporta che imprenditore richieda a tutti i lavoratori di rispettare il diritto alla salute, che si esercita reciprocamente da parte dell'uno nei confronti degli altri”.

Francesco Rigatelli della Stampa, in seconda pagina, pone poi delle domande ad Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria, che dice: “Vaccinare i propri figli appena possibile, perché è importante arrivare all'inizio della scuola con i ragazzi coperti con due dosi. Fino a che età vanno vaccinati? La nostra raccomandazione per ora riguardala fascia 12-18 anni, quella per cui sono stati autorizzati dall'Ema i vaccini Pfizer e Moderna. Un domani la vaccinazione potrebbe coinvolgere anche i più piccoli. Perché i 12-18enni devono vaccinarsi? «Innanzitutto non bisogna dimenticare che la vaccinazione è una misura di sanità pubblica che riguarda tutti e che funziona quante più persone vengono coinvolte.

Sul Secolo XIX, a pagina 11, Gilda Ferrari fa infine delle domande a Pierpaolo Bombardieri, leader Uil. “E' necessario arrivare alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di retribuzione – si legge. - Lavorare meno per lavorare tutti? Non è quello, anche se una riflessione sulla redistribuzione del lavoro va fatta. La valutazione della produttività del lavoro non può più essere quella fordista del tempo, ma passa attraverso la verifica degli obiettivi raggiunti. Se io raggiungo gli obiettivi che mi sono dato come sistema produttività, la variabile tempo non è più importante. Ci sono aziende che già lo fanno, Google si è scollegata dall'orario. Un'analisi Uil sulla digitalizzazione della Pa mostra che, nonostante una spesa media annua di 5,5 miliardi negli ultimi 5 anni, l'Italia ha ottenuto risultati inferiori alla media europea in tutti i settori. Cosa non ha funzionato? Lo scarso coordinamento del sistema. Faccio un esempio: quando si è parlato di lavoro agile durante la pandemia, il precedente governo non ha fatto una scelta razionale e funzionale agli uffici e agli utenti, ma è stata lasciata autonomia ai singoli dirigenti. Nella Pa ogni dirigente ha scelto chi mettere in smart working e chi no, magari decidendo in base alle simpatie personali”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore, a pagina 12, Giovanni Barbieri e Floriana Cerniglia scrivono di Sud: “E' proprio al Mezzogiorno che bisognerà quindi dedicare maggiore attenzione nei prossimi mesi poiché abbraccia drammaticamente le altre due questioni: donne e giovani. La ripartizione dei fondi del Pnrr destinata al Sud sembra essere soddisfacente: circa 1140 per cento. Ma bastano tali risorse stanziate a chiudere la partita? Anzitutto, il Piano elenca una serie di macro-aree di intervento anche a completamento di progetti specifici, già avviati nel passato recente. Questo non porterà necessariamente alla realizzazione ex novo di infrastrutture materiali e immateriali e il risultato sarà anche molto legato alla capacità di progettazione delle singole amministrazioni locali in base ai bandi che di volta in volta verranno emanati. Il Mezzogiorno potrebbe essere penalizzato, stante la condizione di ben nota minore capacità delle amministrazioni meridionali di prendere parte ai bandi di progettazione. È per questo motivo che il governo, in questi giorni, sta studiando una norma per mettere al sicuro la quota del 40% per il Mezzogiorno”.

Il fondo del Corriere della sera è affidato a Roberto Saviano, che scrive: “Prescrivere la cannabis medica in Italia è assolutamente legale da ben 14 anni, ma rintracciarla in Calabria è pressoché impossibile. Si tratta, infatti, di una delle tre Regioni (insieme a Molise e Valle d'Aosta) a non aver approvato un provvedimento per erogarla a carico del servizio sanitario regionale, per cui le due o tre farmacie che la forniscono lo fanno a costi che la gran parte dei pazienti non può affrontare. Cristian Filippo ha 24 anni e soffre di fibromialgia vive a Paola un comune in provincia di Cosenza, i dolori sono fortissimi, non danno tregua quando decide di coltivare È come se lo Stato tutelasse il traffico mafioso, dicendo: fuma, ma rifornisciti dallo spacciatore perché se coltivi finisci in cella Chiedete ai malati oncologici, a coloro che soffrono di sclerosi o di Sla se, dopo 14 anni da una legge che lo consente, riescono a trovare la marjuana due piante di cannabis per poter accedere a un consumo sicuro e non dover rivolgersi al mercato clandestino gestito dai narcos calabresi”.

Sulla Stampa, a pagina 11, Luigi Grassia scrive: “La grande incognita sono possibili nuove misure anti-Covid . Confindustria evidenzia la ripartenza dei servizi nel secondo trimestre, con la prospettiva che la spinta si prolunghi nel terzo. In forte rimbalzo anche i consumi: il timone della ripresa italiana è nelle mani delle famiglie, la cui spesa è stimati finalmente in recupero, grazie a più mobilità e all'utilizzo del risparmio accumulato. Il Csc segnala che gli ordini interni dei produttori di beni di consumo nel secondo trimestre sono saliti di 6 punti e la fiducia delle famiglie è oltre i livelli pre-crisi». Nell'industria, il percorso di crescita prosegue su ritmi stabili, coinvolgendo tutti i settori a eccezione del comparto moda”.

Su Domani, a pagina 9, Mario Seminerio scrive di politica economica: “ La religione del debito che cura il debito appare non solo intatta ma se possibile rafforzata - si legge -. Si festeggia la morte di una improbabile austerità, che nei fatti non è mai esistita, e che in realtà è stato il costo di una politica economica disfiunzionale, pregna di un populismo che preesisteva alla stagione del parlamento da aprire come una scatoletta di tonno, per mangiare avidamente il contenuto dopo essere stati cooptati dal sistema E del resto, l'inerzia del sistema sociale ed economico del paese è tale da suscitare qualcosa che si avvicina alla disperazione. Non si inverte una profonda depressione demografica nello spazio di una legislatura, neppure avendone le migliori intenzioni. Né si ristruttura il sistema di educazione e formazione nello stesso arco temporale, ammesso e non concesso di sapere come farlo in discontinuità della solita immissione di spesa pubblica Lo stesso vale per il mercato del lavoro, quando si hanno ampie porzioni del tessuto produttivo che appaiono poco idonee alle sfide della discontinuità tecnologica. Ci si lancia con l'entusiasmo del neofita sul cambiamento ecologico solo per scoprire quanto siano punitive le transizioni, quando le tasse verdi colpiscono i più poveri osi assiste alla moda di fornitori della filiera dell'auto, per poi lanciarsi in comizi contro l'opportunistica disumanità delle multinazionali o finanche le contraddizioni dei capitalismo”.

Economia, welfare, sindacato
Sul Messaggero, a pagina 4, Francesco Malfetano si occupa di vaccini a scuola. “ A quasi un mese dall'inizio del nuovo anno scolastico - In presenza senza se e senza ma, come ha tuonato a più riprese il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi - i nodi ancora da sciogliere sono sempre gli stessi. Un bel pantano da cui si cercherà di uscire al più presto, anche valutando l'imposizione dell'obbligo vaccinale per tutti gli operatori scolastici. Nessuna ipotesi è esclusa, ha infatti spiegato in serata il ministro della Salute Speranza. Nelle prossime ore valuteremo quale sarà lo strumento più efficace per far tornare tutti a scuola in presenza, in sicurezza e senza dad”.

Sulla Stampa, a pagina 11, ci si interessa di pensioni. “Andrea Orlando ha già detto di voler puntare ad una 'riforma complessiva' della previdenza e oggi il ministro del Lavoro incontrerà le delegazioni dei sindacati confederali guidate dai tre segretari generali per aprire ufficialmente il tavolo di confronto e poi fare il punto sugli altri temi 'caldi', dalla riforma degli ammortizzatori alla sicurezza sul lavoro, all'impiego del Green pass. Cgil, Cisl e Uil avanzano innanzitutto due richieste: la possibilità di uscita flessibile a partire dai 62 anni senza ricalcolo contributivo oppure con 41 anni di contributi per tutti a prescindere dall'età. Nel menù, oltre all'allargamento ad altri lavori disagiati dell'Ape sociale e alla conferma di Opzione donna, potrebbero poi finire le pensioni di garanzia per i giovani, nuove tutele per le fasce più fragili e nuovi sgravi a favore della previdenza integrativa”.

Sul Foglio, a pagina 3, Nunzia Penelope scrive di green pass in fabbrica: “Dopo le barricate, il ripensamento. Dopo l'aut aut, il ragionamento. Sindacati e imprese, dopo le polemiche sul green pass obbligatorio in azienda, ipotizzato da Confindustria nell'ormai famosa lettera della Dg Francesca Mariotti, abbassano i toni e cercano di capire come gestire la faccenda. Una posizione definita ancora non c'è: né unitaria tra Cgil, Cisl e Uil (non c'è stato materialmente il tempo di confrontarsi, spiegano i sindacalisti) ma nemmeno, per ora, nelle singole organizzazioni”.

Sulla Stampa, a pagina 12, Laura Berlinghieri scrive della vicenda Grafica Veneta: “Una ventina di lavoratori pakistani assunti con regolari contratti, poi costretti a lavorare 12 ore al giorno, senzariposi, ferie, né malattia. Obbligati a pagare l'affitto per un posto letto in abitazioni condivise e costretti a cedere parte dello stipendio accreditato. Al tentativo di ribellione, picchiati selvaggiamente, derubati, abbandonati per strada, imbavagliati e con le mani legate. E il terremoto del caporalato che ieri si è abbattuto su Grafica Veneta, azienda con sede a Trabaseleghe, nel Padovano, tra le più importanti nella stampa e rilegatura di libri. Agli arresti domiciliari, per sfruttamento del lavoro, Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, rispettivamente amministratore delegato e direttore dell'area tecnica dell'azienda”.

Sul Manifesto, a pagina 6 ci si occupa della lotta degli operai della Whirlpool: “Intorno alle 10 di ieri un centinaio di lavoratori sono entrati nell'area destinata ai passeggeri in attesa di salire a bordo di aliscafi e traghetti diretti a Ischia, Procida e Capri e hanno bloccato di fatto gli imbarchi. In mare alcune persone a bordo di una barca hanno esposto lo striscione “Rsu Whirlpool” davanti agli aliscafi ormeggiati. È la nuova protesta contro i licenziamenti annunciati due settimane fa dalla multinazionale. Sulla stessa pagina, Mario Pierro scrive del lavoratore ex- Ilva, reintegrato il dopo essere stato licenziato per un post sui social: “Il tribunale ha escluso 'che le offese possano essere estese alle proprietà intervenute successivamente allo svolgersi delle vicende ad esse sottese'."

Anche Collettiva oggi apre su scuola e vaccini, con un'intervista a Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, un'analisi su Neet, dispersione scolastica e fuga dei cervelli e il “Diario di un prof”.

L’Agenda degli appuntamenti
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