L’introduzione del “green pass” e l’aumento dei contagi, la visita del premier Draghi e della ministra Cartabia nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, l’accidentato percorso parlamentare del ddl Zan, la riforma della giustizia, il “pacchetto clima” presentato dalla Commissione Ue: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (giovedì 15 luglio).

“Green pass, ora più obblighi. Il piano: sarà necessario per stadi, eventi e palestre. Si discute sui ristoranti. In crescita i contagi. Dati Invalsi: effetti della didattica a distanza, impreparato uno studente su due” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Basta abusi sui detenuti, cambieremo le carceri. Draghi e la ministra della Giustizia Cartabia a Santa Maria Capua Vetere: gran parte della polizia rispetta i diritti. Sfida con Conte sui tempi dei processi, a breve vertice con il premier. Lavoro, Whirlpool licenzia 340 persone a Napoli. Dall’Europa via libera al Green Deal, ma Roma frena: troppe tasse”.

Sulla Stampa si legge “Mai più violenza nelle carceri. Draghi: ‘Non c’è giustizia dove c’è abuso’. Cartabia: ‘Riformare il sistema, subito più assunzioni’. Premier e ministra a Santa Maria Capua Vetere: il governo non dimentica. Poi l’incontro coi licenziati Whirlpool”. Sul Messaggero si torna al tema Covid: “Green pass e discoteche, le nuove regole dell’estate. Il Qr code per ingresso a eventi e teatri solo dopo due dosi di vaccino. Ma 17 milioni di italiani non lo avranno. I colori decisi in base ai ricoveri”.

Il Giornale lancia “Zan, mezzo Pd contro Letta. Il ddl sull’omofobia impantanato al primo voto. La linea dura del segretario non piace ai dem e Renzi prepara il raid. Ronzulli (Fi): serve un accordo”. Stessa tema per Libero: “Il suicidio dei democratici: i kamikaze del Pd si schiantano su Zan. Nuovo voto al Senato: i giallorossi si salvano solo grazie a Ciampolillo. Letta non ha i numeri per far passare la legge, ma insiste senza trattare”.

“Arresta il sistema” titola il Manifesto: “La responsabilità collettiva è un sistema che va riformato. Il premier Draghi entra nel carcere della mattanza di Santa Maria Capua Vetere insieme alla ministra Cartabia: ‘Non c’è giustizia se c’è abuso’. La guardasigilli: il governo non dimenticherà”. Il Fatto Quotidiano apre con “La Cartabia è copiata dal processo breve di B. Schiforma: somiglia (ma in peggio) al salvaladri del 2009. S’è svegliata la Anm: quando le stesse cose le faceva B., tuoni e fulmini da Pd e ‘Repubblica’, ora per il sì. Santalucia: soluzioni dannose e inaccettabili sul piano costituzionale”.

Infine, il Sole 24 Ore: “Auto, dal 2035 stop a diesel e benzina. La Commissione Ue presenta il pacchetto clima: nel 2030 40% dell’energia da rinnovabili. In arrivo anche dazi sull’import da Paesi terzi che hanno leggi meno severe”.

Le interviste
“Non si tratta se non viene prima ritirata la procedura di licenziamento. Un sindacato contratta se viene messo nella condizione di farlo. Con i licenziamenti sul tavolo, no”. Questa la condizione che il segretario generale della Fiom Cgil di Firenze e Prato Daniele Calosi, nell’intervista apparsa su Repubblica, porrà oggi alla Gkn nel corso dell’incontro al tavolo ministeriale: “La chiusura non ha alcuna motivazione industriale. Anzi, nella procedura di licenziamento l'azienda dichiara che negli ultimi mesi il mercato si è stabilizzato e ha fornito una base robusta per la pianificazione (…) È un'azienda che non ha bisogno di ammortizzatori, ma di riaprire la produzione”.

Daniele Calosi rigetta l’osservazione aziendale che nell’impianto di Campi Bisenzio “la competitività sia minore che in altri stabilimenti del gruppo. È falso: Gkn è competitiva, eventualmente non lo è la disorganizzazione aziendale che alle urgenze rispondeva con gli straordinari. Se si ha bisogno di tanti straordinari non va male: perché l'azienda non ha mai aperto con noi e la Rsu un tavolo sulla competitività?”. Nel vertice di oggi il segretario Fiom territoriale intende anche “chiedere conto al Mise delle nuove linee produttive robotizzate, installate in Gkn tramite gli sgravi fiscali del decreto Calenda sul 4.0. Quello non è denaro pubblico di cui si approfitta e poi si scappa”.

Per l’esponente sindacale c’è dunque la “necessità di una visione industriale complessiva di un gruppo guidato da una struttura imprenditoriale, e non da un gruppo finanziario che ha già chiuso tre stabilimenti per aumentare cedole agli investitori che guadagnano sul dramma dei licenziamenti”. L’ultima battuta è, appunto, per lo sblocco dei licenziamenti: “L'avviso comune era la condizione minima che siamo riusciti a ottenere. La politica era tutta d'accordo sullo sblocco. Così iniziano a fioccare i licenziamenti quando andava tutelato per primo chi più aveva sofferto della pandemia: i lavoratori, i più deboli. La politica deve battere un colpo, basta con le passerelle e gli errori che abbiamo visto per la Bekaert dove l'unica alternativa, la cooperativa dei lavoratori che avrebbe rilevato il sito, non è stata neanche presa in considerazione”.

“Dall'azienda un gesto inaccettabile. I patti vanno rispettati”: questo il titolo dell’intervista al segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, pubblicata oggi su Repubblica, riguardo la decisione della Whirlpool di licenziare i 340 lavoratori dello stabilimento di Napoli. “Con l’accordo sui licenziamenti – spiega l’esponente sindacale – si è ottenuta la proroga del blocco per il settore tessile-moda, conquistato altre 13 settimane di cig per le aziende in crisi e assicurato l'impegno delle imprese a utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali previsti prima di arrivare alla risoluzione dei rapporti di lavoro. Chiediamo adesso che si attivi il tavolo di monitoraggio previsto dall'accordo, per affrontare le situazioni di emergenza (…) da Gkn a Whirlpool. Ne va della credibilità dei soggetti che hanno condiviso l'intesa”.

Molto attesa dai sindacati è la riforma degli ammortizzatori sociali. “È il momento di accelerare”, argomenta il segretario generale Cisl: “Il testo che ci è stato anticipato accoglie molte nostre rivendicazioni, a cominciare da quella di costruire un impianto universale, solidaristico e inclusivo. Finalmente entrano nel sistema degli ammortizzatori le aziende con meno di cinque dipendenti e i lavoratori autonomi”. Resta, però, il tema delle risorse: “In una fase transitoria è indispensabile un intervento della fiscalità generale, proprio perché parliamo delle piccole aziende, che più delle altre hanno pagato il prezzo della crisi. Dopo, bisognerà trovare soluzioni ragionevoli ed equilibrate, che non pesino eccessivamente sul costo del lavoro”.

Altro tema dell’intervista è quello delle politiche attive. “Abbiamo apprezzato molto che il governo (…) abbia finanziato con 50 milioni un fondo per il potenziamento delle competenze e la formazione dei beneficiari della Naspi e della cig”, evidenzia Luigi Sbarra, avvertendo però che “è solo un primo passo. Per i giovani vanno valorizzati alternanza scuola-lavoro e apprendistato, bisogna potenziare l'assegno di ricollocazione, allargandolo anche ai percettori di Naspi, e il Fondo nuove competenze”. In conclusione, Sbarra sollecita il potenziamento dei centri per l'impiego: “In Italia abbiamo solo 8 mila dipendenti contro gli 80 mila della Francia e i 115 mila della Germania. Non si capisce perché si rallentino ancora le 11.600 assunzioni già deliberate”.

Gli editoriali
A fine mese, l'Italia riceverà dall'Europa i primi 25 miliardi del Pnrr. Parte da questo assunto la riflessione dell’economista Veronica De Romanis, pubblicata sulla Stampa: “Con i fondi del Piano, se impiegati al meglio, potranno essere superate le debolezze strutturali che hanno bloccato lo sviluppo nell'ultimo ventennio”. Il primo nodo da affrontare è quello “delle riforme, in particolare della pubblica amministrazione, della giustizia e della concorrenza. Vanno approvate e implementate in tempi rapidi. L'attuazione delle riforme, tuttavia, dipenderà in larga parte da chi governerà nei prossimi anni. E, salvo sorprese, dovrebbero essere gli stessi, pur in coalizioni diverse, che si sono alternati in passato. Con scarso successo”.

Secondo tema dirimente è la formazione, che vede l'Italia in fondo alle classifiche europee. “Il governo ha deciso di investire nel Pnrr risorse ingenti: oltre 30 miliardi sono stati destinati alla missione Istruzione e ricerca e circa 6 alle politiche attive. Fondi che, tuttavia, avranno un impatto solo nel medio termine”, spiega De Romanis, avvertendo che “la drammaticità della situazione avrebbe richiesto interventi e risorse nell'immediato. Si è scelto, invece, di rimandare. Basti pensare che la formazione (quella sul lavoro) è stata congelata con il blocco dei licenziamenti e le scuole sono state chiuse prima e più degli altri Paesi. Ancora oggi manca un piano serio per il rientro a settembre, a cominciare da quello per i trasporti pubblici. Studi recenti dimostrano come la chiusura prolungata degli istituti generi una perdita strutturale del capitale umano, quindi meno sviluppo e meno ricchezza. In altre parole, meno crescita potenziale”.

L’ultimo tema è quello demografico: l'Italia è il Paese più vecchio d'Europa (23% di over 65 sul totale della popolazione) e con il tasso di natalità tra i più bassi (1,2 figli per donna). “La curva demografica può essere invertita attraverso il potenziamento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro”, dice l’economista, ma sotto questo aspetto “il governo avrebbe potuto fare molto di più. Nel Pnrr manca l'obiettivo che si vuole raggiungere in termini di aumento del tasso di occupazione femminile. Le nuove clausole che premiano chi assume donne e giovani sono facilmente aggirabili e, quindi, inutili. Infine, non ci sono fondi sufficienti per le infrastrutture sociali, in particolare per i nidi: solo 4,7 miliardi a fronte di un ammontare complessivo che supera i 250 miliardi. A conti fatti, le risorse per questo genere di investimenti appaiono davvero inadeguate”.

“Perché il sindacato è diritto innegabile anche per i militari”: questo il titolo della lettera aperta dei sindacati dei militari (Silme Esercito, Nsc, Sinag, Scudo, Siam, Unarma, Silf, Silca, Silmm, Silma, Sinafi, Siamo Esercito, Assodipromil, Lrm, Usif, Assomil, Usmia, Sim Marina) pubblicata oggi sul Mattino. “Ogni giorno 350 mila lavoratori indossano una divisa per la difesa e la sicurezza degli italiani. A questi lavoratori (…) è negata la libertà sindacale, quella che serve a tutelare chi si sporca le mani, quelli che sono in prima linea, che muoiono senza tutele per garantire quelle degli altri”, spiegano i firmatari: “La Corte Costituzionale, con sentenza n. 120/2018, dichiara che i militari possono tutelarsi autonomamente come qualsiasi altra categoria di lavoratori, ma ancora oggi la politica stenta a dargli legittimità, non riconoscendoli a pieno titolo come lavoratori”.

Il processo legislativo dalla sentenza “si sta rivelando una corsa a ostacoli, con tentativi di approvare una legge che non tutela né la professionalità né la dignità del personale che ne avrebbe veramente bisogno, ma per assurdo assicura l'impunità ai soli dirigenti”. Le sigle denunciano che “è proprio la scarsa sensibilità mostrata dal legislatore che ci ha indotto a tenere a Roma, ieri e l'altro ieri, gli Stati generali dei sindacati militari, per ribadire che il sindacato tutela il lavoratore dagli abusi del datore di lavoro e fare una legge come quella in discussione è umiliante”.

I sindacati rilevano che “le istituzioni militari ancora vengono gestite con poca visione reale, con comandanti che non accettano il confronto costruttivo con il personale e lanciano messaggi catastrofici falsi e ideologici alla politica, con scenari apocalittici di pericolo qualora ci fossero vere tutele sindacali”. Obiettivo delle sigle, dunque, è “creare le condizioni per pensare a istituzioni che siano al passo con i tempi e permettere ai diversi attori di dimostrare nei fatti chi difende i cittadini e gli interessi nazionali in Italia e all'estero e chi invece vuole solo gestire gli interessi di ‘casta’, osteggiando il diritto a una legge sindacale che tuteli tutti indistintamente e non solo le alte gerarchie”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è il resoconto video della manifestazione organizzata da Cgil e numerose associazioni che si è tenuta ieri pomeriggio a Roma, in piazza Montecitorio, in occasione della votazione in Parlamento del rinnovo delle missioni internazionali.

Da non perdere è il pacchetto informativo sulla chiusura della Whirlpool di Napoli: il commento del segretario generale Cgil Maurizio Landini, il racconto del vertice al Mise e i commenti (anche in video) di Fiom nazionale e strutture territoriali.

Da segnalare sono il commento della Cgil Calabria all’operazione Geolja di contrasto alla ‘ndrangheta, il resoconto del presidio di Cgil-Cisl-Uil Marche per una migliore sanità regionale, l’annuncio dell’iniziativa per i 120 della Cgil di Lecco, la diretta streaming del dibattito organizzato dalla Cgil Benevento “Un nuovo modello di crescita” (cui ha partecipato Landini), l’audizione in Parlamento dei sindacati (per la Cgil era presente la vicesegretaria generale Gianna Fracassi) sulla digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati fiscali, il commento della Cgil nazionale al rapporto Censis “Il valore della connettività nell’Italia del dopo Covid-19”, la recensione del romanzo di Gianluca Peciola “Rincorrere il vento. Genova 2001” e il video-racconto dell’inviata di Collettiva al Festival di Cannes.

Per la rubrica Buona Memoria, l’impegno della Sicilia contro la mafia, con l’intervento di Girolamo Li Causi all’Assemblea costituente il 15 luglio 1947.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.