La vittoria dell’Italia negli Europei di calcio dopo 53 anni, l’intesa tra l’ex premier Conte e il garante Grillo sulla guida del Movimento 5 stelle: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (lunedì 12 luglio).

“I campioni siamo noi. Epica finale nella bolgia di Wembley: l’Italia va sotto, lotta, recupera. E ai rigori batte l’Inghilterra. Poi esplode la festa” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “L’Europa è nostra. L’Italia espugna Wembley ed è campione dopo 53 anni. La vittoria ai rigori per 4-3 contro l’Inghilterra. Primo tempo sofferto. Notte di festa in tutte le piazze. Mancini: una cosa impossibile anche da pensare. Chiellini alza la coppa: l’abbiamo meritata”. 

Sulla Stampa si legge “L’Europa siamo noi. Gli azzurri conquistano Wembley: Inghilterra battuta 4-3 ai rigori. Un successo atteso per 53 anni”. Titolo identico per il Messaggero: “L’Europa siamo noi. Italia campione a Wembley: Inghilterra ko ai rigori (4-3). Berrettini cede in finale con Djokovic”. 

Il Giornale lancia “Campioni d’Europa, l’Italia gode. Delirio azzurro: vinciamo gli Europei dopo 53 anni. Nella bolgia di Wembley, gol lampo di Shaw e pari di Bonucci. Ai rigori decide super Donnarumma, che ne para due. Centinaia di migliaia di tifosi in piazza: è la festa più bella”. Titolo analogo per Libero: “Trionfo dell’Italia. L’Europa è nostra, grazie azzurri. In finale battuti gli inglesi ai rigori. Nazionale da record. Scoppia la festa”. 

Il Fatto Quotidiano apre con “Conte capo 5 stelle: ‘Giustizia, così è no’. Intesa con Grillo: niente ‘diarchia’, con Draghi tratta lui. L’ex premier sarà l’unico titolare dell’iniziativa politica del M5S”. Infine, il Sole 24 Ore: “Fondo perduto. Arriva il nuovo aiuto per la crisi Covid: per chi e quanto vale. Il contributo alternativo richiede un calo di fatturato di almeno il 30% nel periodo aprile 2020-marzo 2021”. 

Le interviste
“È urgente fare il possibile per aumentare l'offerta di vaccini, medicinali e dispositivi per far fronte alla pandemia. E garantirne la disponibilità alla maggior parte della popolazione, inclusa quella dei Paesi poveri”. A dirlo è il Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz in un’intervista pubblicata su Avvenire di domenica 11 luglio, precisando che “ciò implica, ovviamente, il finanziamento dell'alleanza solidale Covax. Ma soprattutto richiede lo stop temporaneo dei brevetti. Se la Wto l'avesse fatto quando Pretoria e New Delhi l'hanno proposto la prima volta, la quantità di prodotti anti-Covid sarebbe maggiore. Forse molto maggiore”.

L’economista evidenzia che “siamo di fronte a una carenza globale di approvvigionamento. In una simile congiuntura, questi vengono accaparrati in modo sproporzionato dai Paesi ricchi, dove si concentra la produzione”. Il primo passo da compiere “è sospendere i brevetti. Senza questo è difficile ipotizzare una risposta adeguata e tempestiva alla pandemia”. Ma questa decisione è avversata dalle case farmaceutiche: “Avere un'ampia offerta, tale da soddisfare la domanda globale, non è nel loro interesse. Alcune di queste hanno già le stime dei profitti dalla vendita dei vaccini: per realizzarli, l'offerta deve continuare a essere limitata”.

Joseph Stiglitz precisa che “la sospensione dei brevetti, in primo luogo, non muta il regime giuridico: è un'opzione contemplata dal trattato istitutivo della Wto in casi di particolare gravità. I titolari dei brevetti ricevono inoltre un risarcimento, solo non a tasso di monopolio”. In conclusione, il Premio Nobel rimarca che “la maggior parte delle ricerche da cui sono nati i vaccini sono state finanziate dai governi e condotte in gran parte dalle università. Dato il forte sostegno pubblico, l'interesse pubblico dev'essere prioritario. Le scoperte scientifiche dipendono dagli scienziati e questi lo hanno detto con chiarezza: i brevetti vanno sospesi”. 

“La concorrenza sarà più leale e non scoraggia gli innovatori”: questo il titolo dell’intervista al professore di Economia alla London school of economics e al Collège de France Philippe Aghion, pubblicata domenica 11 luglio sulla Stampa, in relazione alla tassa globale sui profitti delle multinazionali, che ha fatto un ulteriore passo avanti al G20 finanziario di Venezia. “Credo nella competizione, specie a livello mondiale. Ma credo anche che la concorrenza debba essere leale, non il contrario”, spiega l’economista: “Di contro, ci sono molti modi con cui un Paese può diventare sleale, come avere zero imposte, attrarre capitali in quel modo non fa altro che ridurre la concorrenza. Ma c'è di più: essere onesti sui mercati globali significa che i dumping fiscale, sociale e ambientale, dovrebbero essere combattuti ferocemente. Non tutti lo fanno”. 

Per Philippe Agion “imporre un'aliquota fiscale minima del 15% è un'ottima base di partenza per più eguaglianza. E bisogna farlo con tutti i mezzi a disposizione. Perché solo così si scoraggeranno le multinazionali dall'applicare, per esempio, tariffe eccessive sui loro prodotti e servizi. Non è quindi solo un problema di concorrenza tra Paesi, bensì anche una questione di competizione tra aziende superstar, come quelle del digitale, che sono state molto brave a ottimizzare la loro posizione fisica in base al fisco”. Riguardo la quota del 15%, l’economista conclude che “finché la tassa non è eccessiva, e se si hanno incentivi tangibili, non ci saranno problemi. Diciamo che fino al 25, o al 28%, può andare bene. Dopo, tuttavia, vengono meno i vantaggi”. 

Gli editoriali
Un capitalismo malato: di egoismi, di finanza, di ipocrisia. Parte da questo assunto la riflessione del giornalista Roberto Mania su Repubblica di domenica 11 luglio, illustrando come “le lunghe catene della produzione del valore hanno sradicato le fabbriche dai territori, svalorizzato il lavoro, resi apolidi gli imprenditori, quando al loro posto non è arrivato l'algoritmo a comandare o la sola legge della remunerazione del capitale che guida l'azione dei fondi finanziari e non di rado anche quella dei gruppi multinazionali”. La pandemia, inoltre, “ha tolto la maschera a un modello di sviluppo (globale) sbagliato che ha moltiplicato le diseguaglianze (…) generato il rancore dei troppi esclusi, portato al potere i populisti in molte regioni del mondo, sconquassato l'ambiente (di tutti)”.  

Mania nota che “c'è sempre una periferia più periferia che minaccia la sopravvivenza della tua produzione nel sistema dell'approvvigionamento globale. Nel mercato (pure in quello dove opera il "capitalismo politico" cinese, sia ben chiaro) c'è sempre qualcuno che si offre a costi inferiori, tanto più dopo la recessione globale generata dal Covid-19”. Ma c'è anche il Nord del mondo, quello “dove ci sono le grandi fabbriche, le tutele sindacali, il welfare protettivo e risarcitorio, i diritti, un tempo l'area nobile della civiltà del lavoro. Un tempo”. L’inviato di Repubblica fa quindi l’esempio dei 422 operai della Gkn Driveline di Campi Bisenzio e dei 152 lavoratori della brianzola Gianetti, “controllata da un fondo tedesco, licenziati con un messaggio via WhatsApp”.

L’editorialista constata che “la globalizzazione, con la sua inedita distribuzione e frammentazione del lavoro, ci ha davvero riportati indietro. Ma bisogna cominciare a fermare questa slavina. Il mercato ha le sue regole, ma non sono le uniche”. Se il cosiddetto “avviso comune” firmato a Palazzo Chigi dal governo e le parti sociali “non è sufficiente a fermare i ‘padroni delle ferriere’ lo si cambi, lo si rafforzi, lo si adatti. Quello che sta accadendo riguarda tutti noi”. E conclude riportando una frase di Papa Francesco: “Per molto tempo abbiamo pensato di poter restare sani in un mondo malato. Ma la crisi ci ha fatto accorgere di quanto sia importante operare perché ci sia un mondo sano”. 

L'accordo per la gestione della prima fase di sblocco del divieto di licenziamento costituisce anche “il primo, concreto esempio di una possibile rinnovata politica di confronto e concertazione a tre secondo il modello Ciampi dei primi anni Novanta”. Inizia così la riflessione del segretario generale della Uiltucs Uil Brunetto Boco, pubblicata oggi (lunedì 12 luglio) su Giorno, Nazione e Resto del Carlino evidenziando che “la proroga generalizzata fino alla fine di ottobre del blocco dei licenziamenti per il terziario, il commercio, il turismo, la ristorazione, le piccole imprese è stata una decisione più che opportuna alla luce della virulenza e della drammaticità dell'impatto che la pandemia ha avuto in questi comparti”.

A questo punto, però, diventa dirimente che “il governo operi d'intesa con il sindacato e, più in generale, con le parti sociali, per procedere spedito per una riforma in tempi rapidi e certi non solo degli ammortizzatori, ma anche delle politiche attive del lavoro”. Per Boco gli ammortizzatori sociali nella nuova versione “non solo vanno estesi alle piccole imprese che sono state largamente prive di questa rete, ma vanno tarati anche su settori, come il terziario, che hanno specifiche caratteristiche. Non possiamo, insomma, continuare a disegnare strumenti tarati solo sull'industria e, principalmente, sulla grande industria”.

Riguardo le politiche attive del lavoro, il segretario Uiltucs rileva che in questi anni “abbiamo assistito a innumerevoli prove di fallimenti a raffica di iniziative e sperimentazioni senza che si sia riusciti a realizzare un assetto di servizi per l'impiego e di interventi adeguati a ottenere risultati anche solo minimali per una migliore formazione e occupabilità dei lavoratori disoccupati o sotto-occupati”. Occorre, dunque, intraprendere “un percorso di cambiamento reale sia negli assetti infrastrutturali pubblici sia nelle regole che presiedono alla gestione delle politiche attive, anche in cooperazione paritaria con le strutture private, sia nelle condizioni per una formazione che non sia solo festa per i formatori”.

“Reddito di cittadinanza da cambiare”: così l’editoriale del direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e monopoli Marcello Minenna, pubblicata sul Sole 24 Ore di domenica 11 luglio. Il dirigente pubblico affronta il tema della “carenza di lavoratori stagionali (…) nei settori del turismo e della ristorazione”, sottolineando che “deriva in parte dalla scarsa attrattività degli impieghi stagionali, la cui precarietà spesso si accompagna a retribuzioni inadeguate, mansioni pesanti e orari insostenibili”, ma anche dalla “paura di perdere il reddito di cittadinanza. Infatti, salvo poche eccezioni, accettare una proposta di lavoro stagionale comporta la decurtazione o l'azzeramento del sussidio statale. In molti casi, invece, rifiutare una o anche più proposte non preclude il diritto a percepire tale sussidio”. 

Per correggere questa “distorsione rispetto all'obiettivo di favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro”, Minenna propone di “consentire la cumulabilità dell'assegno di cittadinanza con redditi da lavoro stagionale, prevedendo al contempo la perdita dell'assegno a fronte del rifiuto di un certo numero di proposte d'impiego in sedi non eccessivamente distanti dal luogo di residenza. Così chi riceve il reddito di cittadinanza sarebbe spinto ad accettare impieghi stagionali e, magari, anche a metterne in sequenza più d'uno nei vari periodi dell'anno per aumentare le proprie entrate con la serenità di poter comunque contare su un reddito minimo garantito”.

Importanti progressi vi sarebbero anche “nel contrasto al lavoro sommerso che oggi viene spesso preferito a quello regolare proprio per conservare il reddito di cittadinanza. In prima approssimazione la regolarizzazione di questi lavoratori potrebbe incrementare il Pil di 3-5 miliardi di euro l'anno”. L’economista si attende anche “un impatto particolarmente positivo per il Mezzogiorno in quanto area del Paese a maggiore assorbimento di fondi destinati agli assegni di cittadinanza e ad alta incidenza di lavoro stagionale, regolare e non. Insomma, una reingegnerizzazione digitale del reddito di cittadinanza a sostegno dello sviluppo, della legalità e ispirata in fondo all'articolo 1 della Costituzione è una riforma fattibile”. 

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata alle proposte dello Spi Cgil per valorizzare il ruolo degli anziani: il pacchetto informativo comprende anche i primi passi del progetto Sociotechlab in collaborazione con la Scuola superiore universitaria Sant'Anna di Pisa e una riflessione della demografa Donatella Lanari sugli squilibri generazionali.

Da non perdere è il pacchetto informativo sull’assemblea nazionale dei delegati della logistica della Filt Cgil: l’intervento (scritto e video) del segretario generale Cgil Maurizio Landini, l’intervento (scritto e video) del segretario generale Filt Cgil Stefano Malorgio, la riflessione sul settore della Filt Cgil Lombardia.

Da segnalare anche il video della visita del segretario generale Cgil Maurizio Landini ai lavoratori della Giannetti Ruote; le vertenze Gkn, Riri, Dhl Supply Chain e Acciaierie d’Italia; il rinnovo del contratto nazionale delle imprese di pulizia e multiservizi (con commento del segretario generale Cgil Maurizio Landini); la nascita della Trade Union Old Rugby, la squadra della Cgil; il nuovo accordo collettivo siglato dall’Ig Metall in Germania; la diretta streaming dell’assemblea nazionale delle donne metalmeccaniche della Fiom Cgil; la vittoria di Emanuele Trevi al Premio Strega; il commento della Cgil nazionale al rapporto annuale del Garante della privacy.

Per la rubrica Buona Memoria, la celebrazione della nascita del poeta cileno Pablo Neruda, avvenuta il 12 luglio 1904. 

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.