Sulle prime pagine
Anche le Borse tornano ad avere paura del Covid che non si arresta. “Paura Covid sui mercati, Milano – 2,5%” è il titolo di apertura del Sole 24 ore, che parla anche della svolta Bce sul’obiettivo inflazione e valorizza con una grande foto la notizia della scelta di Stellantis di produrre le batterie elettriche nello stabilimento di Termoli. Della paura che ricomincia a circolare anche sui mercati finanziari parla il Messaggero con un titolo a centro pagina: “La variante Delta spaventa i Giochi e affossa le Borse”. Su Repubblica l’appello del ministro Speranza: “Tifate Italia ma tenete le mascherine”. Tutti gli altri quotidiani (escluso il manifesto che dedica la copertina agli “Anelli mancanti” delle Olimpiadi di Tokyo) aprono con lo scontro politico sulla riforma della giustizia. Corriere della Sera: “Alta tensione sulla giustizia”. Repubblica: “La giustizia divide il governo, ma Draghi salva la riforma”. Messaggero: “Giustizia, riforma sofferta. Draghi: ora serve lealtà”. Ottimista il titolo di apertura de La Stampa: “Giustizia, l’Italia volta pagina”. Libero personalizza: “Draghi arresta Bonafede e Travaglio”.  Opposta ovviamente la posizione critica del Fatto Quortidiano: “ I 5Stelle vanno in prescrizione” sul “calabrache”. Il manifesto, nel titolo a centro pagina: “Giustizia, via libera a nervi tesi”. 

L’Aquila, oggi la Cgil presenta la proposta di legge sul sisma
Per ridurre l'impatto delle calamità naturali, garantire una qualità della ricostruzione, favorire la salvaguardia dai rischi. Oggi la Cgil presenterà le proposte per una legge quadro. L'iniziativa, trasmessa in diretta da L'Aquila (Aula Magna del dipartimento di Scienze umane), potrà essere seguita su Collettiva.it, a partire dalle ore 10. Alla discussione parteciperanno: Edoardo Alesse, Rettore dell'Università degli Studi dell'Aquila; Francesco Marrelli, Segretario generale Cgil dell'Aquila; Laura Mariani, Responsabile politiche per la ricostruzione e la prevenzione antisismica e dei rischi naturali Cgil Nazionale; Fausto Guzzetti, Direttore dell'ufficio attività tecnico-scientifiche per la previsione e prevenzione dei rischi, dipartimento della Protezione Civile; Giovanni Legnini, Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016. Prenderanno la parola anche i Segretari regionali Cgil Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria. Concluderà l'iniziativa il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Sul sito di Collettiva la presentazione dell'iniziativa e dei contenuti della proposta della Cgil (vedi più avanti)

Landini ieri in assemblea in piazza con i delegati di Roma
Nel pomeriggio di ieri presso i Giardini di Piazza Vittorio, a Roma, si è svolta l'assemblea delle delegate e dei delegati di Roma. L’iniziativa, introdotta dal segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola, vè stata conclusa dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Collettiva.it ha trasmesso la diretta dell’evento.  "Se a luglio non avremo risposte dovremo tornare qui, nelle piazze, e se serve mettere in campo la nostra mobilitazione". Così il segretario della Cgil, Maurizio  Landini, intervenendo alla assemblea dei delegati di Roma a piazza Vittorio, elencando i provvedimenti necessari: "La riforma degli ammortizzatori sociali, una seria politica industriale, una vera riforma della Pa a partire dal rinnovo del contratti, una vera riforma delle pensioni" alla luce della prossima fine dell’esperimento di Quota 100. Per quanto riguarda la riforma fiscale Landini ha spiegato che il sindacato non si accontenterà di “qualche mancia, abbiamo bisogno di una riforma che combatta seriamente l'evasione fiscale e abbassi le tasse al lavoro dipendenti”.

Vergogna capitale, la protesta dei sindacati in Campidoglio
E sempre ieri Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio si sono ritrovate in piazza del Campidoglio per tutelare il lavoro di chi lavora per Roma e per servizi di qualità. "Vergogna capitale!", si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook della Cgil di Roma e del Lazio che racconta la giornata per immagini. "Sono 30.000 - scrive la Cgil capitolina - le lavoratrici e i lavoratori che ogni giorno evitano alla città di Roma di finire nel baratro, lavorando in condizioni umilianti e senza alcun rispetto per la loro professionalità da parte dell’amministrazione comunale. La Giunta Raggi ci ascolti! per superare l’immobilismo e le scelte sbagliate, per garantire diritti e salari, per mettere le società partecipate di Roma Capitale in grado di garantire servizi di qualità alle cittadine e ai cittadini di Roma. Ascolti le ragioni del mondo del lavoro perché siamo pronti a proclamare lo sciopero di tutte le società partecipate del Comune di Roma.

Ex Ilva, cassa integrazione Covid, ma manca il piano
Dopo le mobilitazioni dei lavoratori di Genova, al tavolo al Mise sull'ex Ilva, la proprietà pubblica promette di rivedere i livelli di utilizzo della cig dal primo luglio, come chiesto dalla Fiom. Saranno usate le 13 settimane di nuova cig previsti dal decreto del governo. Per il resto sindacati delusi: “Si riconferma una totale incertezza rispetto alle prospettive del piano industriale'', ha commentato la segretaria generale della Fiom Francesca Re David. In attesa del nuovo cda di Acciaierie d'Italia previsto per il 21, è sempre l'ad di Arcelor Mittal Lucia Morselli a guidare le danze.  Sul Messaggero scrive Giusy Franzese ). Dalla dg ordinaria in Acciaierie d'Italia si torna alla cassa Covid (a carico dello Stato) per 13 settimane. In attesa di trovare una quadra su un nuovo piano industriale. Un piano che potrà essere definito meglio (e con maggiori garanzie per i lavoratori) nel momento in cui all'ex Ilva si insedierà il nuovo cda con l'ingresso dei tre membri in rappresentanza del socio pubblico Invitalia a partire dal presidente Franco Bernabé. Ieri, all'atteso incontro al Mise tra azienda sindacati e governo, Bernabè non c'era. Per Invitalia (38% delle azioni e 50% dei voti) era presente l'ad Domenico Arcuri, che ha chiarito che il nuovo cda arriverà dopo l'ok al bilancio 2020 dell'assemblea (21 luglio prima convocazione, 2 agosto in seconda). E così resta ancora tutto nell'incertezza. Per Lucia Morselli, ad in carica di Acciaierie d'Italia, si va avanti con il piano industriale concordato a dicembre scorso e illustrato solo sommariamente ai sindacati: produzione nel 2021 a cinque milioni di tonnellate, per passare a sei nel biennio successivo, e arrivare a otto milioni nel 2026 . Solo allora - ha ribadito Morselli - tutti i 10.700 dipendenti del gruppo potranno rientrare a pieno ritmo in azienda. Il piano prevede la coesistenza degli altiforni tradizionali con quelli elettrici.
Su Collettiva le dichiarazioni della segretaria generale della Fiom, Re David,  dopo l’incontro e il comunicato stampa Fiom del pomeriggio: 

Emiliano chiede la chiusura dell’area a caldo
Sempre sul Messaggero la posizione degli amministratori locali. Ieri il governatore della Puglia, Michele Emiliano, era al tavolo e ha ribadito la richiesta di chiusura dell'area a caldo. E inoltre c'è la tegola del decreto del ministro Cingolani (lui invece non c'era ieri all'incontro) che potrebbe mettere in difficoltà il funzionamento dell'Afo 4. L'azienda ha fatto ricorso al Tar. “arà inevitabile la presentazione di un piano industriale aggiornato» ha chiarito il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. “Stiamo provando a mettere una toppa in una situazione di lacerazione. Gli ulteriori passi andranno costruiti» ha commentato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. I sindacati, pur apprezzando la cassa Covid, non nascondono delusione e preoccupazione. “Non c'è stata data nessuna assicurazione”. La numero uno Fiom, Francesca Re David, chiede una vera discussione su nuovo piano. E Roberto Benaglia, leader Fim Cisl avverte: «L'obiettivo è arrivare ad un accordo sindacale con zero esuberi». 

Ex Embraco, tutto da rifare
Dal Sole 24 ore (p 16). Torna in alto mare la vicenda industriale della ex Embraco di Riva di Chieri, nel Torinese. Legata a doppio filo alla Acc di Mel, nel Bellunese, il dossier da anni parcheggiato al Mise torna su un binario morto. Era nell'aria da mesi ma ieri il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha ufficializzato la scelta del Governo: “Abbiamo esplorato, insieme con la viceministra Todde, tutte le possibilità della proposta Italcomp del commissario straordinario di Acc che avrebbe potuto coinvolgere Embraco. Purtroppo, pur consapevoli della situazione delicata e difficile, non ci sono le condizioni essenziali». Mancano, ribadisce Giorgetti, le proposte di investitori privati che possano permettere di andare avanti con il piano industriale voluto dall'ex esecutivo. L'obiettivo adesso, spiega Giorgetti, «è superare l'attuale stallo e in questo senso continuano senza sosta le valutazioni dellaviceministra Todde, che ha la mia fiducia e che sta seguendo da tempo la vicenda di questa crisi». I sindacati, al fianco dei 400 lavoratori della fabbrica chiusa da anni dopo la scelta di Whirpool di cessare la produzione nel sito torinese, non l'hanno presa bene: «Siamo alle dichiarazioni a mezzo stampa - dice Ugo Bolognesi della Fiom di Torino - neanche la decenza di dirlo incontrando le parti, in totale spregio delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori». In una nota congiunta le sigle dei metalmeccanici hanno ribadito come “con troppa leggerezza il ministro Giorgetti liquida il progettò Italcomp, il polo dei compressori”. Crediamo, aggiungono, “che resti possibile salvare sia Acc sia Embraco e presidiare un settore importante come quello della componentistica di elettrodomestici, anche con una sinergia fra Stato e privati». Dura la posizione anche del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: «Dobbiamo pretendere come Regione che ci sia una soluzione». Messa da parte l'ipotesi Italcomp, insiste Cirio, contestualmente è urgente avere una opzione alternativa, mentre l'assessore al Lavoro Elena Chiorino ha chiesto la convocazione di un Consiglio regionale aperto il prossimo 13 luglio.

Stellantis, le batterie elettriche si produrranno a Termoli
Carlos Tavares, il ceo di Stellantis, il gruppo nato dalla fusione di Psa e Fca, presentando la sua strategia di elettrificazione per gli anni futuri, ha annunciato ieri che una gigafactory per la produzione delle batterie sarà realizzata nello stabilimento molisano di Termoli dove lavorano 2500 dipendenti, escludendo definitivamente la chiusura dell'impianto, da sempre dedicato ai motori a benzina. II Ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti ha subito dichiarato “la bella e attesa notizia è arrivata”. Una scelta in cui si legge il vero significato di «riconversione», un passaggio da una tipologia di propulsori termici a quella che segnerà il domani dell'auto. Una decisione che non ha solo un valore tecnologico ma è un forte simbolo in cui si riconosce l' italianità all'interno del gruppo, è un atto di responsabilità e di fiducia verso i lavoratori. Una scelta accolta con delusione a Torino. «Questa decisione tradisce il Piemonte. Una terra che ha un credito enorme verso questa azienda», sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e la sindaca di Torino Chiara Appendino. Le trattative con il governo si stavano protraendo da tempo, tanto che il ministro Cingolani, nei giorni scorsi, aveva precisato che la decisione della sede spettava all'azienda. Immediati i commenti dei sindacati , sia quello di Ferdinando Uliano, segretario generale Fim-Cisl, respodsabile del settore auto che ha detto «Tavares ha ascoltato le nostre richieste» sia quello di Michele De Palma, della Fiom che ha sottolineato «la gigafactory è la premessa di ulteriori accordi per la produzione di nuovi modelli e la piena occupazione». Il sito di Termoli affiancherà le altre due fabbriche di batterie del gruppo, una in Francia ed una in Germania. L'obiettivo, in Europa, vede le vendite di Stellantis arrivare al 70% e al 40% negli Stati Uniti, entro il 2025. Per la fine dell'anno potrebbero già toccare le 400 mila unità. Tavares ha precisato che «saranno investiti oltre 3o miliardi di euro, entro il 2025, nell'elettrificazione e nel software, investimenti superiori al 3o% rispetto alla media del settore”. Accanto alla soddisfazione per la scelta di Termoli crescono invece le preoccupazioni per gli stabilimenti Stellantis nel Piemonte. Ne parla in una intervista sulle pagine torinesi di Repubblica, un leader dei metalmeccanici Fiom, Giorgio Airaudo: “Per Mirafiori un futuro pieno di ombre. Non basta Maserati”.

Su Collettiva.it

L'apertura  è dedicata all'iniziativa di oggi a L'Aquilia dove la Cgil presenterà la sua proposta di legge sulle emergenze e i terremoti. Ne parla Patrizia Pallara. L'n’iniziativa - scrive Pallara - che prende le mosse da una considerazione di fondo: procedendo sempre in maniera estemporanea e senza una visione strategica, nel corso dei decenni si è finito per intervenire nei territori in modo diverso, trattando quindi meglio alcuni e peggio altri. Alla faccia del principio di democraticità, che invece è essenziale per codificare dei diritti in presenza di deroghe all’ordinamento, connesse a situazioni eccezionali. Secondo la confederazione, per arrivare a un'unica cornice giuridica che prescinda dalle gestioni straordinarie e superi la differenziazione delle regole, occorre sviluppare alcuni contenuti. Innanzitutto una fase di salvaguardia, con l’istituzione di un comitato operativo per la previsione e prevenzione, che eviti duplicazione di enti e frammentazione di competenze e conflitti istituzionali: presieduto dal presidente del Consiglio, dovrebbe garantire l’unitarietà di indirizzo politico-amministrativo nelle varie azioni e potrebbe avere al suo interno un osservatorio per verificare l'impatto delle politiche. Quindi una fase straordinaria di gestione del primo periodo con le modalità definite in fase di salvaguardia e una fase di ricostruzione e rilancio, per la gestione ordinaria tramite bandi, attivazione di misure fiscali e contributive, standard per i finanziamenti, forme di anticipazione della liquidità e del credito, norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, procedure per evitare la delocalizzazione di imprese e proteggersi da infiltrazioni malavitose.

Nella rubrica Buona Memoria si parla di Pinochet e dei suoi aguzzini: Il 9 luglio 2001 la Corte d’appello di Santiago del Cile stabilisce che Augusto Pinochet non è processabile temporaneamente per "moderata demenza" Augusto Pinochet, militare cileno, comandante delle forze armate dal 1973, l’uomo che guidò il golpe che depose il governo di Salvator Allende instaurando un sanguinoso regime dittatoriale. Un regime durato 17 anni. Una dittatura militare che conterà nei numeri ufficiali oltre 3.500 morti, 1.200 sparizioni forzate, quasi 29mila vittime di tortura.

Tutti gli appuntamenti
Per tutti gli appuntamenti in calendario vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale: h  e l’agenda di Collettiva.it. https://www.collettiva.it/agenda/