La ripartenza del Paese, tra fine del coprifuoco e allentamento ulteriore delle restrizioni. La campagna vaccinale prosegue il suo cammino, al via l'immunizzazione dei giovani ma una quota di fragili è ancora scoperta. Altri morti sul lavoro mentre si avvicina la giornata di mobilitazione voluta da Cgil Cisl e Uil per sollecitare il Governo a intervenire. Ma la ripartenza dovrà essere anche quella del Pnrr: come sarà la governance? E i primi decreti, a cominciare da quello sulle semplificazioni, come saranno?

Prime pagine

A quattro colonne Il Sole 24 ore titola: “Partite Iva, fondo perduto da 23 miliardi. Moratorie, per la proroga basta l’e-mail” e nei diversi sommari le nuove norme sulle riaperture in vigore da domani. Per il Corriere della sera: “Ristoranti e sport, l’Italia riparte”. Quasi identica la scelta de La Repubblica: “L’Italia riparte in due settimane”, e nel sommario: “Il coprifuoco slitta alle 23, con l’estate verrà soppresso. Tornano le cene al chiuso. Tre regioni saranno bianche dal 1 giugno, altrettante sette giorni dopo. Draghi sceglie il metodo delle riaperture graduale, ma per la Lega sono troppo lente. Vaccini si va verso l’allungamento della validità del green pass. Recovery, al via il decreto per la governance. Giustizia, Conte contro la riforma”. 
Per La Stampa: “Draghi, un altro passo verso la normalità”, mentre Il Messaggero: “L’Italia verso la normalità”. Per il Fatto Quotidiano: “L’Italia riapre a rate. Ma Salvini strilla ancora”. Infine, il Manifesto che compie una scelta assolutamente differente, grande foto notizia di una donna con un segno rosso sul volto e la scritta: “Non c’è vaccino”, la spiegazione nel sommario che recita: “Sono oltre 20mila le donne, con un vistoso aumento delle giovani, che nell’ultimo anno hanno chiesto aiuto ai centri anti violenza e alle case rifugio. È quanto emerge da uno studio Istat presentato ieri: l’incremento di chiamate al 1522 durante lo scorso lockdown è stato del 176,9%”.

Le interviste

“Il confronto con gli Usa è impietoso. Nex Generation EU rappresenta senz’altro una svolta storica, è importante, ma non è certo adeguato alle esigenze di ricostruzione e ripresa delle economie europee. In più molti capitoli di spesa hanno un processo di implementazione ed esborso molto lungo e complesso, il che toglie efficacia al piano. La differenza possono farla solo i singoli Stati ed è per questo che dobbiamo essere certi che le regole del Patto di Stabilità non vengano reimpostate troppo rapidamente”. Lo afferma Paul De Grauwe, titolare della cattedra di economia europea alla London School of Economics, a pag. 12 de Il Sole 24 ore. Rispondendo ad una domanda di Attilio Geroni proprio sul patto di stabilità, l’economista dichiara: “Credo che le sue regole debbano essere radicalmente cambiate. Non ha molto senso avere regole che poi sei costretto a sospendere. Già più di 10 anni fa a causa della crisi finanziaria l’Europa fu costretta a congelarle. E subito dopo si fece prendere talmente dal panico per l’aumento del debito che adottò nuovamente politiche di bilancio restrittive. Un errore clamoroso che portò alla recessione nel periodo 2012 2013, l’ultima cosa della quale avevamo bisogno.  Quindi sono regole che non funzionano e che anzi hanno portato a decisione sbagliate e a effetti indesiderati”. Infine, riflettendo sul debito De Greuwe conclude: “Abbiamo un debito che serve a finanziare gli investimenti e che aiuterà a migliorare efficienza e produttività del sistema economico: ciò lo renderà automaticamente sostenibile nel lungo termine. Questo è debito buono, un debito che potrebbe continuare a crescere senza che diventi fonte di preoccupazioni eccessive. Ciò però significa che anche le regole del Fiscal Compact debbono essere riviste perché non sono compatibili con una politica di investimenti pubblici. C’è poi la dimensione del debito cattivo, che sarebbe meglio non emettere: dato l’attuale livello dei tassi, però, anche questo debito non è poi così cattivo”.

Sul fronte pandemia un'interessante conversazione tra Giampiero Calapà del il Fatto Quotidiano e Giorgio Palù, microbiologo e presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco che afferma che le aperture non sono premature se si procede con gradualità. Gli assembramenti al chiuso possono essere un problema, bisogna contingentare il numero di persone e procedere con il ricambio d’aria. E alla domanda su cosa accadrà in autunno l'esperto risponde: “Non siamo in grado di predire come evolverà questa pandemia perché SarsCov2 è un coronavirus nuovo. Rispetto alle pandemie del passato il pianete è molto cambiato, siamo più che raddoppiati negli ultimi 50 anni come popolazione sulla terra. SarsCov2 è arrivato anche in Antartide e i è diffuso in modo asincrono sul pianeta. Quel che da noi è un fenomeno in fase declinante in altri paesi può essere in fase incrementale. Non si può pensare all’immunità di gregge se non in fase mondiale”. Significativa la conclusione: “Occorre una riforma profonda per rilanciare la Sanità pubblica a partire da quella territoriale”

Il ministro del turismo Giorgetti (pag.9 Corriere della Sera) sostiene: "Direzione giusta, noi volevamo di più ma siamo rimasti soli a fare questa parte”. Sempre sullo stesso quotidiano (pag. 2) interviene la ministra degli affari regionali Gelmini: “Entro fine mese un altro tagliando per decidere nuove aperture”. E mentre Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe a Il Messaggero afferma: “Vaccini, convincere gli indecisi”, il presidente della Liguria Toti afferma: “Le misure sulla notte ancora troppo draconiane ma siamo pronti a fare festa”. Sulla stessa lunghezza d’onda quello del Friuli, Fedriga, che dice: “Bene riaprire ristoranti e palestre. Il coprifuoco subito a mezzanotte”.

Infine gli esteri e la guerra in Medio Oriente. A pag. 17 de La Stampa Fabiana Magrì intervista Mohammed Atiyen, storico attivista per la pace, secondo il quale “Gli Stati Uniti si devono vergognare. È loro la colpa, più ancora che di Israele. Netanyahu non andrebbe avanti senza la benedizione – o diciamo - con l’opposizione degli Usa” e aggiunge: “Spero nella pressione internazionale per un cessate il fuoco immediato. Per fermare queste uccisioni folli. Nel lungo termine è diverso. Non sarà facile ottenere giustizia, pace duratura e tranquillità. Tra uno o due anni, tra pochi mesi saremo punto e a capo”.

Editoriali e commenti

Aldo Bonomi, a pag. 14 de Il Sole 24 ore, si interroga su: “Quale ruolo da protagonista, e non da passivo percettore di flussi, possa giocare il mondo vasto e articolato del capitalismo molecolare, dell’artigianato, di quel lavoro autonomo di piccola impresa e di seconda e terza generazione che nel manifatturiero e nel terziario urbano rappresenta la moltitudine del tessuto d’impresa”, la risposta che si da Bonomi è che: “La lezione che se ne può trarre è che oggi senza coinvolgere la società non si dà né sostenibilità né digitale. Qui si gioca la partita di un’innovazione che depotenzi paradossalmente le tante faglie e polarizzazioni sociali e produttive che la pandemia ha acutizzato. Le politiche dovrebbero sostenere un’impresa che esce dalle mura delle fabbriche per diventare organizzazione sociale e rafforzare una morfologia di filiere del valore capaci di estendere e non concentrare i benefici. Bisogna far rientrare nel calcolo economico la rigenerazione di beni collettivi come ambiente, salute, per farne i legami a garanzia della relazione produttiva tra impresa e territorio”. Insomma davvero da leggere fino in fondo questa riflessione.

Molti gli scritti dedicati alla pandemia, dalla professoressa Viola (La Stampa pag. 23) a Fiorenza Sarzanini (pag. 26 Corriere della Sera) e Marcello Sorgi (pag. 5 La Stampa) sul rischio calcolato di Draghi.

Su il Fatto Quotidiano Antonio Padellaro scrive: “Stupisce che la Sinistra dell’equità sociale non sembri granché interessata alla tutela di un mondo di almeno 5 milioni di persone, la spina dorsale dell’economia nazionale, soprattutto al Nord… Anche se per il Pd il blocco dei non garantiti costituisse una causa persa dal punto di vista elettorale, come può disinteressarsene il partito che affonda le radici nelle idee di progresso e nei valori del cattolicesimo sociale?”

Bisogna arrivare a pag. 23 de La Stampa per trovare una riflessione sui dati diffusi dall’Istat sull’aumento di richieste di aiuto da parte delle donne. Lo scrive Michela Marzano: “Donne, il virus della violenza”. Per la filosofa: “Quando leggo dati come quelli pubblicati ieri dall’Istat, ho la netta sensazione che ci sia qualcosa che continua a sfuggirmi. Cosa può incitare un uomo a picchiare o umiliare una donna? Cosa è che lo convince che sia lei la responsabilità dei propri fallimenti? Domande cui forse non è nemmeno giusto rispondere in maniera univoca. …. Sebbene resti l’oggettività del fatto che gli uomini scaricano la propria violenza sulle donne, mentre le donne la scaricano su loro stesse. E che il vero problema è tutta questa violenza. È sull’aggressività, la manipolazione, la reificazione e la perversione che ci si dovrebbe concentrare. E cercare davvero di aiutare i più giovani a reperire tutti quei segni di malessere che, presi in tempo, possono forse evitare un giorno di portarli a commettere l’irreparabile”.

Sempre sul quotidiano piemontese (pag. 23) da leggere lo scritto di un’altra donna: Michela Murgia riflette sulle parole di Mattarella e i diritti Lgbt: “In fondo chi rivendica di poter dire che i gay gli fanno schifo, che i disabili sono un peso sociale, che le donne sono inferiori o che per persone trans sono aberrazioni di natura ha da temere molto più dalle parole di Mattarella che non dalla legge ferma al Senato”.

Economia lavoro e sindacato

Anche ieri la terribile contabilità dei morti sul lavoro si è aggiornata, ne scrive Collettiva.it Bergamo, terzo morto sul lavoro il 10 giorni La notizia anche su Avvenire, La Stampa, Il Giorno.

Paolo Baroni su La Stampa titola il proprio articolo: “Orlando gela la Cgil, sui licenziamenti non si torna indietro”, sembra quasi una risposta all’intervista a Maurizio Landini pubblicata ieri sullo stesso quotidiano. L’articolo, però, sottolinea che i sindacati hanno inviato un documento al premier Draghi per chiedere un confronto su fisco e semplificazioni.

“Più di un giovane su due negli ultimi anni ha accettato un lavoro in nero; oltre tre su cinque hanno avuto un impiego sottopagato, con imprese che spesso disonoravano gli accordi sui compensi. E c’è pure chi lo stipendio lo ha solo sognato, costretto a prestare servizio gratuito”. Lo scrive Roberto Rotunno a pag. 2 de Il fatto Quotidiano analizzando il Report realizzato dal Consiglio nazionale dei giovani con l’Istituto Eures. Ne viene fuori la fotografia di una società che sfrutta ragazzi e ragazze, che ha fatto della precarietà il proprio filo conduttore e che inibisce il proprio futuro e la convivenza sociale trasmettendo disvalori. Da leggere con attenzione.

Da leggere, ancora con attenzione, un'approfondita inchiesta de Il Mattino firmata da Aldo Santonastaso sull’aumento dei divari tra le due Italie: “Donne e giovani disoccupati, il virus ha colpito più al Sud”. Proprio su questo argomento la Cgil ha organizzato un'iniziativa dal titolo “Il Futuro del Mezzogiorno è oggi” che vedrà un confronto tra la ministra per il Sud e la Coesione Mara Carfagna e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Appuntamento per domani mercoledì 19 maggio alle 10 in diretta su Collettiva.it

Maurizio Bartoloni su Il Sole 24 ore illustra “Il maxi piano di Speranza: liste d’attesa e psicologi gratis per bimbi e ragazzi”. Gli interventi saranno contenuti nel Decreto sostegni bis nel quale sono previsti quasi 500 milioni di euro per recuperare le lunghe liste di attesa delle prestazioni non erogate causa Covid. E poi rafforzamento dei servizi sul territorio.

Ne dà conto solo il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, e d’altra parte è l’anticipazione del rapporto Caritas (verrà diffuso oggi) ma i dati sono terribili: “Sono ancora cresciuti i nuovi poveri, presi in carico per la prima volta da parrocchie e centri di ascolto. Sono ormai oltre 453mila, il 60% dei quali italiani, il 53% donne”.

Infine, Annalisa Cuzzocrea (pag. 2 de La Repubblica) racconta: “La prossima settimana il Consiglio dei ministri varerà due decreti. In uno ci saranno la governance del Pnrr, la struttura che dovrà occuparsi di attuare il piano nazionale di ripresa e resilienza, e la parte del reclutamento, le assunzioni necessarie per la messa a terra dei progetti…..Il secondo decreto è quello sulle semplificazioni, sul quale si scontrano in questo momento il ministro dell’Innovazione Roberto Cingolani e quello dei Beni culturali Dario Franceschini”. L’articolo è – appunto – un “interessante” racconto delle frizioni sulla composizione dei diversi organismi di governance (perché saranno più d’uno) e sulle procedure per realizzare gli investimenti.

Molti gli articoli dedicati a quanto approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri su coprifuoco e calendario delle riaperture. E poi sulla durata del passaporto verde e sulle notizie che arrivano dall’Ema che afferma che spostando a 90 giorni il richiamo del vaccino Pfizer si ottiene una protezione tripla. E poi, verrebbe da dire “eppur si muove” sul fronte della ripresa visto che l’inflazione torna a dar segni di se cominciando a preoccupare i commercianti ma non (per ora) le banche.

L’apertura di Collettiva.it è dedicata all’apertura di una nuova sede della Cgil in Abruzzo

In Val di Sandro la Cgil sempre più a fianco dei lavoratori di Ivana Marrone e Davide Colella
Il Saluto di Maurizio Landini
In Abruzzo il lavoro si fa strada di Manola Cavallini

 

L’Agenda degli appuntamenti

Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’Agenda di Collettiva.