Il Pnrr e le aspettative che si porta dietro. Nel frattempo le sofferenze del mondo del lavoro sono sempre più evidenti, di quello del lavoro autonomo e di quello del lavoro dipendente. In attesa che il Recovery Plan distribuisca i suoi effetti, crisi industriali si alternano al Mise. E nei campi la condizione dei braccianti migranti si fa sempre più dura. Mentre si bevono aperitivi cercando che effetto farà sulla diffusione del virus

 

Ieri sera, dopo la presentazione alla Camera del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i segretari generali di Cgil Cisl e Uil Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri, hanno inviato al presidente del Consiglio Mario Draghi una nota con le prime valutazioni del sindacato

Sindacati a Draghi: su Pnrr inadeguato il confronto col governo

Prime pagine

Per Il Sole 24 ore: “Draghi: Il gusto del futuro prevarrà su corruzione, stupidità e interessi di parte”. Ovviamente sempre alla presentazione del Piano sono dedicate anche le altre aperture dei quotidiani oggi in edicola. Per il Corriere della Sera: “Appello di Draghi: in gioco l’Italia”, mentre La Repubblica titola: “Draghi, ricostruiamo l’Italia”, e il sommario recita: “Il premier presenta alla Camera il piano da 248 miliardi: “Se prevarranno interessi di parte non ci sarà più tempo. Il ministro Giovannini: con le riforme attiriamo altri investimenti dall’estero. Ita pronta a comprare gli aerei Alitalia”. Per Il Messaggero: “Draghi ai partiti: basta miopia” e La Stampa sottolinea: “Nel Recovery il destino del Paese”. Per il Fatto Quotidiano: “Il piano c’è (monco) ma nessuno lo vede”, mentre il Manifesto pubblica una foto notizia del presidente del Consiglio seduto nello scranno a lui destinato alla Camera con la scritta: “Il piano sono io”.

Le interviste

Roberto Mania de La Repubblica, firma a pag. 4, una densa intervista al ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini che afferma: “Uno stato sta nel mercato come una impresa: i risparmiatori investono su una azienda indebitata purché questa dimostri di essere resiliente e per questa via di essere in grado di restituire il suo debito. La crescita è cruciale per tutti”. Giovannini, poi, illustra il Piano: “Iniziamo dalle risorse, perché non ci sono solo i 191,5 miliardi di derivazione europea; ci sono 30,6 miliardi del fondo complementare nazionale e altri 13 del React Eu. Ci sono 80 miliardi fino al 2027 dei fondi comunitari ordinari, 10 miliardi di scostamento di bilancio destinati al progetto dell’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria e al completamento della Brescia-Vicenza-Padova. Infine, 15 miliardi del fondo sviluppo e coesione….. Stiamo parlando di una quantità di risorse straordinaria alla quale dovremo aggiungere gli investimenti pubblici ordinari e quelli privati che negli ultimi decenni sono stati assai carenti, vuoi per la crisi vuoi per altre ragioni. E la direzione di marcia su digitalizzazione, transizione ecologica, ammodernamento della pubblica amministrazione, infrastrutture coinvolgerà anche i privati”.

Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, a pag. 4 de Il Sole 24 ore, afferma: “Alla riforma della Pa è attribuibile il 70% dell’effetto delle riforme strutturali atteso dal Pnrr. Non è più tempo nella Pubblica amministrazione del posto fisso e delle rendite di posizione: abbiamo bisogno di civil servant valorizzati, motivati e ben pagati. La vera novità è che si tratta di una riforma a livello non solo normativo, ma anche organizzativo e di investimenti: in tecnologia, persone e assistenza tecnica. Solo una Pa riformata a tutti i livelli può garantire la selezione e la messa a terra efficiente degli investimenti”. Per quanto riguarda selezione e concorsi il ministro aggiunge: “La riforma porta i concorsi dall’800 alla modernità poggiando su tre assi: digitalizzazione, semplificazione e decentramento. È una rivoluzione che punta a ridurre i tempi delle selezioni, ma anche a restituire valore allo studio rispetto all’esercizio mnemonico dei quiz. Voglio rassicurare i giovani. La discrezionalità dell’amministrazione era ed è limitata dal rispetto del principio: la valutazione dei titoli deve essere proporzionale al livello di specializzazione del posto messo a concorso”.

La posizione di Confindustria sul Pnrr è illustrata dal Presidente Caro Bonomi intervistato da Federico Fubini a pag. 5 del Corriere della Sera: “In Italia siamo tutti molto presi a valutare le singole misure: quanti miliardi qui, quanti lì. Invece qual che mi aspetto io dal Recovery è che diventi uno strumento di riforma trasformativa del Paese. Dell’economia e dello Stato. Pochi lo guardano in questa ottica, ma nell’introduzione al documento del Presidente del Consiglio una visione c’è”. E aggiunge Bonomi: “La mia domanda è: quali riforme per scaricare a terra quei 200 miliardi?... Le riforme già ben definite sono 2 su 47. Ma lì noi ci giochiamo tutto ed è la vera sfida con l’Europa che ci sta dicendo: voi italiani potete mettere tutti i miliardi che volete sulle infrastrutture, ma perché stavolta dovreste riuscire a eseguirle se per fare opere sopra i 100 milioni ci mettete in media 15,7 anni”. Insomma, secondo il presidente di Confindustria “Quel che manca nel testo è la partnership pubblico privato: lo svincola da chi vuole solo lo status quo”. Infine sulle politiche per il lavoro Bonomi risponde a Fubini dicendo: “Non ci siamo…. si cerca di difendere il lavoro dove era e come era. Vere politiche del lavoro questo Paese non ne ha mai fatte, salvo quelle legate al reddito di cittadinanza che non hanno funzionato. E come si pensa di risolvere? Assumendo nella pubblica amministrazione. Se l’obbiettivo è aiutare i cittadini e imprese di fronte alla burocrazia siamo fuori strada. Possiamo mettere i miliardi che vogliamo in questa area del Recovery, ma il mondo del lavoro resta ingessato….. non ne usciremo finché non si accetta che anche l’intervento del privato può servire, non sostituendo ma affiancando il pubblico. Sarà poi il lavoratore a scegliere a chi rivolgersi, una volta messe a disposizione le risorse pubbliche per formarlo e ricollocarlo”.

Due ulteriori interviste meritano di essere segnalate. Simonetta Fiori a pag. 4 de La Repubblica, firma una lunga conversazione con Giuliano Amato, un ragionamento a tutto tondo sulla sinistra, sulle sfide del dopo pandemia e sul ruolo dello Stato. A pag. 2 dello stesso quotidiano don Virgilio Colmegna, interloquendo idealmente con il vice presidente della Consulta, sostiene che: “una società si misura dalla sua capacità di mettere al centro la persona”.

Editoriali e commenti

Su ciascun quotidiano diverse le riflessioni che esaminano e contrappuntano il Pnrr. Linda Laura Sabbadini, a pag. 25 de La Stampa, afferma: “Caro premier su donne e asili non ci siamo”. La dirigente dell’Istat argomenta sostenendo: “Sui nidi non ci siamo. Con il governo Conte II lo stanziamento era di 3 miliardi e 600 milioni che non arrivava a coprire neanche il 33 per cento di posti di nidi pubblici in ogni regione del Paese. Il comitato Colao aveva chiesto il 60%...........Andiamo indietro anche rispetto a questo. Andate a pag. 231 del Pnrr dove si dice che 152mila bimbi come obiettivo. Sapete che vuol dire come investimento? Due miliardi e 400milioni, un miliardo e 200 milioni in meno rispetto al Conte II”. E prosegue Sabbadini: “Secondo punto. Il Pnrr prevede una cosa molto importante, la riforma dell’assistenza e della non autosufficienza. Ne sono felice. Vi ricordate, abbiamo una legge la 328 di 21 anni fa mai attuata. Ma con quali fondi sarà finanziata? Possiamo fare sul sociale sempre riforme a costo zero? È evidente che questa porterà occupazione femminile e qualità della vita degli anziani e dei disabili. Potenziamola”. E prosegue ancora Sabbadini: Terzo punto. Imprenditoria femminile. La cifra è quella del Conte II, molto bassa, 400 milioni”. E in generale sull’occupazione la direttora centrale dell’Istat afferma: “Settecentocinquantamila occupati in più in cinque anni con investimenti di 200 miliardi così come dichiara il Pnrr, speriamo sia solo una ipotesi minima visto che ne abbiamo persi 950mila con tutto il blocco dei licenziamenti……..Ma ce lo siamo dato l’obiettivo di crescita dell’occupazione femminile? A me pare di no”.

Secondo Marcello Sorgi, sempre sul quotidiano torinese, quella annunciata ieri da Draghi alla Camera è “Una vera rivoluzione”. Per Stefano Folli de La Repubblica, quella che sta giocando Draghi è una sfida a scacchi con i partiti. Mentre l’economista Gustavo Piga, su il Manifesto sostiene che se Recovery e Def dell’era Draghi vengono letti insieme si scopre che in contro luce torna il vizietto dell’austerità voluto dal fiscal compact. A pag. 3 di Domani il ricercatore Francesco Seghezzi afferma: “Nella versione del Pnrr inviata a Bruxelles non vi è più traccia dell’introduzione del salario minimo legale in Italia. Si tratta di un cambio di passo non di poco conto che segna una distanza tra il testo entrato in Consiglio dei Ministri e quello che ne è uscito”.

Su Collettiva.it una riflessione di Salvatore Marra su quel che accade su salario minimo e contrattazione in Europa. Salari minimi e contrattazione: se non ora quando?

Economia lavoro e sindacato

Quota 100 sparisce e si ventila l’ipotesi di una riforma delle pensioni di cui i sindacati conoscono poco. Paolo Andruccioli su Collettiva.it raccoglie l’appello della Cgil Pensioni, basta rinvii

Nelle cronache dei giornali trova posto, sebbene non in evidenza, l’aggressione a mano armata nei confronti di migranti in provincia di Foggia. Ne scrivono il Manifesto a  pag. 6: “Foggia, fucilate contro tre migranti. Un ferito”, e Collettiva.it Ferito al volto un iscritto Cgil

Sempre di braccianti, questa volta di origine indiana e residenti in provincia di Latina, scrive Marco Omizzolo su il Manifesto raccontando di una situazione epidemiologica ormai grave e rischiosa. Pag. 6 “Malati costretti a lavorare, paura per i braccianti sikh”.

Diversi gli articoli di cronaca sulla presentazione del Pnrr in Parlamento, racconti da diverse angolazioni e con diversi retroscena.
Per Il Sole 24 ore (pag.6) “Sarà una riforma in due tempi quella del Codice degli appalti. Subito gli interventi urgenti per consentire la velocizzazione dei progetti del Pnrr, poi una legge delega con i decreti legislativi e la riforma definitiva al traguardo del 2022. Questo cronoprogramma dovrebbe trovare d’accordo tutti e dovrebbe svelenire un tema che vede le forze politiche fortemente divise”.

Ampio spazio, ovviamente, nelle cronache quotidiane alla pandemia, alle aperture e alle polemiche che tutto ciò si porta dietro. Francesco Basso del Corriere della Sera, dà conto della decisione della Ue di avviare la causa contro AstraZeneca per le mancate consegne di dosi di vaccino. Molti gli articoli sulle riaperture, tra voglia di uscire e timori per il tempo incerto. Su tutto aleggia il monito di epidemiologi e virologi sui rischi che si corrono. E poi arriva la scoperta che in Veneto sono stati individuati due pazienti colpiti dalla variante indiana.
Il Corriere della Sera, firma l’articolo Simona Ravizza a pag. 8, su un rapporto “segreto” consegnato a Palazzo Chigi e alla base del contrasto alla voglia di riapertura totale di Salvini. “Sul tavolo ci sono diverse ipotesi, scrive Ravizza, se l’Rt ricresce a 1, cosa più che probabile a seguito delle riaperture, di qui al 15 luglio dovremmo continuare a fare i conti con 200-300 morti al giorno. Se sale a 1,1 il rischio è di un aumento costante dei decessi fino ad arrivare a metà luglio a 600 al giorno. A 1,25 il disastro…” Secondo Merler, curatore del rapporto illustrato dal Corriere, “Se il riavvio fosse stato rimandato al 12 maggio i decessi giornalieri avrebbero potuto essere la metà: 100. Il motivo? Ritardare di due settimane la ripartenza avrebbe voluto dire aprire con un numero giornaliero di nuovi casi decisamente inferiore a quello attuale”.

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