Le prime pagine
Mentre il governo italiano si appresta a inviare a Bruxelles i progetti definitivi per il Recovery Plan e il piano di ripresa, sulle prime pagine di oggi si parla poco di economia (fatta eccezione per il Sole 24 ore)  anche se poi troviamo vari resoconti nelle pagine interne sull’incontro di ieri a Palazzo Chigi delle parti sociali con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Le principali notizie rilanciate in prima riguardano però altro. In ordine di apparizione: il clamoroso flop per l’idea della Superlega di calcio (cinque squadre hanno già annunciato il loro ritiro), l’introduzione della carta verde per viaggiare e il nuovo decreto sui colori delle Regioni e le regole degli spostamenti, la polemica politica (e culturale) che cresce sul video di Beppe Grillo in difesa del figlio accusato di stupro di gruppo. Su Repubblica il titolo più forte sulla scuola che “riapre a metà”. Le Regioni hanno infatti convinto il presidente Draghi: da lunedì alle superiori almeno il 60 per cento degli studenti. Mancano aule e trasporti. Via libera ai pranzi al ristorante dal primo giugno mentre si tratta ancora sul coprifuoco serale che alcuni (la Lega in prima fila) vorrebbero far scattare alle 23, mentre il ministro Speranza insiste sulle 22.. La notizia internazionale più importante arriva dagli Stati Uniti: la corte di Minneapolis ha condannato per omicidio l’agente (ora ex poliziotto) Derek Chauvin per la morte di George Floyd. La giuria ha sentenziato: è stato lui a causare il decesso dell'afroamericano, durante il suo arresto, tenendo il ginocchio premuto sul collo per oltre nove minuti. Colpevole per tutti e tre i capi di accusa: omicidio colposo, di secondo grado preterintenzionale e di terzo grado. 

Recovery Plan, le condizioni per farlo funzionare
Serve un piano per un'occupazione di qualità e non precaria. Il blocco dei licenziamenti va prolungato e le parti sociali devono essere coinvolte nelle scelte. Gli investimenti – e le riforme – collegati al Recovery Plan devono servire a creare un lavoro di qualità e non precario e, nella realizzazione concreta di questi obiettivi, devono essere coinvolte le parti sociali che giudicheranno le diverse misure con questi parametri. E’ stato questo, in estrema sintesi il primo giudizio del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro di ieri con il presidente del Consiglio Mario Draghi sul Recovery plan. Landini ha anche ribadito che in questa fase “servono tutele per il lavoro e che dunque il blocco dei licenziamenti (tema dell’incontro di oggi col ministro Orlando) va prolungato”. Draghi, da parte sua, ha fatto chiarezza sulle risorse: ai 191 miliardi europei, il governo aggiungerà un fondo di altri 30 miliardi. Risorse che per i sindacati, devono “servire per un piano straordinario per l'occupazione che metta al centro i giovani, le donne e il Mezzogiorno. Ciascuna delle sei ‘mission’ del piano deve specificare quanti posti di lavoro crea". 

Su Collettiva.it il commento del segretario generale della Cgil, a cura di Stefano Iucci . Secondo Landini, anche le riforme che si vanno realizzando devono coinvolgere maggiormente le parti sociali, a partire da quella degli ammortizzatori sociali, che “deve prevedere un sistema universale di tutele e diritto alla formazione”.

Dove investire le risorse 
I sindacati, ha precisato ieri Landini, hanno chiesto che gli investimenti siano in grado di creare filiere produttive industriali: “Se si vuole investire nelle energie rinnovabili bisogna costruire filiere che producano i mezzi e gli strumenti necessari”. Quanto ai terreni su cui investire, è sicuramente “necessario agire a partire dalle grandi crisi aperte – Alitalia, ex Ilva, siderurgia in generale –. C’è poi tutto il settore automobilistico e della mobilità sostenibile”. Rispetto alla pubblica amministrazione, largamente coinvolta nelle realizzazioni del Recovery plan, “abbiamo chiesto che ci siano assunzioni: bisogna fare entrare giovani e nuove competenze affinché questo sia anche un piano di riforma della pubblica amministrazione stessa”, ha sottolineato il segretario generale. Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato Draghi ad accelerare su alcune leggi indicate anche nel Def: tra queste la legge sulla rappresentanza e sul valore erga omnes dei contratti. “Se oggi una parte dei rider ha il suo lavoro tutelato con un contratto nazionale, questo è grazie a un accordo. Ma allora abbiamo bisogno che i contratti collettivi abbiano validità generale per legge e che i diritti sanciti  – non solo il salario, ma ferie, malattie, maternità, formazione, sicurezza – diventino diritti di tutte le persone che lavorano a prescindere dall’occupazione”. Infine le procedure: i sindacati chiedono, come detto, di essere coinvolti nelle scelte e sono anche disponibili, ha spiegato il segretario generale della Cgil, a confronti su semplificazione delle regole e della burocrazia”. Ma senza che questo, ovviamente, “metta in discussione diritti, tutele, sicurezza e lotta alle infiltrazioni mafiose”.

L’incontro di Palazzo Chigi sui giornali
Dell’incontro di ieri tra governo e parti sociali scrive Giorgio Pogliotti sul Sole 24 ore (a pagina 2). Così la sintesi:  Una valutazione delle ricadute economiche ed occupazionali delle misure del Recovery Plan, con una presenza delle parti sociali nella governance per verificare e monitorare lo stato d'attuazione del Pnrr. Insieme ad un piano straordinario sul lavoro, alla proroga uniforme del blocco dei licenziamenti alla fine di ottobre, con l'impegno a trovare una soluzione flessibile sul versante pensionistico per evitare che con la scadenza a fine anno di Quota 100 si torni al regime della Fornero. È questo il ventaglio di richieste avanzate dai leader di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri che ieri, al termine dell'ora e mezza di incontro con il premier Mario Draghi, hanno valutato positivamente la «disponibilità» del presidente del consiglio ad un coinvolgimento delle parti sociali nella valutazione sugli impatti occupazionali del piano. Sulla necessità di far decollare 30 giugno un «piano straordinario» per l'occupazione ha insistito Landini: «Abbiamo chiesto che ogni progetto delle sei missioni indichi anche quanti posti di lavoro determineranno gli investimenti - ha detto il leader della Cgil-. C'è bisogno di la- voro stabile, non precario. Deve essere questo l'obiettivo centrale del piano. Vogliamo essere coinvolti nella discussione sul dettaglio dei progetti per capire quali sono i risultati attesi e le ricadute sociali. Vogliamo essere coinvolti non solo su come si gestisce, ma anche su come fare le riforme che devono accompagnare il piano». La riposta del premier non si è fatta attendere, visto che si è impegnato a riconvocare i leader sindacali dopo il 1° maggio. Sul Corriere della Sera Enrico Marro parla di pressing delle parti sociali su Mario Draghi per avere un ruolo attivo nella gestione del Recovery Plan, ovvero dei circa 200 miliardi di risorse europee destinate all’Italia. Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi serve la costituzione di una rete nazionale (a pagina 33). Di Bonomi e delle richieste dei sindacati si parla sul Messaggero con il pezzo di Luca Cifoni a pagina 7. “Le parti sociali – scrive Cifoni - vogliono avere spazio nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sta per essere approvato dal Consiglio dei ministri nella sua versione definitiva. E il governo risponde positivamente, assicurando un percorso di condivisione a partire da maggio e - con il ministro dell'Economia Franco - garantendo al mondo delle imprese che «in molti casi i suggerimenti troveranno riscontro…” Su La Stampa è Alessandro Barbera a fare il punto sul Recovery analizzando le voci interne al piano del governo: “Sforbiciata all’ecobonus nel Recovery più fondi per istruzione e digitale”. Trattativa chiusa con Bruxelles, i numeri forniti dal Tesoro italiano all’Ecofin: sette miliardi in meno tra green e sanità, 3,5 aggiuntivi per la scuola. Nell’articolo di Barbera in primo piano le preoccupazioni del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini (ogni progetto dovrà indicare quanti posti di lavoro saranno creati e quelle del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, secondo il quale l’emergenza assoluta riguarda il lavoro: in un anno persi 945 mila occupati. Sul quotidiano cattolico l’Avvenire l’attenzione è concentrata sulla sanità: “Ristrutturare il sistema sanitario. Draghi vuole aumentare i fondi nel Pnrr (p.8). I fondi potrebbero salire da 19 a 25 miliardi. Trasparenza decisiva nell’attuazione del piano: una piattaforma digitale per verificare l’attuazione dei progetti accessibile a tutti. Più critico il manifesto che con il pezzo di Massimo Franchi (a pagina 6) parla di “Mistero Recovery. Draghi non svela a nessuno il piano”. Incontri con le parti sociali con indicazioni solo sul metodo – è la versione di Franchi – ci sarà un confronto continuo sull’attuazione. Per Landini serve più lavoro. Cgil, Cisl, Uil la spuntano però sulla richiesta di stabilire una precisa ricaduta occupazione su ogni progetto. Una critica analoga arriva dal Fatto Quotidiano: “Pnrr, Draghi resta ancora muto. E il Parlamento voterà sul nulla” (Wanda Marra e Roberto Rotunno a pagina 6). 

Tra i commenti di oggi

Ci siamo dimenticati degli immigrati 
A proposito delle caratteristiche che dovrà avere il Piano di rilancio da segnalare un commento particolare di Innocenzo Cipolletta sul Sole 24 ore: “Le troppe amnesia del Recovery Plan sull’immigrazione” (a pagina 14). Interessante il ragionamento di Cipolletta sulle vere ragioni che determinato la denatalità in Italia e sulla necessità vitale per la nostra società di integrare gli immigrati. “I Paesi a bassa natalità – scrive l’ex direttore generale di Confindustria - rischiano di avere una scarsità di persone occupate che devono mantenere una massa di persone anziane uscite dal lavoro. Ecco allora che la risposta alla caduta del tasso di natalità non deve essere tanto una politica per indurre più donne a fare più figli, ma è rappresentata innanzi tutto da politiche che alzino il tasso di attività del Paese, per sostituire il minor numero di giovani attraverso un aumento del numero delle persone occupate, in particolare delle donne e dei giovani, ma anche degli anziani, con un allungamento della vita lavorativa, cosa favorita dal miglioramento delle condizioni di vita degli anziani. Ma queste politiche non bastano e richiedono tempo a produrre effetti. Occorre anche favorire rapidamente una buona integrazione di persone immigrate da altri Paesi. Per farlo, occorre investire in progetti di integrazione, fatti di istruzione, assistenza, abitazioni, ricongiungimenti familiari e di concessione della cittadinanza ai molti immigrati integrati o nati in Italia. Un simile piano può trovare spazio finanziario nel Pnrr da presentare a Bruxelles, perché sosterrebbe strutturalmente la ripresa italiana e favorirebbe una migliore convivenza con quanti vengono a cercare una migliore qualità di vita nel nostro Paese. Di questo non c'è traccia nel Pnrr italiano, mentre dovrebbe essere uno dei punti qualificanti del nostro Piano. C'è ancora tempo per provvedere”.

Impresa trascurata? 
Alla domanda risponde positivamente Dario Di Vico nell’editoriale di oggi del Corriere della Sera, “L’impresa ignorata dai partiti”. “Colpisce – scrive Di Vico - che a fronte del rilievo che occupa il mondo manifatturiero nel determinare la nostra quotazione nel mondo non ci sia un riconoscimento politico esplicito né una interlocuzione costante. Non parlo ovviamente del Movimento 5 Stelle né di Fratelli d'Italia che hanno scelto dichiaratamente altre constituency di riferimento e che anzi fanno spesso della contrapposizione all'impresa un blasone, ma anche del Pd, di Forza Italia e della Lega. I dem anche sotto la segreteria Letta privilegiano il tema dei diritti come cifra identitaria (il segretario nel suo primo mese ha incontrato tutti comprese le Sardine ma non la Confindustria), Forza Italia resta comunque prigioniera di una visione dell'imprenditoria italiana in cui dopo la stella Berlusconi è caduto anche il firmamento e quanto alla Lega solo nel Veneto c'è un reale rispecchiamento tra la sua leadership e il mondo della media impresa. Già nella vicina Lombardia o in Piemonte non è più così, mentre caso mai si può rintracciare una vocazione da partito del PII nell'amministrazione regionale emiliano-romagnola guidata da Stefano Bonaccini. Al di là delle eccezioni territoriali però è come se il mondo politico fosse vittima di una schizofrenia, sa benissimo che la posizione italiana nel mondo dipende dalla manifattura ma non vuole compromettersi elettoralmente con essa. Gli industriali non meritano nemmeno un selfie”.

La polemica di Boeri contro Barca
Su La Stampa Tito Boeri torna a polemizzare con Fabrizio Barca che era intervenuto sullo stesso giornale a proposito delle scelte sui fondi per la ricerca. “Caro Barca, ecco che cos’è il merito”. “Durante la pandemia Covid-19  - scrive Boeri per spiegare la sua concezione di merito - c'è stata una forte risposta della comunità scientifica nel riorientare il proprio lavoro verso temi che potessero in qualche modo essere d'aiuto nell'affrontare l'emergenza. Barca ed Esposito sostengono che questo metodo premi "la comunità scientifica egemone" mettendo in secondo piano una "ricerca avvertita dai contemporanei come marginale". Può darsi che il "giudizio dei pari" possa inibire in alcune occasioni filoni di ricerca che deviano in modo radicale dai temi di ricerca in quel momento prevalenti. E sono perfettamente consapevole del fatto che non sempre gli articoli pubblicati sulle riviste maggiormente quotate, a giudicare dal numero di citazioni dei loro articoli, fanno davvero compiere dei passi in avanti significativi alle conoscenze scientifiche. Mi è capitato anche di leggere testi di grande valore su riviste scientifiche considerate di rango inferiore. Infine so bene anche, per esperienza diretta, quanto sia difficile pubblicare sulle riviste migliori e capisco perfettamente la frustrazione di coloro che si scontrano con queste difficoltà. Sarà anche il "giudizio dei pari" un pessimo metodo come sostengono Barca ed Esposito, ma come nel caso della democrazia, non conosco un metodo migliore per incentivare la ricerca anziché premiare i propri ambiziosi amici”.

Quella confusione sui dati della crescita
Sul manifesto l’economista Roberto Romano interviene sulle cifre fornite dal governo nel Documento di Economia e Finanza. “Non è in discussione – sostiene - l'aumento dell'indebitamento netto programmatico rispetto al tendenziale per il 2021 e il 2022, rispettivamente 2,3 punti e 0,5 punti di Pil, piuttosto l'effetto macroeconomico di tale impegno finanziario sul periodo considerato: l'indebitamento netto aggiuntivo cumulato rispetto al tendenziale tra il 2021 e il 2024 è pari a 3,4 punti di Pil, mentre la crescita cumulata netta aggiuntiva rispetto al tendenziale per lo stesso periodo è pari allo 0,8%. In altri termini occorrerebbero oltre 60 mld di euro di spesa pubblica tra il 2021 e il 2024 per avere una crescita (aggiuntiva) di 14 mld di euro. Qualcosa evidentemente non torna nei conti. Se prendiamo in esame le proiezioni del precedente governo, comprensive delle risorse di Ngeu, la crescita aggiuntiva era un po' più alta e superava il 3%. Come è stata possibile questa manifesta e grave differenza tra le proiezioni del Governo Conte e quelle del Governo Draghi? La differenza potrebbe arrivare, auspicabilmente, dalla non computazione delle risorse europee nel Def dell'attuale governo, ma allora stiamo analizzando il quadro programmatico del Governo o una frazione di esso? Se il Def del governo non computa le risorse europee, al netto della (non) trasparenza dei conti pubblici che è già un fatto grave, l'effetto macroeconomico ottenuto dal deficit aggiuntivo calcolato dal Governo sarebbe così contenuto da giustificare l'inefficacia delle politiche pubbliche, se non di quelle strutturali. Un messaggio di politica economica particolarmente fastidioso e insidioso. Il Paese ha bisogno di riforme di struttura profonde ed efficaci, non di riforme strutturali. Le riforme di struttura necessitano di impegni pubblici importanti almeno per i settori essenziali e critici come indicato dalle linee guida di Niggeu e il moltiplicatore calcolato dalla Commissione Ue è più alto di quello delineato dal governo Draghi. Cosa si nasconde dietro questa apparente inefficacia della spesa pubblica aggiuntiva? Sarei curioso di saperlo.

Ecco come sarà il Primo Maggio 2021
Quest'anno tre diversi eventi organizzati unitariamente: Landini sarà all'Ast di Terni, Sbarra all'Ospedale dei Castelli di Fontana di Papa, Bombardieri davanti all'Amazon di Passo Corese. Obiettivo: "Ribadire la centralità del lavoro, per ricostruire su basi nuove il nostro Paese". Cgil Cisl Uil hanno scelto di celebrare il Primo Maggio organizzando, unitariamente, tre distinti eventi sindacali che si svolgeranno presso alcuni luoghi simbolici del mondo del lavoro del nostro Paese. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sarà all’acciaieria Ast di Terni; il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, sarà all’Ospedale dei Castelli in località Fontana di Papa in provincia di Roma; il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sarà davanti alla sede Amazon di Passo Corese, in provincia di Rieti. 
Il tutto si svolgerà nel pieno rispetto delle regole anti covid e con una presenza limitata di delegate e delegati. Lo slogan della giornata del Primo Maggio sarà: “L’Italia Si Cura con il lavoro”. In una fase difficile della vita del Paese, in cui c’è bisogno di ripartire nel segno dell’unità, della responsabilità e della coesione sociale, Cgil, Cisl, Uil vogliono ribadire unitariamente il valore della centralità del lavoro, per ricostruire su basi nuove il nostro Paese e affrontare con equità e solidarietà le gravi conseguenze economiche e sociali della pandemia.

Altre segnalazioni da Collettiva.it

Carlo Ruggiero propone un approfondimento sulla industria delle armi che a quanto pare non conosce  crisi.  Ma quanto vale effettivamente il comparto italiano di Aerospazio, Difesa e Sicurezza? Secondo uno studio realizzato nel 2018 dal gruppo di consulenza Ambrosetti, nel complesso, 13,5 miliardi di euro all’anno. A detta dell' Aiad, la Confindustria militare, il totale delle aziende del settore avrebbe sviluppato poi un fatturato pre-covid di 15,5 miliardi. Mentre altre stime arrivano a quota 16,2. Se si confronta questo dato con il Pil del 2020 si arriva a superare di poco la quota dell’1%. L'industria militare inoltre, sempre secondo stime industriali, occupa circa 50.000 persone che arrivano a quota 230.000 se si considera l'indotto, che peraltro non è solo militare. Anche in questo caso si tratta dell'1% dell'intera forza lavoro italiana a fine 2020. Nella rubrica Buona Memoria di oggi si parla della liberazione di Bologna. La storia la racconta Ilaria Romeo: Per il capoluogo emiliano la libertà dal fascismo arriva quattro giorni prima di Milano. Il 21 aprile 1945 la brigata partigiana "Maiella" e i gruppi di combattimento entrano in città insieme alle unità alleate. Ed è subito festa


Appuntamenti e iniziative

Nessun profitto sulla pandemia
“Il Comitato Italiano per l’Iniziativa dei Cittadini Europei “Right2cure-No profit on pandemic” rivolge un appello urgente al Governo da Lei presieduto, affinché si adoperi a sostegno della proposta di India e Sud Africa per la sospensione temporanea dei brevetti dei vaccini e dei farmaci contro il Coronavirus e affinché la Commissione Europea agisca nella medesima direzione”. Inizia con queste parole la lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi dal Comitato promotore della campagna “Diritto alla Cura, nessun profitto sulla pandemia”, sostenuta da 103 organizzazioni tra cui la Cgil. In vista della riunione del Consiglio Trips del 22 e del 30 aprile e del Consiglio generale del WTO del prossimo 5 maggio in cui verrà ridiscussa la proposta di moratoria, si rinnova la richiesta di voto a favore al governo italiano. “Se non si interviene con misure efficaci come la sospensione temporanea dei brevetti e questa situazione dovesse perdurare – si legge nella missiva – 9 persone su 10 nei paesi poveri e a basso reddito non potranno essere vaccinate entro quest’anno. La proprietà intellettuale è il più grande ostacolo all’accesso equo, tempestivo e universale ai vaccini salvavita e, in ultima analisi, al superamento della pandemia”. Il Comitato spiega che “in un mondo globalizzato, infatti, in assenza di una risposta realmente inclusiva, il virus continuerà a circolare e a mutare, vanificando gli sforzi economici e sociali fatti dalla popolazione mondiale”. “La logica del profitto – si legge infine – non può prevalere su quella della vita. Confidiamo che il Governo decida di appoggiare la proposta di moratoria”.

Oggi si parla di assegno per il nucleo famigliare
‘Assegno per il Nucleo Familiare: tra la parità di trattamento e l’assegno unico universale’. E’ l’iniziativa promossa per oggi da Cgil, Sabir e Asgi in programma per le 15.00 e che potrà essere seguita in diretta streaming sulle pagine facebook della Cgil nazionale, Collettiva.it, Asgi e Festival Sabir. A presiedere i lavori sarà il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra, modererà Kurosh Danesh dell’Ufficio per le politiche dell’immigrazione. L’avvocato Alberto Guariso dell’Asgi parlerà di ‘Assegno per il nucleo familiare: la parità di trattamento tra lavoratori dopo le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea’; Francesco Bertoli, segretario generale della Cgil di Brescia parlerà de ‘La revoca degli ANF per i familiari all’estero: il caso di Brescia’. Interverranno: Angelo Marano, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Luca Sabatini, direttore Ammortizzatori Sociali INPS; l’avvocato Andrea Ronchi dell’Osservatorio Legale Immigrazione – Cgil;  l’avvocato Paola Fierro del Servizio Antidiscriminazione Asgi; l’avvocato Giulia Crescini dell’Inca Cgil. Ezio Cigna, Responsabile Politiche Previdenziali della Cgil interverrà su ‘L’assegno familiare potrebbe essere superato con assegno unico universale: quali prospettive?’.

Tutta l’agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale e l’agenda di Collettiva.it