Le prime pagine
Nello scontro politico continuo sulle riaperture la scuola diventa un caso a sé. Crescono infatti i timori di presidi e Regioni (Corriere della Sera), mentre anche tra i dirigenti dei sindacati che rappresentano gli insegnanti circolano preoccupazioni e malcontento. “Un Pass per l’estate sicura” titola in apertura il Corriere che illustra le tre ipotesi di lasciapassare allo studio del governo. Intanto, per fortuna, calano contagi e ricoveri, mentre la campagna di vaccinazione procede secondo i piani. Entro luglio dovrebbero arrivare 54 milioni di dosi dall’Europa. Anche Repubblica (che apre però con le notizie sullo scontro sul calcio europeo con la nascita della Superlega) punta i riflettori sulle questioni scolastiche: “Milioni di test per la scuola”. Sul ritorno in classe parla Abrignani (Cts): “Saranno fatti tamponi salivari a tutti gli studenti una volta a settimana”. Il governo sta pensando a ingressi scaglionati nelle aule. Abrignani parla anche sul Messaggero: “Mascherine fino all’autunno”. Dai bilanci sugli effetti sociali della pandemia  spunta il calo dei matrimoni: in questi mesi se ne sono persi 4 su 5. Ora nel piano del governo c’è il via libera ai pranzi nei ristoranti da metà maggio. “Dall’Europa 54 milioni di vaccini e da giugno stop ad AstraZeneca” è il titolo di apertura de La Stampa di Torino, che sottolinea la recrudescenza degli scontri politici tra governo di Roma e Regioni sulle riaperture. 

La scuola
Per quanto riguarda nello specifico la scuola le notizie sono due: da oggi ripartono le lezioni in Campania, mentre tra una settimana torneranno in classe in tutto il Paese 8,5 milioni di studenti. Su La Stampa Gianni Oliva firma il commento sulla ripartenza augurando buona festa del rientro agli studenti. Sulle riaperture delle aule e le polemiche sulla scuola da segnalare il pezzo di Ilaria Venturi su Repubblica (p.6) dove troviamo anche alcune notizie aggiornate: “..già oggi i sindacati si vedono in Viale Trastevere per discutere il nuovo protocollo dell'esame di Stato e del rientro alla luce delle varianti: basteranno le mascherine chirurgiche per i docenti? Saranno imposti i due metri di distanziamento nelle mense? “La scelta del governo è politica, il problema delle condizioni di sicurezza va affrontato”, dichiara Francesco Sinopoli , segretario generale della Flc-Cgil. “Stiamo ancora andando avanti con mascherine chirurgiche di scarsa qualità, almeno ai docenti siano fornite le Ffp2”, insiste Pino Turi (Uil). La Cisl con Lena Gissi chiede “chiarezza affinché in questo mese si possa andare a scuola senza interruzioni perché mancano strumenti per il tracciamento dei contagi”. Agostino Miozzo, ora consulente del ministero dell'Istruzione, ricorda tre pilastri “sui quali insisteremo sino alla noia: distanziamento, igiene e mascherine dal 6 anni in su obbligatorie anche se seduti al banco. Laddove è possibile poi si faccia scuola all'aperto, si usino parchi e campi sportivi”. E un'indicazione su tutte: “Non abbassare la guardia”.  Da segnalare poi, su La Stampa, il commento di Fabrizio Barca e Fulvio Esposito che polemizzano con Tito Boeri sulla “retorica del merito”. Sul Fatto Quotidiano si mette in evidenza la notizia delle polemiche dei sindacati contro il Ministero della Difesa per i militari non vaccinati (Mantovani a pagina 3). Su Repubblica, sempre a proposito di scuola da segnalare il commento dello psicoanalista Massimo Recalcati che invoca più “umanità e meno programmi” tra i banchi, “una scuola chiusa è una contraddizione in termini”. 

L’economia
L’altro filone di notizie che troviamo sulle prime pagine di oggi riguarda l’economia. Molto forte l’apertura del Sole 24 ore che con pochi dati secchi scatta una fotografia impietosa: “Crisi dei consumi, famiglie, spese ko: da risparmi e aiuti le leve della ripresa”. Secondo il quotidiano confindustriale gli acquisti sono precipitati ai livelli di 24 anni fa, mentre le imprese guidate da giovani sono diminuite del 22% in dieci anni. Le percentuali sono inequivocabili: -12,3% la spesa per consumi, -12,2% la diminuzione dei redditi da attività imprenditoriali, -8,4% la diminuzione degli investimenti in abitazioni. Ma davvero preoccupante il dato sul crollo dei redditi da lavoro dipendente (-6,9%) che è stato certificato anche dagli ultimi dati Eurostat, commentati sabato dalla segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti (vedi Collettiva.it). Sulle questioni economiche da segnalare sul Corriere della Sera il focus di Federico Fubini sul piano del governo Draghi per il Recovery Plan. Su Repubblica (taglio medio di prima pagina) si parla dell’intenzione di Draghi di stringere su Recovery e della necessità di istituire una cabina di regia a Palazzo Chigi per coordinare tutti gli interventi della ripresa. Tra le notizie economiche da segnalare quella messa in evidenza dal Messaggero: “Superbonus 100%, troppa burocrazia, flop da 18 miliardi”. Norme troppo complicate per i lavori nei condomini, usati solo 730 milioni, mentre l’associazione nazionale dei Comuni (Ance) propone una proroga fino al 2023. (Marcatilli a pagina 9). 

Il Def su Collettiva.it
Questa mattina la Cgil parteciperà all'audizione in Parlamento dei sindacati sul Def. Ne parla la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi intervistata da Roberta Lisi.  Settimana importante, quella che si è appena chiusa e quella che si apre. Negli scorsi giorni il consiglio dei ministri ha varato un ulteriore scostamento di bilancio per 40 miliardi, e il Documento di Economia e Finanza, da oggi tocca a Camera e Senato esaminare e varare questi testi. Deficit oltre 11% debito al 160%, rientro del deficit nei parametri del 3% da spostare al 2025 puntando sulla crescita. Questi, a grandi linee i numeri attorno ai quali ruota il Def. “Se è certamente positivo - secondo la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi - prevedere un eventuale rientro del deficit nei parametri europei non prima del 2025  puntando sulla crescita e non su manovre correttive, meno positivo è il fatto che per creare crescita ci di affida solo alle risorse di Nex Generation Eu e non avendo ancora presentato il Pnrr c’è una sorta di discrasia tra quello che dovrebbe essere il Piano nazionale di riforme che accompagna sempre i documenti di economia e finanza, e il fatto che il Pnnr non è noto”. Non solo, tutta la crescita rimane affidata esclusivamente a risorse europee. Certo il Def risente ancora della pandemia. In quel testo infatti è esplicitata, da un lato la necessità di posporre il raggiungimento della copertura vaccinale dell’80%della popolazione a fine ottobre, e dall’altro l’incertezza derivante dalla recrudescenza di vecchie e nuove varianti. Proprio per questo il quadro offerto è assai prudenziale, giustamente prudenziale. Positive, per questa ragione, tutte le politiche economiche che puntano su investimenti e espansione. “Proprio per l’incertezza del quadro – sottolinea la dirigente sindacale – è importante rilevare alcuni elementi che nel testo non compaiono, almeno non come sarebbe stato opportuno. Innanzitutto la riforma fiscale. E poi il rafforzamento della spesa corrente”. E già perché, bene se come ci si augura nel Pnrr saranno previsti cospicui investimenti per le infrastrutture sociali, ma perché esse possano funzionare vanno accantonate ogni anno poste adeguate di bilancio. Se si costruiscono gli asini nido che servono – ad esempio - se non si destinano nel bilancio dello Stato risorse adeguate per pagare ogni anno insegnanti ed educatori, quegli asili nido rimarranno chiusi. “Insomma, aggiunge Fracassi, non si scommette a sufficienza sulle infrastrutture sociali che sono una parte consistente di Nex Generation Eu”. (...)

Le interviste sui quotidiani

Re David, Fiom: “Il Recovery non basta”
La leader nazionale della Fiom, Francesca Re David, che sta facendo il giro delle fabbriche italiane per raccogliere il parere dei lavoratori sul contratto nazionale firmato il 15 aprile (su Collettiva)  risponde alle domande di Luciano Buglione sulle pagine di Economia del Corriere della Sera. “C'è un pericolo concreto per il Sud, che i soldi del Recovery Fund, anziché rafforzare rischiano di indebolire ulteriormente questo territorio”, spiega Re David, secondo la quale il cantiere navale di Castellammare di Stabia è emblematico. “Si tratta di uno stabilimento storico di Fincantieri per il quale occorre rilanciare la mission produttiva e le infrastrutture in grado di assicurare sviluppo e occupazione”. Ma il rischio, soprattutto per il Sud, è un indebolimento generalizzato. “I segnali che abbiamo sono abbastanza chiari. Senza una programmazione vera, senza un ruolo dello Stato e lasciando le cose nelle mani delle multinazionali, la deindustrializzazione di questa straordinaria area del Paese è destinata a completarsi, con l'aggravante che rischiamo di buttare via anche l'opportunità unica rappresentata dalle risorse in arrivo. Appare per esempio chiaro che sull'automotive si sta partendo esattamente dal Meridione per indebolire il sistema”. Un esempio: “La Marelli di Bari ha spostato la produzione del motore elettrico per la Porsche in Germania. L'avanzamento tecnologico in particolare con il superamento dei motoria diesel sta mettendo in crisi il futuro degli stabilimenti Stellantis di Pratola Serra e la Bosch di Bari. L'incontro con Stellantis del 15 aprile scorso è stato un primo passo importante per iniziare ad avere chiarezza dall'azienda sul percorso di condivisione che per noi deve portare alla piena saturazione degli stabilimenti e alla tutela dell'occupazione. Occorre però aprire un tavolo di settore per affrontare il cambiamento tecnologico e condividere gli investimenti utili al rilancio del settore salvaguardando stabilimenti strategici per il Sud come Melfi e Pomigliano”. Discorsi analoghi anche per gli altri settori economici….(a pagina 3 dell’inserto Economia)

Enzo Amendola: la burocrazia non boicotti
Su La Stampa parla il sottosegretario all’Economia con delega agli Affari europei: “Il piano non è il libro dei sogni, i partiti devono fare le riforme”. Per quanto riguarda i tempi di attuazione del Recovery Plan, Amendola parla di “allarmismo infondato”. “Presenteremo il nostro piano entro fine aprile ed è bene ricordare che il confronto con la task force della Commissione va avanti non da ieri, ma dal 15 ottobre. Le sei missioni e le componenti del piano sono note a Bruxelles, che nel tempo ha sempre dato indicazioni di modifiche. Faccio poi notare che le risorse saranno disponibili per tutti in quanto vengono rimborsati anticipi dalle casse nazionali. Quindi nessun rischio di essere esclusi se un paese presenta il piano per ultimo”. I ministri stanno litigando sulla destinazione dei fondi?, chiede Carlo Bertini. “Il Mef ha il compito di definire il piano sulla base dei testi ereditati dallo scorso governo. Il confronto con Parlamento, Regioni, enti locali e parti sociali, lo ha arricchito. Trovo comprensibile che ogni ministero abbia aggiunto ulteriori progetti, ma voglio sottolineare che questo piano non è un album dei sogni da colorare con progetti utopistici. Le priorità La campagna vaccinale non sarebbe andata meglio se ognuno fosse andato per la propria strada sono investimenti mirati e riforme puntuali. Non a caso credo, forse in beata solitudine, che il "fondo complementare" al Recovery da 31 miliardi debba sostenere riforme e non progetti esclusi dal Pnrr”. Il sottosegretario conferma anche l’istituzione di una corsia veloce per attuare i progetti del Recovery senza che cadano nelle pastoie burocratiche. “Sì, e questo, lo confesso, per me è il vero assillo. Non solo perché è una richiesta esplicita delle linee guida europee, ma perché l'Italia in passato è stata inefficiente nella capacità di spesa dei fondi europei. In tutti i 27 paesi Ue c'è discussione, ma l'Italia ha la dotazione maggiore e se il piano va a rilento qui non sarà facile negoziare di nuovo le politiche fiscali in Europa. Quindi sta a noi avere regole e procedure che disegnino una "corsia preferenziale" per rendere esecutivi i progetti”. (…)

Vincenzo Visco: la patrimoniale non è una bestemmia
L’ex ministro delle Finanze dei governi di centrosinistra, Vincenzo Visco, parla oggi sul Fatto Quotidiano in una intervista a cura di Antonello Caporale (p.6). La sua è un’analisi cruda: “La politica ha perduto ogni reputazione, scaduta agli occhi dei governati e posta ai confini della delinquenza comune. Perciò la sua azione è debole, subisce ogni reazione, anche la più isterica. Come sta succedendo con le riaperture, decise sull'onda della rabbia? Prevale l'interesse economico sul destino del più debole. In economia è una considerazione lecita. Dal punto di vista etico è inammissibile. Si riapre mettendo nel conto altri morti. Mi pare che il presidente della Liguria li avesse messi già tempo fa. E il rappresentante di Confindustria delle Marche lo abbia detto chiaramente. Un amen per gli sfigati e avanti con la produzione. Fare debito, tenendo tutto chiuso, non è però più possibile. È stata finora l'unica, strada praticabile. Ma fin dove potremo avventurarci col debito? Chi lo ripagherà?, chiede Caporale. “Draghi dice che la crescita compenserà questo extradeficit. E certo la prospettiva più ottimistica e favorevole ma non è una scorciatoia, una furbata. E se la crescita non fosse tale da asciugare il lago di debiti che abbiamo contratto? Sarebbero guai grossi. Come guai grossi produrrebbe un rialzo dell'inflazione. Non dimentichiamo che il 30 per cento del nostro debito l'ha in pancia la Bce. Se lo tiene dormiente, allora ok. Altrimenti siamo fritti. Meglio non pensarci. Ma la pandemia ha disegnato una società diseguale: i garantiti da una parte, gli scuoiati dall'altra. Bisogna infatti immaginare che i garantiti si facciano carico - naturalmente in base alle distinte possibilità – di solidarizzare con i nuovi fragili. Ecco, Visco vuole punire i ricchi. Così diranno. Si tratta di guardare in faccia la realtà. Nel dopoguerra si tassarono gli extra profitti. Noi dovremmo immaginare qualcosa di simile. Una patrimoniale? La si chiami come si vuole. Penso che debba essere bassa e allungata nel tempo. Lo faremo? Io chiedo: avremo la possibilità di non farlo? Ma con Draghi le manovre correttive dovrebbero essere scongiurate. Draghi ha un'eccellente reputazione guadagnata sul campo. Ma anche lui farà i conti con il Paese che siamo, con i numeri che abbiamo. L'uomo dei miracoli non esiste in natura …

E Bombassei propone la moratoria dei contributi
Su Repubblica Alberto Bombassei, fondatore del gruppo Brembo e personalità di spicco tra gli industriali italiani, risponde alla domande di Roberto Mania sulle possibili ricette per ripartire. “Non far pagare alle aziende i contributi dei neo assunti per due anni. È la proposta di Alberto Bombassei, classe 1940, presidente e fondatore della Brembo (2,2 miliardi di fatturato nel settore dei freni per auto e moto, 12 mila dipendenti, 30 stabilimenti in 15 Paesi, 5 centri di ricerca), ex vice presidente di Confindustria, ex parlamentare. “Avremmo due vantaggi - spiega l'imprenditore -  far crescere le aziende e rilanciare l'occupazione dopo aver perso quasi un milione di posti di lavoro per colpa della pandemia”. Dunque, lei è favorevole al "rischio calcolato" che si è preso il governo Draghi di riaprire gradualmente quasi tutte le attività nonostante i segnali che arrivano dal fronte sanitario non siano tutti positivi? Era una richiesta anche del mondo industriale? «La considero una scelta saggia, coerente con l'approccio e il modo di ragionare del presidente Draghi. Purtroppo mi sembra che, invece, alcuni esponenti politici anche della maggioranza siano più interessati ai sondaggi quasi quotidiani sulle intenzioni di voto, Riaprire è una scelta saggia da parte di Draghi, ma alcuni politici si rivelano più interessati ai sondaggi che alla ripartenza del Paese Le aziende italiane sono troppo piccole: dopo la pandemia a causa dei processi in corso a livello globale per loro non ci sarà più spazio che alla seria e duratura ripartenza del nostro Paese. E a questo proposito riaprire con prudenza non significa che abbiamo superato il tema virus. Quanto accade vicino a noi, dalla Germania alla Francia, ci deve ricordare che siamo ancora impegnati in un percorso rischioso almeno fino all'estate. Nello stesso tempo non possiamo non considerare il fatto che ci sono categorie in estrema e drammatica difficoltà, che non sanno più come campare». Riaprire i servizi che più hanno pagato la pandemia può aiutare anche il sistema manifatturiero? “Assolutamente sì, qualsiasi decisione che rimette in azione l'economia con la circolazione di denaro non può che aiutare il sistema produttivo. Nello stesso tempo va detto che la manifattura in senso stretto ha continuato a lavorare lungo tutto questo anno. Per noi della Brembo, per esempio, l'effetto del virus è stato molto limitato... 

I commenti
Una selezione veloce dei commenti che troviamo oggi sui giornali riguarda prima di tutto quello di Roberto Gressi sul Corriere della Sera che parla del “rischio ragionato” nella scelta della ripartenza e delle riaperture. Su La Stampa Stefano Lepri parla invece delle “riforme scomode e i tempi della Ue”, (p.19). Sempre su La Stampa Luigi Manconi parla del “diritto di avere diritti” (p.11), mentre Ezio Mauro su Repubblica spiega la situazione di impasse dei “Grillini senza anima”. Sulle pagine diFerrucEconomia del Corriere Ferruccio De Bortoli presenta la Golden Power come arma a doppio taglio: le aziende vanno difese non frenate (p.2). Sulle pagine di Affari & Finanza di Repubblica da segnalare un interessante approfondimento di Federico Rampini sulle multinazionali nel mirino: “Minimum tax e Digital tax, la globalizzazione del fisco” (p.1). Sui giornali del centrodestra coro unanime in difesa di Salvini sotto processo per Open Arms. Sul Tempo Franco Bechis spiega che allora è necessario processare anche l’attuale ministro degli Interni, Lamorgese. Molti anche i commenti sul nuovo caso Navalny. Tra i tanti citiamo quello di Anna Zafesova su La Stampa: “L’ultima sfida con il potere. Il braccio di ferro con lo Zar” (a pagina 15).

Le altre segnalazioni da Collettiva.it 
Sul sito di Collettiva, oltre all'apertura di oggi dedicata alla posizione della Cgil sul Def, da segnalare un approfondimento sull'aumento esponenziale delle diseguaglianze con la pandemia e il commento della segretaria confederale Tania Scacchetti. Nella rubrica Buona Memoria di oggi si parla delle leggi razziali

Tutta l’agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale  e l’agenda di Collettiva.it