Le possibili riaperture a maggio e il varo del Def campeggiano sulle prime pagine dei quotidiani di oggi. Il Corriere della sera apre con: “Maggio, tornano le zone gialle”; la Repubblica sceglie: “Il calendario della ripresa. 'Si riapre dal 3 maggio'”; la Stampa scrive invece: “'Riapriamo tutto in un mese'. Draghi: Salvini, basta dispetti". Il Sole24Ore sceglie poi: “Deficit all'11,8% e debito record al 159,8%”; mentre il Messaggero apre con: “Lazio, AstraZeneca ai volontari”; il Fatto quotidiano opta per; “400 morti al giorno e vogliono riaprire”. Il Manifesto infine sceglie: “La variante del debito”.

Interviste
Il Corriere della Sera, a pagina 10, pubblica un'intervista di Federico Fubini al ceo di Pfizer Albert Bourla. “Qualche questione può sempre sorgere, quan do hai a che fare con la manifattura complicatissima di prodotti biologici - si legge -. Ma sono ottimista, perché finora abbiamo prodotto tantissimo ed è andata bene quasi al 100%. Ma un ritorno alla normalità in autunno è realistico? Credo di sì. Lo vediamo da Israele. Certo Israele è piccolo, con movimenti in entrata e uscita limitati. Ma lì siamo riusciti a dimostrare al mondo che c'è speranza. Quello era il senso dello studio sui dati israeliani. Sapevamo che l'euforia dopo i primi vaccini sarebbe venuta meno quando, mese dopo mese, la gente vede che la vita non cambia molto. Ma in Israele si vedono i veri effetti: quando vaccini una parte importante della popolazione, diventa possibile tomare quasi alla vita di prima”.

Mario Platero della Repubblica, a pagina 15 intervista il numero uno di BlackRock, Larry Fink, che dice: “Il mondo sta accelerando, tutto sta accelerando, anche per quell'evento storico che è stata la pandemia. Gli chiedo se il Covid non abbia messo a nudo le fragilità dell'Occidente e mi risponde col piglio che lo contraddistingue, quello dell'ottimista. Per me quello che è straordinario è il ruolo che la scienza e la tecnologia hanno svolto durante la crisi. Provi a immaginare se avessimo avuto il contagio dieci o dodici anni fa. Non avremmo avuto la tecnologia che ha consentito al mondo di andare avanti, di lavorare agevolmente in remoto, di usare il commercio elettronico perla distribuzione. Il 70% dell'economia ha continuato a funzionare nonostante l'isolamento. Pensi alla bellezza degli esseri umani, come si adattano: abbiamo cambiato il modo di vivere, di lavorare, il modo in cui consumiamo l'informazione o i prodotti”.

Sulla Stampa, a pagina 22, Letizia Tortello pone invece delle domande al reporter tedesco Günter Wallraff. "Ankara si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul, che chiede ai governi di combattere violenza domestica, abusi e mutilazioni – dice -. Incoraggiava il divorzio, dicono i conservatori. L'Europa non doveva reagire? I diritti delle donne in Turchia sono stati spinti sempre più indietro, prima o poi saranno aboliti del tutto. Non a caso, comunque sia andata, Ursula von der Leyen è finita al 'tavolo dei bambini', sul divano, senza che nessuno ripararsse all'errore. Erdogan sembra allontanarsi per sempre dall'idea di entrare in Europa. Il problema dei nostri politici è che non gli tengono testa. Sono rimasto deluso dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, che rispettavo: ha improvvisamente chinato il capo ad Ankara sotto il ricatto dei migranti. In Germania, ora, manca un Mario Draghi che abbia una posizione chiara sulla Turchia”.

A pagina 15 del Fatto quotidiano appare infine un'intervista a Gino Strada sull'Afghanistan a firma di Roberta Zunini. “Ritiene inevitabile il ritorno al potere dei talebani? - si legge - Sicuramente avranno un ruolo di peso nell'imminente riassetto politico, ma voglio sottolineare un fatto: i talebani non sono un fronte così compatto e omogeneo come si crede. Io ne ho conosciuti molti e tra questi c'erano fanatici estremi ma anche persone intelligenti e moderate. Nei nostri ospedali e presidi compresi quelli nella roccaforte talebana di Lashkargat, non abbiamo mai avuto problemi a impiegare personale infermieristico femminile. Ci sarà una nuova guerra civile che contrapponga i talebani ai vari signori della guerra assorbiti dall'attuale governo centrale di Kabul? Potrebbe ma non è certo, mentre è sicuro che finché l'Afghanistan sarà occupato da potenze straniere ci sarà sempre e solo guerra”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore, a pagina 15, Giorgio La Malfa scrive un ricordo di Keynes: “Della sua opera non si può certamente dare conto in un breve articolo, ma il senso profondo del suo pensiero è riassunto in una frase di eccezionale intensità (e forse anche di grande attualità se si pensa a Paesi come la Cina) che si legge nel capitolo conclusivo della Teoria generale. 'I sistemi statali autoritari odierni sembrano risolvere il problema della disoccupazione a spese dell'efficienza e della libertà. Quello che è certo è che il mondo non potrà sopportare ancora per molto la disoccupazione che, salvo alcuni momenti di euforia, è assodata - e, a mio avviso, inevitabilmente assodata - all'individualismo capitalistico di oggi. Ma è possibile invece, con una corretta analisi del problema, curare la malattia preservando nello stesso tempo l'efficienza e la libertà”.

Il fondo del Corriere della sera è dedicato al ritiro dall'Afghanistan ed è affidato a Massimo Gaggi. “Non è chiaro il destino dei mille soldati-ombra americani che nel conteggio ufficiale non compaiono in termini di proiezione dell'influenza americana nel mondo - scrive - , questa decisione non rappresenta di certo un momento esaltante, ma contiene una presa d'atto di un mutamento degli scenari internazionali, di errori commessi e anche dei nuovi proble mi interni degli Stati Uniti, forse non più rinviabile. Biden lo ha detto con franchezza nel suo messaggio alla nazione quando, da quarto presidente alle prese con questo conflitto, ha sostenuto di non volerlo trasferire al quinto. Del resto lui era convinto già da più di un decennio che, eliminate le basi di Al Qaeda, l'America dovesse disimpegnarsi dall'Afghanistan”.

Il fondo del Messaggero è invece sull'Italia centrale ed affiato a Gianfranco Viesti: “Chiariamo subito: non ha alcun senso dire che il Centro si è meridionalizzato. I livelli di sviluppo economico e civile, le presenze produttive e le reti di servizi restano ben migliori di quelle del Sud, con l'Abruzzo in posizione di cerniera. Ma le dinamiche dell'ultimo ventennio sono state in diversi casi simili se non peggiori: il dato simbolo è lo scivolamento del reddito pro-capite umbro al di sotto di quello abruzzese. E se la persistenza delle difficoltà di sviluppo del Sud pesa molto, il declino di territori abituati ad una condizione ben migliore può essere altrettanto se non più pericoloso. Perché stanno sperimentando (come altre aree europee) l'interruzione di un percorso di sviluppo, un peggioramento relativo, una relativa mancanza di prospettive di futuro”.

Il Fatto quotidiano, a pagina 4 pubblica una lettera sui vaccini della giornalista Francesca Fornario. “Sfortunatamente, gli stessi che hanno firmato le leggi per redistribuire la ricchezza, hanno firmato i contratti per distribuire i vaccini - si legge -. Contratti così pieni di omissis e scarichi di responsabilità che al confronto una deposizione di Berlusconi è esauriente e onesta. Noi, però, possiamo difenderci. Firmando sul sito profztonpandemic.eu, Nessun Profitto dalla Pandemia, a sostegno dell'Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) per obbligare l'Ue a modificare la sua posizione sui brevetti”.

Lavoro, welfare, sindacato
Sul Sole24ore, a pagina 27, Filomena Greco rende conto del tavolo su Stellantis: “ I sindacati chiedono 'una gestione condivisa' in tutti gli stabilimenti - si legge - , affinché i recuperi sui costi non impattano negativamente sui lavoratori, e un 'confronto sul piano industriale in vigore e sulle nuove strategie vista la situazione difficile di tutto il settore', con date certe sul lancio dei nuovi modelli e delle nuove motorizzazioni. Lo 'spauracchio', peri sindacati, resta il ridimensionamento strutturale della capacità produttiva italiana, ipotesi emersa nei giorni scorsi per lo stabilimento di Melfi, intervento che avrebbe ripercussioni sull'intero indotto. Su questo i rappresentanti dei lavoratori hanno incassato le rassicurazioni da parte dei vertici di Stellantis Europe”.

Sullo stesso tema si trovano notizie in tutti i quotidiani, mentre sul Messaggero a pagina 9 si parla di contratto dei lavoratori pubblici: “L'intesa tra Aran e sindacati, che ieri hanno sottoscritto l'accordo su aree e comparti oggetto della contrattazione collettiva, ha fatto scattare il semaforo verde. Sì all'ipotesi di contratto collettivo nazionale quadro per la definizione dei comparti e delle aree per il periodo 2019-2021, conferma dei comparti funzioni centrali, istruzione e ricerca, funzioni locali e sanità. Rinviata la definizione della composizione dei contratti della dirigenza”.

Sul Manifesto, a pagina 5, Massimo Franchi si occupa di Amazon: “Il successo del primo sciopero di filiera Amazon al mondo del 22 marzo costringe il colosso di Jeff Bezos a trattare con gli odiati sindacati. Ieri all'una al ministero del lavoro è andato in scena il tavolo - in presenza - tra Andrea Orlando, Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt e i rappresentanti (in verità di seconda fascia) di Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport più Assoespressi. Il ministro Orlando ha tenuto il punto rispetto alle legittime richieste dei sindacati sintetizzate nella piattaforma unitaria che riunisce i 40mila lavortori che operano esdusivamente per Amazon in Italia - ma solo 9 mila sono diretti dipendenti, mentre i restanti sono in buona parte rappresentanti dai 19 mila rider che lavorano per aziende che operano in esdusiva per Amazon riunite da Assoespressi -con la richiesta della riduzione di turni, orari e pressione da algoritmo, aumento delle indennità notturne e festive”.

Sempre sul Manifesto, ma a pagina 3, Mauro Ravarino scrive di ex Embraco: “E' un conto alla rovescia da brividi quello che stanno vivendo i lavoratori dell'ex Embraco di Riva di Chieri – si legge - . 'Tra dieci giorni arriveranno le lettere di licenziamento e qui nessuno della Regione ha avuto il coraggio di parlarci, di spiegare cosa sta succedendo, questa è una cosa indecente', si sfogano in piazza Castello a Torino, durante il presidio promosso da Fiom-Fim-Uilm. Sono esausti, si sentono abbandonati. Nessun esponente istituzionale li ha voluti incontrare ieri, giorno dell'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e i referenti della Regione Piemonte e della Regione Veneto per analizzare la questione Italcomp”.

Su Domani, a pagina 7, Maurizio Pagliasotti scrive di braccianti migranti nei campi del Monferrato. “È possibile sostenere che un numero non chiaro di lavoratori è stato anche ospitato in azienda – si legge - , grazie ai fondi messi a disposizione dal comune di Saluzzo e dalla regione Piemonte, ma è altrettanto vero che durante la passata stagione di raccolta una parte di essi è rimasta per strada, circa 250 persone. Davide Masera, segretario della Camera del lavoro della Cgil di Cuneo commenta: 'Nel 2020 hanno aderito al progetto per l'accoglienza diffusa otto comuni: troppo pochi. Se ogni comune facesse la sua parte, potremmo garantire dignità ai lavoratori e costruire una rete funzionale, sostenibile per rispondere al bisogno di manodopera del territori0. Siamo coscienti del fatto che non tutti i lavoratori hanno trovato sistemazione ma, date le condizioni di partenza, quello ottenuto può essere considerato un buon risultato, seppure parziale”.

Collettiva oggi apre con un'analisi sull'aumento delle disuguaglianze in tempo di Covid, e con un contributo di Bruno Anastasia.

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