La prospettiva delle riaperture e le modifiche al piano vaccinale dominano le prime pagine dei quotidiani di oggi. La Repubblica apre con: “Virus, così riaprirà l'Italia”; il Corriere della sera opta per: “Il calendario: così si riapre”; la Stampa sceglie: “Figliuolo: da maggio vaccini per tutti”. Il Messaggero apre con: “Vaccini, da maggio Pfizer al posto di J&J”, mentre il Fatto quotidiano continua a puntare sui vitalizi: “ Fate la carità ai poveri condannati”. Il Manifesto apre invece sulla mancata riapertura degli spettacoli: “Sconcerto”, e il Sole24Ore sulle crisi aziendali: “Senza prestiti salta il 30% delle imprese”.

Interviste
Sul Sole24Ore, a pagina 6, Claudio Marroni intervista Giulio Tremonti sui bitcoin: “Da John Law al Mefistofele di Goethe la meccanica è sempre quella della cambiale - si legge - , sviluppata a mezzo aspettative su livelli consecutivi e sempre meno reali e probabili. Si altera il senso della ricchezza. Senza andare troppo indietro o troppo fuori è il modello domestico della cambiale di Totò. Stando meno sul comico si rompe il legame tra realtà e fantasia, tra presente e futuro, tra doveri sociali e illusioni, un whatever it takes senza ragione e senza limiti, un fiat money che sintetizza magia e alchimia”.

A pagina 8 del Corriere della sera, invece, appare un'intervista di Monica Guerzoni al sottosegretario Enzo Amendola, che sul Recovery dice: “Partiamo dalla realtà e affidiamoci alle analisi del ministro Daniele Franco. Se sono chiari gli obiettivi si troveranno anche i meccanismi per utilizzare bene le risorse. Co riaperture che vanno programmate in parallelo con gli aiuti, nel Pd noi pensiamo al lavoro, all'impresa e agli autonomi, capisaldi di qualsiasi decreto Sostegni. La Ue darà il 13% dei fondi del Recovery a luglio ai Paesi che per primi presenteranno il piano. L'Italia è in ritardo e prenderà i primi soldi solo a settembre? Nessun Paese ha presentato ancora il Recovery, il che smentisce la campagna che andava avanti da settembre, per cui l'Italia sarebbe in ritardo. II mio assillo in queste ore, in cui il Mef con Palazzo Chigi sta completando il Piano nazionale di ripresa e resilienza, è il dopo. Quando avremo inviato a Bruxelles il Pnrr dovremo essere veloci nello spendere, solo così la progettualità sarà forte”.

Avvenire a pagina 6, con Paola Scarsi, intervista Marco Cardinalini, presidente dei giovani imprenditori della moda “La fetta del settore produttivo di abbigliamento formale è stata tra le più colpite – si legge -, perché lo smart working e la riduzione di occasioni "istituzionali" hanno necessariamente ridotto la richiesta di questo tipo di abbigliamento. Hanno sofferto anche i brand che, a prescindere dalla tipologia di produzione, non si sono internazionalizzati e che, in particolar modo, non sono stati in grado di posizionarsi nel mercato asiatico, quello in cui al momento si percepisce il maggior dinamismo per la ripartenza dei mercati. Questo è un settore in cui, sotto il profilo occupazionale, le donne sono maggiormente presenti e quindi maggiormente colpite”.

Sulla Stampa, a pagina 13, Francesco Grignetti intervista il ministro della difesa Lorenzo Guerini, che dice: “Noi e gli Stati Uniti andammo in Afghanistan nel 2001 per contrastare il terrorismo di Al Qaeda. Ci schierammo assieme contro una terribile minaccia e abbiamo sempre detto che saremmo andati via assieme. La decisione era già stata annunciata da Trump. Non è una sorpresa. Il nostro obiettivo è di conservare i risultati fin qui conseguiti, fare in modo che il ritiro dei nostri avvenga in sicurezza, e che prosegua il percorso di dialogo intra-afghano. Si dice che gli aiuti continueranno sotto il profilo diplomatico e umanitario. Anche militare? Le decisioni saranno meglio articolate nelle prossime settimane. Credo che dovremo continuare ancora con il nostro supporto all'Afghanistan, sotto il profilo di cooperazione allo sviluppo, rafforzamento delle istituzioni, e anche delle forze di sicurezza afghane che hanno dimostrato in questi anni un innegabile processo di crescita”.

Editoriali e commenti
A pagina 14 del Sole24Ore Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani scrivono il primo di una serie di tre articoli sulla Cina: “La diplomazia del ping pong e l'incontro tra Nixon e Mao il 21 febbraio 1972, scaturi da due debolezze. Nel cimitero economico regredito al baratto, il potere ed il prestigio di Mao traballavano. Nixon stava perdendo il Vietnam, l'America Latina era un calderone di guerriglie anti-yankee, il crollo del sistema di Bretton Woods aveva inferto una clamorosa batosta all'economia e al prestigio internazionale, degli Usa. Al fine di bloccare la spirale inflazionistica Nixon impose il blocco dei prezzi e dei salari, una misura da tempo di guerra o da economia pianificata. La normalizzazione delle relazioni con la Cina in chiave anti-sovietica mondarono (per poco) la sfilza di fallimenti”.

Il fondo del Corriere della sera è a firma di Ernesto Galli Della Loggia: “Il libero scambio – si legge - ha determinato sì la crescita economica di alcuni Paesi (molto probabilmente però a scapito di quella di altri), ma ha mostrato un drammatico punto debole. Anzi due. Innanzi tutto dietro il suo schermo e grazie ad esso ha potuto prendere forma l'inquietante progetto di Pechino volto a impadronirsi di punti geografici chiave, di risorse e di tecnologia strategiche dell'economia mondiale, al fine di costruire la propria egemonia planetaria. Così come del resto, bisogna aggiungere, ogni Paese ha cercato in realtà di far girare le cose a proprio esclusivo vantaggio. In secondo luogo, proprio durante la pandemia si è visto quanto aleatorio sia quell'assioma a fondamento del libero scambio secondo il quale la proprietà e la localizzazione geografica delle produzioni sarebbe del tutto irrilevante perché a contare sarebbe solo il loro costo. Ma oggi ci accorgiamo che proprio su questo punto è lecito nutrire più di un dubbio: davvero non ha alcuna importanza, ad esempio, che una fabbrica, mettiamo di vaccini odi mascherine, si trovi in Italia o chissà dove?.

Sulla Repubblica a pagina 26, Francesco Guerrera torna parlare di Bitcoin: “Coinbase sta cavalcando un mercato rovente per le criptomonete - Bitcoin è al record storico - e la brama degli investitori per rendimenti superiori ai tassi bassissimi delle banche centrali. Cosa succede quando il prezzo di Bitcoin cala? Coinbase dice di avere altri prodotti che sono impermeabili alle maree del mercato ma per il momento sono una parte minuscola del suo fatturato. Bolla di mercato o no, le criptomonete rimarranno parte integrante dei nostri sistemi finanziari. La vera sfida per Coinbase è rimanere il punto focale del sistema. Come sempre a Wall Street, quando c'è odore di soldi, il branco si avvicina. Banche, grandi fondi e brokerage vogliono tutti una fetta della cripto-torta. E non dimentichiamoci dei regolatori, *** che vorranno sicuramente intervenire nel Far West di Bitcoin”.

Il fondo di Domani è affidato a Nadia Urbinati, che scrive: “Noi ci troviamo oggi con un governo Draghi che è non meno litigioso di quello che lo aveva preceduto e, soprattutto, non più risoluto e pragmatico di quello. Le forze e le volontà diverse non riescono a essere funzionali all'unità, soprattutto quelle che si ispirano all'aperturismo bolsonarista, il cui oltranzismo, che non si fa scrupolo a sollevare la piazza contro il parlamento e il governo, rende anche il fronte opposto più rigido. È evidente che politiche di preparazione all'apertura devono essere pensate già da ora. Ed è altresì evidente che queste politiche devono poter accettare un certo livello di rischio, anche perché non si avrà mai un'immunizzazione totale anche qualora tutti noi fossimo vaccinati. D'altro lato, scatenare i tumulti di piazza e fare dell'apertura - che verrà comunque anche se Matteo Salvini non la chiede (a chi?) tutti i santi giorni - la parola d'ordine propagandistica per ingrossare il centrodestra nei sondaggi non agevola alcuna strategia ragionata Il pragmatismo non è di casa nel governo Draghi. Che era nato per essere pragmatico”.

Lavoro, welfare, sindacato
Sul Messaggero, a pagina 15, Umberto Mancini scrive della vertenza Alitalia: “Proprio nel giorno in cui, almeno secondo le ottimistiche previsioni del governo, l'accordo politico con la Ue per l'ok a Ita-Alitalia sarebbe dovuto decollare, il dossier è tomato in alto mare. Con scambi di battute velenose e tensione alle stelle. Dopo 4 mesi di trattative, gli euroburocrati della commissione antitrust hanno infatti posto nuovi paletti su rotte, slot, brand, assetto societario, rimettendo tutto in gioco dopo le aperture di pochi giorni fa. Non solo. Hanno anche ribadito, con toni ruvidi, che il verdetto sulla newco potrebbe slittare a fine mese, insieme alla condanna per aiuti di Stato alla vecchia Az. Una doppia minaccia che ha fatto andare su tutte le furie il governo. Un modo per mettere pressione a Palazzo Chigi, spostando in avanti le lancette dell'orologio, e aumentando così l'incertezza sul futuro”.

Sulla Stampa, a pagina 20, si torna invece a parlare di Ilva, con Paolo Baroni: “Dopo settimane di incertezza, ieri Invitalia (grazie ai fondi del Mef) ha sottoscritto l'aumento di capitale da 400 milioni che da subito porta il socio pubblico a controllare 38% delle quote ed il 50% dei diritti di voto nella holding che ha in affitto l'ex Ilva. Per dirla coi sindacati «si chiude una pagina fallimentare» e si torna giocoforza indietro di 25 anni, all'acciaio di Stato: una scelta che per il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti rappresenta il primo passo nella costruzione di «una strategia nazionale nel campo dell'acciaio», fondamentale per un paese a forte vocazione manifatturiera come il nostro, puntando a sfruttare la «congiuntura favorevole» prodotta dalla spinta europea per il «green» e dalla revisione degli aiuti di Stato. «L'accordo di investimento —ricorda poi Arcelor Mittal ufficializzando l'operazione - prevede un secondo investimento nel capitale da parte di Invitalia, fino a 680 milioni di euro”.

Sempre sulla Stampa, ma a pagina 15, Gabriele De Stefani s'interessa di occupazione femminile. “L'Italia è in coda alla classifica europea dell'occupazione femminile – si legge -, una delle più pesanti diseguaglianze che attraversano il nostro Paese. Una diseguaglianza che è anche una zavorra per la crescita. Lavora solo una donna su due (il 49% del totale) e il gap con il resto d'Europa fa impallidire: la media Ue rilevata da Eurostat è del 67,7%, la Germania capolista corre con il 73,2%. E il trend per le nuove generazioni non è in miglioramento: tra le ragazze con meno di trent'anni, il 25,4% non lavora, non studia e non cerca un'occupazione. È un problema nel grande dramma del record italiano di sfiduciati: in Europa sono 8,6 milioni e uno su tre vive nel nostro Paese, dove tre milioni di persone nemmeno vanno più a caccia di un lavoro.”

La Gazzetta del Mezzogiorno, a pagina 11, si occupa invece della Stellantis di Melfi, con un articolo di Giovanna Laguardia. “Alla vigilia dell'incontro che si terrà oggi pomeriggio a Torino tra i vertici di Stellantis e i sindacati e all'indomani delle preoccupanti voci di un ridimensionamento dello stabilimento lucano - si legge -, continua la mobilitazione delle forze e politiche e sociali lucane per difendere il sito produttivo di San Nicola di Melfi. E mentre Italia Viva fa sapere di aver incassato un primo impegno del ministro Giorgetti, i sindacati invitano a fare quadrato. In risposta ad una interrogazione dell'on. Sara Moretto, durante il Question Time, il ministro Giorgetti ha ribadito che al gruppo Stellantis si richiedono apposite garanzie ed impegni rispetto al piano industriale», anche perché «nel corso del 2020 è stata concessa una garanzia di Sace per oltre 5,6 miliardi di euro, corrispondenti a una copertura dell'80% del finanziamento richiesto dal gruppo Fca”.

Sul Sole24Ore , a pagina 21, Cristina Casadei dà notizia dell'accordo sindacale Intesa-Ubi. “Il gruppo Intesa Sanpaolo – si legge - definisce il percorso di armonizzazione dei trattamenti economici e normativi dei bancari Intesa Sanpaolo e Ubi, e porta le sue filiali a 4.211. Non solo. Il gruppo manda anche un segnale sui risultati, mettendo sul piatto un premio da no milioni di euro per tutti i 75.500 lavoratori in Italia(toomila a livello globale). A tanto ammonta infatti il bonus pool per il Pvr del 2021, comprendendo sia il premio base, sia il premio di eccellenza, che saranno erogati al raggiungimento dei risultati”.

Il Corriere della sera, infine, a pagina 31 si dà notizia di un accordo di consultazione Exor-Peugeot 1810. “In un comunicato congiunto, di Exor e Peugeot 1810 - si legge - , entrambi azionisti di Stellantis, viene evidenziato un accordo di consultazione, condiviso, che rafforza i legami tra le famiglie Agnelli e Peugeot, con l'intento di sostenere ll successo, a lungo termine, della società. Oggi si svolge 1"incontro coni sindacati e i responsabili Europa di Stellantis”.

Oggi Collettiva apre con un approfondimento su Covid e migranti: un report dell'Iss conferma che il virus li ha colpiti in modo più feroce rispetto agli italiani. Di spalla,la testimonianza di un bracciante ghanese a Rosarno e l'intervista a Kurosh Danesh, responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil.

Da segnalare anche la diretta, dalle 9,30 dell'iniziativa della Fillea Cgil sul green building, con Di Franco e Genovesi del sindacato degli edili, il ministro dell'Istruzione Bianchi e il segretario generale della Cgil Landini.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.