Le frizioni tra regioni e governo sul piano vaccinale sono la notizia principale sulle prime pagine dei giornali di oggi. Il Corriere della sera apre con le parole del generale Figliuolo: “Così vaccinerò gli italiani”; la Repubblica con: “Vaccini, la sfida di Draghi alle Regioni ribelli”; la Stampa con: “Draghi: 'Due settimane per riaprire'”. Il Fatto quotidiano sceglie poi: “Dove hanno sbagliato Figliuolo e le Regioni”, mentre il Manifesto opta per una grande foto del generale e il titolo: “Obiettivo mancato”. Il Messaggero, invece, scrive: “A cena fuori da metà maggio”, e il Sole24ore infine sceglie: “Pagelle fiscali, stop per 1 milione”.

Interviste
A pagina 2 del Corriere della sera appare proprio un 'intervista a Francesco Paolo Figliuolo, a firma di Francesca Sarzanini. “Lo scontro con De Luca è pubblico ed eclatante - si legge -, con altri la discussione è aperta, non sempre facile. Molti, troppi sono ancora indietro. Con l'assessore alla Salute del Lazio Alessio D'Amato che minaccia di sospendere la somministrazione 'perché non abbiamo le scorte e dobbiamo garantire la seconda dose', Figliuolo ha avuto 'diversi colloqui, anche perché si tratta di una delle Regioni che stanno meglio e non c'è alcuna emergenza, anzi'. Sono continui pure i contatti con il governatore della Sicilia Nello Musumeci che vorrebbe vaccinare gli abitanti delle isole 'ma deve attenersi alla direttiva che impone di procedere per fasce d'età nella consapevolezza che saranno soddisfatte tutte le esigenze'”.

Sulla Repubblica, a pagina 31, Mario Calderini intervista invece il finanziere e filantropo Ronald Cohen, che dice: “Se cominciamo a misurare e rivelare in termini monetari l'impatto sociale delle imprese, per esempio nella diversità della forza lavoro, nelle asimmetrie salariali o di carriera legate a discriminazioni di genere o all'appartenenza a minoranze, capiamo cose interessanti. Apple paga ogni anno 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti a 80.000 dipendenti, cosa che tendiamo a considerare un impatto positivo: noi sappiamo pero che dobbiamo scontare 2,7 miliardi di impatto negativo. Costco, invece, con più dipendenti, sconta molto meno, circa un miliardo. La trasparenza nell'impatto aiuterà gli investitori e i consumatori a distinguere tra queste imprese e i governi a non doversi fare interamente carico dei costi sociali prodotti dalle imprese meno virtuose”.

Sulla Stampa, a pagina 24, Mirella Serri intervista poi Luciano Canfora. “Per la Turchia come per la Russia si parla di 'democrature', di sistemi di governo profondamente illiberali nei quali si tengono le elezioni però poi di fatto i cittadini non godono di tutte le libertà civili che esistono nei Paesi davvero democratici. È così? 'Non credo all'esistenza della 'democrature'. In Turchia tra un paio di anni si voterà di nuovo. Addirittura a governare alcune importanti città vi sono sindaci che appartengono a partiti d'opposizione. Prendiamo le nostre democrazie. Hanno ceduto la facoltà decisionale a strutture non democratiche. Basta guardarsi intorno. Eleggiamo ogni quattro anni un fantasma che si chiama Parlamento europeo e che passa il suo tempo a discutere le dimensioni delle gabbie peri polli. Le decisioni fondamentali le prendono la Commissione europea, la Bce e il Fondo monetario, tutte istituzioni che non sono state elette. Come ha detto anni fa un presidente della Bundesbank, 'non mi interessa il suffragio degli elettori, mi interessa il suffragio dei mercati'”.

Su Avvenire a pagina 6, infine, Angelo Picariello intervista l'ex ministro Pd Francesco Boccia. “Il nostro obiettivo primario – si legge - è quello di ridare liquidità alle imprese che rischiano il fallimento. Proponiamo innanzitutto un intervento sul decreto che adottammo un anno fa, a inizio emergenza, il cosiddetto "decreto liquidità", quando non si poteva supporre che avessimo di fronte una crisi così lunga. Nell'ambito delle nuove regole del Temporary Framework con cui l'Europa stanziava 750 miliardi, furono previste misure per assicurare il credito a famiglie e imprese attraverso prestiti garantiti dallo Stato in un orizzonte temporale di 6 anni, e che noi ora proponiamo di portare a 15. Abbiamo inoltre chiesto la proroga al 31 dicembre della moratoria per le piccole e medie imprese relativa alla concessione di prestiti e alle aperture di credito”.

Editoriali e commenti
Sul Corriere della sera, a pagina 28, appare un corsivo di Dario Di Vico: “L'altro grande filone che sta facendo discutere è il lavoro ibrido, metà ufficio metà casa – scrive - . I dipendenti americani si orientano verso il fifty fifty, le società che opereranno solo da remoto saranno una minoranza ma il coinvolgimento dei dipendenti scalerà la lista delle priorità del management. Si accentueranno però le distanze tra lavoratori della conoscenza e gli altri, i buoni lavori si possono fare anche da casa, quelli essenziali no. E l'unica possibilità di conoscenza reciproca tra un giovane architetto e un giovane rider sarà 'aprire la porta per la consegna del cibo'. In sintesi, ottimismo sulla quantità del lavoro, interrogativi vecchi e nuovi sulla sua qualità”.

A pagina 29 della Repubblica c'è poi un'analisi di Isaia Sales, che dice: “Il regionalismo si è confuso quasi completamente con il particolarismo, al di là di ogni fede politica. Abbiamo già pagato un prezzo molto alto alla discrezionalità delle scelte regionali. Ma questa ossessione per il 'particulare', per la priorità dei territori dove si è eletti o si comanda (può essere l'isola di Capri o un riviera romagnola, poco importa) è più affine alla tradizione delle "Signorie territoriali" che al federalismo di stampo europeo e nord-americano. Somiglia più alle satrapie che alla tradizione delle autonomie locali. 'Cos'è la feudalità?', si chiedeva Gaetano Filangieri. "È una specie di governo che divide lo Stato in tanti piccoli Stati, la sovranità in tante piccole sovranità, la giustizia in tante giustizie'. Il nostro Medioevo infinito continua oggi sotto le vesti del regionalismo”.

Sul Fatto quotidiano, a pagina 16, Gad Lerner si occupa di patrimoniale dal basso. “I due portavoce di Nessuno si salva da solo con cui mi confronto via Zoom sono perfettamente assortiti – si legge -: lei, Daniela Bonanni, maestra in pensione, una vita di militanza a sinistra e nella Cgil scuola; lui, Paolo Montagnana, docente di Fisica sperimentale all'Università di Pavia, per sei anni presidente diocesano dell'Azione cattolica. Si presentano entrambi ben attrezzati nel parare le mie obiezioni. Ma come? In questo benedetto Paese resta tabù ipotizzare anche solo un minimo prelievo sui grandi patrimoni e voialtri andate a inventarvi la patrimoniale dei poveri? 'Se permette, noi preferiamo chiamarla `patrimoniale fai da te. A Pavia 1a pratichiamo da fine marzo dell'anno scorso, Nuove solidarietà "Nessuno si salva da solo": "Anche col Covid noi abbiamo stipendi e pensioni, non possiamo far finta di nulla" riuniti da una parola d'ordine che, laici e cattolici, abbiamo preso in prestito da Papa Francesco: Nessuno si salva da solo. La verità è che non siamo ricchi ma non siamo neanche poveri. Riceviamo tutti i mesi uno stipendio o una pensione”.

Il fondo del Manifesto è invece affidato a Gaetano Lamanna. “Nei suoi due secoli di vita il capitalismo ha saputo utilizzare i progressi della scienza e della tecnica e ha dimostrato una notevole capacità di trasformazione e di adattamento – si legge -. È sempre riuscito, pur in contesti politici, istituzionali e sociali diversi, a trovare un equilibrio tra i suoi interessi e quelli dell'insieme della società. Da qui la sua egemonia, che si è rafforzata negli ultimi 40 anni, grazie ai processi di globalizzazione, alla rivoluzione digitale e alla perdita di peso e di ruolo politico e sociale dei partiti socialisti e dei sindacati. Oggi la costruzione di una linea ecologista ed anticapitalista passa per l'individuazione di alcune «casematte» dell'egemonia capitalista verso cui rivolgere le armi della critica”.

Su Domani infine, a pagina 8, Nadia Urbinati scrive di geropolitica e vaccini: “Draghi, insomma, dovrebbe volgere il suo giudizio critico verso le strategie e le regole che il suo governo e quello delle regioni (che lui stesso ha giustamente ricordato essere parte del governo) hanno adottato. Gli errori, le cattive decisioni, le confusioni, le ingiustizie sono di chi fa le regole, non di chi le usa. Non scomodi dunque la coscienza di chi si vaccina potendolo. Draghi faccia un esame critico alle decisioni del suo governo e della filiera che da esse si dirama: sembra infatti che questo stia facendo, a giudicare dalle recentissime decisioni di metter in sicurezza vulnerabili e anziani. il secondo scivolone riguarda l'infelicissima affermazione sulla necessità che i buoni (i paesi democratici europei) hanno di far affari con i cattivi (i «dittatori» come Recep Tayyip Erdogan). Dice Draghi che non possiamo fare diversamente se vogliamo difendere il nostro interesse nazionale e continentale. Lasciamo stare qui la disquisizione su quale sia la forma di governo che meglio si addice alla Turchia, benché la scienza politica avrebbe dubbi nell'etichettarla come "dittatura". Quel che preme mettere in luce è altra il realismo amorale sul quale si regge il senso dell'interesse nazionale e continentale delle nostre democrazie”.

Lavoro, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore, a pagina 4, Marco Rogari e Claudio Tucci si occupano di sgravi per le assunzioni: “Con il trascorrere delle ore appare infatti sempre più probabile, se non quasi certo, il ricorso a nuovi e più robusti incentivi perf avorire la sottoscrizione di contratti di lavoro, soprattutto a tempo determinato – si legge -. Per far scattare subito questo intervento il governo con il Dl metterebbe sul piatto 1,5 miliardi euro. Sulla dote stanno ancora lavorando i tecnici, che devono fare i conti con i non semplici equilibri contabili di un decreto cresciuto enormemente di dimensioni rispetto le ipotesi iniziali. In ogni caso l'obiettivo, non troppo nascosto, della misura allo studio è quello di incentivare le aziende ad assumere personale in vista dei prossimi mesi, quando la ripartenza economica dovrebbe fare qualche passo avanti, anche nel settore terziario, al pari della campagna vaccinale”,

Il Messaggero a pagina 8 si interessa invece di scuola e vaccini con Lorena Loiacono: “Le richieste avanzate dai sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Olida, prevedono l'innalzamento, da subito, delle attività di tracciamento attraverso test periodici per tutta la popolazione scolastica: si tratta di una richiesta avanzata già per l'apertura delle scuole nel settembre scorso ma finora non è stata mai accolta. Devono essere messe a punto, inoltre, le linee guida che assicurino omogeneità da parte delle Asl nell'adottare le necessarie misure di profilassi che troppo spesso hanno invece creato confusione da una scuola all'altra, con periodi di quarantene diversi e con con diverse modalità di rientro dopo l'isolamento fiduciario”.

Sullo stesso quotidiano, ma a pagina 9, con Michele Di Branco, ci si interessa di pubblico impiego. “Una infornata di 150 mila giovani l'anno. Ecco la ricetta di Renato Brunetta per rinnovare gli organici della pubblica amministrazione italiana, tra le più anziane d'Europa. Il ministro della Pa ha parlato nel corso dell'evento organizzato dalla società di consulenza Pwc: "Italia 2021: è tempo di ricostruire" ribadendo la necessità di cambiare le regole del reclutamento e, dunque, dei concorsi. «Il nostro Paese - ha detto Brunetta - ha svilito, desertificato il proprio capitale umano pubblico. Abbiamo una grande occasione con Il Recovery, con i 200 miliardi che l'Europa ci dà per ripartire con gli investimenti pubblici e privati e per reinvestire nel capitale umano”.

Sul Fatto quotidiano a pagina 13, Roberto Rotunno si occupa di rider: “Alla lunga lista di sconfitte giudiziarie collezionate in questi mesi dalle piattaforme del food delivery, se n'è aggiunta ieri una nuova, pronunciata dal tribunale di Palermo contro Social Food, e rischia di avere una portata molto pesante. Perché per la prima volta viene picconato l'accordo sottoscritto a settembre da Assodelivery con l'unico sindacato allineato e poi imposto a tutti i fattorini con annessa minaccia di licenziamento. Ed è proprio questo il problema, secondo i giudici: i rider, tanto più quelli non aderenti all'Ugl, non potevano essere obbligati a sottostare a quell'intesa voluta da una sigla che non li rappresentava”.

Sul Manifesto, a pagina 5, Massimo Franchi torna infine a scrivere dell'ex Ilva. “Governo che arriva, boiardo che trovi - si legge -. Per l'ex Ilva dopo Caio, tocca a Bernabè. Il nome dell'ex presidente di Eni e amministratore delegato di Telecom sarebbe l'asso nella manica del ministro Giancarlo Giorgetti - con il placet di Mario Draghi - per imprimere la svolta decisiva all'infinita vertenza del gruppo siderurgico. Dopo aver finalmente assegnato le deleghe ai suoi vice e sottosegretari alle crisi aziendali rimarrà la viceministra del M5s Alessandra Todde che ricorda di aver portato 'il numero di tavoli dai 150 del settembre 2019 ai 97 attuali', sebbene sarà affiancata dalla prevista task force in parallelo con il ministero del lavoro”.

Oggi Collettiva apre con la storia della Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza a Lamezia Terme, fatta oggetto di intimidazioni mafiose, e un'intervista ad Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Calabria.

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