Ampio spazio sulle prime pagine dei quotidiani di oggi al voto di fiducia alla Camera e alla spaccatura dei nel Movimento 5 stelle. Il Corriere della sera titola: “Fiducia a Draghi. I 5 Stelle franano”, il Fatto quotidiano sceglie: “I 5 Stelle cacciano chi è fedele ai 5 Stelle”, mentre il Manifesto opta per: “Stelle filanti”. La Repubblica apre invece con “Vaccini, Draghi accelera”, la Stampa con: “Draghi, modello Genova per il Recovery”, il Sole24Ore con “Ambiente 640 progetti in attesa dell'ok”. Il Messaggero infine sceglie: “Stretta sui colori, Lazio a rischio”.

Interviste
Sul Corriere della sera, a pagina 13, Margherita De Bac intervista l'epidemiologo Rodolfo Saracci, sulla pandemia: “Un calendario di chiusure programmate potrebbe essere una strategia per uscirne fuori – dice -. Quindi non un lockdown isolato, fine a se stesso, ma due. Uno tra marzo e aprile, di circa 4-5 settimane, e il secondo verso ottobrenovembre. In questo modo, mentre le vaccinazioni vanno avanti, speriamo più velocemente possibile, il virus potrebbe infine essere ricondotto verso una circolazione minima. E fra le due chiusure? Un periodo di lockdown programmato sarebbe seguito da un periodo con restrizioni leggere di 2o settimane, fino ad agosto e settembre e, finché necessario, ulteriormente seguito da semestri che inducono la stessa alternanza di settimane di chiusura e apertura. La gente lo sa e si organizza”.

Sulla Stampa, a pagina 7, appare invece un'intervista a Pierluigi Bersani, firmata da Francesca Schianchi. “L'ha convinta il discorso di Draghi? - si legge - Mi è piaciuta la sua retorica sobria, fatta dall'andamento "un concetto, una frase". Mi pare abbia la consapevolezza dei problemi e uno sguardo lungo. Ora però tutto dipende da come i concetti trovano una messa a terra. Le piacerà l'annunciata riforma del fisco che vuole mantenere la progressività: significa no alla Flat tax. I concetti di generalità e progressività del fisco mi sono piaciuti molto. Così come la sua declinazione di europeismo. Avrei gradito invece un approfondimento sulla questione del ruolo dello Stato: abbiamo già a che fare con Ilva e Alitalia. Ma al di là di questi casi, in questa fase, come avviene in tanti altri Paesi, ci sarà l'esigenza di un ruolo diretto dello Stato nelle filiere industriali». È da vedere se andrà bene a tutta la maggioranza”.

Luca De Carolis del Fatto quotidiano pone poi delle domande al neoministro Roberto Cingolani, che dice: “Io sono un non politico. Semplicemente, andavo dove mi chiamavano per spiegare cosa facesse l'Iit. Sono stato anche alla scuola di politica del centrodestra. Prima di accusarmi di essere un grillino e un renziano mi hanno dato del bossiano e mi hanno tacciato di essere un uomo di Giulio Tremonti, perché è lui ad aver voluto l'Istituto. Però la Leopolda, lei capisce... So che alcuni 5Stelle me lo stanno rinfacciando, ma quando tre anni fa ero andato a Ivrea al Sum di Davide Casaleggio, su sua richiesta, quello andava bene?. Cingolani, lei avrebbe fatto tutto senza sponsor, senza aiutini? Si, esattamente. Su di me e l'Iit hanno fatto 22 interrogazioni parlamentari, la prima nel 2009. Tutte finite nel nulla. Io l'ho diretto per tre mandati: la rivista Nature l'ha inserito tra i 25 migliori enti di ricerca del mondo, avevamo costi bassi e stipendi alti, e i risultati sono stati riconosciuti da tutti i board internazionali”.

Su Avvenire, a pagina 7, Vincenzo Savignano intervista invece l'economista tedesco Joseph Huber. “Le banche stanno sostenendo e finanziando le aziende in crisi, piccole e grandi – si legge -, che restituiranno aiuti e prestiti con gli interessi, ma i debiti continuano ad aumentare ovunque in Europa. Anche in Germania? Anche in Germania e anche piuttosto velocemente cresce il debito pubblico. Siamo lontani dai dati dell'Italia, ma la tendenza è chiara, il problema ora è anche tedesco. La soluzione è la ristrutturazione del debito. Cosa intende per ristrutturazione? Il debito resta ma viene restituito in modalità e tempi differenti, non lasciando in ginocchio i Paesi costretti a riforme di revisione dei conti statali che ne impediscono la crescita e gli investimenti”.

Editoriali e commenti
Il fondo del Corriere della sera è affidato a Sabino Cassese, che scrive: “Ciò che è peculiare dell'esperimento avviato ieri è la larghissima ed eterogenea maggioranza che sostiene il governo, una maggioranza che ha più precedenti nella storia repubblicana, tra cui quella che sorresse i governi italiani, fino al terzo esecutivo De Gasperi (1947), detti di unità nazionale, che videro all'opposizione solo un decimo dei parlamentari. D governo Draghi ne ha avuto una quota anche minore. Il suo successo dipenderà ora dal metodo e stile del governare, e dalla scelta delle politiche. Sarà questa la prova dei fatti. Gli ostacoli sono molti. Sarà difficile correggere la rotta sbagliata, seguita dal governo precedente, In materia di sanità. Ma sarà possibile stabilire una autentica collaborazione Stato-regioni, senza strappi o oscillazioni dall'una o dall'altra parte”.

Sullo stesso quotidiano, sempre in prima pagina appare poi l'analisi di Roberto Saviano sul boss deceduto Cutolo. “Sono convinto – scrive - non fosse più capace nemmeno di immaginare la sua vita fuori dal carcere, sì perché Cutolo tutto il suo potere lo ebbe e organizzò in carcere. Più il carcere è punitivo, più diventa potere nelle mani delle organizzazioni criminali, e la storia del Professore 'e vesuviano ne è la conferma. Muore un boss che fece strage di innocenti, massacrò Mimmo Beneventano (medico e consigliere comunale) nel 1980 perché si oppose alle infiltrazioni camorriste proprio nel feudo di Cutolo, Ottaviano; nello stesso anno massacrò Marcello Torre, sindaco di Pagani che voleva bloccare la camorra negli affari legati agli appalti. Uccise nel 1981 Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale colpevole di averlo fatto perquisire. Furono uccisi da sicari agli ordini di Cutolo perché il boss uccise solo una persona (che aveva osato fare apprezzamenti alla sorella) e con le mani”,

Sulla Repubblica, a pagina 27, c'è poi il punto di Stefano Folli sulla maggioranza di governo: “Al Senato, per il gioco dei numeri e a causa del dissenso "grillino", il peso del centrodestra supera adesso quello del fronte giallorosso: in pratica cambia poco, salvo la percezione che nel vasto equilibrio parlamentare su cui si regge Draghi il baricentro si sposta un po' verso destra e più ancora si sposterà se continua lo sfarinamento dei 5S. Ciò comporta un supplemento di responsabilità per Salvini. In fondo nessuno si dovrebbe stupire se il partito leghista è scrutato con particolare attenzione in Italia e all'estero: come è noto, fino a poco tempo fa non era un esempio di affidabilità, sia rispetto all'Unione sia riguardo alla relazione con gli Stati Uniti. Il berretto con la scritta 'Trump 2020' che il leader ostentava ha finito per procurargli più discredito che benevolenza, specie adesso che alla Casa Bianca c'è Biden: di sicuro non è servito a far dimenticare il rapporto opaco con Mosca.”

In prima pagina della Stampa Alberto Simoni si occupa invece del debutto di Draghi al G7: “E' una curiosa e assai fortunata coincidenza che l'altro debuttante al forum sia il presidente americano Joe Biden. Il suo predecessore aveva trasformato le riunioni del G7 in show in cui mescolava diatribe domestiche e questioni internazionali con disinvolta noncuranza. Biden schiaccerà il pulsante del reset e riporterà convintamente l'America al tavolo del multilateralismo. E su questo Draghi si presenta al G7 non solo con le credenziali perfette, ma forte di una visione definita, netta, chiara che consente al nostro Paese di sbarazzarsi — finalmente — delle ambiguità che hanno contraddistinto gli ultimi esecutivi, forse nemmeno l'ultimo, ma quantomeno quello giallo-verde, ballerino fra relazioni opache con Mosca, adesione alla Via della Seta cinese e oscillazioni nei rapporti con l'America: l'Italia è atlantista ed europeista. La sua scelta di campo l'ha fatta fra le macerie della Seconda guerra mondiale e l'ha ribadita promuovendo quel grande sogno di integrazione europea che pur fra mille scossoni, inciampi e debolezze resta il progetto politico più grande del 20esimo secolo. Ed è in questo solco che il premier vuole un multilateralismo più efficace”.

Il fondo di Domani è invece affidato a Nadia Urbinati, che scrive: “Questo governo è giustificato da un'emergenza. Fino a ora, avevamo avuto un governo politico sostenuto da un'alleanza che ha dovuto adattarsi all'emergenza senza perdere la propria natura Invece, il governo Draghi è nato per operare in un contesto emergenziale il 'disastro sanitario, economico, sociale, educativo, culturale', ovvero in tutte le dimensioni della vita. Draghi ha posizionato il suo servizio in un contesto che è unico e speciale E ha dato identità al suo governo, quella di avere uno scopo ed essere di scopo. Questo gli ha consentito di giustificare l'appello fatto nel suo discorso all''unità' come 'dovere'. Dovere non tanto o solo morale, ma funzionale per ottenere quello scopo”.

Lavoro, sindacato, welfare
Il Corriere della sera, a pagina 30, fa il punto sulle vertenze italiane a partire dalla Whilpool con Andrea Ducci: “Politiche economiche di rilancio e il ridisegno degli ammortizzatori sociali. E' questo il passaggio chiave in grado di rassicurare i sindacalisti e i lavoratori della Whirlpool di Napoli, che ieri mattina si sono presentati all'ingresso del ministero dello Sviluppo Economico con l'intento di ottenere udienza dal neo ministro Giancarlo Giorgetti. Una richiesta accolta pochi minuti dopo l'arrivo della delegazione di 140 operai al ministero di Via Veneto e corredata, al termine dell'incontro, dalle parole dello stesso Giorgetti. “Da parte mia ho promesso serietà, impegno e responsabilità alle rappresentanze dei lavoratori Whirlpool. Sarà necessario mettere in campo politiche economiche di rilancio insieme con il ridisegno di un piano di ammortizzatori sociali”, spiega il ministro che, oltre alle promesse, prefigura il percorso del governo Draghi in materia di vertenze, crisi aziendali e occupazione”.

Sullo stesso quotidiano, alla pagina successiva Rita Querzè dà notizia delle altre crisi in atto, a cominciare da Henkel e Honeywel: “Perché si possono bloccare il icenziamenti ma non impedire a un'azienda di chiudere. E il caso per esempio della Honeywell di Atessa, in provincia di Chieti, produttrice di turbocompressori: tra dipendenti diretti e indotto, circa 600 a casa. Altro esempio, la Henkel di Lomazzo, in provincia di Como: altri 150 senza lavoro. E ancora: a rischio liquidazione la Treofan di Terni, produttrice di film di plastica, 140 dipendenti. Nel commercio sono soprattutto le catene dei centri commerciali a soffrire: Douglas ha annunciato la chiusura di 17 profumerie, anche Zara ed HeM stanno ridimensionando la rete distributiva”.

Sulla Repubblica, a pagina 11, Marco Patucchi traccia una mappa delle crisi industriali italiane: “Alessandra Todde, sottosegretaria al Mise uscente – si legge -, ha ragione ad ostentare la riduzione dei tavoli sulle crisi industriali nell'ultimo anno e mezzo: sono scesi da 150 a un centinaio, una sfoltita sulla quale proprio la Todde ha inciso con un grande attivismo. Ma parafrasando Enrico Cuccia, le crisi vanno pesate più che contate. Se ne è accorto ieri mattina Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico: seduto nel suo uf ficio in attesa della fiducia parlamentare, ha sentito salire da via Veneto gli slogan e i canti dei 140 operai e operaie della Whirlpool arrivati da Napoli per chiedere un intervento sulla crisi della fabbrica di lavatrici che la multinazionale Usa ha deciso di chiudere.

Di blocco dei licenziamenti scrive anche Valentina Conte, sempre a pagina 11 della Repubblica: “Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (Lega) apre a questa possibilità. Come pure aveva fatto il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) incontrando nei giorni scorsi le parti sociali. In che modo attuarlo - selettivo, chiede Confindustria, o per tutti, spingono i sindacati - e per quanto tempo - proroga di tre mesi, fino all'estate o più - non è ancora deciso. Occorrerà far quadrare i conti, a partire dal decreto Ristori”.

Di Alitalia si occupa invece il Messaggero a pagina 14: “Sindacati in pressing sul nuovo ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini per il dossier Alitalia. Fit-Cisl, Uil Trasporti e Filt-Cgil hanno chiesto una immediata convocazione, ma l'appello per ora non è stato accolto. Intanto la crisi si aggrava perché, come noto, il bando perla cessione degli asset non c'è, i soldi in cassa sono agli sgoccioli e la Ue ha già detto di non voler concedere altri aiuti di Stato”.

Sul Manifesto, a pagina 5, Mario Pierro analizza poi i dati Inps sul lavoro: “ La bomba sociale è già esplosa – scrive - . A novembre 2020 sono spariti 664 mila posti lavoro, sostiene l'Inps nell'Osservatorio sul precariato. Sono i precari ad essere stati travolti dal congelamento dell'economia italiana per rallentare la circolazione del Covid. Il blocco deilicenziamenti e l'estensione della cassa integrazione ha permesso invece di ottenere un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni di contratti stabili è stato positivo:+243 mila unità. In undici mesi, rispetto all'anno precedente, sono spariti 263.902 contratti a termine,121.913 contratti stagionali, 80.217 di somministrazione e 76.970 intermittenti”.

Collettiva stamattina apre con un videoreportage da Siena, dove la multinazionale inglese Gsk pur avendone le potenzialità ha deciso di non produrre vaccini anti-covid.

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