Sulle prime pagine dei quotidiani italiani si parla dell'ipotesi di un nuovo lockdown, delle varianti del virus e delle prime discussioni all'interno del governo Draghi. Il Corriere della sera apre con: “Zone rosse per fermare le varianti”, la Repubblica con: “La Lega è già un problema”. Il Messaggero sceglie: “Sci, primo scontro nel governo”, la Stampa opta invece per: “Draghi non basta, lite sul lockdown”. Il Fatto quotidiano scrive  poi: “Lega, Fi, Iv e Pd: guerra alla Salute”, il Manifesto: “Il grande freddo”. Titolo diverso infine per il Sole24Ore: “Balzo del debito: +159 miliardi nel 2020”.

Interviste
Sul Corriere della Sera, a pagina 13, Maria Teresa Meli intervista la senatrice Pd Valeria Fedeli, che dice: “Immaginavo che nel sano pluralismo del Partito democratico fosse compreso anche il pluralismo di genere. Immaginavo ci fosse almeno una donna. Infatti nemmeno la presidente del Pd che faceva parte della delegazione alle consultazioni si aspettava un esito del genere. E ora vi risarciscono con i sottosegretariati? Per l'amor del cielo la parola risarcimento è sbagliata e impropria. Il tema non è affatto la parola risarcimento. Il tema è che bisogna discutere in modo approfondito di questa sconfitta del Partito democratico, perché è una sconfitta del Pd, non delle donne del Pd. Non è che può passare in cavalleria”.

A pagina 12 della Repubblica appare invece un'intervista al giuslavorista Michele Tiraboschi, a firma di Rosaria Amato. “Mi pare che la prima mossa di Mario Draghi, questa sì inedita e indicativa in termini di metodo, sia stata quella di ascoltare tutte le parti sociali – si legge -, prima del voto di fiducia, in sede di consultazioni perla formazione del nuovo governo. Altra cosa è l'iniziativa del ministro Orlando che, allo stato, mi pare vada letta in termini di mera comunicazione politica rivolta agli elettori del Partito Democratico e cioè di presidio delle Istanze dei lavoratori. Se però il governo davvero pensa al rilancio della concertazione allora è evidente che il ministro del Lavoro dovrà dimostrarsi capace di parlare il linguaggio delle relazioni industriali e dunque spendersi alla ricerca del giusto equilibrio tra lavoratori e imprese nella soluzione dei problemi del mercato del lavoro”.

Sul Manifesto, a pagina 4, Andrea Carugati intervista poi Nicola Fratoianni, che dice: “Questa operazione non ci convince affatto (il governo Draghi ndr). Dietro formule generiche come 'inadeguatezza della classe politica' si è voluto colpire le scelte fatte dal governo Conte, e mi riferisco alle accuse di assistenzialismo verso politiche che invece miravano alla redistribuzione. Non siamo davanti alla morte della politica, ma ad una operazione politica che interviene in modo preoccupante sulla democrazia. E lo fa nel momento in cui ci sono i 209 miliardi del Recovery. Contro Conte è stato perpetrato un omicidio politico a freddo, non per la sua presunta inadeguatezza, ma per un disegno. Ora però è impossibile tornare indietro”.

A pagina 24 della Stampa Caterina Soffici intervista la scrittrice femminista Sheila Rowbotham. “Nel pensare alla posizione femminile dobbiamo sempre tenere a mente che i cambiamenti nella società incidono in modo particolare sulle donne – si legge -. Trovo che parecchie, a livello individuale, siano molto più sicure di come eravamo noi. Hanno maggiori conoscenze sulla sessualità. Anche perle donne istruite c'è sicuramente molto più spazio in termini di posti di lavoro. Ma durante gli anni Sessanta e Settanta era più facile vivere bene senza guadagnare molti soldi. Oggi ci sono maggiori pressioni in termini di ambizioni e successo, ciò ha un effetto dannoso in termini di depressione e persino di suicidio. Anche la natura precaria del lavoro crea ansietà”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore a pagina 28, Enrico Traversa si occupa di contratti a tempo nella Pa. “Nella lettera di messa in mora notificata nello scorso dicembre la Commissione Ue rimprovera all'Italia una violazione delle clausole 4 e 5 dell'accordo-quadro europeo sul lavoro a tempo determinato – si legge -, reso vincolante erga omnes con direttiva del Consiglio dei ministri Ue 1999/70”. E ancora; “Il procedimento di infrazione avviato dalla Commissione, che molto probabilmente sfocerà in un processo dinanzi alla Corte di giustizia, fa seguito a una serie di questioni pregiudiziali di interpretazione della direttiva 1999/70 poste negli ultimi anni da 28 giudici italiani del lavoro, questioni che hanno dato luogo ad altrettante sentenze con le quali la Corte di giustizia ha dichiarato l'incompatibilità con il diritto europeo di varie disposizioni della legislazione italiana”.

Il fondo del Corriere della Sera è invece affidato a Carlo Verdelli. “Lo stile Draghi - scrive - è asciutto come l'uomo. Nei suoi precedenti incarichi, dalla Banca d'Italia alla Banca centrale europea passando per la Banca Mondiale, quello stile ha funzionato, e ancora funziona. Mario, il nome italiano una volta più comune, e quindi anche più anonimo, accompagnato al suo cognome diventa subito un marchio internazionale ad alta affidabilità. E bastata la comparsa del suo augusto profilo perché lo spread si acquattasse sotto quota go, la Borsa aprisse le porte alla speranza e le Cancellerie tutte (quasi tutte) facessero a gara per garantire plauso e sostegno. Persino il neo presidente americano, Joe Biden, finora parco di contatti con i nostri vertici istituzionali, ha teso la sua lunga e grande mano: 'Non vedo l'ora di lavorare a stretto contatto con lei'. Con credenziali simili, l'opera di rilanciare l'Italia, per quanto squassata, sembra un problema non insormontabile. Ma ci sono alcune variabili che sicuramente non sfuggono alla consumata saggezza del premier Draghi”.

La Repubblica , invece, a pagina 30 ospita un brano del nuovo libro di Bill Gates, che recita: “Per fermare il riscaldamento globale ed evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico, che saranno molto gravi, gli esseri umani devono smettere di rilasciare gas serra nell'atmosfera. Sembra qualcosa di molto difficile, perché lo sarà. Il mondo non ha mai dovuto affrontare una simile sfida. Ogni paese sarà costretto a cambiare le proprie abitudini. Non c'è praticamente attività della vita moderna (coltivare, fabbricare e spostarsi da un luogo all'altro) che non implichi l'emissione di gas serra, e con il passare del tempo un numero crescente di persone adotterà questo stile di vita moderno. Ciò è positivo, perché significa che le loro condizioni di vita stanno migliorando. Se non ci saranno altri cambiamenti, il mondo continuerà però a produrre gas serra, il riscaldamento globale continuerà a peggiorare e l'impatto sugli esseri umani sarà con ogni probabilità catastrofico. "Se non ci saranno altri cambiamenti" è, però, un grande se. Credo che la situazione possa cambiare. Disponiamo già di alcuni degli strumenti di cui abbiamo bisogno, e quanto a quelli che non abbiamo ancora, tutto quello che ho imparato sul cambiamento climatico e sulla tecnologia mi rende ottimista sulla possibilità di inventarli, impiegarli e, agendo con sufficiente rapidità, evitare una catastrofe climatica”.

Sul Mattino, a pagina 34, Andrea Patroni Griffi scrive: “ Come si comporterà questo governo in relazione al Mezzogiorno, alla crisi sanitaria, alle politiche sociali e di lotta alle diseguaglianze, anche quelle territoriali, di rilancio dell'economia con la leva delle risorse europee, in gran parte da restituire, e quindi nell'individuazione di quel "debito buono" caro al professore Draghi, lo potremo scoprire solo con il programma di governo e ancor più con le concrete azioni che verranno intraprese. Di certo, in una situazione di crisi senza precedenti, il Presidente della Repubblica è stata la valvola di sicurezza che ha impedito al sistema di scoppiare”.

Lavoro, welfare, sindacato
Il Sole24Ore, a pagina 6 si occupa dell'Ex Ilva con Domenico Palmiotti: “Dal mondo industriale e del lavoro sale la richiesta per evitare lo stop della fabbrica dopo la sentenza del Tar di Lecce che ha ordinato lo spegnimento di altiforni ed acciaierie entro 6o giorni a partire dalla pubblicazione della decisione, avvenuta sabato 13 febbraio. Con la sua pronuncia, il Tar ha infatti confermato l'ordinanza di febbraio 2020 del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, a proposito di impianti inquinanti e respinto i ricorsi presentati da ArcelorMittal, in qualità di gestore, e dalla proprietà Ilva in amministrazione straordinaria. Ma adesso si apre un nuovo capitolo. Da un lato, c'è il ricorso al Consiglio di Stato, che presenterà ArcelorMittal per stoppare la sentenza di primo grado, e dall'altro, l'invito al nuovo Governo per trovare una soluzione”.

Sullo stesso argomento sulla Repubblica, a pagina 13, Giuliano Foschini scrive: “Non un ministro, non una manifestazione, qualche voce preoccupata di Confindustria e sindacato, qualche ambientalista incavolato. 'Se succede? Succede', dice Marco De Giorgio, fuori dai cancelli, ci sono quattro gradi e molto vento. 'Ci daranno la cassa integrazione, magari è meglio di questo limbo'. Il Comune ha pronto un piano di transizione verso i forni elettrici, la Procura si è mossa ufficialmente e potrebbe chiedere la revoca della facoltà d'uso (la cokeria è sotto sequestro). Massimo Bray. l'ex ministro della Cultura, che è venuto in Puglia a fare l'assessore di Michele Emiliano con Taranto nella testa e l'Europa all'orizzonte, ragiona: 'Non si può pensare al futuro senza essere convinti di non essere soli. Taranto è una città che ha bisogno di innovazione e di prevenzione, che sono parole che possono sembrare diverse ma in realtà si assomigliano'. Ecco, la maledizione di Taranto è diventata quella di non credere più alle parole. 'Ci avete rotto le cozze' è scritto verso il porto”.

Sempre sulla Repubblica, ma a pagina 12, Valentina Conti si occupa del piano del governo sui licenziamenti. “Il piano per il lavoro del governo Draghi per ora è solo abbozzato. Il neo ministro Andrea Orlando ha già incontrato domenica i sindacati. Oggi sarà il turno delle imprese. Entro fine mese si rivedranno per discutere le linee guida su Cig e politiche per l'occupazione. Il metodo sarà quello del confronto a tutto campo, senza forzature e strappi. La sollecitazione del premier Draghi alla 'coesione sociale' e quella del Capo dello Stato Mattarella ad affrontare quanto prima il nodo del 31 marzo, quando scadrà il divieto di licenziare, spingono le parti ad accelerare”.

Sulla Stampa, a pagina 9, Paolo Baroni dà invece notizia di un vertice Salvini-Zingaretti sul lavoro. “L'Embraco, la Whirlpool e poi l'ex Ilva. E poi il nodo delicatissimo dei licenziamenti, ieri sera al centro di un faccia a faccia Salvini-Zingaretti – si legge -. Il nuovo governo sta muovendo i primi passi, i nuovi ministri devono ancora prendere confidenza coi vari dossier, ma le crisi non aspettano e per questo piovono richiami e richieste di convocazione dei vari tavoli di crisi. 'Non c'è tempo da perdere' ripetono i sindacati. Sul caso di ArcelorMittal ieri è intervenuta anche Confindustria con un appello rivolto all'esecutivo e a tutte le istituzioni coinvolte affinché 'si faccia di tutto per evitare lo spegnimento del ciclo integrale dell'area a caldo di Taranto'. Lo stesso hanno fatto i segretari nazionali dei metalmeccanici con un lettera inviata ai ministri dello Sviluppo economico (Giorgetti), della Transizione ecologica (Cingolani), dell'Economia (Franco) e del Lavoro (Orlando)”.

Sulla vicenda Ex Embraco torna anche Avvenire, a pagina 19: “Confermati (almeno per adesso), i licenziamenti per i 400 lavoratori della ex Embraco di riva di Chieri (Torino). Continua così, e nel modo peggiore, una vicenda che si trascina ormai da anni. Le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Uglm di Torino hanno reso noto ieri che dall'ultima riunione con la curatela fallimentare di Ventures Production ex Embraco è emerso come "al momento" non vi siano provvedimenti di proroga degli ammortizzatori sociali”.

Mentre sul blocco dei licenziamenti, sul Sole24Oresi legge a pagina 2: “Una nuova proroga con durata differenziata degli ammortizzatori d'emergenza, che prepari il campo a una riforma degli strumenti di sostegno al reddito per costruire una rete di protezione sociale estesa sostanzialmente a tutte le imprese e a tutti i lavoratori, rimodulando durate e contribuzioni. Un percorso da accompagnare con il contemporaneo decollo delle politiche attive del lavoro, con la rapida messa a regime dell'assegno di ricollocazione, reintrodotto dal 1° gennaio a favore dei cassintegrati e dei disoccupati in Naspi, accanto a una robusta spinta su formazione e riqualificazione delle competenze (con le risorse della legge di Bilancio e del Recovery Plan). Il tutto accompagnato da una nuova miniproroga del divieto di licenziamento per motivi economici, in scadenza a fine marzo e in vigore da117 marzo 2020. Tra le ipotesi allo studio c'è quella di optare per una mini-proroga generalizzata di uno/due mesi (fino a fine aprile o al massimo fino all'estate), per poi proseguire con il blocco dei licenziamenti limitato alle sole realtà produttive ancora in affanno (che utilizzano, cioè, la Cig covid-19 gratuita). Sono queste alcune ipotesi su cui ha iniziato a ragionare il neo ministro del Lavoro, Andrea Orlando.”

Oggi Collettiva apre sul precariato femminile con un'intervista a Susanna Camusso, responsabile delle Politiche di genere della Cgil.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.