I titoli principali sono tutti su di lui: Giuseppe Conte, l’uomo che era stato scelto a sorpresa per guidare la prima coalizione “giallo-verde” e che poi aveva avuto l’incarico di guidare un governo Conte bis in una delle fasi sociali più difficili del Paese, con una pandemia da Coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’economia. Oggi sarà il giorno della verità perché il presidente del Consiglio salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni per poi avere da Mattarella un nuovo incarico alla ricerca di una maggioranza che finora però non si intravvede. L’ipotesi che circola è quella di un “governo di salvezza nazionale”. Riuscirà nell’impresa? Quello che è apparso chiaro in queste ore convulse è l’impossibilità di mettere toppe e fidarsi di “stampelle” politiche personali. Gli appuntamenti dell’Italia sono troppo importanti: grande piano di vaccinazione (il più grande della storia) e grande piano per risollevare l’economia con il Recovery Plan. Per questo ora spunta l’ipotesi di un esecutivo di salvezza che eviti le elezioni, improponibili per esempio per Romano Prodi intervistato oggi su Repubblica. Ma vediamo i titoli, segnalando tra le altre notizie la dura presa di posizione dei genitori di Giulio Regeni che accusano le istituzioni di continuare a pronunciare “parole vuote”, mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella parla di “impegno per la verità”. Sui vaccini, dopo il dietro front delle industrie farmaceutiche, ormai è scontro continuo.

Prime pagine
“Conte, oggi dimissioni per tentare il ter. Bonomi: manca la forza delle riforme”, è il titolo del Sole 24 ore. “Conte si dimette e ci riprova” è il titolo di apertura del Corriere della Sera che nel sottotitolo spiega: Oggi sale al Quirinale, poi il via alle consultazioni. Sì a una maggioranza allargata, verso il rientro di Italia Viva. “Conte si dimette, è crisi al buio”, spiega Repubblica, mentre il Messaggero legge il “giorno delle dimissioni” come il tentativo del premier uscente di formare una “coalizione europeista” come vorrebbe il Pd. Lo scoglio però è ancora una volta Renzi dato che metà dei parlamentari Cinque Stelle ha già detto che non è possibile far salire sul carro l’uomo che ha sabotato le ruote. “Conte si arrende, scontro sul reincarico” è la versione de La Stampa che svela la tattica di Renzi: per isolare il premier e spaccare il Pd, ci vorrebbe un Di Maio a Palazzo Chigi. La replica del leader Cinque Stelle è dura: giochetti assurdi. Il Fatto Quotidiano ricorda il responsabile di questa crisi al buio: proprio quel Matteo Renzi che con la sua mossa ha determinato di fatto lo scenario delle dimissioni e avrebbe dato a Matteo Salvini l’occasione per prenotare il Quirinale con la candidatura di Silvio Berlusconi. Per il giornale diretto da Marco Travaglio, i responsabili invocati da Conte non si solo palesati e quindi ora il reincarico sarà possibile solo se ci saranno i numeri effettivi in Parlamento. I Cinque Stelle, insieme al Pd e a Leu sono comunque per un Conte tre. Per il manifesto Conte otterrà un nuovo incarico che sarà però tutto in salita (“Ricomincio da me”). Il premier punta a un gruppo in Senato che gli permetta di fare a meno di Renzi e a modificare il meno possibile la squadra di governo.

Punti di vista sulla crisi
Le valutazioni di Romano Prodi le troviamo nella intervista su Repubblica curata da Luciano Nigro (p.8): non c’è più tempo, i partiti devono subito indicare una strada per il rilancio. Non possiamo permetterci in questo momento una campagna elettorale perché è in gioco la salvezza del Paese. Per l’uomo che aveva dato vita alle esperienze dell’Ulivo e che è stato a capo del governo, quello che ci vuole è un programma su poche e chiare cose: sanità, scuola, giustizia più veloce, riforme fiscali, semplificazione di burocrazia e appalti. Sul Corriere della Sera interviene il senatore Dem, Tommaso Nannicini: “Parlare con tutti. Una scossa è necessaria”. Anche con Renzi? Chiede Giuseppe Alberto Falci. “Per avere una maggioranza coesa e solida – risponde Nannicini – dobbiamo parlare con tutti, partendo dalla maggioranza che c’era già. Non è il momento di veti e ripicche”. Su Repubblica Lorenzo Guerini spiega che l’obiettivo principale è quello di far rimanere Conte a Palazzo Chigi. Per questo, nonostante tutto quello che è successo, la politica tollererebbe un nuovo patto aperto anche con Italia Viva. Idea opposta quella di Emma Bonino di “Più Europa”, secondo la quale andare al voto sarebbe da irresponsabile ma non è possibile continuare a puntare su Conte. Per Bonino l’avvocato dovrebbe farsi da parte per creare una maggioranza tipo quella che sostiene la Commissione europea e che in Italia potrebbe arrivare fino a Forza Italia. (Il Mattino, p. 7). Anche Giovanni Toti pensa che la cosa migliore sia sbarazzarsi di Conte (Corriere della Sera, p.11), mentre il capo di Forza Italia, interpellato da Il Giornale, conferma che il suo partito rimarrà fortemente ancorato nell’area del centro destra e che comunque è credibile l’ipotesi di un governo di unità nazionale. E se l’operazione non dovesse riuscire, andare subito alle elezioni. Su Il Dubbio il filosofo Massimo Cacciari risponde alla domanda fatidica: chi ha vinto? Premettendo che tutti gli attori si sono incartati (compreso Conte che sperava in un sostegno dei “responsabili”), è chiaro che per Renzi c’è un solo modo per uscire vincitore da questa partita. “Renzi ottiene quello che vuole se manda a casa Conte. Se ci fosse un Conte ter che riesce a imbarcare alcuni renziani, a quel punto quei renziani diventerebbero fedelissimi di Conte e Renzi non li schioderebbe più qualunque cosa accada. A quel punto si andrebbe alle elezioni dopo l'elezione del capo dello Stato e Renzi collasserebbe…”Sul Corriere della Sera Massimo Franco parla dell’impossibilità di sopravvivere, mentre su Repubblica Claudio Tito spiega che le grandi manovre in corso si basano tutte su piccoli numeri. In ogni caso, come spiega Ugo Magri su La Stampa, “Mattarella non farà sconti”.

Intanto è boom della cassa integrazione
“Cassa Covid: 190 mila lavoratori ancora in attesa del pagamento Inps”, è il titolo dell’articolo di Giorgio Pogliotti sul Sole 24 ore (p. 7). La preoccupazione di imprese e sindacati è molto forte: Cgil, Cisl, Uil hanno chiesto un incontro urgente al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. E l’istituto di previdenza risponde con alcune cifre: su 17,2 milioni di domande di ammortizzatori sociali i pagamenti ai lavoratori ammontano a 16,9 milioni, il 98,3% del totale. Su Repubblica viene riportata la posizione dell’Inps che critica, con il suo presidente le cifre delle 200 mila domande ancora bloccate. Valentina Conte scrive però che quelle cifre diffuse ieri sono messe nero su bianco in un documento ufficiale dell’istituto di previdenza. E’ polemica anche sui tempi dell’erogazione degli assegni della Cig. Lo stesso presidente del Civ dell’Inps, Guglielmo Loy, ammette che due mesi per l’erogazione dell’ammortizzatore sociale sono troppi. E’ necessario scendere ad uno, (Repubblica, pagina 10). Sul Tempo si parla dell’Inps con toni drammatici. “All’Inps buco di 20 miliardi”. Nell’articolo a pagina 8 si citano le dichiarazioni non certo rassicuranti del presidente del Civ, Loy: se la voragine determinata dal Covid, ovvero dalla cassa integrazione straordinaria per parare i colpi della pandemia, non sarà ripianata ci potrebbero essere problemi per pagare le pensioni.

E così si riparla anche di pensioni
Il monito di Guglielmo Loy crea scompiglio anche se i vertici dell’Inps smentiscono la possibilità di un blocco dell’erogazione delle pensioni. In ogni caso l’allarme cresce anche alla luce delle recenti prese di posizione dell’Europa che ammonisce l’Italia: servono nuove riforme dopo la fine di Quota 100. Tra i meandri del dibattito politico rispuntano così anche idee di nuovi pesanti interventi sul sistema previdenziale. Da segnalare oggi un intervento di Alberto Brambilla, esperto di pensioni, sul Messaggero: “La beffa pensione: assegni in anticipo e tagli a chi ce l’ha”. Brambilla critica soprattutto il “libera tutti” che sarebbe stato praticato dal governo: si sarebbe cioè alzata l’asticella dello squilibrio dei conti per permettere troppi pre pensionamenti concessi sotto diverse forme.

Vaccini pubblici
Dalla Chiesa cattolica arrivano varie prese di posizione a favore di vaccini pubblici distribuiti a tutti senza fare discriminazioni. Sull’Osservatore Romano la Caritas internazionale parla di un necessario superamento della centralità dei brevetti. Sul Fatto Quotidiano Vittorio Agnoletto, medico del lavoro e docente alla Statale di Milano, propone una petizione per dire che tutti i brevetti ottenuti con soldi pubblici devono restare pubblici (“Brevetti pubblici e via le licenze: così si battono i colossi”, p.9). Intanto scende in campo il sindacato dei pensionati della Cgil, lo Spi che parla di nuova strage degli anziani per quanto riguarda le Rsa e firma con gli altri sindacati dei pensionati della Cisl e della Uil un appello per invertire una tendenza drammatica. Ecco cosa dicono i tre segretari di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, Pedretti, Ragazzini e Barbagallo: "Bisogna fare presto perché stiamo assistendo a una vera e propria strage degli anziani nel nostro Paese, che rischia di acuirsi ulteriormente nelle prossime settimane per i ritardi nella messa in opera del piano vaccinale. Dobbiamo dircelo con grande chiarezza e franchezza. Ogni giorno, ora o minuto perso ha una diretta e drammatica conseguenza in termini di vite umane, in particolare nella categoria anagrafica degli over 60 dove da inizio pandemia si concentra il 95,6% dei decessi. "Non si tratta - continuano - solo di voler uscire rapidamente da questa situazione per tornare alla normalità, ma di lottare contro il tempo per salvare la vita dei nostri anziani. Ci appelliamo per questo con forza a tutte le autorità competenti perché facciano tutto il necessario e perché portino il nostro Paese fuori dall'emergenza in tempi rapidi. Ulteriori ritardi non sono più accettabili e bisogna lavorare ventre a terra per recuperare in fretta quelli già accumulati”.

Su Collettiva
L’apertura di oggi è dedicata al lavoro culturale. “Teatro, il tuo nome è donna” . Nel video curato da Maria Antonia Fama si parla di una ricerca condotta da Amleta, secondo la quale le attrici occupate nelle sale principali sono solo il 32% del totale. Registe e drammaturghe rappresentano circa il 20%. Sempre Maria Antonia Fama fa il punto sui sipari ancora abbassati nei teatri e cinema chiusi. Da segnalare poi sul sito di Collettiva.it, un articolo di Simona Ciaramitaro sull’ultimo Rapporto Oxfam che parla di un recupero delle perdite economiche dei super ricchi, mentre per i poveri ci vorranno almeno dieci anni per recuperare. Nella rubrica “Buona memoria”, Ilaria Romeo parla dell’omaggio della Cgil ai cento anni di Luciano Lama con la tessera 2021 dedicata al grande dirigente. 

Appuntamenti Cgil in agenda
Gli appuntamenti sul sito della Cgil nazionale e nello spazio dell’agenda su Collettiva.it