La crisi di governo monopolizza le prime pagine dei giornali di oggi. Il Corriere della sera apre con “In Aula si decide il destino di Conte”, la Repubblica sceglie “Conte, la carta anti-sovranista”, la Stampa “Conte, quattro voti per non cadere”. Il Fatto quotidiano sceglie poi una grande foto della senatrice a vita Liliana Segre e scrive: “Sono indignata, vado a Roma per la fiducia a Conte". Il Sole24Ore sceglie invece di aprire con le restrizioni anti-pandemia: “Il Covid infiamma le liti Stato-Regioni e sposta sui Tar il contenzioso”, mentre il Messaggero punta sui vaccini: “Pfizer, contratto beffa per la Ue. Nell'accordo firmato dalla casa farmaceutica non c'è l'impegno a rispettare le scadenze”.

Interviste
A pagina 8 del Corriere della sera Paola Di Caro intervista Pier Ferdinando Casini, che dice: “Rischiamo di uscire dalla crisi con una condivisione ancora meno ampia. Dalla politica siamo passati al pallottoliere, con un governo dai numeri così risicati da avere una sostanza politica molto debole. L'opposizione - a parte Berlusconi che ha tentato di aprirsi davvero alla condivisione - fa il suo gioco: grazie al solipsismo del governo, può rimanere sull'Aventino con relativa facilità, con una straordinaria posi zione di rendita. Non sarà bellissimo, ma è la politica”.

Sulla Repubblica, a pagina 6, c'è poi un'intervista di Francesco Manacorda a Lorenzo Bini Smaghi. “La crisi di governo monopolizza le cronache – si legge - , ma iI problema del Recovery Plan resta e forse peggiore alla luce dl quanto sta accadendo in Parlamento. Serve un governo con idee chiare e in grado di fare una proposta forte. In primavera, dopo gli Stati Generali, il premier Conte aveva annunciato che si sarebbe intervenuti su alcuni colli di bottiglia, come la giustizia amministrativa o il fisco. Come dice anche Mario Draghi bisogna fare delle scelte forti, ma forse farle - in questo momento più che mai - rischia di scontentare qualcuno”.

Sempre di fondi europei si parla sul Messaggero, a pagina 6, con un'intervista all'economista Jean Paul Fitoussi a firma di Francesca Pierantozzi: “Siamo a una svolta, questo è certo: o facciamo quello che si "deve, o si abbandona l'idea di Europa. Gli indizi che abbiamo ci dicono che gli europei vogliono andare avanti, che i 'quasi eurobond' e la solidarietà di bilancio previsti nel piano di rilancio ci lasciano immaginare un abbozzo di federalismo. Certo, se paragoniamo i quasi 5mila miliardi del rilancio americano (tra i 3mila di Trump e i 1900 annunciati da Biden) i 750 miliardi europei appaiono un po' miseri. Ma è un buon inizio”.

Sulla Stampa, a pagina 11, si può poi leggere un'intervista a Gino Strada sull'emergenza sanitaria: “Se dovesse scoppiare la terza ondata, noi siamo pronti a intervenire. In molti hanno esultato quando il fondatore di Emergency Gino Strada è arrivato in Calabria. E dopo quasi due mesi il suo impegno continua a rassicurare gli animi. I vostri medici e i vostri infermieri potrebbero partecipare alla campagna di vaccinazioni calabrese? 'Se ci chiederanno aiuto siamo a disposizione per dare una mano. Ribadisco quanto ho detto quando sono stato in Calabria, dove conto di ritornare entro fine mese: noi abbiamo dato la disponibilità ad intervenire ovunque pensano ci sia bisogno. Siamo aperti ad altri progetti anche in altre zone della Calabria. Se ci sarà necessità di noi per le vaccinazioni, noi garantiamo di esserci'”.

Interessante poi, a pagina 5 di Domani un'intervista di Georg Diez, all'esperto di tecnologie Evgeny Morozov, secondo il quale, “dopo il Covid ci aspetta il capitalismo dei consulenti”. “Non credo che il Covid abbia rivelato qualcosa che non conoscessimo già del capitalismo, un sistema che stabilisce determinate priorità, e queste priorità si basano principalmente sugli ideali di profitto e taglio dei costi - dice -. Nel caso del Covid l'abbiamo visto manifestarsi nel dibattito su quali siano i lavori essenziali e quali no. L'allocazione e la distribuzione del valore nel capitalismo sono avanzate in primo piano. Si, i ricchi sono diventati più ricchi e posso provare indignazione morale per questo, semplicemente però non trovo che sia una cosa intellettualmente molto illuminante. E il trionfo del capitalismo delle piattaforme: il modo in cui le aziende digitali hanno trionfato in questa crisi? Ripeto, credo che pensare al Covid in questi termini ci porti fuori strada: non è né un catalizzatore né un grande rivelatore”.

Editoriali e commenti
Sul Sole24Ore a pagina 4 c'è un'analisi di Salvatore Padula, che scrive: Il Recovery plan, tra i suoi molti obiettivi, si sforza anche di tratteggiare i contorni della futura riforma fiscale. Riforma importante, definita come un tassello necessario per l'attuazione del programma Next Generation Ue. Il fisco, quindi, diventa uno degli elementi trainanti per il rilancio del Paese. Speriamo sia almeno un buon auspicio”.

Il fondo del Corriere della sera è invece affidato ad Alberto Mingardi. “L'opposizione dovrebbe sostenere che le recenti innovazioni non devono essere permanenti - si legge -, persino le restrizioni alla libertà di movimento sono una prova generale per fare sul serio nella riduzione delle emissioni di co2, ad esempio limitando drasticamente i voli internazionali, raddrizzando così a colpi di norme il rapporto fra uomo e ambiente. Piaccia o meno, è un'idea di governo chiara. Questo è vero anche in Italia e, nelle sue mosse di queste settimane, Matteo Renzi forse ha sottovalutato proprio questo aspetto: come esista una sensibilità ideologica comune, nei suoi ex compagni di strada. Ma in ogni crisi politica che si rispetti il gioco si allarga all'opposizione che ha il ruolo di prefigurare altre soluzioni. Che cosa vuole fare il centro-destra?”.

A pagina 7 della Repubblica, Carlo Cottarelli firma invece un'analisi sul Recovery plan: “Avremmo dovuto essere tra i primi a presentare il Recovery plan alla Commissione Europea. Una decina di Paesi (tra cui tutti gli altri Paesi del sud Europa) lo hanno già fatto. Non c'è più tempo da perdere. Qual è l'oggetto del contendere? A inizio dicembre era stata fatta circolare tra i membri della coalizione una bozza di piano che aveva suscitato tre tipi di critiche. La prima riguardava le azioni che avrebbero dovuto essere finanziate dal piano stesso. La seconda riguardava la governance del piano, ossia il processo decisionale per realizzarlo. La terza il modo con cui si era arrivati alla definizione della bozza, secondo alcuni senza un'adeguata collegialità. Italia Viva aveva presentato un documento in 62 punti in cui si facevano critiche e si proponevano soluzioni. Immagino che anche gli altri partiti abbiano espresso commenti puntuali. Da allora il piano è stato pesantemente rivisto”.

A pagina 17 della Stampa, poi, Anna Zafesova scrive di Alexey Navalny. “Partito cinque mesi fa dalla Russia in coma, chiuso in un box della rianimazione, dieci minuti dopo essere tornato in patria è stato consacrato definitivamente il Nelson Mandela russo, con organizzazioni internazionali e governi di mezzo mondo che lo hanno proclamato prigioniero di coscienza e ne esigono la scarcerazione. Non poteva andare diversamente. Il Cremlino non poteva diventare all'improvviso abile nel gestire il dissenso, dopo vent'anni in cui l'intimidazione e l'intolleranza erano stati tra i principali strumenti di potere. Navalny non poteva rinunciare al suo ruolo di rivoluzionario: se fosse rimasto al sicuro nel suo esilio in Germania, la caduta del regime sarebbe stata merito di altri”.

Lavoro, welfare, sindacato
A Pagina 6 del Secolo XIX, Giuseppe Salvaggiulo si occupa di supplenti covid. “Altro che le centinaia di miliardi del Recovery Fund: da quattro mesi non riusciamo a pagare i miserevoli stipendi di decine di migliaia di docenti, tecnici e addetti alle pulizie, naturalmente precari, chiamati a settembre nelle scuole per l'emergenza Covid. Chi era senza contratto da anni. Chi ha attraversato l'Italia e dopo quattro mesi non ha neanche i soldi per il bus. Chi sopravvive grazie ai prestiti di presidi e colleghi. 'E' frustrante', dice una maestra d'asilo genovese compulsando il gruppo WhatsApp dove ogni giorno si rende conto del penoso rito mattutino della verifica contrattuale sul portale 'Istanze online'”.

Sempre di scuola si parla poi a pagina 8 della Stampa. Grazia Longo scrive: “Nella giornata in cui i calano sia i contagi, 12.545 positivi, sia le presenze nelle terapie intensive, la notizia che più si impone riguarda le scuole superiori: nelle regioni gialle e arancioni le lezioni potranno tornare in presenza dal 50 al 75% come previsto dal Dpcm del 14 gennaio. Lo ha stabilito ieri mattina il Comitato tecnico scientifico, che si è riunito d'urgenza, convocato dal ministro della Salute Roberto Speranza.

Su Domani, a pagina 2, Filippo Teoldi dà invece notizia che “nella giornata di venerdì 3 gennaio, il secondo giorno lavorativo dell'anno, l'amministratore delegato di una delle prime 350 aziende americane aveva già guadagnato quanto un lavoratore medio della stessa azienda guadagna in un anno. I dati raccolti dimostrano che nel 2019, il rapporto tra la retribuzione dell'ad e il lavoratore tipico era pari a 320 a uno”.

Sul Sole24Ore a pagina 14, Pasquale Dui conferma che per i contagi Covid sul lavoro l'indennità Inail dura fino alla guarigione: “Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Inail, i casi di infezione denunciati all'Istituto al 30 novembre erano 104.328, pari al 20,9% del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro arrivate dall'inizio dell'anno. Solo nel bimestre ottobre-novembre, le denunce sono state 49mila (il 47% del totale). Si tratta dei casi di infezione avvenuti in occasione di lavoro. Negli altri casi di contagio, ai lavoratori si applicano le tutele previste perla malattia, con l'intervento economico dell'Inps”.

Collettiva oggi ha chiesto ai segretari generali e ai presidenti dei servizi e del patronato della Cgil quali potrebbero essere le conseguenze se la politica non troverà una soluzione alla crisi di governo. Qui, qui, qui e qui le loro risposte.

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