“Una crisi incomprensibile e sbagliata di cui non c’era bisogno”. Queste le parole con cui Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, apre una conversazione con Marco Zatterin del La Stampa. Il leader di corso d’Italia, in vista dell’incontro di questa mattina con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, annuncia la richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti e della riforma degli ammortizzatori sociali.

Prime pagine

Le aperture dei giornali, come prevedibile, esprimono una scelta analoga per tutte le testate, la crisi di governo e la decisione del premier di portarla in Parlamento.

“Conte lunedì in Parlamento a caccia di voti. Lo spread risale, allarme Ue sull’Italia” è la scelta de Il Sole 24 Ore, mentre il Corriere della Sera “Conte va alla sfida in Parlamento” e nel sommario: “Il premier da Mattarella. Chiederà la fiducia e i voti dei responsabili. Pd e 5Stelle: Renzi inaffidabile”. Titolo secco quello dell’apertura di La Repubblica: “La conta di Conte” e poi “Altri 32 miliardi per i ristori. Blocco dei licenziamenti verso la proroga”. Punto di vista diverso quello scelto dal quotidiano torinese La Stampa: “Renzi non cede, Conte non ha i voti” e subito sotto il titolo di apertura, il richiamo in prima dell’intervista al segretario generale della Cgil Landini. “Lo mollano tutti. E Conte è ottimista sui voti”, la scelta de Il Fatto Quotidiano mentre per Il Manifesto: “Roulette giallorossa”.

Le interviste

“Subito la riforma della solidarietà per stabilizzare i contratti di lavoro” è il titolo scelto da La Stampa per l’intervista di Marco Zatterin a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Moltissimi gli argomenti trattati, si parte dalla crisi di governo e si spazia dal mercando del lavoro al Pnrr per arrivare alla necessità di un diverso modello di sviluppo. “Non si è visto da nessuna parte, in nessun paese – afferma il dirigente sindacale – che nel pieno di una pandemia drammatica si apra una crisi di governo. È un momento di emergenza in cui bisognerebbe costruire un rapporto più stretto con i cittadini – avverte – l’occasione unica di arrivare con il Pnrr a cambiare il modello di sviluppo e compiere le riforme necessarie che attendono da anni”. Riflettendo su cosa farebbe se fosse al posto di Conte, Landini afferma: “Mi rivolgerei alle camere. Siamo in una democrazia parlamentare e i governi si formano in Aula. ..Non bisogna pensare a cosa succede a questo o quel politico. Invece occorre mettersi a disposizione di tutti con umiltà e altruismo. Ripeto: è il momento della responsabilità per progettare la rinascita del Paese con la partecipazione del mondo del lavoro, del sistema associativo e delle reti di partecipazione sociale”. E aggiunge: “La politica deve investire su come difendere chi crea lavoro e dare prospettive al Paese, a donne e giovani.  Il Governo deve poter far sistema, assicurando la partecipazione del sindacato ad un progetto di cambiamento”. E rispondendo ad una domanda sul blocco dei licenziamenti, il segretario generale risponde: “È stata prorogata l’emergenza e le ragioni che l’hanno provocata sono ancora tutte valide: la necessità di una proroga è evidente”. Ragionando, poi, dell’incontro di oggi con la ministra del Lavoro, Landini aggiunge: “Lo diremo a Catalfo. Occorre un vero e proprio processo di riforma complessivo del sistema degli ammortizzatori in senso universale e solidale, come del Fisco e della pubblica amministrazione”. Infine, sul Recovery Plan il leader di corso d’Italia afferma: “Le organizzazioni sindacali non hanno avuto la possibilità di dialogare sulla strategia. E la prima bozza era pessima. Inadeguata. Ora – aggiunge – è positivo che ci siano più investimenti e meno incentivi, voce che andrebbe ulteriormente tagliata. E lo è che ci siano condizionalità.” L’intervista integrale a pag. 9 del quotidiano torinese.

Fabrizio Nicotra a pag. 4 de Il Messaggero intervista il ministro per i Rapporti con l’Europa Enzo Amendola che afferma: “È tutto illogico: abbiamo festeggiato insieme la vittoria di Biden e i renziani rimettono in pista le destre sovraniste. No a maggioranze raccogliticce ma se nasce un gruppo in Parlamento non mi scandalizzo”, e rispetto alle preoccupazioni dell’Europa, il ministro sottolinea che: “Anche in queste ore sto lavorando per difendere la capacità dell’Italia di superare la crisi. I politici che all’estero parlano male del proprio paese non fanno un buon servizio a loro stessi né alla nazione”.   

Le prime parole che l’ex presidente del consiglio Enrico Letta affida a Monica Guerzoni del Corriere della Sera sono nette: “Trovo incomprensibile e incredibile che l’Italia, e in parte l’Europa, debbano star dietro alle follie di una sola persona”. E aggiunge: “La crisi è una scelta irresponsabile, contro gli interessi del Paese, perché quanto deciso in Europa non è scontato. Noi prendiamo oltre 200 miliardi e la Germania 20, se non siamo in grado di gestire questa cosa l’Europa non si fiderà più di noi”.

Andrea Malaguti, a pag. 3 de La Stampa, pubblica una lunga conversazione con Matteo Renzi che continua con la sfida a Conte: “Se fossi al Governo, prima di cantar vittoria aspetterei almeno martedì, almeno per scaramanzia”. E alla domanda se non ha vinto Conte visto che rimarrà al governo con i responsabili, il leader di Italia Viva risponde: “Che cosa è una profezia che si auto avvera? Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà auguri. È la democrazia e la democrazia è sacra. Resta un fatto, però: se non prende i 161 senatori tocca a un governo senza Conte”.

Infine, da segnalare diversi dialoghi pubblicati dai giornali questa mattina: A pag. 11 de La Repubblica, ascoltato da Roberto Mania, parla Marco Tronchetti Provera: “La politica egoista può costare cara”.
“Noi a Palazzo Chigi? Mai dire mai. Leali con Conte, ma ha fatto errori, non ci possiamo immolare per lui”. Lo afferma il capo gruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci a pag. 4 de La Stampa. Mentre Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto a Palazzo Madama, sostiene: “La rottura con Renzi è insanabile, torniamo all’asse Pd-M5S-Leu” (pag.2 de Il Manifesto).
Infine, “Noi medici siamo pochi, stanchi e preoccupati”, lo afferma Antonino Giarratano presidente designato della Società italiana di Anestesia e rianimazione (pag. 15 del Corriere della Sera).

Editoriali e Commenti

Donato Masciandaro, a pag. 19 de Il Sole 24 Ore, avverte che la Banca Centrale Europea è all’erta, e osserva con attenzione quando accade nei diversi paesi dell’Unione, la presidente Lagarde – sostiene l’autore – “Ha messo nuovamente l’accento sul rischio che politica fiscale faccia il suo dovere. Traduzione: i governi europei devono definire una politica fiscale che abbia tre caratteristiche: ci sia un aumento della spesa pubblica produttiva, che al contempo sia coerente con una dinamica del debito sostenibile, e suddetto mix tra produttività della spesa pubblica e sostenibilità del debito sia credibile”. Il titolo della riflessione di Veronica De Romanis (pag. 23 de La Stampa) è significativo: Spread e debito. Sui mercati torna l’incubo italiano. L’autrice, infatti, afferma: “Per chi investe nel nostro Paese è complicato decifrare le ragioni di questa crisi. Lo dimostra il fatto che lo spread tra i decennali italiani e quelli tedeschi, seppur restando su livelli bassi, è tornato a crescere collocandosi nell’area dei 120 punti base. Ma dobbiamo tener conto che opera il salvagente della Bce: che cosa succederebbe se non ci fosse?”.
Riflessione significativa quella di Laura Linda Sabbadini (pag. 26 de La Repubblica): “Formazione e lavoro – afferma – due punti chiave del presente e del futuro del Paese. Dobbiamo rompere il circolo vizioso su cui stiamo cadendo su tutti e due i fronti. È vitale per la vita di ciascuno di noi e per quella del Paese……Il lavoro è la sfida cruciale dell’oggi, ma anche del domani. La questione del lavoro si è aggravata molto con l’epidemia ma viene da lontano e si aggraverà con la rivoluzione tecnologica”. “I 468 mila disoccupati del mese di novembre 2020 con più di 50 anni -aggiunge Sabbadini – hanno un problema serio. Per loro la disoccupazione di lunga durata è una trappola proprio per l’età e le difficoltà a riconvertirsi….In questo caso specifico servono politiche mirate di formazione e soprattutto di sostegno al reddito”. Ma la preoccupazione vera della direttora centrale dell’Istat è un’altra: “Il problema riguarda anche ampie fasce di popolazione giovanile. Innanzittutto perché hanno titoli di studio bassi per effetto di uno stereotipo che si è purtroppo molto diffuso nel nostro Paese. E sapete qual è? La laurea non serve……La prima cosa che dobbiamo capire è che è necessario studiare, studiare, studiare. Formarci”.

Economia Lavoro e Sindacato

Il Punto su Il Paese reale lo scrive Emanuele Di Nicola su Collettiva                             

Diversi quotidiani danno conto di un accordo sindacale sottoscritto tra Intesa San Paolo e Fabi, First-Cisla, Fisaca-Cgil, Uilca e Unisin che prevede 3500 nuove assunzione nel gruppo bancario (pag. 13 de Il Sole 24 Ore, Il Messaggero tra gli altri). Mentre Gilda Ferrari su il Secolo XIX pubblica un dettagliato resoconto sul piano industriale dell’ex Ilva che prevederebbe una produzione di 5 miliardi di tonnellate nel 2021 e un forte aumento delle spedizioni di prodotti dagli impianti del Nord, insomma per l’autrice: “L’ex Ilva riparte da Cornigliano e Novi Ligure”. Su Collettiva la posizione di Francesca Re David, segretaria generale della Fiom sul piano industriale di ArcelorMittal: Ex Ilva Il piano industriale delude tutti di Tommaso Di Felice. Il Sole 24 Ore segnala, a pag. 18, che Alitalia sarebbe nel Caos dopo le 100 richieste arrivate da Bruxelles sullo schema di piano industriale presentato da Francesco Cao e Fabio Lazzerini

La pandemia continua a mordere, la preoccupazione per l’aumento di casi e di decessi trova – ovviamente – spazio in tutti i quotidiani in edicola. E le conseguenze della curva dei contagi che non cala si trovano nei provvedimenti con le regole per fronteggiare l’emergenza nelle prossime settimane. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera sottolinea: “Un altro mese senza sci, palestre e cinema: chiusi fino al 5 marzo”. Sullo stesso argomento scrive Paolo Russo su La Stampa. Mentre Valentina Conte su La Repubblica: “Altri 32 miliardi per i ristori. Blocco dei licenziamenti verso la proroga”. Ne scrive anche Paolo Baroni su La Stampa che sottolinea come con il V Decreto ristori sia in arrivo anche una “mini proroga per le cartelle esattoriali”. Secondo Baroni: “Per rispondere a chi lamenta la scarsità dei ristori passati e a chi protesta per ottenerne di nuovi, come il settore della ristorazione e i distretti della montagna privati della stagione sciistica, verrà innanzitutto previsto un nuovo meccanismo di indennizzi, slegato dai codici Ateco, che farà riferimento alle perdite di fatturato semestrali (o forse annuali) e servirà a ristorare anche attività finora escluse dai contributi a fondo perduto”. Per quanto riguarda il fisco, Baroni aggiunge: “Infine il governo intende affrontare il tema della valanga di atti e cartelle esattoriali (50 milioni) che a partire da lunedì prossimo l’Agenzia delle entrate doveva riprendere a spedire ai contribuenti. Per questo sul tavolo del Consiglio dei Ministri, fuori sacco, ieri sera è arrivato anche un mini-decreto che proroga fino a fine mese lo stop alle spedizioni, in attesa di un intervento più complessivo che dovrebbe prevedere un ulteriore rinvio fino a tutto il 30 aprile e quindi l’allungamento dei tempi di prescrizione”.

Infine, da segnalare, un articolo de Il Sole 24 Ore che fa il punto dei dossier aperti che la crisi di Governo rischia di impantanare (pag.2): “Infrastrutture, industria, banche mercati, Tlc. Settori sui quali l’Italia deve tornare a investire se vuole provare almeno a recuperare la forbice creatasi negli anni con il resto dell’Europa. Ma è proprio qui che la crisi dell’Esecutivo rischia di mettere nel congelatore dossier cruciali sui quali, peraltro, si è perso già parecchio tempo. Basta indicare pochi nomi per capire la portata dell’evento: Autostrade per l’Italia, Ilva, Fincantieri, Mps, rete unica, Borsa-Euronext. Nella scala di priorità del Paese, già provato dalle conseguenze della pandemia, l’elenco delle partite finanziarie che rischiano di restare impantanate per effetto della crisi di governo può sembrare un aspetto marginale. Ma non è così. In ballo ci sono i destini economici e industriali di alcune società chiave”.

Oggi ultima puntata del viaggio di Collettiva nelle Regioni della Cgil: si va in Valle d’Aosta

L’Agenda degli appuntamenti

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