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Sulle prime pagine dei quotidiani e nelle pagine interne di cronaca in grande evidenza con foto e servizi una sorta di “liberi tutti” in vista del Natale. Sulla prima pagina di Repubblica una foto notizia a centro pagina con il titolo La febbre da shopping nella Milano “liberata”’ . Scelta analoga quella de La Stampa che pubblica una grande foto notizia dove si vede via Roma di Torino invasa da decine di persone a caccia di regali in un clima già natalizio ma sicuramente da rischio assembramento. Il Fatto Quotidiano sceglie addirittura di aprirci: “Shopping, cambiamo i colori e tornano gli assembramenti”. L’occhiello è ancora più esplicito: spesa prenatalizia, risse pericolose da Milano a Torino a Genova.  Anche il Fatto sceglie la foto di Torino come emblematica: tutti in strada, calca a Torino per lo shopping. Molto spazio al fenomeno “prenatalizio” nelle pagine interne. Dal Corriere della Sera che a pagina 8 racconta la folla nelle strade dei negozi riaperti e la ressa a Roma che si prepara ai controlli in vista dell’Immacolata. A Repubblica che raccontando la “Milano liberata (a pagina 3) riporta le dichiarazioni dei consumatori, “felici di fare la coda. A pagina 3 de La Stampa Giuseppe Salvaggiuolo racconta l’assalto alle vie del centro di Torino che già ha dimenticato la zona rossa.  Ma se questa è la premessa cosa succederà tra pochi giorni alla vigilia di Natale? Alla domanda risponde Repubblica: “Piano europeo per il Natale, scuole chiuse e cene in casa”. In arrivo le linee guida della Commissione: mantenere lo stop alla didattica allungando vacanze o didattica a distanza, mentre i ritardi delle case farmaceutiche mettono  a rischio il programma del governo per la distribuzione dei vaccini.

Il Piano europeo di Conte
L’altro grande tema, l’altro grande Piano di cui si parla sui giornali, è naturalmente quello economico. Il Corriere della Sera apre con una intervista al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Il mio piano per i fondi Ue: coinvolgerò il Parlamento, ai manager poteri sostitutivi. Rispondendo alle domande di Monica Guerzoni, Conte replica alle accuse di ritardo che sono piovute dall’Europa sul governo di Roma per quanto attiene alla stesure dei piani per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund. “Quei 209 miliardi sono per il nostro Paese la sfida della vita, sarebbe doloroso non arrivare fino in fondo”, dice il premier. L'Italia è in ritardo? “Riusciremo a dare la svolta, con l'Europa abbiamo studiato un percorso a scorrimento veloce del Recovery. Stiamo facendo tantissimo, nonostante il clima di confusione che ogni tanto si alza”. Per quanto riguarda un eventuale rimpasto di governo, Conte chiarisce le sue intenzioni: “In un momento in cui il Paese dovrebbe unire le forze contro il Covid, l'inquilino di Palazzo Chigi pensa che il Quirinale non permetterebbe di sedersi al tavolo del rimpasto per “soddisfare le ambizioni di qualcuno”. E poi si è convinto che il pressing per il rimpasto parta da Renzi e Di Maio, più che dal Pd e dall'intero M5S. Quando gli chiedono se davvero il leader di Italia Viva sia al centro delle manovre, Conte si limita a sottolineare che forse, avendo fondato un partito nuovo, non ha ottenuto i risultati che sperava. Il rapporto con il segretario del Pd invece era nato su basi più solide e il presidente vuole si sappia che non c'è alcun gelo con Zingaretti per la governance del Recovery: “Lo sento tutti i giorni e non è vero che non sia d'accordo sulla cabina di regia a tre. Ne avevamo parlato, c'è perfetta coincidenza”.

La lunga lista dei decreti ristori
Il punto di Enrico Marro sul Corriere della Sera (p.5): “Pronti i nuovi ristori: in arrivo altri 8 miliardi. Rinviate le scadenze fiscali, indennizzi per stagionali”. “Quattro decreti legge Ristori in poco più di un mese – scrive Marro - L'ultimo esaminato nella notte dal Consiglio dei ministri convocato ieri alle 22.30, per attendere che tutti i ministri fossero rientrati nella capitale. Con gli 8 miliardi che finanziano il Ristori quater salgono a 18 i miliardi distribuiti da tutti i decreti Ristori, a partire dal primo, lo scorso 28 ottobre. E arrivano a lob i miliardi stanziati in deficit durante tutto il 2020, dallo scoppio della pandemia in poi. II cuore del Ristori quater è il rinvio a primavera delle scadenze fiscali, esteso a imprese e partite Iva che hanno subito importanti cali di fatturato (almeno il 33% nel primo semestre di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2o19), allargando così la platea dei beneficiari dei precedenti decreti Ristori, che erano limitamento utilizza gli ulteriori 8 miliardi di «scostamento di Bilancio» per il 2020 approvati dal Parlamento anche con il voto del centrodestra. Il decreto Ristori quater dovrebbe essere accorpato in sede di esame parlamentare, come già avvenuto in Senato per i precedenti tre, in modo da assicurare una approvazione rapida delle norme. (e. mar.) ti alle attività chiuse o colpite da restrizioni (alle quail il Ristori quater aggiunge altri codici Ateco, come gli agenti di commercio). Completano il provvedimento una serie di misure di allentamento delle attività della riscossione, a partire dal rinvio dei pagamenti previsti dai programmi della Rottamazione ter e del «saldo e stralcio» delle cartelle. Vengono anche riaperti i termini per chi era decaduto dalle precedenti Rottamazioni e stop alle procedure esecutive per chi è in difficoltà economiche. Ci sono poi una serie di indennità per i lavoratori stagionali del turismo, dello spettacolo e dello sport. Inoltre, c'è un fondo di 500 milioni per il settore fiere e congressi e arrivano altri 62 milioni per le forze di polizia e i vigili del fuoco. (…)

Nuovo scontro sulla patrimoniale
Se ne parla sui giornali del Quotidiano nazionale, Il Giorno, Nazione e Resto del Carlino che ricordano anche le proposte avanzate nei mesi scorsi dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Ora una tassa tipo patrimoniale è tornata a fare notizia a proposito della discussione sulla Legge di Bilancio “Come era prevedibile, l'emendamento alla legge di Bilancio, firmato da un gruppo di deputati Leu e Pd, che introduce una patrimoniale per gli italiani che fra conti correnti, azioni e immobili posseggono più di 500 mila euro, ha scatenato una bufera di polemiche. Creando nuove fibrillazioni nell'esecutivo che, proprio ieri, ha varato l'ennesimo decreto ristori per venire incontro alle categorie più colpite dalla crisi del Covid. Per la verità, è da mesi che l'idea di una nuova tasse sui redditi più alti circola nelle fila della sinistra. Qualche mese fa, l'ex ministro Graziano Delrio che, in piena sintonia con il partito e quindi con il segretario Nicola Zingaretti, aveva lanciato l'idea di un contributo di solidarietà per i redditi superiori agli 80 mila euro. Una sorta di CovidTax, con un impatto di poche centinaia di euro per le soglie più basse fino ad arrivare alcune decine di migliaia di euro per i redditi superiori al milione.  (…)

Molto critico il commento di Alessandro De Nicola su La Stampa che parla addirittura – a proposito di tasse – di una sinistra vittima dei soliti demoni: “Le mani dello Stato sui nostri portafogli”. Opposto il commento dell’economista Alfredo Roma sul quotidiano Domani: “Più tasse per i redditi alti per ridurre le diseguaglianze” (p.9).

L’ottimismo del presidente dell’Europarlamento
Ancora a proposito di equilibri politici, se il Corriere della Sera scommette sulla prosecuzione di un rapporto politico positivo tra il presiedente del Consiglio Conte e il Pd, un po’ più scettica sui loto rapporti è Repubblica, che a proposito delle scelte da fare presto sul Recovery Fund titola in prima pagina: “Il Pd punta i piedi: a decidere non sia solo Conte”. Il commento politico è affidato a Stefano Folli: “Cosa si nasconde dietro il rimpasto” (a pagina 29). L’altro tema che rimane in sospeso per le tensioni interne alla maggioranza di governo è quello che riguarda il Mes. Il premier continua a resistere nella sua contrarietà, mentre una parte del Pd aumenta la pressione. Su La Stampa parla oggi il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli: “L’Italia non rinunci al Mes. E’ garanzia contro le crisi bancarie”. Secondo il presidente del Parlamento europeo, è sbagliato non attivare il Mes: “E’ come un’assicurazione sulla casa e avrà regole comuni”. Il presidente è ottimista anche sullo sblocco della difficile situazione che si è determinta intorno alle risorse europee per il rilancio dell’economia: “Il Recovery Fund arrivirà con l’ok della Polonia e dell’Ungheria. Senza di loro inutili i piani nazionali, si ricomincia da capo” (Fabrizio Goria a pagina 7).

I nuovi piani geopolitici dell’America di Biden
Da segnalare su Repubblica (p. 28) un’interessante analisi di Marta Dassù a proposito delle strategie globali che il nuovo presidente Usa sta per mettere in campo. (…)”Rispetto agli anni di Obama – scrive Dassù - la Casa Bianca cercherà però di rilanciare il ruolo globale degli Stati Uniti, nella convinzione che un ripiegamento eccessivo dell'America - l'esempio negativo è in questo caso la Siria - lasci campo libero a potenze autoritarie. I consiglieri di Biden guardano agli anni '30 del secolo scorso: la sfida di questo secolo torna ad assumere i tratti della competizione ideologica fra sistemi rivali, aggiornata dal peso dell'interdipendenza economica, dal ruolo dei media e delle tecnologie. Tecno-democrazie contro tecno-autoritarismi. Ecco. Questo è lo sfondo per leggere la proposta di un Summit delle democrazie, che la presidenza Biden intenderebbe mettere sul tavolo nei suoi primi 100 giorni. Il progetto - di per sé non nuovo ma attualizzato dal contesto - è di riunire gli Stati Uniti, i paesi chiave dell'Europa e le democrazie "indo-pacifiche" (Giappone, Corea del Sud, Australia, India) su un'agenda che potremmo intitolare così: la difesa della democrazia da tendenze illiberali, interne ed esterne. In teoria è un'agenda in cui gran parte dell'Europa si riconosce. Nei fatti gli europei avranno però anche delle esitazioni.

Paesi ricchi, ma senza bambini
Un altro tema che oggi conquista l’attenzione dei commentatori è quello della infertilità dei paesi avanzati. E’ un problema dell’Italia, ma è anche un problema che condividiamo con molti altri. Sul Corriere della Sera scrive Danilo Taino: “Virus e incertezza economica frenano le nascite in Italia. Demografia: “I Paesi ricchi che avrebbero bisogno di una primavera della natalità vanno verso un inverno della fertilità. Molti Paesi poveri sono indirizzati verso un’ulteriore crescita. Su Repubblica il commento è dell’ex direttore Ezio Mauro: “Non ci sono ancora studi capaci di fotografare questa vita sospesa, un inedito che sperimentiamo per la prima volta nel dopoguerra, sconvolgendo il passo della nostra esistenza e la dinamica naturale con cui la società si rinnova al ritmo degli eventi, degli errori e dell'impensabile. E tuttavia un dato emerge con chiarezza: la paura del futuro, certificata dalla paralisi delle nascite. Il Covid ci schiaccia sul presente, annulla i calcoli, cancella gli investimenti sul domani, seminando la paura. E dunque blocca il principale investimento nel capitale umano del Paese, i bambini. Secondo le simulazioni dell'Istat, il 2020 si chiuderà con 20 mila nati in meno rispetto ai 420 mila all'anno precedente, scendendo per la prima volta dall'unità d'Italia sotto la soglia psicologica di un risultato storico negativo: meno di 400 mila neonati contro 700 mila morti, quasi il doppio. Sono sette anni consecutivi che ogni bilancio delle nascite registra un record al ribasso, con cali mai raggiunti prima. E la tendenza naturale, spontanea, dell'ultimo periodo è confermata anche nel 2020. Nel primo semestre dell'anno la curva dei neonati segna infatti un calo del 2,5 per cento: se si proietta questa flessione sui 12 mesi dell'anno, si ha un "buco" di 10 mila bambini. Ma eccola novità: a questa cifra secondo le stime dell'Istat bisogna aggiungere l'effetto-Covid, composto da più elementi. Mentre infatti l'andamento delle nascite del primo semestre non è influenzato dal virus, poiché il tempo del concepimento nove mesi prima era precedente alla pandemia, a dicembre (cioè tra pochi giorni) cominceremo a fare i conti con le prime conseguenze della grande paura delle coppie di potenziali genitori davanti alla prima ondata dell'infezione.(…)

Il blocco c’è, ma c’è chi licenzia
Ne parla sulle pagine di Milano di Repubblica Matteo Pucciarelli. “Gli uffici vertenze dei sindacati non hanno mai cessato la propria attività, perché il modo di licenziare comunque resta, anche se indirettamente o a determinate condizioni. Dal 18 agosto sono previste tre deroghe allo stop ai licenziamenti: cessazione definitiva dell'impresa conseguente a una messa in liquidazione della società; accordo collettivo aziendale che incentiva all'esodo; fallimento dell'impresa. II trasferimento A luglio una multinazionale come HeM ha deciso di chiudere due negozi in città, in piazza Lima e via Torino. Scelta legittima, ma a quel punto che fine fanno i dipendenti? In questi casi si trasferiscono in altri punti vendita della società. Quelli più vicini? No, meglio se il più lontano possibile. Anche fuori regione. A quel punto chi ha un contratto part-time o uno stipendio basso, e sono la maggioranza nel settore, si fa due conti e capisce che forse non conviene perdere due o tre ore al giorno di viaggio per guadagnare 1.200 euro al mese. Così si fa un accordo: buonuscita in cambio di dimissioni "volontarie". Tecnicamente non è un licenziamento, nella realtà - con dolo o meno - è un sistema per mettere le persone con le spalle al muro (…)

Il futuro è verde, ma non bastano gli slogan
A proposito di New Green Deal e di piano strategici per la sostenibilità ambientale, da segnalare sulle pagine dell’Economia del Corriere della Sera un interessante approfondimento a firma di Enrico Giovannini e Ferruccio De Bortoli (p.2). I due autori scrivono tra l’altro: “Non basta il bonus al 110% per gli edifici, certamente importante, per rigenerare in senso ecologico il modello di sviluppo italiano. Servono infrastrutture per l'economia circolare, innovazione e ricerca sulle nuove tecnologie energetiche e dei materiali, accompagnamento delle medie e piccole imprese alla trasformazione delle filiere, investimenti massicci sulla formazione delle nuove professionalità tecniche e manageriali. Insomma, serve quella che si definisce una visione sistemica, ben al di là delle dichiarazioni di principio. Cioè, esattamente quello che l'Unione europea si aspetta di trovare nel Pnrr italiano e che traspare chiaramente nei documenti elaborati finora dalla Francia e dalla Spagna (non a caso, l'Agenda 2030 compare alla sesta riga del documento spagnolo), i quali partono da una visione al 2030 e poi declinano i progetti, e non viceversa. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che ai primi di dicembre ci sarà un documento che illustrerà gli assi portanti del Piano e chiarirà la governance del processo che verrà seguito per validare i progetti e seguirne, dopo l'approvazione di Bruxelles, l'attuazione concreta nei tempi fissati Ci auguriamo che il dibattito sul documento sia ampio e approfondito. Nel frattempo, ci sembra corretto che la Legge di Bilancio 2021 preveda la creazione di un ufficio dedicato al monitoraggio del Piano al Ministero dell'Economia e delle Finanze, ma è indispensabile che tale attività non sia solo di tipo finanziario, ma comprenda anche i risultati conseguiti, senza trascurare l'Agenda 2030. Poiché il Piano non deve riguardare solo i progetti, ma anche le riforme che dovranno accompagnarli, una volta definito il Piano, la sua attuazione non sarà una passeggiata, sia sul piano normativo che su quello della messa a terra dei progetti. (…)

Segnalazioni da Collettiva.it
A proposito di ambiente e sviluppo sostenibile e delle proposte del sindacato da segnalare l’approfondimento di Patrizia Pallara su Collettiva: . L’apertura di oggi della piattaforma Cgil è dedicata alle attività dell’Auser, l’associazione per l’invecchiamento attivo della confederazione video e servizi di Fabrizio Ricci e Maria Antonia Fama. “Solidarietà a domicilio”: “L’Auser non dorme mai” di Maria Antonia Fama su Cosenza: . Infine il pezzo di Roberta Lisi sulle tante iniziative di solidarietà messe in campo dalla Cgil:

Sempre su Collettiva da segnalare il ricordo pubblicato ieri dello scrittore Alessandro Leogrande:  a cura di Davide Orecchio e il servizio di Ivana Marrone sull’iniziativa degli studenti universitari romani che hanno deciso di studiare insieme in piazza: . Sul sito è possibile poi rivedere anche la diretta dell’iniziativa per il rinascimento dello Stato della Palestina:

Gli appuntamenti nell’agenda Cgil
Per tutti gli appuntamenti in calendario vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale  e l’agenda di Collettiva.it.