A dominare le prime pagine dei quotidiani di oggi (martedì 15 settembre) è la riapertura delle scuole. Il Corriere della Sera titola “A scuola con gioia e disagi. Il Colle: sfida decisiva per la ripartenza. Mancano 100 mila docenti e 2 milioni di banchi”, la Repubblica apre con “Senza banchi e senza prof. Tornano in classe 5 milioni di studenti. Ma in molte aule solo sedie, mancano 250 mila insegnanti”, il Messaggero con “A scuola con poche precauzioni. Primo giorno in classe: niente distanziamento e mascherine insufficienti. Conte: inizio ordinato”. Alla scuola dedicano il titolo di apertura anche la Stampa (“Tante difficoltà, ma la scuola riparte”), Libero (“A scuola accade di tutto: bimbi a lezione in ginocchio”) e il Manifesto (“Assenze ingiustificate”).

Altro tema ricorrente sulle prime pagine è l’inchiesta della Guardia di finanza sulla Lega. A dedicarvi l’apertura sono il Fatto Quotidiano (“Lega, altro guaio: 18 milioni sospetti”) e il Giornale (“Una perizia smonta le accuse alla Lega”), mentre sulla vicenda che coinvolge il partito guidato da Salvini si segnalano anche i titoli di Repubblica (“Lega, quei 19 milioni che portano a Cipro”) e della Stampa (“Il ricco tesoretto della Lega. Un fiume tra Seriate e Panama”).

Da citare, infine, lo spazio che sulle prime pagine molti quotidiani riservano agli ultimi fatti di cronaca nera (come lo stupro di una quindicenne inglese a Pisticci e l’omicidio di Maria Paola Gaglione a Caivano), il titolo del Messaggero sulla previdenza (“Pensione a quota 102, il piano del governo. Servono otto miliardi. Dal 2022 uscita a 64 anni, con 38 di contributi per 150 mila lavoratori. Penalizzazioni del 2-3 per cento”) e quello del Sole 24 Ore su “Banche, rischio per 160 miliardi crediti”.

Le interviste

Tra le numerose interviste di oggi spicca quella all’economista britannico Guy Standing, titolata “Ora il reddito universale: basta sussidi condizionati”, apparsa sul Fatto Quotidiano. “La globalizzazione ha creato un capitalismo dei rentier, dove una parte sempre maggiore del reddito va a chi detiene la proprietà e sempre meno a chi lavora”, spiega il docente all’università Soas di Londra, rilevando che a causa della pandemia “siamo in un momento di trasformazione, che potrà dare vita a un nuovo fascismo o a nuove politiche progressiste”. Per Standing, dunque, siamo “in una crisi esistenziale: dobbiamo costruire un nuovo sistema distributivo e un reddito di base come diritto economico per tutti. Non è una panacea, ma serve un nuovo patto sociale”.

Da leggere è anche l’intervista all’economista Giulio Sapelli, “A Draghi dico: il debito è buono solo quando la crescita è superiore”, sulle pagine del Dubbio. “Abbiamo bisogno di infrastrutture per modernizzare il Paese, coinvolgendo sia le esistenti vie di comunicazione terrene che le vie di comunicazione marittime, disincagliando i movimenti di merci e persone in mare”, spiega l’ex docente di Politica economica: “Dobbiamo investire nel digitale che si trasforma in servizio avanzato all'impresa e non investimenti, come abbiamo fatto negli ultimi venti anni, che hanno diminuito la produttività del lavoro e l'occupazione”. E all’ex presidente della Bce Mario Draghi dice che “il debito è buono quando il tasso di crescita è superiore all'aumento del tasso di debito. Punto. Il Giappone ha il 270 per cento del debito pubblico, ma finché non aumenti i salari quello che fa la crescita è il profitto capitalistico. Dobbiamo ridiventare un'economia capitalistica e non controllata dalla finanza”.

Gli editoriali

Il primo editoriale da segnalare è “Recovery fund, ecco gli errori da evitare” dell’economista tedesco Guntram B. Wolff, apparso sul Sole 24 Ore. Per il direttore del think tank Bruegel occorre “utilizzare i fondi di ripresa per importanti riforme strutturali, ad esempio nel sistema educativo, nell'efficienza della pubblica amministrazione e negli obiettivi climatici. II nuovo finanziamento dell'Ue è un'opportunità unica per vere e proprie riforme strutturali”. Wolff consiglia i governi a “stabilire chiaramente l’obiettivo di una crescita sostenibile”, a “spendere su investimenti che diano impulso a una crescita sostenibile” e a vigilare affinché “la spesa raggiunga i suoi obiettivi e sia libera dalla corruzione”.

Il secondo è “Lo show del Recovery fund” del docente del Politecnico di Milano Mario Calderini, sulle pagine di Repubblica. L’editorialista stigmatizza “l’informe lista di progetti” con la quale dovrebbero essere spesi i fondi europei: “La cosa che fa più inorridire di quella lista non è tanto l'assurdità e l'inconsistenza di certi progetti, ma il metodo politico che evidentemente traspare, quello di svuotare i cassetti dei ministeri, delle amministrazioni locali e delle partecipate di Stato, di raccogliere le idee estemporanee di pezzi disarticolati dei corpi intermedi o di consiglieri e consulenti che si trovano ad avere per ventura un pezzettino di palcoscenico in questo momento”. Per il direttore del Centro di ricerche Tiresia quella lista dovrebbe essere “preceduta da un piano strategico credibile, espressione di una chiara visione del futuro del Paese, magari inclusivo e solidale, come hanno fatto da tempo altri grandi Paesi europei. Ed invece per adesso abbiamo vuote evocazioni del cosiddetto green new deal, salvifiche infrastrutture e immancabili appelli alla digitalizzazione”.

La Cgil

Il primo intervento da non perdere è quello tenuto dal segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli all’assemblea generale della Cgil, di cui una sintesi ragionata è apparsa su Collettiva. “Dobbiamo fare in modo che non si spengano i riflettori sul mondo dell’istruzione”, ha detto l’esponente sindacale, ricordando le numerose esigenze della scuola italiana: “Eliminazione della povertà educativa nel Sud, generalizzazione della scuola dell’infanzia, aumento del tempo scuola, fine delle classi pollaio, edilizia moderna, banda ultra larga per ogni scuola, collocazione di un assistente tecnico in ogni scuola del primo ciclo e di un collaboratore scolastico in più per ogni plesso del Paese, risoluzione del problema del precariato con un concorso ogni tre anni per tutte le figure professionali e il riconoscimento dei diritti acquisiti per chi ha lavorato per tre anni da supplente”. Queste le basi del nostro programma, ha concluso Sinopoli, che “inveri l'articolo 3 della Costituzione e che sosterremo con le lotte a partire dalla giornata di mobilitazione di ‘priorità alla scuola’ del 26 settembre prossimo”.

Da leggere è anche, sempre su Collettiva, l’articolo “Ri-abitare l’Appennino”, dedicato al progetto (presentato da Fillea Cgil e Associazione nuove ri-generazioni) di rilancio e sviluppo delle aree dell’Umbria colpite dal sisma. Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, concludendo i lavori del convegno (dedicato, appunto, alla presentazione del progetto) ha sottolineato che “dal basso bisogna costruire alleanze che mettano le risorse disponibili al servizio di un lavoro adeguato e anche a favore delle generazioni future, auspicando che finalmente possa essere approvata una legge quadro per la gestione delle emergenze, che, a differenza di altri Paesi europei, in Italia ancora non c'è”.

Femminicidi, aggressioni alle forze dell'ordine, delitti efferati: si assiste a un'esplosione di violenza sempre più brutale. Inizia con questa presa d’atto la riflessione del segretario generale del Silp Cgil Daniele Tissone, consultabile su Collettiva. “Sono convinto che le due più importanti agenzie educative, ossia la scuola e la famiglia, possano fare ben più di qualsiasi intervento repressivo messo in campo dalle forze dell’ordine. La prevenzione è la sola risposta possibile”, spiega l’esponente sindacale, rimarcando che “le profonde trasformazioni che hanno interessato negli ultimi decenni queste istituzioni, mettendone in discussione ruoli, funzioni e autorevolezza, sono la spia oggettiva della perdita di una relazione di fiducia che va al più presto ricostruita. Occorre farlo in fretta affinché si ristabilisca quel processo di socializzazione, educazione e istruzione dei nostri giovani, affinché anch’essi vedano nelle istituzioni, forze di polizia comprese, quei soggetti che sono al loro servizio e che svolgono una professione indispensabile di aiuto”.

Bene le intenzioni del governo su Taranto. Così l’agenzia di stampa sintetizza la posizione della Cgil, espressa dal segretario confederale Emilio Miceli e dal coordinatore della consulta industriale Fausto Durante, riguardo le intenzioni espresse ieri (lunedì 14 settembre) dai ministri Provenzano e Gualtieri sul futuro della ex Ilva. La città “ha bisogno di riconciliarsi con la produzione di prodotti siderurgici e ciò può avvenire solo attraverso impegni credibili e condivisi tra ArcelorMittal, rappresentanze del lavoro e dell'impresa, istituzioni locali e nazionali”. Affinché gli impegni possano concretizzarsi, per i dirigenti Cgil “occorrono due condizioni: il piano di ambientalizzazione del sito di Taranto, concordato tra ArcelorMittal, governo e sindacati, deve proseguire e completarsi; la produzione siderurgica, come concordato negli accordi sottoscritti con i sindacati al subentro di ArcelorMittal, sia per i livelli occupazionali sia per gli obiettivi produttivi, deve ricominciare”.

Agenda Cgil
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.it