Tema portante delle prime pagine di oggi (lunedì 14 settembre) è la riapertura delle scuole. Il Sole 24 Ore titola “A scuola senza 150 prof e doppi turni nelle università” (rimarcando la carenza di docenti, bidelli e capi di segreteria), il Corriere della Sera “Scuola, la prova più difficile. Riapertura dopo sei mesi. Il vademecum: un solo genitore e no ai peluche”, mentre la Repubblica titola “Scuola, partenza in salita. Ritorno in classe dopo sei mesi. Ma uno studente su tre resta a casa. Aule chiuse al Sud fino al 24”. Titoli dedicati alla scuola anche per il Messaggero e Libero (“Gli insegnanti marcano visita. Prof terrorizzati dal virus”).

Scelte diverse per Giornale e Fatto Quotidiano. Il primo dedica l’apertura al prossimo referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari (“Svolta della Meloni: con il No vanno a casa. La leader di Fdi: nel centrodestra sta crescendo l’idea…”), mentre il secondo all’inchiesta della Guardia di finanza sulla Lega (“Verbali Lega: società fantasma e soldi al tesoriere Centemero”). Sulla vicenda che coinvolge il partito guidato da Salvini si segnala anche un titolo di Repubblica (“Ecco le carte che accusano la Lega”).

Da citare, infine, lo spazio che sulle prime pagine molti quotidiani riservano all’omicidio di Maria Paola Gaglione e all’uccisione di Willy Monteiro Duarte, il titolo del Sole 24 Ore sul nuovo contratto per colf e badanti (“arrivano i rincari”, si sottolinea) e il titolo del Messaggero sulle pensioni (“Il governo ripropone l’opzione 41 anni di contributi”).

Le interviste
Tra le numerose interviste di oggi spicca quella a Romano Prodi contenuta nell’inserto economico del Corriere della Sera. L’ex presidente del Consiglio e dell’Unione Europea “suggerisce le priorità per attivare anche da noi il Recovery Fund” e denuncia di assistere in Italia “al rinvio del rinvio” e alla “mancanza di idee forti”. Romano Prodi confessa di apprezzare il piano Macron per il rilancio della Francia (“Il presidente ha riportato in vita un vecchio arnese, le Plan, ma lo ha adattato ai tempi e alla discontinuità tecnologica. E lo riconosce uno che in passato non ha mai amato la politica industriale francese ed oggi è costretto ad ammettere che questa strategia gli piace”) e avverte la necessità “di potenziare la rete delle business school, per fare esperienza all’estero”. L’ultima battuta è in favore dell’innovazione: “Bisogna far capire al nostro governo e ai nostri imprenditori di metter mano alle nuove infrastrutture che portano big data e intelligenza artificiale. Si smetta di perder tempo con le liti: la rete la si faccia subito, con quella esistente non riusciamo a far scuola a distanza, figuriamoci se le imprese possono far business”.

Da leggere è anche quella al fondatore del Censis Giuseppe De Rita sulle pagine di Repubblica, centrata sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Per il sociologo queste efferate violenze “sono frutto di una cultura collettiva, a cui non è di certo estranea la borghesia, che esalta la parte competitiva di ciascuno di noi”. I giovani che le compiono “sono figli di una grande ondata di soggettivismo che, se non è retta dall'etica, arriva a produrre questa realtà. Abbiamo insegnato ai nostri figli che bisogna emergere, primeggiare, c'è chi può farlo andando a formarsi alla Bocconi, facendo tirocini in aziende di nome. E chi, invece, prova a emergere nella sua comunità con quello che ha: le arti marziali, i muscoli, la voce grossa, quello che serve a superare gli altri. Niente di nuovo: chi ha meno cultura si esprime così, si affida alla fisicità per apparire, per emergere”.

Il ministro dell’Università e della ricerca scientifica Gaetano Manfredi, in un’intervista al Sole 24 Ore, rileva che “gli sconti sulle tasse aiutano” e che “il tanto temuto calo di matricole per ora non c'è”. In particolare, sottolinea che “dai primi dati alcuni atenei del Sud stanno addirittura recuperando iscritti, mentre raddoppiano le pre-iscrizioni degli studenti stranieri”. Da segnalare, in conclusione, l’intervista al ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola sulle pagine di Leggo. L’esponente del governo evidenzia che il Recovery fund può essere il volano “per l’edilizia e la digitalizzazione”, indica per il Mezzogiorno una via incentrata su “sgravi fiscali e industria 4.0, che sono la chiave del riscatto” e promette una pubblica amministrazione più vicina ai cittadini, con “uffici pubblici a portata di mano su pc e smartphone”.

Gli editoriali
Tre gli editoriali da segnalare sui quotidiani. Il primo è su Repubblica, firmato da Carlo Bastasin: “Se non ripensa l’Italia, il Recovery Fund sarà sprecato”. L’autore rileva che “se i fondi europei non sono l'occasione per incidere nelle incrostazioni del Paese, è meglio lasciarli stare. Quando si arriva a proporre la costruzione del tunnel di Messina, vuol dire che il cassetto delle idee sul rilancio del Paese è vuoto. Allo stesso modo, quando si propongono agevolazioni fiscali o tagli alle tasse senza alcun contesto di impiego del capitale e del lavoro, come invece fa il Plan de Relance francese, significa che ridurre le tasse servirà solo al consenso di breve termine e a mantenere a galla chi vive di rendite. Per rilanciare l'economia bisogna avere un'analisi veritiera del Paese e un orizzonte di certezze”.

Il secondo è l’intervento dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino sul rientro a scuola (“Su quei banchi si gioca il futuro”), sulle pagine della Stampa. L’attuale vicepresidente della Luiss Guido Carli evidenzia che in Italia “1 milione di ragazzi in più potrebbero trovarsi in stato di bisogno, raddoppiando i numeri dello scorso anno, mentre 1 genitore su 10 potrebbe non essere in grado di acquistare tutti i libri scolastici e 2 su 10 di sostenere il costo della mensa scolastica. Le scuole italiane hanno tempestivamente segnalato il rischio che la criminalità organizzata approfitti di queste nuove sacche di povertà finanziando le famiglie, magari per assoldare minori da associare alle loro attività illecite. Queste puntuali segnalazioni hanno consentito a istituzioni pubbliche e private di intervenire tempestivamente, raccogliendo fondi da distribuire agli istituti affinché provvedano ai bisogni delle famiglie più disagiate. Il numero oscuro è però ancora alto e accresce il rischio, se non ci mobilitiamo tutti, che i nostri giovani vengano coinvolti in pericolose forme di lavoro minorile”.

Da leggere anche l’intervento dell’ex leader della Fim Cisl Marco Bentivogli su Repubblica riguardo la “scomparsa dell’Ilva” dal dibattito pubblico. “In un Paese che ha il 52% dell'export fatto di metalmeccanico, di cui il pezzo più grosso fatto di meccanica strumentale, subordinare le politiche industriali alle elezioni regionali fa capire quanta importanza si conferisce a quei progetti di rilancio”, scrive Bentivogli: “Mettere insieme tutti i progetti su green e digitale va bene. Ma l’Ilva è la più grande sfida europea di rilancio sostenibile della siderurgia. Una sfida che il nostro Paese ha messo in secondo piano rispetto allo scontro tra partiti, procure e potentati locali. Ora è in un binario morto nell'attesa del 21 settembre. Non è solo intollerabile, ma rende tutti gli altri piani poco credibili”.

La Cgil
Il primo intervento da segnalare è quello del segretario generale Maurizio Landini sulla mobilitazione del 18 settembre. In una conversazione con l’Ansa (riportata da Collettiva), il leader sindacale ricorda che si scende in piazza “per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro pubblici e privati, per contrastare l'intransigenza di Confindustria e per una legge sulla rappresentanza che cancelli i contratti pirata e dia valore generale alle norme, ai diritti ed ai salari dei contratti nazionali”, sottolineando anche la necessità di “garantire la sicurezza nel lavoro e la sicurezza sociale attraverso un sistema di ammortizzatori universale e strumenti efficaci per rispondere alle tante crisi aperte”.

Molto toccante è l’editoriale del segretario confederale Giuseppe Massafra, “L'eredità di Willy giovane e innocente” su Collettiva. “Il suo assassinio è persino più grave di come è stato semplificato. Ci dice, infatti, che il nostro paese è ormai impregnato da un modello fascistoide, esacerbato da un clima conflittuale di odio e sdoganato da una certa politica e da una certa informazione”, scrive l’esponente sindacale, ricordando che “questo modello attecchisce con più forza laddove il contesto economico e sociale è degradato perché è proprio lì che l’impoverimento culturale si esercita attraverso una recrudescenza della violenza e il mito dell’uomo forte che prevarica, anche con mezzi illeciti, gli altri”.

All’analisi dei dati Istat sull’occupazione è dedicato l’intervento video, su Collettiva, della segretaria confederale Tania Scacchetti. “La mannaia di questa pandemia sul fronte occupazionale si è abbattuta sui lavoratori più fragili: sui tempi determinati, sui lavoratori autonomi e soprattutto sui lavoratori più giovani”, spiega Scacchetti. Per la dirigente sindacale, quanto rilevato dall’Istituto “certifica quello che diciamo da tempo: la precarietà è ormai un aspetto strutturale. Precarietà e assenza di tutele sono troppo spesso riconducibili alla generazione degli under 35. Senza il blocco dei licenziamenti, i dati di oggi sarebbe certamente più drammatici e difficilmente recuperabili”.

Da rimarcare è anche il video, sempre su Collettiva, della segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David riguardo l’apertura del confronto con Federmeccanica-Assistal per il rinnovo del contratto nazionale. “C’è bisogno di innovazione”, spiega: “Dobbiamo riorganizzare gli orari sia per combattere il rischio della perdita dei posti di lavoro sia per la digitalizzazione, c’è bisogno di valorizzare la formazione dei lavoratori, c’è la necessità soprattutto di redistribuire la ricchezza”. La piattaforma sindacale punta decisamente sul salario, con la richiesta di una valorizzazione dell’8 per cento sul trattamento economico dei minimi: per un lavoratore di quinto livello, in sostanza, sono 145 euro in più. “Un accordo senza aumenti è impensabile”, precisa l’esponente sindacale: “Lo scorso rinnovo si è chiuso praticamente senza salario e con l’impegno, non mantenuto dalle aziende, di estendere la contrattazione integrativa”.