Al via da oggi a Matera l'ottava edizione delle Giornate del lavoro della Cgil Basilicata, che sarà trasmessa in diretta da Collettiva.it. In Piazza San Francesco, a partire dalle ore 18, l'incontro su "Mezzogiorno, istruzione e cultura", a cui parteciperanno tra gli altri la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano e il Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Domani, sabato, 5 settembre, la kermesse si sposterà a Potenza, dove in Piazza Don Bosco alle ore 17.30 si terrà il dibattito "Diritto alla salute bene pubblico universale", con, tra gli altri, il Ministro della Salute Roberto Speranza e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Landini a Bari: dobbiamo cambiare tutto
Sul sito di Collettiva, che ieri ha trasmesso in diretta la riunione degli Stati Generali della Cgil Puglia, la sintesi dell’intervento conclusivo del segretario generale Maurizio Landini. La pandemia ha fatto emergere le fragilità e le diseguaglianze. Dobbiamo cambiare tutto, rimettere al centro i bisogni delle persone, a partire dal lavoro: basta precarietà". È uno dei passaggi del segretario della Cgil Maurizio Landini che a Bari ha concluso gli Stati Generali della Puglia. "Serve fare investimenti sulla sanità, perché la pandemia ha fatto vedere che i tagli su sanità e prevenzione li abbiamo pagati cari. Questo è un terreno d'investimento sicuro che va sviluppato - ha aggiunto il leader di Corso d’Italia dal palco del Teatro Petruzzelli di Bari - Allo stesso tempo c’è bisogno di affrontare i temi di un nuovo modello di sviluppo. Fondamentale è l'attenzione all'ambiente: se pensiamo all'accelerazione che la tecnologia digitale ha avuto, questo pone un problema di investimento sulla formazione e sulla scuola".Sulla scuola Landini è chiaro: “È il momento di riaprire non solo le scuole alla svelta, ma di fare una riforma del sistema scolastico. Ci vogliono asili nido per tutti, bisogna rendere obbligatoria la scuola da 3 a 18 anni. Contemporaneamente, bisogna far diventare il diritto alla formazione soggettivo, che ognuno di noi deve avere garantito per tutta la vita. Questo significa avere un coordinamento: non possiamo avere 21 politiche sanitarie, 21 politiche industriali. Nel rispetto dell'autonomia regionale, è il momento di avere una politica sanitaria e industriale nazionale. È il momento delle scelte, altrimenti questo è impossibile".Sugli investimenti “è il momento non di pensare a che cosa succede fra due mesi ma è il momento di pensare a che cosa succede fra cinque o sei anni con le scelte che fai adesso nei termini di investimenti e di azioni". E poi il tema caldo della contrattazione e il rapporto con Confindustria. "Noi stiamo rivendicando, per quello che ci riguarda, che il governo ci coinvolga e in più - ha sottolineato Landini - lo diciamo anche alle imprese, a Confindustria: è il momento anche di rinnovare i contratti nazionali di lavoro, non di bloccarli". Per il segretario generale della Cgil è tempo "di garantire i diritti a tutti", quindi "è il momento di un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori che tuteli tutte le forme di lavoro. È il momento di un sistema di ammortizzatori sociali nuovo che eviti la competizione tra persone e la precarietà che ci sono stati fino ad adesso e queste sono le rivendicazioni che abbiamo messo in campo e o abbiamo delle risposte o decideremo anche quali iniziative agire". Una è già in calendario: il 18 settembre dove Cgil, Cisl e Uil organizzeranno, in tante città italiane, una giornata di mobilitazione per avanzare le proposte con cui il mondo del lavoro chiede di cambiare il nostro Paese.

Per rivedere tutta la diretta dell’iniziativa:

La sfida della Cgil dalla Puglia
Degli Stati Generali si parla sulla Gazzetta del Mezzogiorno con un pezzo di Leonardo Petrocelli (p.7). “Il messaggio che filtra con prepotenza è uno solo: altri treni non passeranno, il momento del cambiamento è adesso. La Cgil pugliese serra i propri ranghi per lanciare una sfida che è regionale solo di nome, ma nazionale di fatto. Gli Stati generali del sindacato rosso, svoltisi ieri al Petruzzelli di Bari, alla presenza (reale e virtuale) di quattro ministri, hanno infatti il sapore di una scossa. Una scossa «di parte», come affermerà a chiare lettere il segretario nazionale Maurizio Landini, tutta orientata al rilancio del welfare e a una conversione attiva del ruolo dello Stato in una economia sempre più etica e sostenibile. Le tesi si incrociano, così come le notizie e i riferimenti alla cronaca politica, anche per merito di un Nichi Vendola in grande spolvero. Al microfono si alternano i ministri Giuseppe Provenzano (Sud), Francesco Boccia (Affari Regionali) e Nunzia Catalfo (Lavoro). In collegamento video Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) e la vicepresidente dell'Emilia Romagna, Elly Schlein (assente invece il sindaco Decaro). E ancora, monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e delegato della Cei per lavoro e ambiente, "Con Fitto si ritorna alla preistoria, con lui la Puglia non esisteva" mezzo del dibattito, la premessa di tutto. E cioè "l'arrivo della tempesta perfetta: povertà, riduzione dei posti di lavoro, crisi ambientale. Un tornado - riflette - che sta per investirci e qui nessuno si salva da solo o inse- guendo un unico disegno". Al segretario regionale della Cgil, Pino Gesmundo, il compito invece di illustrare le sette proposte di cambiamento (elaborate con l'ausilio dell'economista Michele Capriati, coordinatore dei lavori), a Landini quello di tirare le fila di un discorso lungo e articolato. Proprio Gesmundo snocciola le priorità del sistema Puglia, dalla logistica, alla portualità, al raddoppio della Termoli-Lesina fino all'integrazione del sistema idrico e a un nuovo piano per le politiche socio-sanitari. Porte aperte al Mes («non sono risorse a *** cui rinunciare a cuor leggero») con un auspicio generale sullo sfondo: "Al Mezzogiorno servono politiche che adottino una strategia di sviluppo di lungo periodo con una visione centrata sulle nostre peculiarità». Piovono così suggerimenti, spunti, idee. Ma anche annunci. Patuanelli, affascinato dall'idea di una nuova Iri, afferma che convocherà i sindacati la prossima settimana per discutere dell'utilizzo del fondi europei "Abbiamo pochi assi di intervento come Mise - spiega - : digitali77a7ione, supporto a transizione energetica e rafforzamento del sistema produttivo, penso a tutto il pacchetto 4.0, il tempo non gioca a nostro favore, vogliamo essere pronti 1115 ottobre, i giorni non sono molti». Il cuore della partita è tutto qui. Sono le risorse europee, variamente intese, a costituire il motore di quel cambiamento a lungo invocato. Per questo - nel pensiero dei protagonisti - o il treno si prende adesso o non si prende più. Su come impiegare le risorse non mancano i terreni di comune confronto: rilancio della produzione industriale, politiche sociali, difesa della unità nazionale. E poi ancora innovazione tecnologica e contrasto all'emergenza climatica. Provenzano rivendica il ruolo attivo del governo nella difesa degli interessi meridionali, tranciando però alcune sortite dei suoi colleghi di governo: "Non voglio citare il ponte sullo stretto di Messina su cui si esercita la fantasia di alcuni: dopo il ponte ci sarà il tunnel, poi le piste ciclabili e i monopattini. Spero nessuno proponga la funivia o la catapulta». Liquidato il tema, il ministro procede con gli argomenti più forti della propria azione politica: il piano per il Sud e la fiscalità di vantaggio introdotta dal decreto Agosto. Landini, però, mostra perplessità: «Gli sgravi non sono sufficienti, servono investimenti. E comunque ne deve beneficiare chi rispetta i contratti nazionali». Un punto, quest'ultimo, su cui la Cgil non arretra. Anzi, rilancia: "Lo diciamo alle imprese e a Confindustria: è il momento di rinnovarli"

Sulle proposte del ministro Patuanelli sulla detassazione degli investimenti la sua intervista su La Stampa: "Via le tasse dagli utili investiti" (Alessandro Barbera a pagina 3)

La ministra del lavoro Nunzia Catalfo conferma la riforma degli ammortizzatori sociali
Da Conquiste del Lavoro, giornale della Cisl: La riforma della cassa integrazione "è in atto, ho nominato una commissione di cinque esperti che sta lavorando, arriveremo a uno studio e a un'analisi ed entro fine mese metteremo su la riforma degli ammortizzatori sociali che andrà nell'ottica dell'universalismo perché tante aziende e tanti lavoratori erano fuori dagli strumenti di cassa integrazione tanto che abbiamo dovuto finanziarli". Lo ha detto la ministra per il Lavoro Nunzia Catalfo, a margine degli Stati generali della Cgil Puglia organizzati a Bari. "Ci sarà una differenza- ha aggiunto Catalfo - tra ammortizzatore sociale che andrà all'azienda che ha una prospettiva e l'ammortiz - zatore che, invece, andrà a quell'azienda che va verso la chiusura". Aggiunge Catalfo: "Abbiamo una propsettiva importante: quella delle politiche attive, investendo in formazione".

La Cgil chiarisce la norma sul blocco dei licenziamenti
In una nota diffusa ieri a tutte le strutture del sindacato, firmata dalla segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, dal responsabile dell’Ufficio Giuridico e delle Vertenze, Lorenzo Fassina e dal Coordinatore dell’area della Contrattazione e del Mercato del lavoro, Cristian Sesena, Corso d’Italia chiarisce i termini del norme sui licenziamenti. Dopo aver analizzato tutti i provvedimenti presi dal governo e gli indirizzi del legislatore, si dice che “In definitiva, alle imprese resta preclusa la facoltà di licenziamento economico fintanto che abbiano la possibilità di utilizzare Cassa integrazione o decontribuzione, salve le quattro eccezioni tassativamente previste dal legislatore, senza che l’interprete possa aggiungere eccezioni ulteriori, come quella di chi ritiene possibili i licenziamenti per modifiche organizzative e non da Covid-19 (datori di lavoro che non possono o non vogliono ricorrere alla sospensione, avendo deciso la chiusura di un reparto o di un ufficio), ovvero i licenziamenti finalizzati a maggiore produttività o alla riduzione dei costi”. Secondo l’interpretazione della Cgil, la normativa preclude ogni licenziamento per giustificato motivo oggettivo in qualsiasi modo motivato, come espresso dall’art. 14, comma 2, dall’art. 3, comma 2, e dal fatto che l’eccezione riguardi esclusivamente l’ipotesi di cessazione totale – e non parziale – dell’attività(addirittura con messa in liquidazione della società).D’altra parte, i licenziamenti “restano preclusi” anche se il datore di lavoro decide di non fare domanda di CIG o di esonero contributivo: in tal caso la sospensione resta fissata fino al 31dicembre 2020. Infatti, l’art. 14 è formulato nel senso che i datori di lavoro debbano integralmentef ruire della CIG o dell’esonero contributivo e solo successivamente possano licenziare. La norma,infatti, si riferisce ai datori di lavoro “che non abbiano fruito”, non già ai datori “che abbiano deciso di non fruire”. Per questi ultimi, che abbiano deciso di non usufruire dei benefici, evidentemente i blocco non può essere personalizzato, sicchè la sospensione opera “nel periodo compreso tra il 13luglio 2020 e il 31 dicembre 2020” (art. 1, co. 1 del decreto n. 104/2020).

Cgil, Cisl, Uil in piazza il 18 settembre
Dopo l’iniziativa molto riuscita del 29 luglio scorso in piazza Santi Apostoli a Roma, “La Notte per il Lavoro”, non ci sono state risposte da parte del Governo, che peraltro ha varato pochi giorni dopo il Decreto Agosto dove si sono riscontrate pochissime luci e molte ombre, cui va aggiunto il mancato rinnovo dei contratti pubblici e privati, per oltre10 milioni di lavoratori con chiare responsabilità delle nostre controparti. La proroga degli ammortizzatori e del blocco dei licenziamenti che abbiamo voluto fortemente non produrranno gli effetti desiderati se il Paese non sarà in grado di ripartire attraverso una progettualità e una visione che concentri la propria azione sul lavoro, sulla persona e di conseguenza sulle necessarie riforme a partire da quella fiscale. Ci ritroviamo invece in un contesto sociale difficile, condizionato da un immobilismo politico che non lascia intravedere un impegno concreto rispetto alla necessità di operare scelte condivise in grado di cogliere le opportunità che le risorse europee,Recovery Fund e lo stesso MES, sarebbero in grado di realizzare.Il tutto aggravato da una ripartenza del sistema scolastico, perno centrale della comunità sociale, caratterizzata da una inammissibile confusione normativa, da un deficit occupazionale e da carenze strutturali dovute anche alla negazione di un confronto con le organizzazioni sindacali che sicuramente avrebbe aiutato la ricerca di soluzioni adeguate.Servono nuove risposte in particolare per giovani, donne e pensionati che in questi mesi hanno pagato, più di altri, per la mancata pianificazione di misure in grado di garantire un supporto concreto.Il Paese ha bisogno di ricomporre un tessuto sociale che l’emergenza Covid ha messo e sta mettendo tutt’ora, a dura prova, a partire dal sistema sanitario. Si deve ripartire dal lavoro, dal buon lavoro, in cui si opera in sicurezza e in cui si rinnovano i contratti sia pubblici che privati, condizione indispensabile per dare valore e dignità alle persone attraverso il lavoro.  Per questi motivi come Cgil, Cisl, Uil confermiamo per la mattinata del 18settembreuna Giornata di Mobilitazione Nazionale che sarà caratterizzata da iniziative regionali. La giornata avrà come titolo: Ripartire dal lavoro. Le iniziative regionali saranno organizzate di mattina e l’allestimento dovrà prevedere un numero definito di posti a sedere per tutti i partecipanti per garantire il distanziamento previsto dalle normative vigenti per il contenimento del Covid.I contenuti saranno in continuità con l’iniziativa di luglio, aggiornati ad oggi, e saranno indicati nella locandina nazionale che invieremo a brevissimo e che chiaramente potrà essere editata dalle strutture regionali per indicare i dettagli organizzativi specifici ed eventuali contenuti caratterizzanti le rispettive realtà regionali. .

E il 26 settembre la mobilitazione della scuola a Piazza del Popolo
La notizia viene data oggi da vari quotidiani. Ieri pomeriggio è stata anticipata su Collettiva.it da Emiliano Sbaraglia: La scuola prima di tutto.  Il Comitato “Priorità alla scuola” promuove una manifestazione nazionale a Roma per sabato 28 settembre, con l’adesione dei sindacati: “Garantire sicurezza sanitaria e offerta formativa”. “Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams prenderanno parte alla manifestazione indetta dal Comitato “Priorità alla scuola” in programma sabato 26 settembre a Roma, “per riaffermare il ruolo centrale e prioritario della scuola e della conoscenza come condizione di crescita del Paese, e per denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l'avvio dell'anno scolastico, rischiando di comprometterne la riapertura in presenza e in sicurezza, obiettivo principale dell'azione sindacale condotta nella prolungata fase di emergenza”.Argomenti già al centro della proposta sindacale sin dalla scorsa primavera, quando erano state individuate le priorità necessarie per la ripartenza, indicando soluzioni e sollecitando investimenti in termini di organico, di spazi, e di servizi connessi al diritto allo studio qual i trasporti e le mense. Ma il nodo di queste ore, a pochi giorni dall’ingresso di docenti e studenti nelle aule, resta soprattutto il numero di risorse professionali di cui la scuola ha bisogno. “Dallo sciopero dell’8 giugno alla partecipazione alla stesura dei protocolli di sicurezza - si legge nel comunicato -mobilitazione e proposta hanno caratterizzato l'azione sindacale unitaria di questi mesi; a ciò non è corrisposto analogo impegno e assunzione di responsabilità da parte del governo e del ministero dell’Istruzione”.Il rischio è quello di aprire le classi senza aver trovato soluzioni adeguate, che possono variare da istituto a istituto, in base alle contingenze. Ma il l’istruzione italiana “non può permettersi di ripartire con un'offerta formativa al ribasso, a causa dei ritardi e dell’insufficienza delle risorse. Serve un'inversione di rotta nelle politiche pubbliche, da orientare con decisione a sostegno dello sviluppo attraverso scelte mirate di forte investimento nei settori strategici, a partire da istruzione e formazione, fattori indispensabili per il rafforzamento del tessuto democratico e la ripresa del Paese”. Un’emergenza che, prosegue la nota, potrebbe trasformarsi anche in opportunità: “La crisi determinata dalla pandemia rende ancor più indispensabile un radicale cambio di paradigma sociale-economico-politico, che la conoscenza ha il compito di orientare nella direzione di una cittadinanza attiva, intesa come capacità di prendere parte ai processi di trasformazione, avendo come fondamento d'azione i valori della democrazia, della sostenibilità ecologica, della pace”.

Sul manifesto scrive Roberto Ciccarelli (p.2) “L'appello diffuso i128 agosto dal movimento di genitori, insegnanti e docenti «Priorità alla scuola» per chiedere al governo un profondo cambiamento di rotta è stato raccolto anche dai sindacati della scuola Rc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda, Cobas. La manifestazione che sta assumendo il profilo di una mobilitazione generale si terrà sabato 26 settembre a Piazza del popolo a Roma dalle 15. Una due giorni di agitazione, scioperi e mobilitazioni è stata già annunciata da Usb, Unicobas, Cobas Sardegna, Cub e dalla rete di opposizione studentesca d'alternativa (Osa) 1124 e 25 settembre. «VOGLIAMO denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l'avvio dell'anno scolastico, rischiando di comprometterne la riapertura in presenza e in sicurezza, obiettivo principale dell'azione sindacale condotta nella prolungata fase di emergenza» hanno spiegato Rc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda. Già dalla scorsa primavera, anche in coincidenza con le prime manifestazioni in tutta Italia da aprile del movimento "Priorità alla scuola", i sindacati hanno chiesto al governo una strategia chiara per la ripartenza, hanno indicato soluzioni e sollecitato investimenti in termini di organici, di spazi, di servizi, sul diritto allo studio come i trasporti e le mense. L'otto giugno, ultimo giorno simbolico di scuola, hanno scioperato, poi hanno partecipato alla stesura dei protocolli di sicurezza. Fortissime tensioni con la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina sono state registrate sulla gestione dei concorsi che porteranno in cattedra una quota insufficiente di insegnanti, se andrà bene, alla fine dell'anno. Azzolina ha anche accusato i sindacati di un non meglio precisato «boicottaggio», ma è stato solo un tentativo di cambiare discorso per nascondere l'affanno del suo dicastero nel gestire una partita di non certo facile soluzione. A giudizio dei sindacati, «il governo e il Ministero dell'istruzione non si sono assunti le loro responsabilità. Ora servono provvedimenti urgenti per garantire da subito il diritto all'istruzione e destinando parte consistente dei fondi "Next Generation Ue", il cosiddetto "Recovery fund", all'istruzione pubblica». (…).

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