Per i lavoratori dei vari settori della cultura italiana è ormai emergenza. Lo ha ribadito ieri il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che è intervenuto in audizione al Senato: "Non si può evocare il nostro patrimonio artistico e poi offrire un sostegno così scarso. La pandemia ha fatto emergere una crisi già esistente. Ora è necessario definire i livelli essenziali delle prestazioni, l’intervento dello Stato e nuove protezioni sociali". Centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici della cultura si trovano infatti in condizione di grave disagio, per questo occorre dare risposte concrete e al più presto possibile. Ne parla su Collettiva.it  Emanuele Di Nicola. Nella sua audizione il segretario generale ha voluto prima di tutto fornire il quadro esatto del problema: in grave difficoltà sono in particolare spettacoli dal vivo, musei, archivi, biblioteche. I cinema e i teatri non sanno se e come proseguire un'attività che comunque si presenta dimezzata. I set e i centri di produzione hanno difficoltà a lavorare con le regole imposte dal Covid-19. "Un milione e mezzo di persone, oltre il 6% del totale degli occupati - spiega Landini -, alimenta l’offerta culturale con forme contrattuali assai diversificate: oltre alle figure stabili, vi sono contratti atipici, partite Iva, free lance, prestatori di opera occasionali o a giornata, addetti e volontari del terzo settore. Almeno 250.000 sono letteralmente invisibili". Nello spettacolo dal vivo i lavoratori a rischio sono circa 400.000. "Ma ciò che preme sottolineare - prosegue - è che la crisi contingente derivata dal contagio si innesta su una crisi storica e strutturale. Sono anni, infatti, che si rivendicano più chiari riconoscimenti delle diverse figure professionali, tutele adeguate sul piano dei diritti". Le misure messe in campo finora dal governo sono insufficienti, ci vuole un ridisegno che abbia i tratti della universalità: "Tutti i lavoratori devono poter contare sulla copertura di un ammortizzatore per la crisi in costanza di rapporti di lavoro e su uno strumento di tutela in caso di cessazione dell’attività. E si tratta di allargare le protezioni anche al lavoro parasubordinato e autonomo professionale". Va ripensato il sistema delle contribuzioni dei diversi settori, e il ruolo della fiscalità generale. La categoria della Cgil ha già presentato una proposta aperta al confronto con tutte le realtà presenti in questo campo. Infine, ma non ultimo, "bisogna rinnovare i contratti, a partire da quello dell’audiovisivo".

Settecento mila lavoratori delle piccole imprese senza ammortizzatori
“La situazione del comparto artigiano si fa di giorno in giorno sempre più preoccupante. Oltre 700.000 dipendenti di piccole e piccolissime imprese attendono ancora un ammortizzatore sociale a copertura totale dei mesi di aprile e maggio”. Così la segretaria confederale della Cgil Ivana Galli.“ È necessario - sostiene la dirigente sindacale - che il Governo trasferisca celermente le risorse stanziate dal Dl Rilancio al Fondo di Solidarietà Bilaterale per l'Artigianato per consentire a quest'ultimo di garantire le prestazioni dovute ai lavoratori”.  “Il comparto artigiano è strategico per il Paese - conclude Galli - e il sostegno all’occupazione va garantito appieno fino alla auspicabile prossima ripresa dell'attività produttiva”.

Otto milioni di buste paga falcidiate dal virus
E’ il titolo di apertura de La Stampa che spiega che in due mesi sono stati persi 560 euro a testa. E’ la cifra che è mancata nelle buste paga di aprile e maggio a causa della cassa integrazione, dopo la crisi innescata dall’epidemia. I dati sono tratti da un rapporto presentato ieri dalla Uil. Nel sottotitolo de La Stampa la dichiarazione del ministro degli Interni, Luciana Lamorgese sul rischio di una pericolosa precipitazione degli effetti della crisi subito dopo l’estate. L’allarme del Viminale è su vari quotidiani. Il Corriere della Sera ne dà notizia nel sottotitolo di apertura che è dedicato al blocco degli arrivi aerei dai paesi più a rischio nella trasmissione del coronavirus.

Le tensioni scoppieranno in autunno. Allarme del Viminale
Ne parla sul Sole 24 ore Giorgio Pogliotti: “Lamorgese: c’è il rischio di tensioni sociali in autunno. E’ allarme occupazione” (a pagina 10). II rischio di tensioni sociali in autunno “è concreto perché a settembre-ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica”. A dirlo ieri il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Gli ingredienti per un "autunno caldo" ci sono tutti. Si pensi al record storico di marzo-aprile con 8,4 milioni di lavoratori posti in cassa integrazione, di cui circa 5 milioni in Cig a zero ore stimato dall'osservatorio Uil. E all'incremento delle domande di disoccupazione, balzate nel primo quadrimestre a quota 62 0mila (+15% sul 2019), con il rischio, secondo l'Ocse, di perdere oltre 1 milione di posti di lavoro entro fine anno (1,5 milioni in presenza di una seconda ondata di Covid). In questo quadro un allarme è stato lanciato ieri dal ministro dell'interno, Luciana Lamorgese, che considera concreto il rischio di tensioni sociali in autunno perché “a settembre-ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica. Vediamo negozi chiusi, cittadini che non hanno nemmeno la possibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani”. Le due proroghe consecutive della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti hanno contribuito ad attenuare le tensioni sociali del lockdown, che rischiano però di essere solo rinviate di qualche mese, se si considera che un terzo delle imprese potrebbe chiudere i battenti entro l'anno, almeno stando alle previsioni dell'Istat. A ciò si aggiungano le tensioni legate ai rinnovi contrattuali, con 10,5 milioni di lavoratori che hanno i contratti nazionali scaduti (in attesa di rinnovare il triennio 2020/2022 e 3,2 milioni di dipendenti nel pubblico con il contratto nazionale in gran parte fermo al triennio 2016/2018.

Figli in pegno agli usurai. La denuncia dell’Avvenire
Il fatto scandaloso è raccontato da Luigi Ferraiuolo sulle pagine dell’Avvenire (“Figli dati in pegno per pagare i debiti. L’ultima vergogna nell’Italia dell’usura”, a pagina 9). Con la pandemia sempre più famiglie sotto ricatto per via dei fondi ricevuti a prestito  a tassi altissimi. I casi sono all'esame del Comitato per l'ordine e la sicurezza di Caserta. Figli dati in pegno agli usurai per lavorare in nero e pagare i debiti della famiglia. E uno dei raccapriccianti modi di estinzione dei prestiti - o meglio per perpetuarli all'infinito - che stanno utilizzando gli strozzini in questi ultimi mesi. A partire dalla quarantena, che ha reso ancora più drammatiche le condizioni di tante famiglie indebitate fino al collo. Un fenomeno denunciato nel Casertano dal presidente della Camera di Commercio di Terra di Lavoro, Tommaso De Simone, ma è possibile che altri episodi del genere si stiano verificando in altre zone del Mezzogiorno. Una recrudescenza dell'usura di cui si è parlato anche nei Comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica di Caserta e che di La denuncia choc del presidente della Camera di Commercio di Caserta, De Simone: “Se ci sono ragazzi in età da lavoro, segna gli strozzini come capaci di spingersi oltre ogni limite. Non solo ipoteticamente, ma nella realtà più concreta. «Sono i figli a pagare spesso per le loro famiglie. Non ho nomi da indicare, ma dai racconti di molti operatori economici, schifati da quello che sta avvenendo, ho la certezza che il fenomeno dell'usura è cresciuto in maniera esponenziale in questi ultimi mesi di chiusura totale e non si è arrestato-spiega ad Avvenire il leader della Camera di Commercio di Caserta, Tommaso De Simone -. Ci sono famiglie che mandano i loro figli, le loro figlie a lavorare per saldare i debiti. Sono costrette ad accettare obtorto collo l'apparente "benevola" richiesta. E speriamo che ci si fermi a questo. E un fatto che l'opinione pubblica deve conoscere, perché l'usura è una be anche minori, lo strozzino chiede di impiegarli nell'azienda di un prestanome. Gli usurati? Non denunceranno mai” stia travestita da amico caro, che mentre sembra accarezzarti e aiutarti, finisce per strangolarti e ucciderti, sottomettendoli dolcemente. Gli usurati non denunceranno mai gli strozzini”.

Intanto scoppia la rabbia degli operai Whirlpool di Napoli
Ne parla Paolo Picone sulle pagine campane del Corriere del Mezzogiorno (p.7). Hanno ormai dichiarato guerra aperta al governo gli operai Whirlpool di Napoli. Il ministro Patuanelli, il suo predecessore Di Maio ed il resto dell'esecutivo Conte sono accusati dai lavoratori di averli presi finora solo in giro. Il j'accuse delle tute blu contro la compagine governativa è scattato ieri mattina nel corso della nuova protesta partita dalla fabbrica di via Argine: i lavoratori sono scesi in strada per manifestare contro la chiusura dello stabilimento della multinazionale americana che il 31 ottobre fermerà qui la produzione in via definitiva. Poi hanno bloccato l'ingresso dell'autostrada all'altezza di via Galileo Ferraris. Il 17 luglio sciopero nazionale. La manifestazione di ieri è stata trasmessa anche in diretta facebook dalla pagina «Whirlpool Napoli non molla» perché, come hanno sottolineato gli stessi operai, «utilizziamo gli stessi strumenti di comunicazione che usano e prediligono gli esponenti del governo». «Per parlare con il governo servono dirette Facebook perché è questo il loro canale — hanno spiegato ironicamente le tute blu — Diciamo al governo che servono ponti di democrazia, i lavoratori sono il futuro ora bisogna creare un ponte per collegare i lavoratori al futuro e il Sud al Nord». I lavoratori hanno marciato indossando le divise della fabbrica, alcuni hanno le t-shirt con la scritta «Napoli non molla». Ed hanno chiesto al governo «di costruire un ponte che sia garante del futuro dei lavoratori».

Italtel. Importante iniziativa di sostegno
Ieri mattina si è svolta un'importante iniziativa per Italtel. Durante il presidio organizzato di fronte la Prefettura di Roma una delegazione di rappresentanti sindacali e lavoratori è stata ricevuta dai rappresentanti istituzionali. La delegazione ha espresso preoccupazione per la situazione aziendale e ha richiesto un intervento urgente del Governo affinché Italtel, aziende da strategica del settore, sia fortemente sostenuta anche attraverso l’entrata nel capitale di un soggetto pubblico. “La rete di ultima generazione e le importanti competenze di Italtel debbono essere tutelate da possibili speculazioni e riorganizzazioni che mettano a rischio l’integrità aziendale – ha dichiarato Fabrizio Potetti, segretario generale Fiom-Cgil Roma e Lazio  - Nella sfida globale sulle reti di ultima generazione che vedono in Italtel impegnata fortemente, il Governo deve agire con determinazione per tutelare un asset strategico così come stanno facendo tanti Paesi nel mondo ed in particolare in Europa. E' stato importante l’intervento all’iniziativa della segretaria nazionale Fiom-Cgil Barbara Tibaldi che parlando con i lavoratori ha ribadito la posizione dell’organizzazione e l’importanza dell’azienda in termini occupazionali, professionali e di player fondamentale del settore delle reti di ultima generazione”.

Genova, i lavoratori fanno il punto dopo il lockdown
Alle ore 17,45 di oggi in piazza De Ferrari davanti a Palazzo Ducale si terrà l’incontro, organizzato da GenovaSolidale, dal titolo “Facciamo il punto: i lavoratori a Genova dopo il lockdown”.Con la globalizzazione il contagio virale ed economico ha colpito tutti i paesi in contemporanea, ma l’urto economico nei paesi avanzati è più violento di quello subito dagli emergenti. Gli scenari previsionali sono dominati da dubbi e variabilità (in base al verificarsi di una seconda ondata pandemica). Lavoratrici e lavoratori e con essi gli ultimi della scala sociale, hanno pagato ovunque un prezzo altissimo. L’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) sostiene che i giovani (definiti “la generazione del confinamento") sono le vittime principali. Di questo e di altro si parlerà nell’incontro pubblico di domani al quale parteciperanno tra gli altri Igor Magni segretario generale della Camera del Lavoro di Genova, Alberto Diaspro Università di Genova, Bruno Manganaro Segretario Generale Fiom Genova. Presiede e presenta l’incontro Domenico Saguato di GenovaSolidale.

Gli altri titoli sulle prime pagine
Le aperture di oggi dei quotidiani, a differenza dei giorni in cui emerge una notizia principale, sono quasi tutte diverse. Come abbiamo visto sopra La Stampa apre con i dati del rapporto choc della Uil sulle buste paga falcidiate dagli effetti della crisi. Il Sole 24 ore apre con l’appello di due Confindustrie, quella italiana e quella olandese, sulla situazione dell’industria. Le imprese, dicono le organizzazioni industriali, sono decisive per il rilancio delle economie, ma serve un impegno forte dei leader europei per rafforzare il mercato unico (Nicoletta Picchio a pagina 3). Il Corriere della Sera apre con la notizia sugli arrivi vietati da 13 Paesi. Dalla Bosnia al Brasile l’Italia ferma ingressi e voli. Verifiche sui bengalesi sfuggiti ai controlli. Sempre sul Corriere della Sera  Fiorenza Sarzanini intervista Agostino Miozzo, direttore della Protezione Civile: “Così gestiremo i futuri focolai” (a pagina 3). Sul Messaggero il titolo sulla possibile proroga dell’emergenza Covid: il governo pronto ad allungare i termini al 31 dicembre per i timori di una seconda ondata. Il premier potrà ricorrere ai nuovi Dpcm. Pd e Cinque Stelle favorevoli al rinvio. Gelo di Italia Viva. Sulla prima pagina del Corriere anche la notizia trattata da Giovanni Bianconi (pagina 10) dell’importante sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il divieto di iscrizione all’anagrafe per chi chiede asilo dichiarandolo illegittimo. Era una delle norme bandiera del primo decreto Sicurezza del ministro Salvini. Molta rilevanza alla notizia sul manifesto: Stato civile. Impedire l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo è incostituzionale. A stabilirlo è la Consulta che assesta così un nuovo colpo ai decreti sicurezza di Salvini. Per la Lega si tratta di una sentenza politica. Lamorgese: presto le modifiche ai provvedimenti. L’altra notizia molto evidente sulle prime pagine riguarda il caso autostrade. Siamo ormai agli sgoccioli con il presidente del Consiglio Conte che ha dato una sorta di ultimatum ai Benetton. La faccenda si complica ulteriormente per la notizia sull’ad di Autostrade indagato. Su Repubblica il titolo sui Benetton pronti a cedere il controllo della società. Sul Messaggero si mette in evidenza l’ultimatum del governo: Autostrade, offerta subito o revoca. Conte vuole chiudere entro lunedì. Titolo simile quello del Corriere della Sera: “Il governo ad Autostrade: altre 72 ore, poi sarà revoca. L’irritazione del premier Conte con la società e con il Pd. (ne parlano nelle pagine interne Antonella Baccaro, Monica Guerzoni ed Enrico Marro). Su Repubblica da segnalare una intervista all’ex ministra Maria Elena Boschi, oggi capogruppo di Italia Viva, che mette in guardia da un possibile pericoloso contenzioso legale con la società: “La revoca aprirebbe un contenzioso miliardario. E il governo rischia la crisi”. (intervista a cura di Giovanni Vitale a pagina 4). Su La Stampa l’editoriale di Marcello Sorgi: “I Benetton e la revoca impossibile” a proposito degli “annunci azzardati del governo”.  Su vari quotidiani, ma nelle pagine interne, la notizia di una possibile apertura politica a Berlusconi dopo le parole di Romano Prodi. La notizia viene enfatizzata in particolare dal Fatto Quotidiano: “Ancora tu?”. L’altro titolo che circola sui quotidiani e i siti web è quello relativo alle polemiche suscitate dalla dichiarazioni di Matteo Salvini che si considera l’erede di Enrico Berlinguer. Ma per noi – anche nelle polemiche politiche più spinte – è necessario sempre mantenere un equilibrio e il senso della misura. Per questo non riteniamo opportuno approfondire.“

Aiuta chi ci aiuta”. Prosegue la campagna di Cgil, Cisl, Uil
La sottoscrizione lanciata da Cgil, Cisl, Uil, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e sostenere i reparti di terapia intensiva ha raggiunto oggi la somma complessiva di 1 milione e 900 mila euro che sono già stati devoluti alla protezione civile. È quanto sottolineano in una nota i Segretari organizzativi di Cgil, Cisl, Uil, Nino Baseotto, Giorgio Graziani, Pierpaolo Bombardieri. “Siamo molto soddisfatti. È un risultato molto importante che testimonia la solidarietà concreta da parte di tanti lavoratori e pensionati italiani. Abbiamo raccolto in queste ultime settimane  900 mila euro che si aggiungono al milione di euro già versato alla Protezione Civile. Ma la nostra sottoscrizione proseguirà ancora per sostenere il lavoro di tanti medici ed operatori sanitari impegnati  nella lotta contro il Coronavirus“.I versamenti vanno fatti sul conto corrente bancario – Monte dei Paschi di Siena IBAN IT 50 I 01030 03201 000006666670 con causale: Aiuta chi ci aiuta.

Agenda degli appuntamenti
Per un quadro completo degli appuntamenti della Cgil nazionale e della Cgil nei vari territori vedi l’agenda sempre aggiornata di Collettiva.it: