La maggior parte delle aperture di oggi sono dedicate alla nuova puntata della telenovela sulla gestione delle autostrade. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte insiste sulla linea della revoca della concessione alla famiglia Benetton, mentre la ministra De Micheli parla di un affidamento temporaneo del nuovo ponte di Genova suscitando un’ondata di proteste. In tutto questo interviene la Corte Costituzionale che giudica legittima l’estromissione di Aspi dalla ricostruzione del Ponte (Sole 24 ore). “La bocciatura di Autostrade” è il titolo di apertura del Corriere della Sera che fa riferimento al pronunciamento della Consulta. La replica della società: “Prendiamo atto”, mentre il presidente del Consiglio Conte conferma la volontà dell’esecutivo di revocare la concessione.  Giovanni Bianconi (a pagina 2 del Corriere) commenta positivamente dal decisione della Consulta: “Una giusta preoccupazione” (e sempre a proposito di cose pubbliche il commento di Gian Antonio Stella sulla proroga dei privilegi per i gestori delle spiagge). Secco il titolo di Repubblica: “Ultimatum ad Autostrade”. Oggi il vertice con il governo sulla concessione: se Aspi non accetterà il controllo pubblico, sarà revoca. Intanto la Consulta boccia il ricorso: “Fu giusto escludere i Benetton dalla ricostruzione”. Sempre in apertura di Repubblica il monito del presidente del Consiglio sui fondi europei: “I 750 miliardi del Recovery Fund non sono negoziabili, o salta tutto”. Il commento sulla situazione ingarbugliata in cui si è cacciato il governo a proposito della concessione scrive su Repubblica Stefano Cappellini: “Un ritardo colpevole e senza alibi”. Anche il Messaggero apre con la notizia della sentenza: “Consulta, Autostrade perde e ora si tratta sulla revoca”. Respinto il ricorso di Aspi: è legittima l’esclusione per il Ponte Morandi. E Conte rilancia: “Senza una proposta di Benetton, addio alla concessione. Sulla prima pagina del Messaggero, tra i vari titoli anche quello sullo sblocco delle risorse (55 miliardi) per gli ammortizzatori sociali: “Fiducia sul dl Rilancio, ora i nodi Cig e Fisco (ne parla Luca Cifoni a pagina 15). La Stampa parla di caos nel governo e di ultimatum ai Benetton. Sulla vicenda autostrade scrive con accenti fortemente critici il direttore Massimo Giannini: “Un pasticcio pubblico e privato”. “La vicenda Autostrade è la perfetta allegoria del malgoverno – attacca Giannini – un impasto inquietante di velleitarismo dilettantesco del potere pubblico e di cinismo tartufesco del capitale privato”. Esplicito il titolo di apertura del Fatto Quotidiano: “Sotto un ponte”. Autostrade-governo: la consulta boccia i Benetton. Infine l’ironia del manifesto: “Tir e molla”. Alta tensione nel governo sulla gestione del nuovo ponte di Genova. La ministra De Micheli annuncia il ritorno pro tempore di Autostrade. M5S furiosi, ma sulla revoca di Atlantia prosegue il balletto di annunci. La Consulta: “Legittimo estrometterla dalla ricostruzione. E ovviamente la questione ha anche delle ricadute politiche immediate: “Il caso si abbatte sulla scelta del candidato giallorosso in Liguria, ora in dubbio l’alleanza”. Tra i commenti e le interviste sull’affaire Autostrade da segnalare le dichiarazioni del governatore della Liguria Toti al Sole 24 ore: “Chiederò i danni al governo per i blocchi” (Raul de Forcade a pagina 5). Su Repubblica parla Giancarlo Cancellieri, viceministro Cinque Stelle alle infrastrutture: “Pd e Renzi non frenino. Sui Benetton il governo rischia (Emanuele Lauria a pagina 4). Ma su La Stampa la risposta esattamente contraria di Matteo Renzi: “Basta con il populismo degli annunci. Cacciare i Benetton è impossibile” (intervista a cura di Fabio Martini a pagina 4). Sul Giornale parla il governatore Toti: “Il governo ha raccontato bugie per due anni. E non è riuscito a risolvere il problema” (intervista di Stefano Zurlo a pagina 2). Sulle altre questioni di politica generale e sul rapporto tra Stato e società da segnalare sul Corriere della Sera un editoriale di Carlo Verdelli (ex direttore di Repubblica) sul ruolo decisivo delle associazioni e degli enti del Terzo Settore: “Il sostegno dovuto a chi ci aiuta”.

Landini: dobbiamo ricostruire il Diritto del lavoro
“Non dimentichiamo che in Italia ci sono delle leggi sbagliate che vanno cambiate”. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini torna ad attaccare il Jobs Act e tutte quelle norme che hanno “tolto i diritti ai lavoratori anziché estenderli a tutti. Se oggi nel nostro Paese c’è una quantità di lavoro precario spaventosa è perché governi di destra e di sinistra hanno precarizzato il mercato del lavoro. Serve un nuovo Statuto che stabilisca stessi diritti e stesse tutele, indipendentemente dalla tipologia di contratto che si ha”. Il segretario generale della Cgil è intervenuto ad un’iniziativa promossa dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. "Forza Lavoro" è il titolo di una serie di appuntamenti che in quest’occasione ha guardato all’Europa. Ne parla Martina Toti su Collettiva.it. "Un vecchio continente che ha scommesso sull’austerità e sul rigore e ha esasperato il ricorso al lavoro flessibile e precario. Le scelte adottate dall’Italia – Jobs Act compreso - ne sono lo specchio. “Le persone che lavorano – spiega Landini - devono essere messe nella condizione di utilizzare la loro intelligenza anche per decidere le scelte produttive”. La pandemia e i suoi effetti si fanno sentire eppure i mesi di lockdown hanno già molto da insegnare: “Il virus lo sconfiggiamo noi che lavoriamo; è il lavoro delle persone - a ogni livello - che lo sconfigge. Ma pensiamo che gran parte di quel lavoro giudicato essenziale nei mesi scorsi è anche il lavoro più sfruttato e meno pagato”.

Serve un piano strategico di politiche attive .
La crisi pandemica rende urgente rilanciare e potenziare nel nostro Paese le politiche attive per sostenere chi ha perso il lavoro e chi rischia di perderlo, e affiancare tutti quei lavoratori che saranno coinvolti nei processi di riconversione e riqualificazione delle loro imprese. Inoltre, è urgente dare continuità agli ammortizzatori Covid e al blocco dei licenziamenti. Questo, in estrema sintesi, il nodo del confronto che la Cgil ha voluto promuovere ieri con le Istituzioni dal titolo “Quale futuro per le politiche attive del lavoro”.

Purtroppo, denuncia la Cgil, l’attuale sistema “fa acqua da tutte le parti: il Reddito di cittadinanza e l’annesso Assegno di ricollocazione stentano a decollare; il Piano nazionale straordinario per i Centri per l’impiego è fermo al palo; vi sono incertezze legate al ruolo e al futuro dei Navigator; le risorse stanziate con il recente milleproroghe per la stabilizzazione dei precari storici di Anpal Servizi sono inutilizzate”. Secondo la segretaria nazionale della Cgil Tania Scacchetti, intervenuta a conclusione della webinar, “per ridare una funzione centrale alle politiche attive e costruire una visione più complessiva degli interventi, formazione compresa, occorre innanzitutto che il Ministero del Lavoro, d'intesa con le Regioni, elabori un piano strategico con le risorse e le competenze a disposizione, coinvolgendo, tra gli altri, Anpal, le strutture regionali per le Politiche attive, Inps, Inail, e le Agenzie per il lavoro pubbliche e private”. Politiche attive e passive non possono essere più alternative, occorre invece una vera valorizzazione di tali politiche tanto più in chiave post Covid. È necessario costruire incastri virtuosi fra ammortizzatori, formazione e redistribuzione e riduzione dell'orario di lavoro. In una fase di grande trasformazione e riconversione del sistema produttivo è essenziale - conclude Scacchetti - che si apra su questi temi un confronto con le parti sociali”.

È tempo di investire sulle regioni del Sud
“Per evitare che le conseguenze dell’emergenza Covid19 abbiano effetti pesantissimi sul versante sociale e occupazionale del Mezzogiorno è necessario da subito accelerare e concentrare su alcuni obiettivi tangibili e concreti le linee di sviluppo individuate nel ‘Piano Sud”. Ad affermarlo la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi che è intervenuta ieri all’iniziativa promossa all’interno del FORUM PA 2020, dal titolo “Dopo il Covid19 una nuova idea di Mezzogiorno: il Piano Sud 2030 e le opportunità della politica di coesione” con il Ministro Giuseppe Provenzano.

Tra i temi che secondo Fracassi vanno immediatamente affrontati: “l’infrastrutturazione materiale che oggi rappresenta uno dei grandi divari. Vanno fatte delle scelte a partire dall’avvio di piccole e piccolissime opere che vanno dalla mobilità secondaria, alla manutenzione del territorio, agli interventi sul dissesto idrogeologico, alla rigenerazione urbana, alla riqualificazione delle nostre scuole, all'efficientamento energetico dei luoghi pubblici”. “Seconda questione – spiega ancora Fracassi - in un quadro ordinario, dobbiamo restituire la capacità di programmazione e progettazione dell'amministrazione pubblica del Mezzogiorno. Quindi la priorità è mettere in campo un piano di assunzioni per sostenere gli enti territoriali”. Sul versante degli investimenti, secondo Fracassi “le risorse del Mes vanno utilizzate per rafforzare la sanità del Mezzogiorno e colmare così un divario strutturale”, inoltre “è necessario investire sulla scuola dell'infanzia e sul tempo pieno nel Sud del Paese”. Ultimo tema individuato dalla vicesegretaria generale della Cgil è quello delle politiche industriali: “molte crisi sono collocate al Sud, serve quindi, anche ricollegandosi al Programma europeo ‘Green new deal’ e ai Fondi europei del Recovery Plan finalizzati alla transizione digitale e ambientale, dotare l’Italia di un luogo di governo delle politiche industriali, un’Agenzia nazionale, per contrastare la desertificazione messa in campo negli ultimi anni”.

Europa, costruire le vere Garanzie per i giovani
L’Unione Europea sta impostando un ampio Piano per le nuove Generazioni (YouthEmployment Support: a Bridge to Jobs for the Next Generation), su cui ha fatto unaComunicazione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale e alComitato delle Regioni. Il Piano si basa su tre pilastri: 1.La Nuova Garanzia Giovani, su cui la Commissione ha fatto una "Proposta per unaRaccomandazione del Consiglio: a Bridge to Jobs - Reinforcing the Youth Guarantee",che sostituirà quella del 2013.2.Un ridisegno del settore dell’istruzione e formazione professionale (VET). 3.Un rilancio dell’apprendistato. Solo sulla Nuova Garanzia Giovani, la Commissione ha espresso l’ambizione di superare i 22miliardi di Euro impegnati per i giovani nel ciclo di programmazione 2014-20201. La Cgil, in sede di confronto con i sindacati europei (Ces) ha indicato quali dovrebbero essere le priorità, illustrate in una nota a cura del segretario confederale Giuseppe Massafra (disponibile sul sito della Cgil nazionale). Qui riportiamo solo i titoli delle priorità indicate: stabilire una discontinuità rispetto alla precedente esperienza di Garanzia Giovani; valorizzare non solo gli esiti sul versante occupazionale, ma anche quelli di innalzamento dei titoli di studio e dei livelli di qualificazione; supportare il raccordo tra la Child Garantee (che rappresenterà il 5% dell’investimento complessivo del Fondo sociale europeo) e la Nuova Garanzia Giovani; promuovere una programmazione congiunta con il partenariato economico e sociale. In questo quadro è necessario inoltre un ridisegno del settore dell’istruzione e della formazione professionale e un rilancio dell’apprendistato. Infine c’è da dire che nel confronto con la Commissione, la Cgil, in linea con la Ces e con le organizzazioni sindacali degli altri Paesi europei, ha espresso forti preoccupazioni in merito alle transizioni scuola-formazione-lavoro dei giovani, come peraltro evidenziato anche dagli ultimi dati forniti dall’Ocse che indica i giovani come uno dei gruppi più vulnerabili a seguito della crisi sanitaria e invita l’Italia a agire rapidamente per aiutare i propri giovani a mantenere un legame con il mercato del lavoro, riprendendo e rinnovando significativamente il programma Garanzia Giovani.

Carceri. Fp Cgil: pronti a confrontarci con il capo del Dap
“Abbiamo chiesto con forza la convocazione di un confronto per modificare l'attuale sistema custodiale adottato nelle carceri del nostro paese e per questo accogliamo con favore l'iniziativa assunta dal Capo del Dap, Bernardo Petralia, di aprire un confronto sul tema con le organizzazioni sindacali." Questo il commento della Fp Cgil alla notizia della convocazione giunta dal vertice del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.“Dopo tante inutili passerelle di politici che quando sono all'opposizione si fanno fotografare al fianco dei poliziotti penitenziari - prosegue la Fp Cgil -, mentre quando sono al governo non fanno nulla per migliorare le loro condizioni di lavoro, finalmente un atto concreto che potrebbe portare ad un reale cambiamento tale da far uscire il sistema carcere dalla profonda crisi in cui versa da tempo”.

Per il sindacato si tratta, inoltre, di “un atto che assume maggior rilievo per la decisione assunta dai vertici del Dap di confrontarsi con le rappresentanze di tutti i lavoratori che operano nel sistema carcere, poiché da questa crisi si esce solo con un progetto forte e ampiamente condiviso che punti ad unire il mondo del lavoro e non a mettere gli uni contro gli altri come qualcuno sta tentando di fare. Noi abbiamo pronte le nostre proposte e siamo determinati a fare la nostra parte. Non è più il momento degli spot elettorali, servono interventi urgenti e qualificati”, conclude la Fp Cgil.

Aiuta chi ci aiuta”. Prosegue la campagna di Cgil, Cisl, Uil
La sottoscrizione lanciata da Cgil, Cisl, Uil, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e sostenere i reparti di terapia intensiva ha raggiunto oggi la somma complessiva di 1 milione e 900 mila euro che sono già stati devoluti alla protezione civile. È quanto sottolineano in una nota i Segretari organizzativi di Cgil, Cisl, Uil, Nino Baseotto, Giorgio Graziani, Pierpaolo Bombardieri. “Siamo molto soddisfatti. È un risultato molto importante che testimonia la solidarietà concreta da parte di tanti lavoratori e pensionati italiani. Abbiamo raccolto in queste ultime settimane  900 mila euro che si aggiungono al milione di euro già versato alla Protezione Civile. Ma la nostra sottoscrizione proseguirà ancora per sostenere il lavoro di tanti medici ed operatori sanitari impegnati  nella lotta contro il Coronavirus“.I versamenti vanno fatti sul conto corrente bancario – Monte dei Paschi di Siena IBAN IT 50 I 01030 03201 000006666670 con causale: Aiuta chi ci aiuta.

Agenda degli appuntamenti
Per un quadro completo degli appuntamenti della Cgil nazionale e della Cgil nei vari territori vedi l’agenda sempre aggiornata di Collettiva.it: