Precarietà e sostenibilità per i giornalisti freelance: questi i due temi principali che la Federazione nazionale della stampa sta affrontando per tutelare i lavoratori del settore privi di contratti da dipendenti. La questione è stata al centro dell’Assemblea nazionale del lavoro autonomo, tenuta a Roma giovedì 27 febbraio.

In Italia tre giornalisti su quattro non hanno un contratto da dipendente, ha ricordato Mattia Motta, segretario generale aggiunto della federazione e presidente della Clan-Fnsi, introducendo il dibattito. La precarietà viene imposta ai giornalisti sotto forma di lavoro autonomo, ma anche chi sceglie liberamente di essere un freelance ha il diritto di esercitare la professione in modo sostenibile, con tutele e retribuzioni eque.

Negli ultimi anni si è verificato un radicale mutamento della professione, il che impone una riforma delle norme e degli istituti che la regolano, un serio adeguamento ai tempi presenti. Da qui le richieste che la Fnsi indirizza alla Fieg, la federazione degli editori, alle aziende, alla pubblica amministrazione e agli uffici stampa. “Chiediamo – spiega Motta – che il lavoro autonomo si svolga in coerenza col livello contributivo dei dipendenti. È necessario che la Fieg si metta una mano sulla coscienza e vada a verificare le tante edizioni locali, così si vedrà che la maggior parte della produzione informativa è opera di precari e freelance che scrivono articoli per pochi euro, sia per grandi gruppi che per l’informazione locale”.

Durante l’assemblea è stato ricordato che il tavolo per la legge sull’equo compenso – al quale siedono Fnsi, governo e parti datoriali – è in una fase di stallo per il ‘time out’ chiesto dalla Fieg, proprio per le incongruenze emerse rispetto all’impiego dei giornalisti precari da parte degli editori.

Un altro problema da affrontare, inoltre, è quello della rappresentanza sindacale, perché sindacalizzazione e vertenzialità del settore sono bassissimi. “È nostro compito organizzare i colleghi, andare a bussare alle loro porte, lasciare i nostri numeri di telefono, così che possano superare la paura, il timore di perdere il lavoro se parlano con noi. Dare assistenza è fondamentale per il sindacato – spiega Motta – e sicuramente le sinergie tra Fnsi e sindacati confederali sono fondamentali perché precarietà e minacce ai giornalisti, come si legge nell’ultimo report di Agcom, hanno contribuito in questi anni a diminuire la qualità della democrazia. Bisogna ripartire da qui, dalla rappresentanza, perché in questi anni di crisi, nella tempesta perfetta, nessuno si salva da solo”.