Un piano di riorganizzazione durissimo: 23 esuberi su 51 addetti. È quello che ha presentato a fine gennaio la Adler di Rovereto (Trento), storica azienda produttrice di freni e frizioni per motocicli, nata nel 1958 e proprietà della famiglia Morone, alle prese con una forte crisi di liquidità. I vertici della società si sarebbero assicurati l’ingresso di un nuovo investitore, ma in cambio il partner finanziario chiede il dimezzamento del personale entro la fine di aprile. I lavoratori, peraltro appena usciti dall'utilizzo dei contratti di solidarietà, hanno subito dichiarato lo stato di agitazione.

Per oggi (mercoledì 12 febbraio) è previsto un nuovo incontro tra azienda e sindacati per affrontare la situazione. La procedura di mobilità per 19 operai e quattro impiegati (di cui solo una minima parte vicini alla pensione) è stata aperta ufficialmente il 3 febbraio, adesso restano 75 giorni per trovare una soluzione. Cgil e Cisl, pur ritenendo fondamentale l’immissione di nuovi capitoli, si oppongono agli esuberi e chiedono di conoscere con precisione il piano industriale. La Adler è considerata un “gioiello” del settore, con enormi potenzialità: ha brevettato di recente una nuova frizione particolarmente performante che sarà messa in produzione a partire dall'anno prossimo, ha contratti per il 2021 già firmati con case motociclistiche di grande importanza.

Il problema, dunque, è avere la liquidità per superare le eventuali difficoltà di mercato, cui l’anno scorso si è fatto fronte con i contratti di solidarietà. La soluzione trovata dall'azienda è la dismissione del reparto della “gomma-metallo”, considerato il meno avanzato tecnologicamente, quindi anche quello con minore redditività. Un compratore ci sarebbe: è un’azienda metalmeccanica di Brescia, che però non sarebbe intenzionata a mantenere il sito di Rovereto, bensì intenderebbe spostare la linea produttiva nella propria sede in Lombardia. La parte “sana” della Adler, invece, verrebbe ceduta a una multinazionale del Sud-Est asiatico quotata in Borsa, interessata al comparto delle frizioni. La vendita sarebbe in due tranche: l’80 per cento delle azioni subito, il restante 20 nei prossimi due anni.

“La situazione è grave, tutto il personale è molto preoccupato: non ci sono solo persone che finiranno a casa, ma anche il territorio perde posti di lavoro”, spiega Mario Cerutti (Cgil Trentino): “Nell'incontro cercheremo di avere un panorama chiaro sulle procedure di mobilità. Il problema è che ragioneremo con una proprietà che è in uscita, pertanto non sarà facile che assuma degli impegni”. Cerutti avanza perplessità sui possibili nuovi acquirenti (“Come ci si può fidare di un titolare così? Chi dice che il nuovo investitore ora entra, mantenendo un reparto, e poi elimina anche quello?”) e punta l’indice sull'assenza di politica e istituzioni: “Sono tutti silenti. C'è un deserto che avanza, e nessuno dice niente, nessuno parla di lavoro nella campagna elettorale appena iniziata”.

Il marchio Adler è sicuramente riconosciuto nel mercato mondiale della componentistica per il settore motociclo, ma risente sia della crisi internazionale sia della concorrenza di produttori e rivenditori asiatici, in ragione “dei prezzi – spiega il documento di apertura del procedimento di mobilità – che questi riescono a praticare, rispetto ai quali è oggettivamente impossibile confrontarsi con successo a causa degli alti costi di produzione italiani”. Particolarmente non competitive sono “le lavorazioni svolte nel reparto ‘gomma-metallo’, con la conseguente inevitabile necessità della loro totale cessazione”. La nota aziendale, infine, riporta anche il progressivo calo del fatturato: dai 20 milioni di euro del 2008 ai 9 del 2014, fino ai 4,4 milioni di euro del 2019.