La decisione del Tribunale di Milano di rinviare al 6 marzo l'udienza per il ricorso dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria contro ArcelorMittal apre un'ulteriore fase di incertezza e di preoccupazione sulle prospettive del gruppo in Italia. Lo dichiarano in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom Cgil, e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile della siderurgia.

Incertezza e preoccupazione, continua la nota, che “l'indiscrezione giornalistica secondo cui sarebbe stata fissata anche la data per un possibile disimpegno di ArcelorMittal tra il 1° e il 30 novembre 2020 con una penale di mezzo miliardo di euro non può che rafforzare. Non si conoscono i dettagli dell'ipotesi di accordo che ha portato al rinvio, ma è davvero complicato pensare a una trattativa seria, se si parte dal fissare le condizioni con cui il principale contraente potrebbe svincolarsi”.

E mentre si tratta e si rinvia, fa sapere la Fiom, la multinazionale ha presentato i conti che registrano perdite per 2,5 miliardi di euro, ma il debito più basso di sempre. La borsa di Parigi ha così festeggiato con il rialzo del titolo del 10,4% e ArcelorMittal ha staccato un dividendo di 30 centesimi per azione, contro i 20 centesimi attesi. E così, attaccano Re David e Venturi, “gli azionisti festeggiano, i lavoratori pagano. Ci sono 2.331 lavoratori in cassa integrazione straordinaria (1.978 negli stabilimenti ex Ilva, 341 in Sanac e 12 in Taranto Energia) e ci sono 1.273 in cassa integrazione ordinaria a Taranto prorogata da giugno 2019”.

È quindi urgente, termina la nota, che il ministero dello Sviluppo economico convochi il tavolo con le organizzazioni sindacali per conoscere l'effettivo stato della trattativa, gli assetti proprietari e le prospettive tecnologiche e industriali. Non intendiamo delegare al nostro ruolo e alla nostra funzione di rappresentanza, né siamo disponibili a gestire gli effetti di possibili accordi che mettano in discussione gli impegni e i vincoli occupazionali già definiti nell'accordo del 2018. Se il tavolo non sarà convocato nelle prossime ore, sarà necessario ricorrere alla mobilitazione generale del gruppo”.